7 Notte d'amore, Bucarest, giugno 2016

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Bucky aveva abbandonato lo squallido monolocale occupato a Bucarest per trasferirsi nella stanza d'albergo di Robin, portando con sé unicamente il proprio zaino nero: dentro, il quaderno delle sue memorie, il libro della Reynolds da finire di leggere e l'oggetto più prezioso che possedeva.

Aveva passeggiato lentamente nell'afoso pomeriggio rumeno, fino all'hotel, mano nella mano con la moretta, in leggero imbarazzo al pensiero di ciò che sarebbe venuto dopo, alla luce dell'ulteriore intimità che stavano condividendo.

Piuttosto che uscire di nuovo, avevano ordinato una pizza in un ristorante che faceva servizio di consegne a domicilio, loro due da soli, dato che Ray, alla notizia del trasferimento di Barnes nella camera attigua alla propria, senza fare una piega, aveva comunicato di un precedente impegno coi colleghi informatici che frequentava per lavoro.

'Non ha voluto fare il terzo incomodo' James rise, imboccando la ragazza con il primo triangolo di margherita tagliato per lei, preso dal cartone appena portato dal fattorino.

'Probabile...è discreto e mai invadente, lo adoro!' ammise, sedutagli accanto sul divano.

'Si vede lontano un miglio che ti vuole un bene dell'anima; vi conoscete da molto?'.

'Ci siamo uniti all'inverosimile, credo per il lutto che ci ha colpito, la perdita delle nostre famiglie. I genitori di West sono scomparsi in un incidente aereo, nemmeno hanno mai ritrovato i loro corpi, non ha nemmeno una tomba su cui piangere o portare un fiore. I miei, invece, sono morti di malattia; mio padre per il male del secolo...mia mamma qualche mese dopo, di infarto, non ha retto al dolore...ci siamo ritrovati l'uno nell'altra, non abbiamo bisogno di parole per capirci. L'affetto che ha per me è un sentimento corrisposto, pure se la nostra è un'amicizia relativamente recente.

Sai, a volte non è questione di tempo ma di intensità di ciò che si prova' la Reynolds, riassumendo con poche parole quanto stava accadendo fra loro, fissò gli occhi azzurri del Soldato, che le accarezzò la guancia, con la mano metallica e la baciò sulle labbra unte, bisbigliando 'Adoro la pizza!' stringendola in un abbraccio consolatorio, con una battuta che voleva stemperare l'atmosfera malinconica che si era creata sulla scia dei ricordi.

Fra coccole e baci, la serata volò, fino all'arrivo del momento di coricarsi.

'Robin, non voglio forzarti in nulla...Ray non mi ha lasciato neanche un pigiama' Bucky era piuttosto teso e guardava gli abiti ripiegati che West aveva poggiato ai piedi del letto; pantaloni, due magliette e biancheria intima.

'Certo, perché non lo indossa e neanche io, è così caldo. Vai in bagno prima tu!' lo spronò la moretta, che viveva la stessa agitazione, consapevole, nel momento in cui lo aveva invitato a stare da lei, che non avrebbero solo dormito, soprattutto visto il loro primo bacio, le decine seguite, e l'emozione profonda e l'eccitazione intensa che aveva provato.

Spense la luce della stanza, lasciando le tende aperte; il chiarore della luna piena e delle insegne luminose dei palazzi attigui era sufficiente per muoversi senza mostrare troppo di sé, l'ideale per Barnes e il suo problema.

'Grazie...' quest'ultimo, affacciato sulla porta della toilette, indosso i boxer di West, capì l'intenzione gentile di lei - che entrò in bagno per rinfrescarsi a sua volta - confessandole, timidamente, non appena si richiuse l'uscio alle spalle 'Mi sentivo vuoto, un albero secco, senza linfa vitale...ero morto dentro...da quando mi sei vicina, sei stata la mia medicina, la luce che mi sta tirando fuori dal baratro in cui ero finito, in cui mi avevano gettato'.

Passati cinque minuti, Robin - che aveva rimuginato sulle parole udite, riflettendo che mai si era sentita tanto attratta e presa da un uomo, fisicamente ma soprattutto sentimentalmente - lo trovò in piedi, di fronte al vetro, che rimirava la strada, assorto.

Gli si avvicinò, in silenzio, scalza, certa che avesse percepito la propria presenza, e gli cinse la vita con le braccia, da dietro, poggiando il viso sulla sua schiena massacrata dalle cicatrici inferte dai suoi carcerieri, all'altezza della spalla, nelle narici la fragranza muschiata del dopobarba omaggiatogli del collega, Armani. Non ne avrebbe mai scordato l'essenza e come interagiva con l'odore della epidermide dell'uomo splendido davanti a lei, come esaltasse l'identità olfattiva di chi lo indossava.

Bucky avvertì il lieve solletico dei suoi capelli, la morbidezza dei suoi seni attraverso la stoffa leggera della canottiera che indossava per dormire, e, a contrasto, la durezza dei capezzolini che gli premevano sulla pelle; sospirò, prendendole la mano e portandola alla bocca per baciarla.

La Reynolds sussultò, a quel tocco, e lo sbaciucchiò sul collo e sulle scapole.

Nel momento in cui stava per arrivare al metallo, il Soldato si voltò, per stringerla in un abbraccio travolgente, la sua destra alla base della nuca con le dita che attraversavano il manto di capelli scuri, che sapevano di shampoo alla vaniglia, la sua bocca affamata su quella della dolcissima ragazza di fronte a sé.

All'ennesimo bacio appassionato, Robin si liberò della canottiera dalla testa e si strusciò sul torace maschile, come una tenera micetta, le mani a carezzare entrambe le braccia di lui, dalle spalle ai polsi, scrutandolo, con le pupille dilatate da un desiderio sincero e palpabile.

'Sei meravigliosa' Barnes fu percorso da un ondata di brividi allo sfiorarsi fortemente voluto dalla sua partner, la dimostrazione di un'accettazione totale e completa di ciò che era ed era diventato, dell'assenza di qualsiasi timore o ribrezzo nei confronti del suo corpo martoriato e modificato in maniera radicale.

Lei ripeté il gesto più volte, seguendo coi polpastrelli una linea immaginaria, soffermandosi sulle scaglie dell'arto bionico, serena.

'Robin...' sussurrò il Soldato, avvinto dalla sua sensualità e dalla sua estrema sensibilità.

'Bucky...' contraccambiò la Reynolds, percependo la durezza dell'erezione che le premeva sulle mutandine candide e, al contempo, allentando l'elastico dei boxer del compagno che scesero ai loro piedi.

'Tocca a te!' bisbigliando, James si azzardò a liberarla degli slip, nello stesso momento in cui la mangiava di baci sui seni teneri, contento di essersi rasato per non arrossarne, con la barba di qualche giorno, la pelle delicata.

Riprese il gioco, diventandone protagonista, percorrendo lui coi polpastrelli la circonferenza dei capezzolini, raccogliendo nelle due mani i seni soffici a forma di coppa di champagne, la perfezione assoluta, nella sua mente, udendo Robin gemere.

Proseguì sul ventre, intorno all'ombelico, passando il monte della sua Venere, fino a valicare il suo giardino segreto bagnato di piacere.

Affondò le dita, nel suo antro incantevole, muovendole fra le gocce del suo miele, come fosse un pianista alle prese con una melodia da comporre, nota dopo nota, senza fretta, per smettere nel momento in cui la Reynolds arcuò il corpo verso di lui, scossa dal supplizio cui la stava sottoponendo.

Bucky ricominciò, con più veemenza, prolungando le aspettative.

Le labbra unite, di nuovo le stuzzicò il seno, stavolta prendendo fra le labbra i rosei chiodini, racchiudendoli nella bocca avida, mangiucchiandoli fra i denti, riprendendo al contempo la stimolazione della sua orchidea preziosa.

Si insinuava, compiaciuto, fra le valve ora grondanti, con un ritmo più cadenzato, fin quando, al limite, la femmina, rimasta immobile in sua completa balia, gli occhi incisi nei propri, fremente di brividi, gli buttò le braccia al collo, e lo fissò, in un'erotica questua, strofinando l'inguine impregnato sul suo membro eretto, accompagnando la smania alle parole 'Amami...'.

Barnes non si fece pregare, era arrivato alla soglia del delirio che la sua mente e il suo fisico potevano tollerare, prima della follia pura.

Scese a sagomarle il culetto sodo, sollevandola per le natiche con entrambe le mani, come fosse una piuma, alla luce della propria forza potenziata; lei piegò le gambe, cingendolo ai fianchi, spingendosi col bacino fino a farsi colmare, nella profondità del proprio anfratto più intimo, con un lungo sospiro, nell'attimo in cui lo accolse e ne fu riempita completamente.

Il sesso di Bucky fu imprigionato in quello morbido, umido ed avvolgente di Robin, stretto, sconosciuto e familiare al tempo stesso.

'Sei mia, non ti lascerò più andare, ti tratterrò con me, per l'eternità!' allacciandola, con le sue braccia ancora incrociate dietro il collo, e la bocca incollata alla propria, la portò sul letto, rimanendo sempre dentro di lei, senza staccarsene mai.

La depositò sul materasso, in un continuo di baci ardenti e di carezze, con le cosce femminili che avevano aumentato la presa sul suo inguine. In pochi attimi, avvertì, nella moretta, un leggero tremore diventare un vortice di contrazioni, il respiro farsi più carico e pesante, i gemiti prendere un ritmo cadenzato, intanto che poggiava la mano destra sul suo torace muscoloso, per percepire i suoi battiti, chiamandolo per nome, a rinforzare il proprio gesto 'Bucky!'

Fece la stessa cosa, mosse la mano sul suo seno sinistro, per ascoltare il suo cuore battere all'unisono col proprio, sentendosi morire di un piacere immenso insieme a lei 'Robinnnn!' replicò, un filo di voce ansante.

Fu diverse ore e diversi amplessi dopo, abbracciato alla Reynolds, sudato, esausto e profondamente felice, che Barnes le fece una preziosa confidenza, giocando con una sua ciocca di capelli scuri 'Non sono l'unico Soldato d'Inverno... esistono altri cinque potenziati come me e molto più forti. Li ho addestrati io stesso. L'ho ricordato adesso, stranamente, ed anche dove sono imprigionati!'.

Robin lo strinse a sé, intanto che l'uomo rabbrividiva e continuava la terribile e disgraziata confessione.

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