é forte come Blake e Griffin

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 Clarke


Bellamy mi guarda con quegli occhi pieni di accuse, e sento il mio cuore spezzarsi un po' di più. L'abbiamo appena finito di litigare, in mezzo al campo, e ogni parola, ogni accusa, mi trafigge come una lama. Pensa che l'abbia tradito con Roan, che io abbia scelto qualcun altro. Ho cercato in tutti i modi di spiegargli che non è così, che non c'è nessun altro per me, che amo solo lui.

«Non posso credere che tu l'abbia fatto, Clarke».

Urla Bellamy, la sua voce spezzata dalla rabbia e dal dolore.

«Come hai potuto?»

«Bellamy, ti prego, devi credermi».

Gli rispondo, le lacrime che minacciano di sgorgare dai miei occhi.

«Non c'è stato niente con Roan. Sei tu quello che amo. Solo tu».

Ma lui scuote la testa, incredulo, la delusione dipinta sul suo volto.

«Se mi amassi davvero, non saresti andata da lui».

Vorrei urlargli che non sa di cosa parla, che non ha capito niente, ma le parole si fermano in gola. Vorrei dirgli che sto aspettando un bambino, il nostro bambino, ma non posso. Qui, in mezzo al campo, dove tutti possono sentirci, non posso. Solo Octavia lo sa, per ora. Mi gira la testa per la frustrazione, e sento il bisogno urgente di scappare via.

Senza dire altro, corro verso l'infermeria. Mi getto a terra, le ginocchia al petto, e finalmente lascio che le lacrime scorrano liberamente. La porta si apre piano, e sento i passi leggeri di Octavia che mi segue. Si siede accanto a me e mi accarezza i capelli con delicatezza.

«Mio fratello è stupido».

Dice con dolcezza.

Mi stringo a lei, le lacrime che mi rigano il viso.

«Mi ha spezzato il cuore questa volta, O.»

«Sssh».

Sussurra lei, stringendomi più forte.

«Andrà tutto bene».

Resto tra le sue braccia, cercando conforto nella sua presenza. Ma poi, una strana sensazione mi invade. Mi guardo tra le gambe e vedo il sangue. Il terrore mi paralizza per un istante.

«Clarke, che succede?»

Chiede Octavia, il tono preoccupato.

«Chiama Jackson».

Riesco a dire con un filo di voce, il panico che cresce dentro di me.

Octavia non perde tempo. Si alza di scatto e corre a chiamare Jackson. Io resto lì, il respiro affannoso, il cuore che batte all'impazzata. La paura mi assale. E se fosse successo qualcosa al bambino? Non posso neanche pensarci.

Mi sforzo di restare calma, di respirare profondamente. Ma è difficile. Ogni secondo sembra un'eternità. Sento i passi rapidi di Jackson avvicinarsi, e finalmente lo vedo entrare, il viso serio e concentrato.

«Clarke, cosa è successo?»

Mi chiede, inginocchiandosi accanto a me. Ma non riesco a rispondere, troppo spaventata per articolare parole. Mi affido a lui, sperando che possa fare qualcosa per aiutarmi, per salvare il mio bambino.

Bellamy

Mentre mi allontano dal campo, la rabbia e la frustrazione ancora mi ribollono dentro. Non riesco a smettere di pensare a Clarke e alle sue parole, alla possibilità che mi abbia tradito con Roan. Ma poi vedo Octavia correre disperatamente, cercando Jackson. C'è qualcosa di sbagliato, lo sento.

«Che è successo?»

La fermo, il cuore che mi batte forte nel petto.

Octavia mi fulmina con lo sguardo, la rabbia e la preoccupazione che si mescolano nei suoi occhi.

«Sei proprio un pirla, Bellamy! Clarke era andata da Roan per cercare una trattativa di pace, per evitare un'altra guerra che coinvolgesse il nostro popolo, te, lei... per proteggere tutti noi e vostro figlio che ora forse sta rischiando di perderlo!»

Le parole di Octavia mi colpiscono come un pugno nello stomaco.

«Che cosa hai detto?»

«Niente!»

Cerca di coprire il suo errore, ma troppo tardi.

«Octavia, ripeti cosa hai detto!»

La mia voce trema, un misto di paura e incredulità.

Lei abbassa lo sguardo, le lacrime che iniziano a scorrerle sul viso. Mi sento uno schifo, un idiota totale. Come ho potuto pensare che Clarke mi tradisse? Come ho potuto dubitare di lei?

Senza perdere altro tempo, corro verso l'infermeria. Quando arrivo, trovo Clarke sdraiata sul letto, dorme. Jackson è lì, al suo fianco.

«Come stanno?»

Chiedo ansioso, il respiro che si spezza.

Jackson mi mostra un apparecchio, il monitor con il battito del feto.

«Bene, direi... vi lascio soli».

Mi siedo a terra, la testa appoggiata al letto di Clarke, e la colpa mi schiaccia.

«Scusa, scusa, non avevo capito niente... ti amo, principessa».

Le dita di clarke sfiorano leggermente i miei capelli.

«Anch... io».

Sussurra con un filo di voce.

Mi alzo di scatto, la preoccupazione che mi assale di nuovo.

«Come stai?»

«Come sta?»

Chiede Clarke.

Indico il battito del feto, che pulsa regolarmente.

«Volevo dirtelo in un modo diverso...»

«È colpa mia».

Dico, la voce rotta dal rimorso.

«Non è colpa tua».

Mi rassicura Clarke, gli occhi pieni di comprensione e amore.

«È stato un momento difficile per tutti».

La guardo, sentendo le lacrime bruciarmi gli occhi.

«Non riesco a credere che ho dubitato di te. Avrei dovuto fidarmi.»

«Bellamy, capisco perché hai reagito così».

Dice Clarke, la sua voce dolce e rassicurante.

«È stato tutto così confuso e stressante. Ma ora dobbiamo pensare al nostro bambino, alla nostra famiglia.»

«Sì».

Dico, prendendo la sua mano nella mia.

«Prometto che sarò sempre al tuo fianco, che ti proteggerò e che farò tutto il possibile per essere il padre che il nostro bambino merita».

Lei sorride debolmente, stringendomi la mano.

«E io ti amo, Bellamy. Non dimenticarlo mai».  

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