Quella sera c'è la cena da Abby, mia madre. Il solo pensiero mi fa rabbrividire, perché so che finirò inevitabilmente per litigare con Marcus, il suo compagno. La tensione tra noi è palpabile ogni volta che ci incontriamo, un'atmosfera carica di incomprensioni e rimproveri silenziosi. Il motivo? La mia scelta di diventare un medico pediatrico anziché seguire le orme di mia madre diventando un chirurgo.

Sto cercando di prepararmi per la serata, ma la mia mente è già impantanata nei timori e nei ricordi di litigi passati. Bellamy, il mio fianco premuroso e leale, sta sistemando la sua camicia, distogliendo lo sguardo da me solo per un attimo. Quando nota che sono ancora avvolta nell'asciugamano, alza un sopracciglio con un'espressione di leggero rimprovero.

«Clarke».

Dice con voce ferma.

«Dovresti vestirti. Non possiamo farci trovare in ritardo».

Scuoto la testa, sentendo il peso dell'oppressione che incombe su di me.

«Non ho voglia di litigare stasera».

Ammetto, sapendo che ogni mia visita a casa di Abby si trasforma inevitabilmente in una battaglia verbale con Marcus.

Bellamy si avvicina a me con passo deciso, la sua mano si posa con gentilezza sul mio pancino appena accennato. Il suo tocco è caldo e rassicurante, e mi sento improvvisamente più forte, più coraggiosa.

«Clarke Griffin».

Mormora, con un tono che non ammette repliche.

«Sei tu. Non lasciare che nessuno ti faccia sentire inferiore. Nemmeno tua madre o Marcus».

Sento un sospiro uscire dalle mie labbra, mentre le sue parole penetrano nel mio cuore. Ha ragione, come sempre. Non posso permettere che i pregiudizi degli altri mi influenzino, non posso lasciare che la mia autostima sia minata dalle aspettative altrui. Sono Clarke Griffin, e sono orgogliosa di chi sono e delle mie scelte.

Con una risoluta determinazione, mi dirigo verso l'armadio per scegliere un abito, lasciando che la forza di Bellamy mi permei e mi sostenga. Sono pronta per affrontare la serata, pronta a essere me stessa, senza scuse né rimpianti.