Maturità

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 È iniziata la prima prova della maturità. L'aula è immersa in un silenzio teso, interrotto solo dal fruscio delle pagine e dal ticchettio delle penne sui fogli. Mi siedo al banco e prendo tra le mani il foglio delle tracce. Il cuore mi batte forte, ma cerco di mantenere la calma e di concentrarmi. Scorro velocemente i titoli dei temi, cercando di capire quale potrebbe essere il più adatto alle mie conoscenze e alle mie capacità.

All'improvviso, sento qualcosa sfiorare la mia schiena. Mi volto leggermente e vedo Bellamy dietro di me, che mi lancia un'occhiata disperata. Sul banco, c'è un piccolo foglietto piegato. Lo prendo senza farmi notare dagli insegnanti che sorvegliano la classe e lo apro sotto il banco. Le parole scritte con una calligrafia affrettata sono chiare: Aiuto cosa devo fare?

Sospiro, cercando di non farmi prendere dalla frustrazione. Avevo detto a Bellamy di studiare, di prepararsi bene per questo esame, ma come sempre ha fatto di testa sua, sicuro di poter improvvisare all'ultimo momento. Prendo il mio foglio di appunti, lo giro e con una penna gli scrivo rapidamente una risposta secca: Ti ho detto di studiare! Ma hai fatto di testa tua!

Faccio attenzione che nessuno mi veda, e allungando il braccio glielo passo sotto il banco, sperando che questa volta capisca la lezione. Torno a concentrarmi sulle tracce, scegliendo finalmente quella che mi sembra più abbordabile. Le idee cominciano a fluire nella mia mente, e con determinazione inizio a scrivere.

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