Capitolo 6

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Ci misero ben poco per giungere a scuola. Althea controllò il cellulare in cerca di messaggi da Isaac, ma non sembrava essersi fatto vivo. Non aveva idea dei suoi programmi, né se avrebbe voluto salutarla prima che entrasse in classe. Il giorno precedente gli aveva detto di non aver bisogno di un passaggio, ma lui l'aveva ignorata, quindi sarebbe potuto succedere ancora.

Improvvisamente, fu assalita dal timore di poterlo incontrare lì, e pensò alle conseguenze che sarebbero emerse se l'avesse vista in compagnia di quel ragazzo. Quella possibilità divenne reale e tangibile, fino a indurla a oscurarsi il più possibile dietro la sagoma dell'ombrello pur sapendo che in caso Isaac fosse stato presente l'avrebbe riconosciuto. Solo lei possedeva quel motivo viola a quadri.

Dopo essersi assicurata che il suo fidanzato non c'era – per salvaguardarlo, si disse – raggiunsero in fretta l'aula di storia anche se la campanella non era suonata.

Mentre lui si toglieva la felpa fradicia, Althea tirò fuori dallo zaino l'asciugamano, con il quale si tamponò le punte inumidite della chioma dorata, poi si riscosse e osservò cosa la circondava: una classe del tutto vuota se non per il ragazzo che, palesemente a disagio, stava ancora in piedi accanto al banco. La sua era la medesima espressione che aveva avuto in terrazza quando l'aveva sorpreso a... a fare cosa? Non aveva idea delle intenzioni che aveva avuto su quel cornicione. Non voleva credere che avesse cercato di suicidarsi, anche perché era un'ipotesi che non aveva senso se sommata a tutto il resto, ma non poteva fare altro che pensarci.

Strinse più forte il tessuto spugnoso nelle mani e poi si focalizzò sui capelli gocciolanti di lui. Nonostante tutta quell'acqua, non sembrava aver troppo freddo. Indurì lo sguardo e ripose l'asciugamano dove l'aveva preso. Non sarebbe stato saggio offrirglielo, sebbene l'etichetta le suggerisse che era giusto così. Invece, prese un profondo respiro e provò per l'ennesima volta a fare chiarezza.

«Xander.» Lo chiamò in quel modo di proposito, sperando di poterlo sorprendere a tal punto di indurlo a risponderle. Parve funzionare, poiché lui la guardò stupito. «Avevi intenzione di buttarti, ieri?»

Seguì un lungo silenzio, durante il quale non poté fare a meno di osservarlo da capo a piedi, impedendo a se stessa di apprezzare la naturalezza con cui indossava la divisa della scuola, facendola apparire tutt'altro che noiosa. La luce lattiginosa proveniente dalla finestra vicino al loro gli illuminava gli occhi fino a farli scintillare come pietre preziose.

«No» rispose semplicemente lui.

Cercò di non sbuffare. Sembrava che pronunciare più parole di così gli pesasse.

«E allora cosa stavi facendo?» Non riusciva a credere che si era arrampicato fin lassù solo per divertimento o qualsiasi altro motivo. Non c'era scusa che giustificava un rischio simile.

«Pensavo.»

Alzò un sopracciglio. «Pensavi?!» Lì sopra?

Lui fece spallucce, poi si passò una mano tra i capelli, come per chiudere il discorso. Le ciocche corvine rimasero orientate verso l'alto una volta che ebbe finito. Doveva ammettere che quel look trasandato gli donava, così come l'aria tenebrosa che continuamente si portava appresso.

«Prima stavi cercando qualcuno» lo sentì dire all'improvviso dopo che ebbe rimesso tutto in ordine nello zaino.

Un chiacchiericcio concitato segnalò l'arrivo di altri studenti, ma ciò non bastò a distrarla abbastanza da quelle parole. Si immobilizzò sul posto nell'udire quella constatazione, poi assunse un'espressione stupita. «I-io...» La sua non era stata una domanda, lo sapeva e basta.

«Ti guardavi intorno come se ti stessero pedinando» spiegò lui, sempre con il solito tono piatto e senza inflessioni; sempre con quello sguardo penetrante che la metteva a disagio.

«Io cercavo...» si interruppe, non sapeva cosa dirgli.

«Isaac.» Anche questa non era una domanda. Sembrava aver dimenticato per il momento l'ordine che le aveva imposto il giorno precedente. Erano obbligati a essere vicini di banco, era vero, ma le lezioni non erano ancora cominciate e lui non era tenuto a parlarle. Eppure lo stava facendo comunque. Per quale motivo?

Althea non poté trattenersi dallo spalancare gli occhi, sorpresa. «Come lo sai?» A malapena l'aveva nominato in sua presenza, e in ogni caso lui non aveva idea di che rapporto avessero. Oppure sì?

Il ragazzo si limitò a guardarla senza rispondere, ma assunse un'espressione che le parve quasi ironica. La inquietò.

Non capì se quello fosse un tentativo di scherzare o no, ma tutt'a un tratto si sentì spiata, e una sensazione di inquietudine l'assalì. Avrebbe dovuto denunciarlo alla polizia. Doveva essere per forza una specie di stalker, ma non aveva idea di cosa volesse, e lui non si era ancora palesato. Ma sicuramente starci vicino non era la più brillante delle idee, eppure lei continuava imperterrita a parlargli nonostante il suo avvertimento. Però... se non avesse proseguito, non avrebbe mai avuto le risposte che cercava, no? Sapeva, avvertiva, che Alexander le avrebbe detto di più se lei si fosse dimostrata disposta ad ascoltare.

«Ogni tanto mi accompagna a scuola» si decise a dire. «Temevo di incontrarlo qui fuori.»

Xander alzò un sopracciglio. «Temevi

Si morse un labbro. Era stata poco cauta, aveva rivelato qualcosa che nemmeno a se stessa aveva avuto il coraggio di dire apertamente. Non voleva che Isaac la vedesse con quel tipo, ecco come stavano le cose. Ma di certo non poteva farlo sapere in giro.

Aprì la bocca per cercare di rimediare, ma venne salvata dalla prof. che entrava.

«Althea» la chiamò.

Represse una smorfia. Perché aveva dovuto focalizzarsi proprio su di lei con almeno dieci persone presenti? La campanella non era suonata, in teoria aveva tempo per farsi i fatti propri. In pratica... si ritrovò la donna davanti, obbligata a scattare come molla.

La prof. squadrò dapprima Alexander, che ancora non si era messo seduto, per qualche motivo, poi lei in modo più rapido.

«Stanno preparando il tuo test» sparò a bruciapelo, e rimase in silenzio, apparentemente in attesa di una sua reazione.

Nonostante avesse cercato di rimanere impassibile, Althea seppe di aver fallito nell'intento quando la udì sospirare. Con quel semplice gesto di sconfitta, vide emergere da quell'austera corazza l'affetto che in realtà la donna provava per lei, come per qualsiasi suo alunno. Era evidente che non desiderava bocciarla.

«Devi dirmi la verità. Credi di non farcela, non è così? Quanto hai studiato?»

Si morse un labbro prima di parlare, ma davanti a quella simbolica mano tesa verso di lei non fu in grado di continuare a mentire. «Sono davvero in alto mare» fu costretta a riferire.

La professoressa non parve sorpresa dalla sua rivelazione. Aveva creduto di averla ingannata almeno un po', invece si era sopravvalutata. Il suo sguardo si fece più severo e in un attimo tornò quella di sempre, almeno esteriormente. Quando parlò, aveva ancora quel tono confidenziale, anche se sorretto dalla solita fermezza. «Devi farti aiutare. È evidente che non puoi farcela da sola, e il test non è per nulla facile. Ascoltami bene, Althea: non pensare nemmeno per un attimo di non passare questo esame, intesi?»

Prima ancora che potesse replicare, la donna rivolse una fugace occhiata ad Alexander, che se ne stava lì con un'espressione vagamente sofferente. Althea ipotizzò che fosse per la ferita all'addome, ma forse celava anche dell'altro. In ogni caso, in quel momento non poté permettersi di soffermarcisi sopra poiché le seguenti parole della Stark la distrassero da ogni altro pensiero.

«Black, hai seguito lezioni private e sei parecchio più avanti della classe con il programma.» Lui annuì appena, insicuro, prima che lei continuasse. «Ti occuperai tu di far promuovere Althea Heleen. Se non ci riuscirai, saranno guai per entrambi.»


Koa

La storia sta prendendo una piega un po' adolescenziale, lo so, ma così è nata e così vorrei rimanesse. È stata la prima cosa in assoluto che io abbia mai scritto, e sebbene ora sia stata modificata totalmente, la trama a grandi linee rimarrà sempre la stessa, quindi immedesimiamoci pure nei problemi di una studentessa delle superiori ^_^ oppure no? Il suo problema più grande attualmente ha superato anche ciò che riguarda la scuola. Si ritroverà davvero a studiare con Xander? Oppure si arrangerà da sola, rotolandosi nella sua incapacità? 

Ci tengo a precisare, anche se non serve, che ho unito i primi capitoli perché erano brevissimi e parte della stessa scena, quindi non aveva senso tenerli separati. Pertanto questo, che doveva essere il settimo, è diventato il sesto. Spero di non creare confusione :* 

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