II.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

E' da circa dieci minuti che sono seduta sul divano del mio salotto a gambe incrociate a aspettare che mio fratello Ethan sia pronto.

Oggi è il nostro primo giorno di scuola e non ho intenzione di arrivare in ritardo anche perché non conosco la scuola e sono sicura che mi perderò ottocento volte prima di trovare la classe giusta. Abbasso lo sguardo e controllo di aver allacciato correttamente le mie converse nere, non vorrei mica cadere.

Da un lato amo i nuovi inizi, puoi essere chi vuoi con la gente, essere sempre felice e convincere tutti di avere una vita perfetta.

Questo sarà il mio piano quest'anno, provare a fare amicizia e ricominciare da zero.

«Ethan ti smuovi?» sbraito ad un certo punto. «Sì Effy, mi faccio i capelli e arrivo!»

«Effy, ma che razza di nome è?!» lo sento ridacchiare e sbuffo.

Appena vedo mia madre, nel mio volto compare un sincero sorriso, i boccoli biondi le stanno da Dio e anche le labbra tinte di rosa chiaro le si addicono.

«Tesoro, io sto per andare a lavoro, mi raccomando fate i bravi e buona fortuna.» Dice mia madre dandomi un bacio in fronte e le sorrido.

Mio padre è andato a lavoro stamattina alle sette e non si è degnato neanche di salutarci, come sempre d'altronde.

Sento delle piccole zampette camminare sul parquet e vedo il mio morbidoso barboncino Neve venirmi incontro scodinzolando.

«Ciao palla di pelo, lo so che ti mancherò.»

Finalmente, come un miraggio o una manna caduta dal cielo, vedo scendere mio fratello. Devo dire che per una volta si è vestito decentemente: ha una maglia a maniche corte bianca con dei draghi disegnati, dei jeans skinny blu scuro e le converse nere.

Ho questa cattiva abitudine di fare ogni giorno la radiografia agli outfit di mio fratello, così se un giorno si veste male, posso prenderlo in giro fino a farlo esaurire.

Usciamo di casa e ci avviamo verso la moto di Ethan e come sempre scrocco un passaggio da lui visto che ancora non ho la patente.

Mi soffermo a guardare gli olmi, questa città ne è piena.

Mi lascio trasportare dall'aria calda di inizio Settembre, quando è troppo presto per vedere le foglie tingersi di rosso, ma anche troppo tardi per stare in pantaloncini o andare al mare. La natura è davvero bella e New Haven la protegge e conserva molto bene.

Mi lascio trasportare da questo senso di spensieratezza e leggerezza che da questa città ,forse fin troppo perché finisco su una pozzanghera e cado a terra, di faccia, ahia.

«Effy che cazzo hai fatto? Sei imbranata!» dice Ethan ridendo come un babbuino.

«Non ridere e dammi una mano, idiota!»

ribadisco mentre provo a rialzarmi.

Mi pulisco i jeans e mi sistemo i capelli, che schifo.

Dopo essermi ripresa dalla caduta, metto il casco e ci avviamo verso la "Kingstone High School" una tra le migliori scuole della città.

A me non piace molto studiare, l'unica materia che mi appassiona è astronomia che amo sin da piccola infatti la sera mi piace stendermi in spiaggia a guardare le stelle e riconoscere tutte le costellazioni.

Mi piace molto stare lì per ore, cacciare via tutti i pensieri e ascoltare musica lontano da tutto e da tutti.

Dopo una decina i minuti arriviamo davanti la scuola e rimango abbastanza sconvolta.

E' la classica scuola per bene, piena di secchioni o di ragazze perfette. E' un edificio a tre piani e mi accorgo che è praticamente nuovo, l'intonaco giallo sembra fresco.

E' circondato da un grande cancello nero che fa un po' paura, al di sopra leggo la scritta "KingStone High School" con a fianco il disegno di una tigre.

Prendo la mela dal mio zaino nero e insieme a Ethan entriamo dentro la scuola, il muro è anch'esso giallo ed è pieno di armadietti rossi.

Sono le otto e dieci del mattino e devo dire che non è molto affollata.

C'è chi chiacchiera con gli amici, chi litiga, chi si fa i fatti suoi -i migliori- e infine ci sono loro, la categoria peggiore, i fidanzati, quelli appiccicati da neanche poter respirare che dico io, ma non vi secca?

La mia vita amorosa possiamo dire che è come Babbo Natale, non esiste adesso e non è mai esistita.

Forse è meglio così, in passato ho capito che non tutti i ragazzi sono angeli e che è meglio evitarli.

Alle elementari avevo una cotta, Luke, inutile dire che non mi ha mai calcolata e che il giorno dopo avergli confessato il mio amore, si era messo con Camila, una bambina che detestavo. Quel giorno il mio piccolo cuoricino indifeso si è spezzato.

Una volta entrati a scuola io e Ethan ci guardiamo: lui avrà già adocchiato qualche bella ragazza da conquistare e io invece voglio solo sotterrarmi... Perché devo andare a scuola? Non posso fare lezioni private?

Vedendo le nostre facce disperse, una donna sulla cinquantina ci viene incontro. Ha i capelli neri raccolti in uno chignon, gonna e blazer neri e una camicia bianca. La pelle scura è macchiata da un po' di blush color pesca e il suo sguardo è incorniciato da dei piccoli occhiali.

«Buongiorno ragazzi, voi dovreste essere i fratelli Moor?» io e mio fratello annuiamo leggermente imbarazzati: «Bene, io sono la preside di questa scuola, mi chiamo Keira Landford e sono qui per guidarvi in questa nuova avventura e anche per darvi gli orari dei corsi, che purtroppo sono diversi per entrambi dato che abbiamo classi troppo numerose.»

Un lampo di tristezza mi trafigge il petto, mi sento cadere il mondo addosso, non avrò mio fratello accanto durante le lezioni... Chi mi sopporterà per tutta la durata della lezione? Con chi parlerò quando ne avrò bisogno? Come farò a farmi degli amici?

Mi manca l'aria.

Forse sembro troppo attaccata a lui, ma in tutti questi anni non sono mai riuscita a comunicare con qualcuno se non grazie a Ethan che mi fa intromettere sempre nelle conversazioni altrui.

«Ora vi presento una studentessa, Lauryn Richardsen che è sempre molto disponibile e quindi ha deciso di guidarvi per il vostro primo giorno e di farvi fare un tour della scuola.»

Si avvicina a noi una ragazza bassina con i capelli scuri e occhiali dall'aria dolce e solare, forse un po' timida.

«Buongiorno ragazzi, voi dovete essere Eveline e Ethan Moor, piacere io sono Lauryn Richardsen.»

«Ciao bella, piacere io sono Ethan e lei è Fluffy, non Eveline.» dice girando la testa verso di me.

«Quanto sei idiota...» lo scimmiotto cercando di trattenere la calma, Lauryn accenna una risata molto pacata.

«Va bene, se non vi dispiace seguitemi, dovete prendere la combinazione del vostro armadietto.» dice lei con un sorriso. Sembra una persona simpatica e abbastanza tranquilla e credo abbia la mia stessa età.

Arriviamo davanti la porta della segreteria e una signora di circa sessant'anni ci saluta cordialmente.

«Buongiorno ragazzi, io sono la segretaria della Kingstone High School, che impressione avete avuto?»

«Uno schifo, troppo perfetta, decisamente non fa per me.» provo a dire in modo ironico, anche se penso realmente queste cose.

Lei spalanca gli occhi e la bocca e mi guarda inorridita e mi becco anche una gomitata da mio fratello. Lauryn guarda la scena imbarazzata, forse più di noi visto che è tutta rossa in viso.

«Ehm sta scherzando, lei ha molto senso dell'umorismo.» dice Ethan trattenendo un sorriso, poi mi guarda.

«Uh, ehm sì ha ragione, stavo scherzando.»

Dico io con un sorriso forzato. Forse dovrei smettere di essere così diretta, molta gente non capisce l'ironia.

«Va bene ragazzi, un po' di umorismo fa sempre bene!» dice lei un po' imbarazzata:

«Comunque, ecco qui i vostri corsi e quelli sono i vostri armadietti.» dice indicando due armadietti rossi all'angolo.

«Spero che vi troviate bene in questa scuola, buona fortuna!»

Io, Ethan e Lauryn ci allontaniamo e andiamo verso gli armadietti.

«Eveline sei impazzita? Perché rispondi sempre male, un po' di garbo Cristo!» esordisce Ethan abbastanza arrabbiato.

«Ah che bello sentirmi chiamare con il mio nome, se ogni volta che ti arrabbi con me non mi dai nomignoli stupidi allora dovremmo litigare più spesso.» dico io divertita.

Lauryn ci osserva in silenzio, questa ragazza mette ansia.

«Ah, come siamo dispettose oggi, Effy!»

«Ti odio.» dico io.

«Anche io.»

«Smettetela di litigare, andiamo dai, vi faccio fare un giro della scuola.» sibila Lauryn molto seccata.

Non credo di averle fatto una buona impressione, ma poco importa. Ogni volta che mi affeziono a una persona quella si allontana quindi non ci faccio neanche più caso a queste cose.

Il corridoio è abbastanza lungo e pieno di armadietti, lo attraversiamo tutto e man mano lei ci mostra anche le varie classi. Arriviamo sul retro e ci sono quattro porte: una porta ai tavoli fuori, una alla caffetteria, una al campo di basket e infine una alla piscina.

Mi è sempre piaciuto nuotare, fin da piccola. Quando i miei genitori mi hanno adottata mi hanno subito iscritta in un corso di piscina, a Ethan invece hanno scelto il basket.

Dopo aver imparato a nuotare ho continuato a frequentare la piscina, nuotare mi da un senso di libertà, soprattutto se nuoto in mare.

Andare giù, toccare il fondo del mare con il dito sentendo la sabbia bagnata e poi risalire continuando a nuotare.

Nonostante ciò, sono talassofobica, odio terribilmente non sapere cosa c'è sotto di me quando nuoto, odio vedere tutto nero sotto di me, odio quando non vedo la sabbia, sì solo la regina dell'incoerenza.

Suona la campanella: «Bene, vedremo questa parte più tardi, per adesso andiamo in classe e concentriamoci sulle lezioni.»

Stamattina a prima ora ho italiano nella classe vicino la mensa al secondo piano. Bene, dove si trova la mensa e come si arriva al secondo piano?

«Ehi, ti vedo confusa...Sei nuova?» una voce maschile si fa spazio tra le mie orecchie.

Mi giro e di fronte a me vedo un ragazzo molto stanco.

Ha i capelli scompigliati di un castano scuro, gli occhi verdi smeraldo e delle labbra abbastanza carnose. Indossa una maglia bianca abbastanza lunga e dei jeans neri. Non ha un'aria molto simpatica, o forse sono io che mi faccio troppi complessi.

Resto un po' a fargli la radiografia, ma i miei pensieri vengono distratti dalla sua voce: «Ehi, parlo con te!»

«Ah, sì scusa sono nuova e sto cercando la classe d'inglese, sai per caso dove si trova?»

«Sì, anche io devo andare lì, seguimi ti faccio strada.» lo inizio a seguire in silenzio, il suo volto mi ricorda qualcuno, ma non so chi.

«Comunque io mi chiamo Ryan Howard, tu?» cavolo, anche il suo nome mi è familiare, ma come faccio a non ricordare mai nulla? Sembro mia nonna.

«Io sono Eveline Moor.» dico un po' impacciata.

L'ultima volta che sono stata da sola con un ragazzo non è andata a finire molto bene.

Però ehi, sto socializzando con un essere umano che non sia mio fratello, sono passi avanti cavolo!

Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante arriviamo davanti la classe e apro la porta. Un professore abbastanza anziano si nasconde dietro essa e con fare severo dice:

«Bene, vedo che il signorino Ryan Howard è di nuovo in ritardo...sono sicuro che non le dispiacerà passare del tempo in punizione pomeriggio...»

Lui è abbastanza scocciato e si va a sedere, facendo un gran baccano con la sedia.

«Vedo che oggi ha portato sulla cattiva strada anche lei...mi ricordi il suo nome?» Rivolge lo sguardo verso di me.

«Professore mi scusi, ma io sono nuova, mi chiamo Eveline Moor e sono arrivata in ritardo perché non trovavo la classe, anzi il mio compagno di classe Howard mi ha aiutata a trovarla.»

abbassa gli occhiali: «Sì certo e io sono la fata madrina, ho sentito questa scusa troppe volte per essere credibile, mi faccia il piacere e si sieda immediatamente, punizione anche per lei.»

faccio per ribattere ma una ragazza dai capelli rossi mi fa cenno di stare zitta e non contraddirlo per evitare una punizione peggiore.

Iniziamo bene l'anno, un professore scorbutico che mi ha già presa di mira. Vado a sedermi senza ribattere e provo a seguire la lezione.

Nuovo capitolo! Come state? E' un periodo brutto per l'Italia e per il mondo in generale, spero che tutto questo finisca il prima possibile.

Secondo voi di cosa ha paura Eveline?
I personaggi vi piacciono?
Fatemi sapere!
Baci <3.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro