III.

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TIC-TAC TIC-TAC, durante la lezione d'inglese mi perdo nel rumore dell'orologio che non mi fa stare attenta.

Ha un suono davvero assordante e mentre lo guardo, spero che il tempo passi in fretta.

L'aula è abbastanza nuova, al muro beige sono appese diverse poesie incorniciate e anche delle cartine geografiche.

Da un lato il muro è pieno di quadri, dall'altro ci sono tre finestre molto grandi, in modo da far entrare la luce del Sole.

Il professore sta spiegando Virginia Woolf e nonostante io la adori, non riesco a stare attenta.

Da quando sono entrata in classe non ho neanche avuto il tempo di guardarmi attorno, non mi va di socializzare, ma voglio semplicemente osservare i volti che mi circondano.

L'unico familiare è quello di Lauryn che segue alla lezione e prende appunti, poi riconosco anche Ryan che è seduto due file dietro di me.

Ancora non capisco come io possa ricordare quel volto, io l'ho già visto.

E' lo stesso volto che oggi mi ha mandata in punizione, so che non è colpa sua però diciamo che io capito sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Penso alla punizione che dovrò affrontare pomeriggio inutilmente, non mi va neanche di stare da sola con Ryan perchè so che non lo conosco e che probabilmente è anche una brava persona , ma quel volto non mi racconta nulla di buono e dalla scorsa estate io ho paura di relazionarmi con dei ragazzi.

Annoiata, decido di prendere un quadernetto dal mio zaino e disegnare in modo disordinato con la matita.

Non sono mai stata una cima nel disegno, ma nonostante questo durante le ore monotone e poco importanti, mi piace ammazzare il tempo in questo modo.

Finalmente l'ora finisce e mi catapulto immediatamente verso l'uscita in cerca di mio fratello.

Il corridoio si è riempito di persone e, essendo bassa un metro e pochi centimetri, trovare mio fratello mi sembra impossibile.

Il tutto diventa ancora più complicato quando le mie orecchie sentono dei tamburi suonare e i miei occhi vedono apparire degli striscioni.

In men che non si dica, una fila di gente inizia a sfilare per il corridoio creando un gran baccano.

In prima fila c'è la banda vestita di verde e bianco che suona quello che credo sia l'inno scolastico.

Dietro vedo le cheerleader con dei pon pon che saltellano qua e là in maniera piuttosto imbarazzante.

Infine ci sono i giocatori di basket vestiti con una canottiera verde e bianca con la scritta "Kingstone High School" che, mentre camminano, fanno arrossire tutte le ragazze di questa scuola.

Non capisco il perché di questa improvvisa parata e, quando chiedo spiegazioni a una ragazza vicino a me, scopro che si tratta della sfilata pre-incontro con una squadra avversaria.

Si dice infatti porti fortuna farsi acclamare da tutta la scuola prima di una partita importante.

In mezzo al chiasso, cerco mio fratello con lo sguardo, ma al suo posto, incontro lo sguardo di Ryan che si avvicina.

«Mi dispiace per averti fatta finire in punizione ma con quel professore non si può ribattere... le punizioni sono fatte nell'aula di scienze quindi pomeriggio dovrai andare lì.»

dice dal nulla sorprendendomi.

«Va bene grazie e tranquillo, ho capito che il professore è uno stronzo.»

ci guardiamo un secondo e poi sposta il suo sguardo in un'altra direzione, facendo scomparire quell'accenno di sorriso e andando via senza salutare.

Cerco nuovamente mio fratello, ma sento una mano picchiettare la mia spalla.

«Hei, tu!» dice una voce dietro di me.

Mi giro e trovo una ragazza alta, con i capelli biondo cenere e gli occhi verde smeraldo che mi fissa dalla testa ai piedi.

«Ehm sei nuova qui, infatti si vede che ancora non hai capito le regole di questa scuola, piacere io sono Curtney Andersen e qui non basta essere gentile e carina per conquistare Ryan Howard, mi spiego no?»

dice lei in tono altezzoso.

«Ciao Curtney, sinceramente non mi interessa conquistare Ryan né nessun altro, semplicemente è venuto lui a scusarsi per il casino combinato stamattina.» cerco di spiegare per evitare drammi inutili.

«Senti... stai alla larga da lui e nessuno si farà male, intesi?»

«Non ti preoccupare, te lo lascio con piacere, anzi se pomeriggio prendi il mio posto durante la punizione mi fai un favore!»

«Non intendo passare il mio tempo nell'aula di scienze, di certo se devo stare con lui non vado in questi posti.» ehm ok, ma calmati.

«Va bene.» dico io cercando di finire questa conversazione al piú presto.

«Adesso smamma, ho una riunione con la mia squadra di nuoto.»

Ma quale persona sana di mente parlerebbe così a una sconosciuta? Non l'ho mica insultata e già subito ha iniziato a gridarmi contro.

Sono in questa scuola da meno di un'ora e già me ne voglio andare, tutti mi stanno antipatici, ho bisogno di mio fratello...

Decido di provare a chiamarlo al cellulare, ma dubito lo senta con tutto questo baccano.

Ovviamente la segreteria.

Mando un messaggio nel caso in cui si ricordi di controllare le notifiche.

Idiota n.1

S.O.S. attacco di panico,voglio andarmene da questa scuola.

Effy come sei esagerata! Che succede?

Non lo so, ci vediamo davanti al bagno delle ragazze.

Mi basta solo trovarlo.

Dopo infinite ricerche, arrivo davanti la porta del bagno dove vedo Ethan e corro ad abbracciarlo, lui è il mio unico punto di forza.

«Hei ma che è successo, stai bene?»

«No, questa scuola mi odia, pomeriggio sono in punizione con un ragazzo senza aver fatto nulla di male e ho anche paura di come si potrebbe comportare, non sono brava a socializzare.»

«Che intendi? Che vuoi che ti faccia?»

«Ehm, no niente, semplicemente non mi sembra un bravo ragazzo.» Cerco di fare la vaga.

«Qualsiasi cosa sia successa, io ci sono.»

Non potevo raccontargli di quello che ho passato l'estate scorsa, non posso ferirlo. Lui è sempre stato protettivo con me, impazzirebbe.

Ma da quel giorno, da quel fottutissimo sabato quindici luglio, io non mi fido più di nessuno.

Ciao amici, come state?
Da questo capitolo si possono iniziare a capire alcune cose.
Secondo voi perché Eveline non si fida più di nessuno?
Fatemi sapere quello che pensate della storia!
Baci ❣️


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