IV.

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Il resto delle lezioni passano velocemente e io, Ethan e Lauryn ci incontriamo al centro del corridoio. Come ultima ora ho avuto algebra, inutile dire che sarebbe stato più divertente giocare a nascondino da sola.

«Ragazzi, continuiamo il tour? Oppure preferite mangiare qualcosa?» chiede Lauryn in modo innocente senza però sapere che per me il cibo viene prima di tutto: «Avrei un po' di fame, ci fermiamo alla caffetteria?»

«Sì, anche io ho fame.» dice Ethan posando un libro dentro l'armadietto.

Ci incamminiamo verso la caffetteria e vediamo subito un casino. Sono le tredici e trenta quindi l'affollamento è comprensibile.

Osservo la zona: i muri sono bianchi e blu, da un lato c'è una piccola mensa dove una signora da il cibo agli studenti, di fronte ad essa, ci sono un sacco di tavolini.

Già vedo il tavolo di quell'antipatica di Curtney e del suo gruppetto di amiche.

Lauryn nota la mia faccia abbastanza disgustata: «Ah, vedo che hai già conosciuto "la reginetta" oppure devo dire la stronza?» mi scappa una risata:

«Ah sì, mi ha minacciata solo perché pomeriggio devo studiare con Ryan, il suo ragazzo.»

«Ah già dimenticavo, TU DEVI STUDIARE CON RYAN HOWARD, è praticamente il sogno di tutte le ragazze di questa scuola!»

«Sì, certo, e a me non va proprio, so che non è stata colpa sua, però cavolo sono in punizione!» dico mentre ci avviciniamo al bancone del cibo per fare la fila.

«Effy, è per questo che prima eri così? Stai tranquilla, se lui solo ti sfiora è un uomo morto.» si avvicina e mi abbraccia.

La conversazione si conclude così e adesso è il nostro turno.

«Buongiorno cari, oggi doppia scelta, o pizza oppure riso con il pollo.» dice una tenera signora molto giovane.

«Per me del pollo con il riso, per Ethan la pizza e tu che prendi Lauryn?» mi giro verso di lei.

«Il pollo va benissimo per me.»

La signora ci da il cibo e una bottiglietta d'acqua, prima di spostarci verso i tavoli, afferro una ciambella con gli zuccherini blu e rossi dal cestino con i dolci.

«Ma tu mangi solo zuccheri? Poi diventi davvero morbidosa, fluffy!»

«Fatti gli affari tuoi, il cibo è buono, il cibo è vita.»

Ci sediamo in un tavolo un po' in disparte, accanto alla finestra e io mi metto ad osservare il panorama di fuori, perché non mi va di vedere la gente che sta qui dentro.

Dopo un po' sento un rumore di tacchi e una tizia che si avvicina a me, ovviamente penso subito a Curtney.

Cerco di far finta di niente, Ethan e Lauryn lo stesso, fino a quando non mi ritrovo tutta bagnata e congelata, non ci posso credere... la stronza mi ha fatto cadere un fottuto frappè alla ciliegia in testa!

«Ops... scusa!» dice lei con sguardo provocante.

La mia maglietta, la mia fottutissima maglietta preferita, si è rovinata.

Corro in bagno cercando di rimuovere tutto il liquido, ma peggioro solo la situazione.

«Come cazzo ti permetti??» urla Ethan talmente forte da sentirlo dal bagno.

«Ho già chiesto scusa, non l'ho fatto mica di proposito!» sì, certo.

Gli occhi sono tutti puntati su di loro, ma appena entro di nuovo nella sala, gli sguardi sono puntati su di me.

La maglia è praticamente rovinata, i miei capelli sanno di ciliegia e sono incazzata come non mai.

«Courtney, hai esagerato!» dice una voce dietro di me.

E' un ragazzo, ha i capelli biondo cenere e gli occhi verdi, è molto simile a Courtney, magari sono fratelli.

«Dai stavo scherzando Tyler, mica l'ho fatto apposta!»

Il ragazzo si avvicina a me:

«Scusala, ogni tanto esagera.» gli sorrido lievemente e lui mi guarda un po' imbarazzato.

«Io mi chiamo Tyler Andersen, e sì, sono suo fratello. Giuro di non essere come lei, infatti per scusarmi da parte sua ti posso dare una mia maglietta che tengo nell'armadietto in caso di emergenza.» si gratta la nuca in modo imbarazzato.

«Ehm... okay, grazie.»

Mi sono ripromessa di provare a fare nuove amicizie e questa mi sembra un'occasione perfetta. Va nel corridoio, e neanche un minuto dopo, lo vedo tornare con una maglietta a maniche corte nera con disegnata la Gioconda che fa una bolla con una chewing-gum. Lo ringrazio ancora e vado in bagno a cambiarmi, ovviamente la maglia mi sta gigante, ma non ci faccio molto caso visto che amo questo genere di magliette.

***

Verso le quindici sono costretta ad andare nella classe di chimica, dove il mio professore ci assegna i compiti da fare. In classe siamo sei quindi molto probabilmente il professore ci dividerà in gruppi.

«Howard e Moor, voi andrete in biblioteca e farete una ricerca sulle stelle e entro due ore dovrete portarmi una relazione e ripeterla insieme.

Se scopro che non state lavorando, vi faccio espellere.»

«Questo professore dovrebbe darsi una calmata, è troppo esigente.» dico a Ryan mentre ci incamminiamo verso la biblioteca della scuola.

Appena arrivati in biblioteca rimango a bocca aperta. Ho sempre amato leggere e pensare che proprio nella mia scuola c'è una biblioteca così grande, mi fa emozionare, queste cose a Santa Monica ce le sognamo.

Le pareti sono di un beige abbastanza scuro e sono coperte da grandissimi scaffali bianchi pieni di libri sistemati in ordine di colore, da quelli più neutri a quelli più colorati. Al centro della stanza sono sistemati dei grandi tavoli e proprio accanto alla porta, c'è un bancone bianco, con una signora dietro pronta a darti tutte le informazioni necessarie.

Continuo ad ammirare la sala, ma una voce interrompe tutto: «Okay, ma non metterti a piangere adesso.» gli do' una spallata amichevole pentendomi subito dopo e ricordandomi che neanche lo conosco.

Ci sediamo al tavolo e proprio mentre stiamo per metterci a studiare Ryan esordisce con: «Devo andare in bagno.» sbuffo mentre lo vedo alzarsi e dirigersi verso la porta.

Nell'attesa prendo un libro di John Green e mi siedo in disparte mettendo anche gli auricolari.

Dopo un po' sento un mammut sedersi vicino a me, ah no, è Ryan.

«Che ascolti?»

«Non ti interessa.»

«Vedo che abbiamo tirato fuori gli artigli, gattina.»

«Ma che problemi hai? Muoviti iniziamo a studiare che non mi va di stare qui tutto il giorno.» Tolgo l'auricolare da un orecchio e lui lo prende.

«Linkin Park

«Sì, mi piace molto In the end...» ma perchè ne sto parlando con lui?

«Ah capito, la mia preferita è Numb, dell'altra canzone preferisco la cover.»

«Ma anche no! Le cover non si devono ascoltare, solo canzoni autentiche.»

Cala il silenzio.

«Ci mettiamo a studiare?» Prende il libro di astronomia.

«Adesso hai tutta questa improvvisa voglia di studiare?»

«Sì, che sarà mai.» dice rassegnato.

"Una stella è un che brilla di propria. In e il termine indica uno di che genera nel proprio attraverso di ; tale energia è nello sotto forma di , flusso di e ."

Inizio a leggere la prima pagina del libro, quando vengo interrotta da Ryan: «Tutte cazzate.» inarco un sopracciglio. «Io sono l'unica stella dell'universo e sono inimitabile perché sono perfetto.»

«Tu sei scemo. E poi, come fai ad essere perfetto se sei l'unica stella e quindi non hai concorrenza

Mi guarda sconvolto: «Hai rovinato tutto, complimenti sei riuscita ad abbassare il mio orgoglio.»

Leggiamo anche di un certo tipo di stelle fantasma, stelle che spuntano solo quando un'anima lascia il mondo e stanno lì in cielo a vegliare su di te.

Continuiamo a studiare, questi argomenti mi piacciono molto, sono sempre stata affezionata alle stelle e in generale allo spazio. Quando stavo in orfanotrofio nella mia stanza c'era un grande telescopio, io non riuscivo a dormire a causa delle grida dei bambini e quindi osservavo le stelle, sapevo riconoscere ogni costellazione.

Ethan invece era più tranquillo: dormiva, mangiava e giocava un po' con il pallone, io invece avevo paura di rimanere lì per sempre, forse troppa.

Per un sacco di tempo ho pensato di non avere speranza, che se i miei genitori mi hanno abbandonata c'è un motivo, per tanto tempo ho pensato di non essere abbastanza.

Ethan c'era sempre, quando io piangevo lui mi consolava, mi diceva sempre «Nessuno è migliore di te, tu sei speciale, tu sei unica.» Mi abbracciava e mi teneva stretta fino a quando non mi calmavo e ancora adesso è così.

Poi, un giorno, due tizi in giacca e cravatta ci hanno chiamato: «Ce l'avete fatta, avete una famiglia adesso.»

Si presentarono due persone, una signora e un signore, erano davvero felici.

Ce ne andammo dall'orfanotrofio, mano nella mano e ci avviammo verso la nostra casa a Santa Monica. Tutto era perfetto. Ma la perfezione non è duratura, io lo so bene.

Finalmente alle sedici e dieci andiamo in classe, dove il professore inizia ad interrogare.

Gli altri alunni dovevano argomentare un dipinto di Monet e un altro gruppo doveva parlare del Sacro Romano Impero, fortunatamente dal mio punto di vista io e Ryan abbiamo avuto l'argomento migliore.

Per fortuna ce la caviamo abbastanza bene e rimango abbastanza sorpresa da Ryan perchè non mi aspettavo che riuscisse a dire o fare una frase di senso compiuto.

«Va bene,sono le sedici e trenta, vado a casa.»

«Tutta sola? Se vuoi ti posso dare un passaggio, ho la macchina.»

«Non ci penso proprio, verrà mio fratello.» cazzo, lui non può venire, ha i provini per una squadra di basket.

«Va bene, allora lo aspettiamo fuori insieme.»

E ora come faccio?

Ci avviamo verso l'uscita: passano cinque minuti,poi dieci, poi quindici...

«Ma si può sapere quando arriva? Smettila di stare al telefono poi!»

«Ehm... in realtà non penso arrivi, è impegnato.» dico io imbarazzata.

«Tu sei fuori di testa.» Neanche il tempo di ribattere e mi sento prendere in braccio, messa di peso sulla spalla.

«Ti do un passaggio io.»

«Mettimi giù, non voglio nulla da te.»

Entro tre secondi mi ritrovo seduta nella sua macchina, con la cintura allacciata e lui alla guida.

«Dove abiti?»

«Ti indico io la strada.» ribatto ormai esausta.

Arriviamo davanti casa mia, durante il tragitto mi sono limitata a girare la testa verso il finestrino e osservare la bellezza di New Haven a inizio autunno.

«Non ci credo.» mormora lui di punto in bianco, ma che ha?

«Tu abiti lì...» Dice indicando casa mia «...e io abito lì» indica una casa di fronte la mia. Oh, fantastico.

«Ma che bello...» Mormoro alzando gli occhi al cielo.

Esco dalla macchina e dico semplicemente «grazie.»

Arrivo a casa, poso lo zaino e vedo Ethan venirmi incontro.

«Ehi,com'è andata?»

«Mah, niente di che, abbiamo studiato... come sono andati i tuoi provini?»

«Bene spero, ma Ryan non ti ha fatto niente giusto?»

«No, tranquillo.» Sorride

«Bene, perché altrimenti è un uomo morto.» Mi abbraccia.

Ho sempre amato gli abbracci di mio fratello, è più alto di me, quindi ogni volta mi avvolge con le sue braccia.

Giro la testa verso il nostro salotto, non è tanto grande, ma neanche troppo piccolo.

Il muro è bianco, con una parete color azzurro scuro, ci sono appesi tanti quadri, tra questi, anche una foto della nostra famiglia quando era felice.

La tv è accesa e sul divano bianco c'è mio padre, collassato dopo aver scolato un'intera bottiglia di Vodka alla pesca. Non capisco come mia madre faccia a sopportarlo, ma credo lo faccia per noi perché ci vuole troppo bene e pensa che non riusciremmo a sopportare un divorzio.

Do' un bacio a mia madre che si trova in cucina e salgo in camera mia.

Mi butto sul letto e subito dopo mi raggiunge Neve scodinzolante e io lo abbraccio e lo coccolo un po'.

Decido di accendere il laptop per scrivere un po', ho sempre amato la scrittura perché mi aiuta a liberarmi di tutti i pensieri che affollano la mia testa e li trascino in un semplice foglio, lasciandoli lì, cercando di dimenticare.

Sono immersa nei miei pensieri, quando il rumore di una pentola caduta a terra e la voce preoccupata di mio fratello, mi fanno cadere dalle nuvole.

«Mamma resisti! Chiamo l'ambulanza.» Scendo giù e vedo mia madre che fatica a reggersi in piedi, mio fratello che prova a sorreggerla e che chiama i soccorsi.

No, non di nuovo.


Ciao amici, come state?
Scusate l'attesa ma in questo periodo ho avuto molte cose da fare per via della scuola, voi come state vivendo questo periodo?

Comunque eccomi con un nuovo capitolo, a voi è piaciuto? Che ne pensate?
Fatemi sapere e se vi va lasciate una stellina.✨
Baci <3.

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