XIII.

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«Eva tu sei in stanza con me giusto?»

«Certo Lauryn!»

«Okay, allora io andrò con Tyler.» esclama Ethan.

Entriamo nell'hotel che sembra molto carino, infatti ha tre stelle. La sala principale è molto grande e luminosa, è piena di turisti seduti nelle poltrone nere e di bambini che si divertono a rincorrersi e ad ammazzare il tempo mentre aspettano la chiave della loro stanza.

«Moor, Richardsen, ragazze questa è la chiave della vostra stanza, la centonove, è al quinto piano.» ci comunica la prof.di fisica «Spero ci sia l'ascensore.» borbotta Lauryn «A chi lo dici.» replico io. Fortunatamente c'è l'ascensore quindi io, Lauryn, Tyler e Ethan -che hanno la stanza vicino alla nostra- arriviamo al quinto piano senza alcuna fatica.

Arriviamo davanti la porta e la apriamo.

La luce del sole illumina immediatamente i nostri volti intenti ad osservare la bellezza di questa stanza. Lo stile è abbastanza moderno, con due letti matrimoniali con la trapunta bianca appoggiati a un muro azzurro, separati da un piccolo divanetto bianco che affaccia sul centro di Washington. Inoltre c'è anche un grande armadio bianco con i dettagli azzurri, al lato destro vi è una tv.Infine c'è una porta bianca che ospita il bagno, piccolo e accogliente.

«E' il doppio di camera mia...» dice Lauryn a bocca aperta. Mi butto immediatamente sul letto straziata da questo viaggio immenso. Non vedo Ryan da quando è sceso dall'aereo con me, chissà dove si trova la sua stanza... vorrei chiamarlo, ma ho più orgoglio che sentimenti.

Dopo aver esplorato tutta la camera e sistemato le cose, decidiamo di farci una doccia e cambiarci per andare a pranzare con tutta la classe, mentre pomeriggio è prevista un'uscita libera nel centro di Washington e io e gli altri stavamo pensando di andare a vedere i mercatini di Natale.

Decido di mettere un paio di mom jeans neri e un maglione beige abbastanza grande e senza forma.

Io e Lauryn usciamo dalla nostra camera per raggiungere i nostri compagni e i professori davanti al ristorante dell'hotel. Mentre scendiamo le scale riconosciamo gli schiamazzi di Ethan e Tyler che a quanto pare stanno ridendo davvero molto. A un certo punto li vediamo scivolare dall'inferriata delle scale come due bambini dell'asilo.

«Ma che state combinando??Potete farvi male!»

«Effy stai tranquilla, al massimo ci rompiamo una gamba...» alza gli occhi al cielo.

«Ethan, Tyler non abbiamo voglia di passare la gita all'ospedale per colpa vostra.»

«Infatti, poi tu in questo periodo ci sei stata molto tempo all'ospedale...» la sua voce mi fa venire voglia di prenderla e darle tanti calci dove non batte il sole... fottutissima stronza insensibile.

«Curtney, ma che problemi hai? La gelosia ti ha fatto diventare insensibile.» lauryn prova a difendermi, ma io non ci faccio molto caso visto che ormai la ferita è di nuovo aperta. Ethan viene da me e mi abbraccia.

«Gelosa di chi... di lei magari?» abbozza una risata, ma io non rispondo.

«Cazzo Curtney, ma ti senti? Non sembri neanche mia sorella. Come puoi essere così perfida?» Tyler è abbastanza arrabbiato.

«Oh fratellino, non so perché tu ti sia unito a questo gruppo di sfigati, mi dispiace tanto, mi fai pena.»

«Ah sì, con chi dovrei stare? Ma non ti vedi? Sei sola.»

«Io ho Ryan, non sono sola.» un ghigno si fa spazio tra le sue labbra.

«Ti vedo convinta.» la voce che sento mi sembra come un miraggio, tutti ci giriamo a guardarlo.

Ha le braccia appoggiate allo stipite della porta, il ciuffo scuro gli copre metà viso, i suoi occhi verdi cercano i miei e, appena li trovano, sul suo volto compare un ghigno malizioso e avanza verso di me con un comportamento disinvolto.

Mi faccio piccola e distolgo lo sguardo provando a nascondere l'imbarazzo, anche se la mia faccia non aiuta visto che la sento andare a fuoco. Mette un braccio sulla mia spalla e dice: «Eva è la mia ragazza, non tu, mettitelo bene in testa.»

In questo momento mi piacerebbe svenire come Dante nella Divina Commedia piuttosto che stare qui con gli occhi di tutti addosso.

Da un lato sono felice, perché finalmente ha le idee chiare e non devo più farmi mille complessi, ma vedere le facce scioccate di Ethan, Tyler, Lauryn e Courtney non è proprio il massimo. Quest'ultima in particolare è talmente arrabbiata e sconvolta che penso possa esplodere da un momento all'altro. Provo a guardare Ryan in faccia, pessimo, pessimo sbaglio perché trovo il suo sguardo già puntato sul mio e questo fa aumentare ancora di più il mio imbarazzo che lui percepisce alla perfezione, si capisce da quel furbo sorrisetto che fanno le sue labbra.

«Ho bisogno d'aria.» dice Curtney, poi scappa via.

«Anche noi.» esclama Lauryn portando con se Ethan a braccetto.

Nella stanza rimaniamo solo io, Ryan e Tyler che non sa cosa fare. Io continuo a mimargli con la bocca di rimanere qui, mentre Lauryn da dietro la porta lo chiama da sé. Ed ecco che rimaniamo noi due soli, non dovrebbe essere una cosa tanto complicata guardarlo in faccia, ma è più forte di me.

«Bello questo quadro...» osservo un quadro con raffigurato un tizio, credo sia Obama, ma non ne sono sicura.

«Chi è? Obama?» dico sperando comunque di non ricevere una risposta perché significherebbe aprire una conversazione.

«Veramente è Martin Luther King.» trattiene una risata.

«Oh...» in questo momento vorrei aprire la finestra, ma non per il caldo, ho intenzione di defenestrarmi e magari scavarmi una fossa già che ci sono.

«Com'era la pasta oggi?» dico io totalmente a caso, quando mi sento in imbarazzo dico cose completamente senza senso e vorrei sprofondare.

«Eva, sono le undici del mattino...» dice Ryan esasperato. «E quindi?»

«Chi mangia la pasta prima delle undici del mattino?» Ah, giusto.

Portatemi via da questo supplizio, ma non vede che continuo a dire cose totalmente a caso? Gesù vieni in mio soccorso.

«Smettila di parlare a te stessa e parla con me.» dice con la voce roca.

«Non sto parlando con me stessa, cosa te lo fa pensare?»

«Quando pensi fai una faccia strana, come se stessi litigando, mio Dio sei in conflitto perfino con te stessa.» si avvicina. «Ed è proprio per questo che mi piaci.»continua ad avvicinarsi.

«Tu cosa? Cioè, io cosa?» balbetto, è come se il mio cervello avesse smesso di funzionare.

«Si Eva, mi piaci, è così difficile da capire?» deglutisco.

«Mi piaci perchè ti so leggere dentro, perchè sei trasparente e sincera, ma quando vuoi sai nascondere i tuoi sentimenti. Ed è questo che tu stai facendo con me, nascondi i tuoi sentimenti, ma non devi, con me non hai bisogno di nasconderti.» mi abbraccia. Mi tiene forte a sé come se non volesse perdermi.

«Evidentemente non sono così brava a nascondere i miei sentimenti.» alzo gli occhi al cielo. «Invece si.» dice lui «tu sei brava a nasconderli, solo che io sono più bravo di te perché ti so leggere dentro.»

«Il solito egocentrico.» abbozzo una risata.

«Quindi, cosa leggi in questo momento?» ho un po' paura di sapere la risposta, ma sono curiosa.

«Beh, in questo momento vedo che ti piace molto quando ti abbraccio...» mi stringe più forte e fa appoggiare la mia testa contro il suo petto.

«Ti piace quando ti faccio ridere e quando faccio l'egocentrico.» rido.

«Infine, so che ti piace quando ti bacio.» mi guarda intensamente e io quasi sprofondo nei suoi occhi, avvicina il suo viso al mio e sento il suo fiato vicino. Ci guardiamo negli occhi ancora un po', poi la sua mano scivola sui miei fianchi e mi attira a se baciandomi. Quando ci stacchiamo quasi senza fiato, con un po' di timore chiedo: «Hai elencato le cose che piacciono a me di te... ora elenca le cose che piacciono a te di me.» sorrido tra le sue labbra, poi lui mi attira ancora di più a se e sussurra: «Mi piace tutto di te.»



Buona Epifania, come state?❤️
Avete ricevuto dolci?
Fatemi sapere!

Se vi è piaciuto il capitolo lasciate un commento e una stellina.✨
Baci <3.


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