XII.

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Un mese dopo...

«Effy sbrigati! I ragazzi ci stanno aspettando sotto casa.»

«Arrivo!»

E' il giorno della gita a Washington e Tyler e Lauryn sono sotto casa nostra che ci aspettano per caricare le valigie in macchina e andare in aeroporto.

Prendo la mia valigia color senape e indosso il cappotto.

Staremo a Washington per cinque giorni, quindi ho portato tutti i cambi necessari.

Inizialmente non me la sentivo di partire, ma dopo i miei amici e Ethan mi hanno detto che una vacanza mi poteva fare solo bene, e poi ho promesso a mia madre di vivere all'infinito e questo è quello che farò.

L'aria invernale si fa sentire, io amo l'inverno perché c'è il Natale e adoro follemente questa festività e l'atmosfera che porta.

In queste ultime settimane io e Ryan abbiamo passato molto tempo insieme e mi è stato molto vicino quando ero triste, così come i miei amici Lauryn e Tyler. Con Ethan invece, ci siamo consolati a vicenda.

Metto gli occhiali da sole e do un'ultima controllata al mio outfit.

Indosso dei semplicissimi leggins neri, con un maglione color panna che copre tutte le mie forme e sopra ho un cappotto nero per ripararmi dal freddo invernale.

Ai piedi indosso delle semplicissime Dr.Martens nere, le mie scarpe per eccellenza.

Apro la porta di camera mia trovando con mia sorpresa Ethan giá pronto con la sua valigia blu.

Inizia a scendere le scale portando con molta leggerezza la valigia, io non avendo neanche la forza per aprire una bottiglia d'acqua, decido di chiedere aiuto a mio fratello.

Con mia sorpresa, mi ritrovo Steve davanti. «Eveline, la scendo io, tranquilla.»

Non mi da neanche il tempo di ribattere, che lo trovo già al piano di sotto e decido di seguirlo.

«Ehm, grazie papà.»

«Figurati Eva...» dice in tono dispiaciuto.

Indossa ancora il pigiama, la voce è roca e ha la fronte un po' sudata.

«Ragazzi, vi devo delle scuse.» richiama l'attenzione di me e Ethan.

«In questo periodo non sono stato un ottimo padre, mi dispiace avervi lasciato completamente da soli, prometto che non succederà più... adesso andrò in un centro di recupero qui a New Haven, perché non riesco a continuare da solo, spero capiate la mia scelta.»

Io e Ethan ci diamo un'occhiata abbastanza stranita, ma allo stesso tempo siamo felici, perché finalmente si è reso conto che stava sbagliando.

«Certo papà, basta che tu sia felice, ti chiameremo ogni sera prima di andare a dormire.» diciamo io e Ethan.

«Immagino che vi serviranno dei soldi per comprare qualcosa, ecco, prendete questi.»

Ci da delle banconote e noi lo ringraziamo.

«State attenti, vi voglio bene.»

«Grazie, anche noi.» diciamo io e Ethan in coro.

Usciamo di casa e Ethan mi abbraccia.

«Non so cosa gli sia successo, ma sono felice che si sia svegliato...» dice con voce tenue.

«Anche io.»

Andiamo verso la macchina di Tyler, dove dietro ci aspetta Lauryn.

Io prendo posto davanti per avere il controllo della musica, mentre mio fratello si siede accanto a Lauryn e le circonda le spalle con un braccio, questi due non me la contano giusta.

Passiamo il resto del viaggio ascoltando musica a caso e parlando delle aspettative che abbiamo per questo viaggio.

Il mio pensiero però, rimane su Ryan, non lo sento da ieri e non so neanche se verrà in gita.

Arriviamo davanti all'aeroporto dove vedo un gruppo di ragazzi attorno a due professori, credo stiano chiamando l'appello e noi siamo in ritardo.

«Curtney e Tyler Andersen?»

«Presenti!»

«Harris...»

«Presente!» risponde un tizio mai visto prima.

Il professore continua:

«Howard?»

Silenzio.

«HOWARD?»

«Qua.»

Nel sentire la sua voce il mio cuore perde un battito.

«Ethan e Eveline Moor?»

«Siamo qui!»

Rispondiamo in coro io e mio fratello mentre trasciniamo le nostre valigie fuori dalla macchina e raggiungiamo i due professori.

Fortunatamente con noi sono venuti la prof. di educazione fisica e il prof. di storia, quelli che mi stanno più simpatici.

Una volta finito l'appello, ci incamminiamo all'interno dell'aeroporto per fare tutti i vari controlli.

Inizio a togliere tutti i tremila braccialetti e collane che porto perché, essendo in argento, suonerebbero ai controlli e non mi va di spiegare che il rumore è causato appunto, da quelli.

Una volta fatti tutti i controlli, andiamo in qualche negozietto dell'aeroporto giusto per ammazzare il tempo mentre aspettiamo che aprano il gate.

Decido allora di entrare in uno di quei negozi dove vendono un po' di tutto e inizio a sfogliare qualche libro.

Sono sola perchè Tyler e Ethan sono andati a cercare di prendere un pupazzo in una di quelle macchinette strane, mentre Lauryn ha preferito starsene seduta in sala d'attesa con i professori e qualche altro compagno.

Finisco nell'angolo dei dolciumi e decido di prendere un twix e un mars, giusto per non affrontare il viaggio a stomaco vuoto dato che il cibo dell'aereo fa abbastanza schifo.

«Non ti fanno male quei dolci? Sai, ti farebbe bene perdere qualche chilo...»

Sento la voce più fastidiosa che io abbia mai ascoltato -o sentito, visto che in pratica non l'ascolto mai veramente- «Curtney, ma non hai nulla da fare? Pensa per te stessa a cosa devi mangiare e se vuoi fare la dieta falla, non vedo perché tu debba importunare me.»

Lei fa un ghigno e dice «Beh, io lo dico solo per il tuo bene!» Sfoggia un finto sorriso e se ne va, io a questa la uccido.

Dopo un po' sento una voce elettronica provenire dagli altoparlanti attaccati al muro «Per il volo di Washington, andare al gate otto, al gate otto.»

Raggiungo il mio gruppo e iniziamo a salire sull'aereo prendendo i vari posti.

Per fortuna sono capitata vicino al finestrino e l'unico mio compagno di viaggio, sembra essere un anziano signore che molto probabilmente avrà cinquant'anni per gamba.

Il posto al centro al momento è libero, quindi abbiamo dello spazio che ci separa, almeno non sono costretta a dargli confidenza.

Giro la testa verso il finestrino, ho sempre amato prendere l'aereo, anche se saranno state massimo due le volte in cui ci sono salita.

La cosa bella è che non mi fa neanche paura e non sento quasi mai le orecchie tapparsi al decollo e fare male all'atterraggio.

«Signori e signore, vi preghiamo di accomodarvi ai vostri posti e di allacciare le cinture. Inoltre vi ricordiamo che è severamente vietato fumare.»

La voce dell'hostess riecheggia su tutto l'aereo e noto tutti prendere posto e allacciarsi la cintura di sicurezza, il tutto seguito da delle mosse strane delle hostess che spiegano cosa fare in caso di emergenza.

A un certo punto, un profumo maschile invade le mie narici, mi giro e vedo Ryan seduto di fianco a me.

Ghigna in modo malizioso e allaccia anche lui la cintura. In queste situazioni non so cosa fare, siamo amici? Siamo qualcosa di più? Tutto un grande boh.

Metto immediatamente gli auricolari e appoggio la testa sullo schienale chiudendo gli occhi, preferisco dormire in modo da evitare imbarazzo tra noi due.

Immediatamente sento la cuffietta destra sfilarsi e apro gli occhi di colpo vedendo Ryan ridacchiare.

Ancora non so cosa io voglia da lui.

Io non credo nell'amore, nessuno mi ha mai dato prova che un sentimento così forte esista realmente, non ho mai visto nessuno realmente innamorato.

Cos'è l'amore? Nessuno sa spiegarlo, io preferisco non pensarci perché non mi va di illudermi.

Come quando mentre dormi ti capita di fare un sogno bello, dove magari sei sposata con la tua anima gemella, oppure realizzi un tuo obiettivo. I sogni illudono le persone, perché poi quando ti svegli, realizzi che era solo frutto della tua fantasia e sei più triste di prima.

Non credo che l'amore possa rendere felici, io cerco la felicità nelle piccole cose, l'amore ci rende vulnerabili e io devo essere forte.

L'aereo parte e quando ci alziamo il mio cuore perde un battito, è incredibile la sensazione di vuoto che sento ogni volta che prendo l'aereo.

Dopo il decollo sento un bip e l'icona delle cinture allacciate svanire, quindi al momento non ci sono turbolenze.

Istintivamente penso a Ryan.

Sento il suo sguardo bruciare su di me,ma provo a non pensarci e improvvisamente mi ricordo di aver comprato una barretta al cioccolato in quel negozio dell'aeroporto, così decido di prenderla dallo zaino e mangiarla.

Fortunatamente ho fatto la scorta di cibo, perché qui sull'aereo le cose sono molto costose e non mi va neanche di morire di fame per tutto il viaggio.

Inizio a mordere la barretta, ma ovviamente un pezzo finisce nel maglione color panna che ho addosso, ora capisco quando Ethan dice che mi sbrodolo sempre.

Prendo un fazzoletto per provare a rimediare al disastro e con la coda dell'occhio vedo Ryan che mi guarda divertito.

No, non ho intenzione di andare in bagno come dovrei fare a passare tra le gambe di Ryan e di quell'anziano signore senza fare una figura di merda? Assolutamente no, piuttosto sto tutto il tempo sporca di cioccolato.

Niente la macchia non va via.

«Non credi sia il caso di andare in bagno per togliere la macchia?»

«Fatti gli affari tuoi Ryan.» rido

«Okay lady.»

Mi rassegno al fatto che la macchia non andrà mai via con solo un fazzoletto, quindi provo a non pensarci.

Giro la testa verso il finestrino e mi soffermo a guardare il cielo azzurro e le nuvole bianche scorrere.

La canzone Falling di Harry Styles riecheggia tra le mie orecchie e improvvisamente penso a quando l'ho ascoltata per la prima volta.

Era un periodo abbastanza triste della mia vita infatti mi stavo trasferendo da Santa Monica, luogo di nascita di mia madre, a New Haven.

Per me è stato difficile allontanarmi dalla casa dove sono cresciuta, ma considerando quello che avevo passato in realtà è stato un bene.

Tutti gli scheletri che avevo sono rimasti lì, a Santa Monica e non voglio permettere a nessuno di farli uscire.

«Perché hai deciso di ignorarmi?» cazzo.

«Non ti sto ignorando, è che non capisco il nostro rapporto.»

«In che senso?» gira la testa verso di me. «Sono stanca di questo tuo comportamento nei miei confronti. Mi tratti bene, poi male e poi non mi consideri. Non capisco cosa tu voglia. Non si capisce cosa siamo, estranei, amici o proviamo qualcosa di piú?» dico in modo talmente veloce da confonderlo perché la sua faccia si è immobilizzata.

«Eva senti, è chiaro che proviamo entrambi dei sentimenti l'uno per l'altro... quindi perché non proviamo a vedere come va?» Il suo viso è pericolosamente vicino al mio.

«Come va in che senso?» ride. Benvenuti in un nuovo episodio di Eveline e le sue domande stupide.

«Oh, andiamo» incolla le sue labbra alle mie. Questo è un bacio dolce e timido, non come gli altri.

Mi circonda le spalle con il suo braccio e crollo in un sonno profondo.

Passo il resto del tempo a dormire e quando mi risveglio, siamo già atterrati.

Nuovo capitolo!
E' un miscuglio di risate e farfalle nello stomaco, vi piacciono Ryan ed Eveline insieme?
Il vostro personaggio preferito?
Quello che odiate di più invece?
Fatemi sapere!

Come state? Io bene, credo.
Se vi è piaciuto lasciate un commento e una stellina✨
Baci <3.

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