XI.

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Apatia. Questo è quello che provo in questo momento, nulla.

Non ho più lacrime da piangere, non ho più cose tristi a cui pensare, il mio cuore non ha più i battiti necessari per continuare tranquillamente la mia vita.

Quando ho recepito la notizia, in realtà le mie orecchie l'hanno solo ascoltata, ma in quel momento non erano collegate al mio cervello, che si era già fuso.

Mia madre mi manca tantissimo, era la mia ancora di salvezza, era tutto per me e rimarrà per sempre nel mio cuore, non vedo l'ora di raggiungerla.

Non ho mai pensato al suicidio perché non ne ho mai capito il senso. La vita è bella proprio perché è piena di complicazioni e non sai mai cosa ti aspetta.

Credo che il suicidio sia come un atto egoista da parte di chi la fa... basta pensare a tutte quelle persone che al posto mio avrebbero voluto continuare a vivere, ma invece sono state costrette ad andarsene da una brutta malattia o un incidente. E' come una presa in giro. La vita è bella e va vissuta, i problemi si superano lottando. Piangi, arrabbiati, ridi, divertiti, fai quello che vuoi, ma non arrenderti mai.

Prendo l'anello con l'infinito che mi ha regalato lei e lo passo tra le mani, sussuro un "ti amo" e lo rimetto al dito. Sento una lacrima toccarmi la guancia, la tocco e vedendola sul mio dito, scoppio a piangere. Non so da dove io stia prendendo le lacrime in questo momento, so solo che sono stufa di piangere e di stare male, "Ora starà meglio e smetterà di soffrire" pensa la mia testa, è vero, ma mi manca un casino.

Entra mio fratello in camera mia: «Sei bellissima piccola.» e corre ad abbracciarmi.

Non so cosa ci sia di bellissimo in me in questo momento, indosso un semplice tubino nero a maniche lunghe che si è carino, ma la mia faccia fa paura.

Mio fratello ha una camicia nera e i pantaloni neri, i suoi occhi sono circondati da dei cerchi neri causati dal poco sonno. Stanotte ho avuto un attacco di panico e mio fratello ha deciso di dormire con me, anche se abbiamo passato tutta la notte a piangere.

Accendo il telefono e vedo che ho undici chiamate perse da parte di Ryan, purtroppo non ho avuto il coraggio di dirglielo perché so che lui avrebbe sofferto con me e non voglio.

Mio padre non ci ha parlato molto dopo la notizia, l'unica sua frase é stata «Mi passate l'acqua per favore?» ieri a cena.

Non voglio giudicarlo, magari quando sta male si chiude troppo in se stesso anche perché non beve da già una settimana ed è un passo avanti.

Oggi dobbiamo andare al funerale e so già che lì diventerò una fontana vedendo la foto di mia madre su una bara.

Spero che Ethan stia meglio, non voglio che soffra tanto, vorrei che si potesse prendere il dolore di mio fratello e trascinarlo a me, perché io posso soffrire, ma non ho mai visto lui così triste.

Guardo un po' gli olmi che circondano la cittadina di New Haven e sono di nuovo nella fase senza emozioni perché non riesco a piangere.

Siamo in macchina per andare al funerale, mio padre sta guidando ma non dice una parola, anche se i suoi singhiozzi si sentono.

Non capisco come sia possibile che una persona se ne vada così, non riesci a comprenderlo finchè non ti accade perchè veramente un giorno ci sei e quello dopo non ci sei più.

Ethan mi ha detto di pensare il meno possibile a questa cosa, ma come faccio a non parlare di mia madre, se è tutto ciò che avevo? Non posso immaginare un mondo senza di lei.

Arriviamo al funerale e non riesco a dire assolutamente nulla, il mio cervello non riesce a connettersi, mi sento completamente vuota, esterrefatta.

«Mamma, spero che tu in questo momento mi stia guardando da lassù,so che io e mia sorella ti abbiamo fatto disperare davvero molte volte, ma ti prometto che non lo faremo più, per te. Mi raccomando mamma, voglio che tu sia la stella più bella e brillante dell'universo, voglio che tu sia sempre felice perché adesso puoi esserlo, ora tu starai meglio. Ricordati di brillare, perché l'hai sempre fatto.»

Mio fratello ha voluto leggere qualcosa perchè voleva darle l'ultimo addio.

Strappo tutto da camera mia, tolgo le coperte al letto, butto giù tutte le penne dalla scrivania, rompo uno specchio perché tanto di sfiga ne ho già avuta abbastanza, provo a liberarmi da tutto questo.

La mia mente è ancora sconnessa dal resto del corpo e il mio cuore è pesante, lo sento ogni volta che mi batte, ogni secondo e sta per collassare portandomi con sé.

Decido di andare a fare un giro perché non posso stare ancora in quella casa, tutto mi ricorda lei, la mia bellissima mamma.

Esco di casa e corro, vado via, cerco di concentrarmi solo e soltanto sui miei piedi bollenti che toccano l'asfalto e sul respiro che cerco di tenere regolare.

Mi fermo in una staccionata, straziata e completamente stanca. Ho esaurito tutto, ho prosciugato ogni forma di energia che c'era in me, ho tolto tutto.

«Eva, che cazzo hai fatto?» la voce roca di Ryan mi fa rabbrividire. Sento due mani prendermi per i fianchi e sollevarmi da terra e mettermi su una panchina.

«Eva stai bene? Vuoi che chiami un'ambulanza?» rabbrividisco e scatto in piedi.

«NO, NO. TU NON MI PORTERAI LI'!» grido e inizio a dimenarmi. «Ehi ok, rilassati.» mi accarezza i capelli e mi dà un bacio sulla fronte. Mi tranquillizzo ma sento le lacrime bagnarmi il viso, di nuovo.

«Eva, che è successo?» la sua paura e confusione si è trasformata in dolcezza.

«E'... E' morta.» mi esce un lamento strozzato e le lacrime continuano a scendere, mi chiedo quando mi riprenderò.

«Ehi vieni qui piccola...» mi stringe forte a sé e io mi avvicino a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Rimaniamo così, io tra le sue braccia, e lui pronto ad accogliermi. «Andrà tutto bene.»tiro su col naso.

No, non andrà tutto bene perché ormai lei se n'è andata e dentro di me ho un vuoto incolmabile, non tornerà tutto come prima, non può più essere come prima.

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