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"Eravamo in montagna in mezzo ai fiocchi gelidi a tirarci pallonate e costruire pupazzi di neve, ad un certo punto mi ritrovo in un salotto di un tipico chalet di montagna, molto rustico. Il camino ardente fiammeggiava e riscaldava la stanza, dando un effetto molto accogliente.

Stavamo tutti bevendo una qualche strana bevanda in dei bicchieri di carta con disegnato un cuore. Una ragazza decide di buttarlo nel caminetto e aspettare che diventi cenere. In un istante il bicchiere si sbriciolò e vidi il cuore scomparire piano piano tra le fiamme incandescenti.

Sentii un vuoto dentro di me, quando vivi quel cuore sbriciolarsi ebbi la sensazione che fosse il mio, non so per quale preciso motivo, mi sentivo così vuota da avere la sensazione di cadere e sprofondare..."

Mi sveglio di scatto a causa della botta adrenalinica che mi ha dato la finta caduta del mio sogno. Odio quando succede e soprattutto odio quando i sogni che faccio mi rimangono così impressi, la sensazione del cuore sbriciolato era così vera.

TOC-TOC-TOC, sento dei colpi sulla mia finestra, ma saranno appena le cinque del mattino e poi chi dovrebbe bussare a una finestra? La scimmia dell'albero di fronte? Credo di essere ancora in stato di trance quindi ritorno a dormire.

TOC-TOC-TOC, no okay, non può essere un sogno. Giro il viso verso la finestra e per poco non mi acceco, ma perché diavolo il sole è già così accecante di prima mattina? Faccio solecchio e, dopo che i miei occhi hanno messo a fuoco la zona, vedo la faccia di Ryan spiaccicata sul vetro della mia finestra. Ma perché a me.

Mi alzo e lo faccio entrare perché starà sicuramente congelando.

«Ryan... Perché sei qui?» Mi da' ansia il fatto che un ragazzo -molto affascinante e sexy- sia in camera mia alle cinque del mattino.

«Eva scusa veramente, ma ieri ho litigato con i miei prima di uscire e per il momento non mi va di tornare a casa, magari dopo scuola, però ti prego fammi stare qui due orette, ti prometto che alle sette me ne vado.» Mette la faccia di un cane appena bastonato, e no mi fa troppa pena.

Allora Steve non è un problema tanto è collassato sul divano come sempre in questo periodo, mia madre è all'ospedale -pomeriggio dovrò andare da lei perchè mi manca troppo, ma i familiari non possono andarla a trovare spesso- quindi l'unico mio problema è Ethan... Il mio gelosissimo fratello gemello Ethan, come gli spiego che un ragazzo è nella mia stanza alle cinque del mattino?

«So che stai pensando a Ethan,ma quando lui si alzerà in piedi io me ne sarò già andato, promesso.»

«E va bene, ma non potevi importunare qualche tuo amico o la tua ragazza anziché venire a rompere a me?»

«Perché magari sei solo tu quella che voglio importunare.»

Lo lascio stare e mi butto sul letto: «Tu puoi metterti nel divanetto sotto la finestra, ora lasciami dormire che ho sonno.» chiudo gli occhi e provo a dormire, ma la sua voce mi interrompe: «E' troppo piccolo per me, non ci entro.»

«E allora mettiti a terra.»

In tutto questo sembriamo due topini che litigano perché per non farci sentire da nessuno stiamo bisbigliando e la situazione è abbastanza divertente.

«Comunque Curtney non è la mia ragazza.» apro gli occhi e lui accenna un sorriso. «Lei ha sempre avuto una cotta per me e alle medie io ho ceduto e mi sono messo con lei, una storiella niente di che, ma arrivati al liceo io mi allontanai da lei e adesso cerca di allontanare da me tutte quelle che mi parlano.»

«Ah quindi quello che ha con me non è un trattamento unico, pff e io che pensavo di essere speciale per una volta.» dico in modo ironico.

«Beh, lo sei.» Io divento rossa, ma rossa rossa rossa.

«Mi si scioglie il cuore.» rispondo in finto modo drammatico cercando di sembrare meno imbarazzata.

«Dai, sono serio, mi hai raccontato il tuo passato e non è cosa da poco.» si alza in piedi e si siede sul mio letto.

«Lo so, di solito faccio fatica a fidarmi delle persone, ma tu mi sei sembrato la persona giusta al quale raccontarlo, come fosse un segno.»

Sorride lievemente: «Lo vedi Eva, siamo destinati a questo.» Si sporge in avanti e i nostri occhi si guardano a vicenda.

«A cosa?»

E mi bacia.

Mi bacia con passione, con sentimento, come se ne avesse bisogno. I suoi zigomi sono molto marcati, le vene del suo collo pulsano e le sue mani accarezzano la mia guancia. Ci stacchiamo e sorridiamo in modo sincero, perché non c'è nulla di più trasparente di noi due, sdraiati sul letto, che sorridiamo e quasi ridiamo dalla felicità.

Ci stacchiamo e io mi copro il viso con il cuscino per l'imbarazzo, cosa si fa dopo un bacio del genere? Nel dubbio decido di sdraiarmi di nuovo sul letto evitando il suo sguardo e rimettendomi a dormire.

Dopo scuola io e Ethan decidiamo di andare da mia madre all'ospedale. Alla fine Ryan se ne è andato alle sette come promesso e a scuola ci sorridevamo in modo complice, ed è anche scappato un bacio prima di entrare in classe, quando per i corridoi non c'era nessuno.

Lo conosco da così poco tempo, ma quella sera in spiaggia la sua presenza mi sembrava così familiare, sono sicura di averlo visto qualche altra volta.

Arriviamo in ospedale e raggiungiamo la stanza di nostra madre. Vederla attaccata a delle flebo fa abbastanza male, ma la cosa che in me causa veramente dolore,è vedere i suoi bellissimi occhi azzurri spenti e cupi, il suo volto, di solito felice, ora è triste e spaventato.

Vado subito ad abbracciarla, ma noto che è più debole del solito.

Entra la dottoressa nella stanza: «Ragazzi, abbiamo appena finito di controllare alcuni valori dopo le ultime analisi e abbiamo riscontrato un ritorno del tumore e questo potrebbe essere più forte di prima, se non eseguiamo subito un intervento d'urgenza, vostra madre potrebbe non farcela.»

Mi sento morire di nuovo, la bestia è tornata e questa volta è più forte di prima.

«C-certo dottoressa, faccia il possibile, la prego.» tenta di rispondere Ethan, non riesco nemmeno a guardarlo in faccia ma so che sta soffrendo come me, lo sento.

«Preparate la stanza» grida la dottoressa ai suoi colleghi.

«Ehi E-ethan... V-vieni qui.» balbetta nostra madre.

«Se dovesse andare male...»

«No mamma, non andrà male.» piange mio fratello.

«Ho detto... se dovesse andare male, prenditi cura di tua sorella, siate felici insieme e litigate di meno, mamma vi vuole bene.» ci mettiamo a piangere. Dovremmo essere forti in questo momento, so che è brutto da dire ma questo potrebbe essere l'ultimo ricordo che avrà di noi.

«Ehi, Eva... vieni qui ho una cosa da darti.» a malincuore, mi avvicino al lettino.

Mi da una scatolina bianca con all'interno un gioiello, un bellissimo anello argentato con un infinito:

«Vivi la tua vita al meglio, non lasciarti condizionare da nessuno, vivi all'infinito.» questa fu la sua ultima frase prima di essere portata in sala operatoria.

Io e mio fratello aspettammo ore e ore in quella sala d'attesa, è venuto anche nostro padre che sembra essere sobrio e seriamente preoccupato.

L'attesa è snervante, ogni secondo perdo la speranza, ogni secondo mi allontano di più da mia madre.

Le porte della sala si aprono, non so chi l'abbia detto, non so neanche perché io stessi fissando il vuoto, l'unica cosa che sono riuscita a sentire è stata: «Mi dispiace, ma la paziente non ce l'ha fatta.» accompagnato dal pianto straziante di mio fratello e dal buco nero che si era appena creato dentro di me.

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