Epilogo

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Il cielo sopra di me è terso, sento la sabbia sotto le dita, sbatto gli occhi, senza smettere di osservare il cielo.

I raggi del sole, oltre che il caldo riflesso sulla sabbia, rendono quasi impossibile pensare lucidamente, mi porto la mano sugli occhi per proteggerli.

Finché un ombra, oscura la mia visuale, mi metto seduta ed osservo meglio ciò che ho davanti.

Con la vista offuscata per via del sole, ed il fatto che la figura ci si è piazzata proprio davanti, impedendomi di vederci al meglio.

-Tutto bene?- nel  sentire la domanda annuisco, ed osservo la figura che si accuccia per essere alla mia altezza.

-Dove sono?- sussurro con un filo di voce, vedo solo sabbia, un immensa distesa di sabbia.

Una sensazione di familiarità, ed allo stesso tempo di estraneità, come se il mio cervello fosse diviso su cosa pensare.

-Su Jakku- ha un sorriso gentile, e mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi.

Il ragazzo, perché di un ragazzo si tratta, avrà all'incirca vent'anni, ha un aria familiare, ma non ricordo dove potrei averlo visto.

Ha i capelli corti neri, la pelle olivastra, ed un espressione gentile sul viso, però sono i suoi occhi che mi colpiscono di più.

Sono di un blu elettrico, è un colore insolito, un colore del genere non si scorda facilmente.

-Come sono finita su Jakku?- sussurro tra me, ed aggrotto la fronte, ma più provo a pensare più mi viene un gran mal di testa. È come se il mio cervello si rifiuta di ricordare, ma non ne comprendo il motivo.

-Come sei arrivata qui?- domanda il ragazzo, si guarda attorno, alla ricerca di qualcosa. Un mezzo di trasporto, forse?.

-Non lo so- sussurro. Ed afferro la mano del ragazzo, che mi aiuta a tirarmi su.

-Come ti chiami?- mi chiede, apro bocca per poterlo fare ed a quel punto, lo guardo dritto negli occhi, consapevole di una cosa

-Io...non lo so...- abbasso lo sguardo, noto una spada laser che penzola dalla sua vita. Una parola si fa spazio nel mio cervello, per puro istinto mi porto una mano sulla mia di cinta, sento qualcosa di freddo al tatto e la stacco, ritrovandomi un cilindro tra le dita e lo impugno con due mani.

Una lama azzurra si alza ed un "oh" mi fuoriesce dalle labbra, il ragazzo vicino a me ha gli occhi sgranati.

-Oh sei una Jedi!-
Il ragazzo si illumina osservando prima la spadalaser e poi me -io sono Ezra- mi sorride facendo segno di seguirlo, inizialmente sono titubante. Come se ci fosse qualcosa che so di dover fare, nonostante tutto, e che mi stia sfuggendo un qualcosa di importante.

Ed alla fine, inizio a seguirlo, sempre meglio che rimanere da sola nel bel mezzo del nulla.

Dopotutto, che cosa vuoi che succeda, nel bel mezzo del nulla?

Non so da quanto camminiamo, inizio a sentire il caldo soffocante, ma ciò che attira la mia attenzione, però è altro.

-Che c'è di là?- una porzione di deserto, completamente immersa nella oscurità più buia.

Un qualcosa di triangolare che attira la mia attenzione, nel bel mezzo della sabbia, al cui interno vedo qualcosa di strano.  Vorrei potermi avvicinare, ma Ezra me lo impedisce, mi blocca per un braccio e scuote il capo.

I miei occhi si soffermano su quella cosa, qualunque essa sia, forse la mente mi starà giocando un brutto scherzo, ma sono sicura di aver visto un paio di occhi dorati che mi stanno seguendo.

Mi blocco osservando quegli occhi insoliti, scuoto il capo, quando torno ad osservare le dune di sabbia, non c'è già più.

Ezra si ferma all'improvviso, tanto che rischio di andarci a sbattere contro, mi guardo attorno, non c'è altro che sabbia.

-Siamo arrivati- mi informa Ezra, ho come la sensazione che qualsiasi cosa ci sia qui. Non dovrebbe essere disturbata, per nessun motivo.

Questo posto è saturo, di cosa non so, ma lo percepisco molto chiaro, è qualcosa di anomalo, di pericoloso e di diverso.

-Ezra, perché siamo...- mi volto ma di Ezra non c'è la benché minima traccia, è sparito nel nulla -...qui-

Mi ritrovo da sola in un posto sperduto, senza poter contare su niente e nessuno, per giunta senza poter ricordare nulla.

-Ed ora che faccio?- sussurro, consapevole di essere nei guai.

Segui la Forza, essa ti guiderà.

Faccio un passo, ed inciampo su qualcosa, finendo in ginocchio, ed a quel osservo meglio ciò che ml sta davanti.

Inizio a spazzare via la sabbia con le dita, e mi ritrovo davanti un casco da pilota, è logoro e consunto.

Ha un simbolo sopra che mi è familiare, un cerchio rosso con tre linee linee, due corte e quella centrale lunga, una lacrima scende lungo la guancia.

Mi rendo conto che sto piangendo, però quanddo mi alzo il casco rotola sulla sabbia.  Ne seguo il movimento, finché non sparisce nella sabbia, ed allo stesso tempo mi sento vuota, come se quel casco fosse stato un pezzo di me.

Tu sei la Forza, dominala.

Altro passo, altro inciampo, anche se questa volta mi ritrovo ad osservare una spada laser. È diversa da quella che mi sono ritrovata in mano, questa ha l'elsa a croce. Familiare.

Quando la metto in funzione, osservo la lama color vinaccia che scaturisce dall'elsa, un fremito elettrico ed inatteso, come se fosse stata lì ad aspettare per tutto questo tempo.

Ed io dal canto mio, inizio a sentire quella sensazione che mi attraversa le vene, un potere che è mio di diritto, ma c'è qualcosa che mi frena.

Come se fosse sia giusto che sbagliato, avere tutto quel potere in mano ad una persona sola, ma nonostante ciò, lascio la presa sulla spada laser che mi scivola dalle dita. Ed a quel punto, inizio a ricordare.

NO, non sceglierò.

Sento la Forza agitarsi intorno a me,  le voci dei Jedi si fanno sentire scontenti, fremono e si indignano.

Non mi farete diventare il nuovo Anakin Skywalker, manipolato da entrambi gli ordini con la scusa che fosse il Prescelto.

Io non voglio il potere,  non voglio nemmeno essere costretta a seguire delle stupide regole che hanno portato sull'orlo dell'estinzione i Jedi.

I Jedi si sono estinti, perché nella loro arroganza, tutto ciò che era contro le loro regole era sbagliato.

Predicano tanto che la Forza è in qualsiasi cosa ci circonda, ma sono i primi a non essersi resi conto che le loro stesse regole, gli si sono ritorte contro.

L'ombra di Palpatine, incombe su di me, ma non ho paura. Perché dovrei avere paura di un ombra? Di un qualcosa che basta un po' di luce per scacciarla via?.

L'ombra incombe minacciosa, ma io lo guardo seria senza battere ciglio, non mi faccio intimidire da un ombra.

-Se lasci il comando a me, faremo grandi cose insieme, Zita- la sua mano rachitica, si allunga verso di me.

-No- secca e decisa,  la mia fermezza, sorprende anche Palpatine, la cui espressione cambia da accondiscendenza a rabbia pura. Ritira la mano di scatto.

-Dovevi essere colei che avrebbe portato in alto il nome dei Sith! Non unirti al nemico Zita! Tu eri la prescelta!-

Le sue parole, mi sembrano familiari, chissà perché eh. Però ho ragione a dire che Jedi e Sith sono uguali,  dopotutto. Anche troppo.

-Io sono Zita Versio, figlia di Iden Versio e Del Meeko, gli unici a cui devo qualcosa sono loro, a te non devo proprio nulla-

Ad ogni parola che dico, acquisto sempre più sicurezza e forza, l'ombra di Palpatine inizia a tremare in modo convulso, come se la mia forza sia la sua debolezza "No! Non può finire così!" si formano tante piccole crepe, sulla sua figura. Come un vaso rotto che se colpito un punto preciso, questo inizia a riempirsi di crepe.

-Credo che tu abbia riposto le speranze nella persona sbagliata, nonno- ed è ironico il fatto che Palpatine, nonostante tutto, abbia avuto qualche speranza. 

O il fatto che sappia che vuol dire la parola in questione, ma ne dubito fortemente.

Le crepe che si allargano sempre più fino a quando, non esplode emanando una luce che rischia di acceccarmi, costringendomi a socchiudere gli occhi.

Zita.

Una voce mi arriva alle orecchie, forte e chiara, mi sembra la voce di Rey, ma non ne sono del tutto sicura.

Zita, è ora.

La luce si dirada, così che mi ritrovo faccia a faccia con...Ben? Nonostante la mia confusione, un sorriso spontaneo mi nasce sulle labbra.

Non appena mi avvicino, la mano sinistra di Rey così come quella di Ben, si posano sul mio cuore, mi spingono via usando la Forza.

Zita, svegliati.

Apro gli occhi di scatto, la prima cosa che noto è un soffitto di legno, al naso mi arriva il tipico odore di pioggia e muschio. Sono in una foresta?

Il letto è fin troppo comodo, non viene nemmeno la voglia di alzarsi, ma sono  le voci ad attirarmi. Mi metto seduta sul letto, la prima cosa che noto sono le braccia, senza neanche un ombra nera, la seconda cosa sono i capelli.

Mi arrivano a toccare le spalle, ed un po' la cosa mi sorprende, passo le dita sulle ciocche, per essere sicura di non stare sognando.

La porta è socchiusa, la luce del sole filtra dalle finestre, insieme a diversi rami con delle foglie verdi.

Mi alzo ed un traballante raggiungo la porta, spingo lentamente, e trovo Poe appoggiato contro un porticato ha una tazza in mano.

A giudicare dagli alberi e dalle strane  piramidi in lontananza, siamo su Yavin 4. Non  sono mai stata su questo pianeta, ne ho sentito parlare, come ho sentito parlare della battaglia su Endor.

È di spalle ad osservare qualcosa, noto Zay che si allena con le mie spade laser insieme a Finn, entrambi si fermano quando notano del movimento. Iniziano ad osservarmi uscire dalla porta, Zay perde la presa sull'elsa della spadalaser.

A quel punto Poe si gira, e la tazza gli  scivola dalle dita versando tutto il suo contenuto per terra, mi scruta come se non ci credesse.

-Poe, sono io, non fare l'idio...- non ho neanche il tempo di formulare la frase, che Poe mi abbraccia.

-Ho pensato di averti perduto- sussurrò Poe, la sua presa su di me si fa più salda, come se non volesse lasciarmi andare, per paura di perdermi ancora.

A quell'abbraccio si uniscono anche Zay e Finn, ed è per questo che ho lottato fino alla fine.

È un qualcosa che Palpatine, non potrà mai capire, lottare per vivere, lottare per l'amore, lottare per la propria famiglia.

Persa in quell'abbraccio, quasi non noto Rey e Ben che osservano la scena da sotto un albero, si tengono per mano. Sorridono.

Un raggio del sole, mi offusca per un attimo la vista, sono costretta a distogliere lo sguardo, ma quando torno a guardare, della loro presenza non sembra esserci traccia. 

Non posso fare a meno di pensare che, per la prima volta in vita mia,  sono felice, e cosa non da poco visto tutto ciò che è successo, sono viva.

Un sorriso mi nasce sulle labbra, ed alzo gli occhi al cielo, quel cielo così limpido e con il sole alto, grata di avere avuto questa nuova, seconda, occasione.

Che la Forza sia con te, Zita, sempre.

Fine.

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