Nella casa

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Si dicevano strane cose su quella casa: si narrava che fosse il giaciglio di un mostro, del diavolo o di una strega. Quest'ultima attirava dentro la casetta le sue vittime con metodi diversi per ognuno ma sempre efficaci. Tutti quelli che ci erano entrati, avevano affermato di aver sentito dei rumori e un pianto straziante poco prima di correre via a gambe levate. Certo: questo lo affermava chi tornava, poiché non tutti riuscivano ad uscire da quella casa.
Era per lo più usata dai bambini come "atto di coraggio".
La casa era grigia, perennemente circondata dalla nebbia; il giardino era sempre curato, poiché, puntualmente, un vecchio giardiniere andava a potare il prato e le siepi. L'uomo lavorava lì da quando era stato realizzato l'edificio: d'altronde non era molto vecchio eppure era il più infestato della città.

Max si era recato lì quel giorno, doveva dimostrare che era coraggioso a tutti i suoi amici nonostante avesse solo otto anni.
Entrò nella casa.
Non aveva paura.
Il pavimento di legno cigolava sotto i suoi piedi e le pareti decorate con carta da parati a fiori ululavano come lupi.
"È solo il vento" Pensò
Salì una grande scalinata facendo attenzione a non scivolare sui gradini irregolari. Si ritrovò in un corridoio costeggiato da innumerevoli porte.
A un tratto... uno sparo.
Tutte le porte iniziarono a sbattere ripetutamente, dalle pareti colava del liquido rossastro che sporcava la moquette verde: del sangue.
Max si tappó le orecchie, poi il tutto si calmó. Solo una donna si sentiva piangere nel silenzio assordante.
La lamentela proveniva da una stanza in fondo al corridoio. Max ci si diresse e aprì la porta semi chiusa.
Una donna vestita di pizzo, piangeva su una culla vuota; una particolare acconciatura le copriva il volto; intorno a lei un'intera collezione di bambole di porcellana. Tutte avevano un'espressione reale spaventata e le curve del viso seguivano alla perfezione quelle del vero volto umano. La donna ne aveva una in braccio.
Max le si avvicinò: non era una bambola, era il corpo di un bambino adornato da un vestitino lungo e pieno di fiocchetti azzurri. Era morto e la donna se lo stringeva forte al petto e piangeva con un lamento straziante.
Max si avvicinò di più, poi d'improvviso la donna alzò il volto: era vecchia, consumata dalle lacrime, dal tempo e dalla disperazione. Smise di piangere, sostituendo i singhiozzi con delle grida.
«Rivoglio il mio bambino, rivoglio il mio Max»
Appena senti queste parole, Max indietreggió provando a scappare, ma qualcuno gli diede una botta in testa.

Quando riaprí gli occhi, Max vide di nuovo la donna che piangeva e si piegava sul corpo esanime del figlio; questa volta però, la scena la vedeva dall'alto, dove prima stava una mensola con le bambole.
La donna si alzò, lasciò il morto nella culla e si diresse verso Max, che per quanto ci provasse, non riusciva a muoversi. La donna arrivo davanti al bambino
«Ora staremo insieme Max, staremo insieme per sempre. Ora sei mio figlio, ora siete tutte miei figli» Iniziò a ridere, una risata isterica.
Era diventato uno di loro.
Era diventato una bambola.


By Dany

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