13. Tredicesimo Atto

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SENZA FINE


«È tutto a posto, signorina. Non abbiamo riscontrato niente di anomalo, può dormire sonni tranquilli», sentenziò il dottore, gli occhiali sul naso e un cipiglio rassicurante.

Kristen sospirò di sollievo. Almeno questo, si disse, quindi ritirò il referto e lo analizzò quel tanto che bastava a sincerarsi che quel primo rapporto sessuale con Marcus non avesse prodotto conseguenze importanti. Il problema, a ben guardare, era un altro. Quell'uomo le restava sempre in mente, e non vedeva l'ora di ritrovarselo davanti. Di lasciarsi guidare dal profondo trasporto che sentiva per lui.

Dipendenza affettiva. Così la chiamano gli esperti.

Kristen digrignò i denti. Si stava legando troppo a Marcus e, prima che fosse troppo tardi, avrebbe dovuto chiudere tutti i ponti con lui.

Sei sempre stata una paladina della giustizia. Hai sempre cercato di fare la cosa giusta, hai sempre seguito le aspettative di chiunque incrociasse il tuo cammino. Hai mai trovato il coraggio di seguire veramente il tuo cuore, di fidarti del tuo istinto?

Lo sto facendo ora, maturò, con una punta di soddisfazione che le affiorava nel petto. L'avevo fatto con Herbert, ma la cosa non mi ha portato molto lontano. Magari finirà nel peggiore dei modi anche stavolta, ma perlomeno avrò in mano la ferrea certezza che posso ancora provare dei sentimenti per qualcuno. Giusto o sbagliato che sia. Non m'importa se farà male. Anche stavolta, sono disposta a correre il rischio.

Forte di questa consapevolezza, cominciò a preparare il solito bagaglio in vista del fine settimana che avrebbe trascorso al Prior Dene Cottage. La sera prima, Marcus le aveva scritto un "non vedo l'ora che sia domani" e le aveva assicurato che sarebbe passato a prenderla per le dieci il giorno seguente. E così era stato. Non appena l'accolse dentro la sua macchina, le afferrò il mento con delicatezza e le rubò un dolce bacio, che Kristen non mancò di approfondire. Si sarebbe lasciata inghiottire da quelle labbra. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza del loro sapore, della loro morbidezza. Della loro consistenza. Del confortante calore che le stesse emanavano.

«Grazie davvero per i collant. Non dovevi disturbarti, però», gli disse poi, scostandosi da lui.

«Sono contento che tu abbia apprezzato. Avevo un po' paura di risultare invadente, quindi ho preferito mandare un fattorino.»

«Il tuo è stato un gesto molto carino, invece.»

Marcus accennò un tiepido sorriso e svoltò alla sua sinistra. Kristen si concentrò sui selvaggi e affascinanti scorci di paesaggio che quasi immediatamente si presentarono ai loro occhi. Si stavano lasciando tutto alle spalle, pronti a godersi appieno lo splendido weekend che li attendeva come una qualsiasi, novella coppia di fidanzati. Tornò a fissare Marcus: era perfettamente sbarbato e sapeva di buono. Doveva essersi dato una spruzzatina d'acqua di colonia – che Kristen, per inciso, adorava.

«Cos'hai fatto di bello in questi due giorni?» le chiese lui d'improvviso, guardandola di sottecchi.

«Ho lavorato», rispose Kristen con ovvietà.

«Lo vedi che allora ci siamo trovati?»

L'altra scosse la testa. «Ah-ah, ma che bella battuta», lo schernì, senza che riuscisse a trattenere un borbottio divertito.

«Mi sei mancata», le confessò lui dopo qualche secondo, con un filo di voce.

Kristen si ammutolì. Non si sarebbe mai aspettata un'ammissione di quel tipo. «Lo dici sul serio, oppure—»

«Sul serio. Non sono solito dare fiato alla bocca, Kristen.»

«Non ho detto questo. Però tu—»

«Sono sposato, lo so.» Sospirò, ricacciando una smorfia vagamente infastidita. «Senti, io ho bisogno di sapere se... sì, insomma, non avresti accettato la mia proposta se non ti piacesse stare con me, giusto?»

Kristen lo guardò stranita. Che cosa voleva sentirsi dire? Che la faceva impazzire? Che stare con lui la faceva sentire davvero una donna nel fiore degli anni, nonché terribilmente attraente? Che da quando l'aveva incontrato, fare sesso con lui stava diventando una piacevole dipendenza? Che forse gli si stava affezionando un po' troppo?

«Ascolta, lo so che è tutto sbagliato. Però non mi sentivo così vivo da tantissimo tempo.»

«Quindi intendi continuare a frequentarmi?» gli chiese Kristen, il cuore in gola.

«Mi piacerebbe conoscerti un po' di più», ammise lui.

Anche a me piacerebbe tantissimo.

La donna si morse le labbra. «Io credo che—»

«Permettimi di farlo», la implorò Marcus, distogliendo per un breve attimo gli occhi dalla strada.

Lo sguardo che le rivolse fu sufficiente perché Kristen non insistesse ulteriormente sull'argomento.

Non si era mai sentita così debole. Adesso, invece, era persino disposta a calpestare tutti i suoi principi in nome di un qualcosa che sarebbe finito prima del previsto. Perché niente di concreto sarebbe mai cominciato. Lei, però, era tanto affascinata dal suo corpo quanto dalla sua mente. E questo le impediva, almeno al momento, di lasciarlo in balia del suo destino. Senza contare che, durante l'intimità, riusciva a sentirsi quasi speciale. Era un qualcosa di più che aprire semplicemente le gambe e soddisfare il proprio appetito sessuale. Sicuramente, abbandonarsi al rapporto fisico con la rispettiva controparte era un aspetto che a entrambi era mancato per molto tempo, e che faceva da collante perché i due continuassero a vedersi. Ma Kristen non poteva trascurare quel minimo di affinità mentale che stava nascendo fra loro. Forse avrebbe dovuto fare una prova: resistere al richiamo del sesso per almeno una settimana e vedere cosa sarebbe successo; se magari ci sarebbe stata un'evoluzione nel comportamento di Marcus, come di un allontanamento da parte sua. Ma ce l'avrebbe fatta?

Il sesso, delle volte, poteva essere utilizzato in modo improprio, come primo – se non unico – strumento da impiegare senza sforzo in sostituzione alle tante, troppe parole che venivano pronunciate in preda all'angoscia, alla delusione e a chissà cos'altro. Il sesso rappresentava un'allettante copertura, un fedele alleato per quelle persone che facevano di tutto pur di non pensare ai problemi cui avrebbero, prima o poi, dovuto far fronte.

«A cosa stai pensando?» le chiese lui, mentre procedeva spedito verso la meta.

Alla netta differenza fra sesso e amore. Ma esiste poi davvero, questa differenza? Sarà davvero giusto separare le due cose? Magari, alla fine della fiera, non esiste l'uno senza l'altro. Però... nel nostro caso non si è trattato solo di sesso?

Kristen decise di buttarsi. «Che non facevo così tanto sesso da quando ho memoria.»

Era quasi certa che qualcun altro, al posto di Marcus, avrebbe riso a crepapelle per quell'ammissione (malgrado la stessa non fosse per niente una battuta), o magari fatto chissà che allusione.

Lui, invece, rimase impassibile, forse un po' spiazzato.

«Un po' di sesso facile si può trovare ovunque», commentò, rimanendo sulle sue.

È quello che mi sono detta anch'io. Eppure continuo a fissarmi con te. Com'è strana la vita. Abbiamo così tante opzioni, così tante strade da percorrere. E poi, puntualmente, scegliamo sempre quella più sbagliata.

«Non è quello che ho fatto io», si difese lui.

Per la seconda volta in pochi minuti, Kristen rimase senza parole.

«Il sesso può essere visto in tanti modi, a mio avviso» le spiegò, la fronte aggrottata in un cipiglio pensieroso.

«E... tu come lo vedi?» gli chiese lei, sempre più sbigottita.

«Io personalmente fatico a vederlo come un semplice diversivo. Penso che sia qualcosa di più... profondo, se così si può dire. Una forma di comunicazione piuttosto esplicita, è vero. Ma non è comunque un passatempo.»

Anche nel nostro caso è così? avrebbe tanto voluto chiedergli, ma si trattenne. «Caspita. Non sono in molti a vederla in questi termini.»

«Tu appartieni alla cerchia dei superficiali? Perché io non credo», rispose Marcus al posto suo.

«Mentirei a me stessa se ti dicessi che avrei fatto con chiunque quello che ho fatto con te la prima sera che ci siamo ritrovati a casa mia.» Kristen si premurò di non guardarlo. Lui sembrava sincero, però non poteva averne la certezza assoluta. Lei, invece... non gli stava mentendo. Ciononostante, non trovò il coraggio di sfidare i suoi occhi, sebbene questi fossero fissi sulla strada. Quando però ebbe l'ardire di farlo, una volta che lui aveva ingranato la marcia per immettersi lungo il tortuoso sentiero che portava al cottage, notò che un sorriso fugace gli attraversava a più riprese il volto. E quel sorriso non lo abbandonò per un bel pezzo. Era molto più bello, quando sorrideva. Le solite rughette intorno agli occhi si distendevano fin quasi a scomparire, un'intrigante fossetta gli spuntava sul lato destro della guancia. Scompariva persino quel cipiglio severo e in parte inquisitorio che aveva mostrato fin dall'inizio. Scomparivano la tristezza e la malinconia.

Dio mio, pensò. Come cavolo faccio a tirarmi fuori da questa trappola?

Marcus spense il motore. «Siamo arrivati», chiosò, scoccandole una breve occhiata. Scese dalla vettura e andò di corsa dall'altra parte, aprendole la portiera. Kristen vi scese e respirò, a pieni polmoni, l'aria salmastra mischiata al profumo del muschio e delle piante selvatiche che circondavano l'intera zona. Due forti braccia la cinsero da dietro e il cuore di lei prese a battere all'impazzata. Per un paio di minuti rimasero a guardare le meraviglie della natura e ad ascoltarne i flebili rumori, affascinati come mai prima da uno stormo di aironi che si muoveva all'unisono creando nel cielo un percorso ben definito. Kristen non osò nemmeno muoversi. Si trovava così bene, tra le braccia di Marcus! Herbert non aveva mai apprezzato quel posto dimenticato da Dio, e a lei sembrò quasi che Marcus le avesse letto nella mente, perché poco dopo le disse: «Sei la prima persona con cui condivido questo posto bellissimo. A nessun'altra è mai piaciuto.»

«E quindi neanche a—»

«Neanche a mia moglie, esatto. Fosse stato per me, mi sarei sposato proprio qui, magari ai piedi della scogliera, ma lei non ha mai voluto saperne.»

«Magari soffre di vertigini», provò a sdrammatizzare lei. Si morse l'interno della guancia. «Scusami tanto, non avrei dovuto dirlo», aggiunse poco dopo, a fronte del silenzio di Marcus. «Mi dispiace che non sia andata come volevi.»

Lui, per tutta risposta, si abbandonò a un leggero sorriso. «Il tuo senso dell'umorismo a me non dispiace, invece. Delle volte aiuta. E comunque, stai pure tranquilla. Lo so che il tuo dispiacere è sincero.»

«Lei... lei sa che ora sei qui?» Kristen non ebbe il coraggio di sciogliere quell'abbraccio.

«Forse lo immagina. Ma sinceramente non mi interessa. Io a lei non interesso più.»

L'altra sussultò. Per la prima volta, nella sua voce non c'era alcun accenno di rabbia o dolore, a differenza di quando lui l'aveva trascinata fuori dal Brunch durante il secondo incontro. Per la prima volta, nella sua voce risuonava un'indifferenza totale.

Non vedere asini dove non ce ne sono, Kristen.

Marcus la fece voltare, lentamente, verso di lui. Si guardarono l'un l'altra per un tempo indefinito; un tempo che a Kristen parve lunghissimo. A cosa stava pensando? Inutile chiederselo. Quando si ritrovò a un soffio dalle sue labbra, però, decise di tirarsi indietro.

Viste le circostanze, direi che un bacio romantico non fa assolutamente per noi.

Un bacio che non sarebbe sfociato nel consueto rapporto intimo sarebbe stato un bel problema. Un rischio non calcolato. E lei doveva cercare di tutelarsi il più possibile. Si stava già esponendo troppo.

Ma non stava facendo lo stesso anche lui?

Varcarono insieme la soglia del cottage e, come al solito, trovarono il caminetto acceso e il soggiorno completamente tirato a lucido. Kristen salì di corsa in camera da letto e sistemò il proprio borsone in un angolo della stanza. Lo specchio affisso alla parete di fronte le restituì l'immagine di una donna che si stava prestando a un gioco molto pericoloso. Un tipo di donna cui non si riconosceva. Anche Herbert aveva provato quella sensazione di straniamento, poco prima che si decidesse a tradirla con quella Bridget? La stava provando anche Marcus? Si erano chiesti o no cosa potessero provare nel caso in cui fossero stati loro l'oggetto di uno squallido tradimento? Avevano almeno tentato, anche se solo per qualche attimo, di mettersi nei panni delle rispettive compagne? Riuscivano a capire cosa significasse tradire la fiducia della persona a cui si era affidato praticamente tutto di sé?

«Kristen, lo so cosa stai pensando. Che non dovremmo essere qui.»

«Tu stai tradendo tua moglie. Io sto tradendo me stessa», soffiò l'altra, senza muovere un muscolo. Dallo specchio, riusciva a intravedere la figura di Marcus e la serietà impressa sul suo volto. Del tutto immersa in quelle riflessioni, non si era neanche resa conto del rumore dei suoi passi.

«Le sto rendendo pan per focaccia», rispose lui. «Quanto a te—»

Kristen lo guardò di sbieco. Intendeva forse dire che... «Quindi... mi stai dicendo che vorresti attirare la sua attenzione andando a letto con me?»

«Se pensi che io ti stia solo usando, allora credo sia meglio che tu esca da quella porta e che... e che io ti riaccompagni a casa. Anche se il solo pensiero mi disturba. Perché io ti desidero troppo. E poi... credevo di essere stato chiaro...» Le si avvicinò e la strinse con ferma dolcezza, e neppure stavolta Kristen trovò il coraggio di sottrarsi da quell'abbraccio. «Non è il sesso che mi dai. Non è solo quello. Ma è quello che sei, ad attrarmi verso di te. Abbiamo bisogno l'uno dell'altra e lo sai anche tu.»

Kristen scosse la testa. «Io... io mi sento in colpa», ribatté flebilmente, tentando di resistere al delicato tocco delle sue mani, che le accarezzavano le braccia ricoperte dal maglione.

«Resta con me», borbottò lui, mentre le si gettava sul collo con le labbra. «Fammi tuo», sibilò poi, mentre l'eccitazione divampava in entrambi come un fuoco indomabile.

Kristen non si sentiva più in grado di controbattere. Lasciarsi baciare e toccare da lui riusciva a farla riemergere dall'apatia e dal dolore a lungo provati. Da quel letargo sentimentale che per anni l'aveva avvolta. E lei, al netto di tutto, pretendeva di sentirsi di nuovo importante, desiderabile e speciale agli occhi di un uomo. Di quell'uomo. Un uomo sbagliato, ma pur sempre un uomo che, proprio come lei stessa, stava riscoprendo emozioni da tempo dimenticate.

Non ce la faccio ad allontanarmi da te. Non se mi implori in quel modo. Non se dai tuoi baci avverto tutto quel calore e quell'affetto che nessuno, eccetto Herbert, è stato più in grado di darmi.

Kristen smise di pensare e si lasciò avvolgere dalla bocca vorace di Marcus, che continuava a stuzzicare la sua con un trasporto che la fece tremare dalla testa ai piedi. Se c'era una cosa che non sarebbe mai riuscita a fare, sarebbe stata proprio quella: staccarsi dalle sue labbra una volta che queste avevano catturato le sue in un bacio travolgente. Avvinta in un abbraccio fin troppo profondo perché i due potessero ignorare l'attrazione fisica di cui ormai erano testimoni da qualche tempo, Kristen rispose con ingordigia a tutte le sue stoccate, le lingue di entrambi che si rincorrevano fra loro fin quasi a sfiorarsi, per poi vorticare insieme, senza posa, creando una sorta di danza infinita. Una danza i cui movimenti erano lenti e sensuali, finanche più frenetici e altrettanto stravolgenti. La donna non riuscì più a controllarsi. Lo desiderava troppo, e il suo era un desiderio che difficilmente si sarebbe spento, decretando così la sua triste fine.

Si staccò da Marcus quel tanto che bastava a sfilarsi il maglione e a gettarlo sul pavimento, quindi gli permise di avventurarsi nell'incavo del suo seno, parzialmente ricoperto da una canotta leggera che in pochissimo tempo andò a fare compagnia al resto dei loro vestiti. Kristen si spiaccicò sul suo petto e lo riempì di baci e carezze, mentre scendeva sempre più giù. Gli succhiò più volte i capezzoli facendolo sospirare di piacere, quindi si concentrò sul resto del torso leccandolo e mordendolo con passione, le labbra che gli lambivano i fianchi con grande dolcezza. L'esigenza di dargli tutta se stessa, nonché di soddisfarlo con tutto il proprio essere, le annebbiò completamente il cervello. Le sue mani affusolate che cercavano senza sosta quelle di lui, che a più riprese gliele stringeva, creando un incastro a dir poco perfetto. Voleva sentirlo nella sua totalità, voleva fargli provare un piacere unico nel suo genere; un piacere che senz'altro non avrebbe dimenticato tanto facilmente. Lo privò dei boxer e lo guardò negli occhi. Era inginocchiata di fronte a lui, che non s'azzardò a interrompere quell'intenso contatto visivo che testimoniava appieno il desiderio di donarsi l'uno all'altra. Kristen si concesse un respiro profondo e continuò a sostenere il suo sguardo trasognato, quindi allungò la mano verso la sua erezione, che stuzzicò giusto appena, stringendola tra le dita. Da tempo voleva di più, ed erano anni che non si concedeva di andare ben oltre a quella semplice stimolazione manuale che per l'ennesima volta stava adottando. Forse Marcus non era la persona più indicata con cui soddisfare quella fantasia ritrovata, ma sentiva che doveva almeno tentare, sperando che anche lui potesse apprezzare la sua audacia. Con Herbert l'aveva sperimentata parecchie volte, ma suo malgrado era sempre stata accompagnata dalle sue asserzioni che, seppur momentaneamente, erano spesso state capaci di spegnere d'un colpo tutta la sua eccitazione. Alla lunga, il sentimento che provava per lui non era bastato più, e la consueta volgarità di cui si era spesso avvalso in intimità aveva iniziato a darle tremendamente fastidio, col risultato che lei si era prestata sempre meno a quella pratica sessuale tanto intima e delicata – che Kristen, per inciso, avrebbe adottato solo con un partner di lungo corso. Ciononostante, il desiderio di abbandonarvisi era ormai insito in lei, quindi si lasciò guidare dall'istinto e gli schioccò un timido bacio proprio . Marcus fremette. La punta del suo membro s'irrigidì ancora di più, mentre i suoi forti sospiri si convertivano in veri e propri gemiti di piacere. Kristen cominciò a muovere le labbra e la lingua con più sicurezza, avvolgendolo tutto con sentita delicatezza; accolse senza fretta quella parte di lui e non poteva ignorare il piacere che le stava crescendo dentro.

Con i palmi delle mani lo sosteneva su per i fianchi e gli carezzava l'addome, mentre il dubbio di non essere all'altezza della situazione (al pari dell'insolita timidezza che stava nascendo in lei) lasciava il posto, a poco a poco, all'assoluto godimento. Marcus non stava forzando per niente la mano e, anzi, s'accompagnava con ammirevole parsimonia al costante andirivieni di Kristen, avendo cura di adattarsi a lei. Gli unici suoni che gli uscivano dalle labbra erano musica per le sue orecchie, e la spingevano a dare sempre di più. A regalargli tutto il piacere possibile. S'arrotolò con più energia attorno alla sua virilità, quindi cambiò drasticamente il ritmo e si spinse molto più in profondità, cogliendo Marcus di sorpresa. L'uomo ringhiò, e in un moto convulso cercò di staccarsi da Kristen prima che fosse troppo tardi, ma lei lo trattenne a sé. Lo tranquillizzò e gli strinse le mani con decisione; per tutta risposta, a Marcus sfuggì un lungo gemito e si arrese al piacere, mentre Kristen lasciava che il fiotto caldo le scendesse giù per la gola. Incredibile a dirsi, non provò nessun fastidio. Non aveva mai sperimentato un qualcosa di simile in vita sua, e quello che si era concessa di fare la eccitò moltissimo. Quando si staccò da lui, Marcus tentò – come al solito – di scusarsi, ma lei non glielo permise e, benché senza fiato, si buttò a capofitto sulle sue labbra. Per certi versi, sentiva ormai di appartenergli, nonostante sapesse che non sarebbe mai stata davvero sua. Gli sorrise e lo trascinò verso il letto, dove si gettarono per stringersi in un abbraccio affettuoso.

«Non mi hai ancora detto come hai fatto a memorizzare il mio numero di telefono», gli disse lei a fior di labbra, dopo qualche minuto.

Finalmente il sorriso di lui si allargò. «E tu non mi hai ancora detto a cosa stavi pensando l'ultima volta che abbiamo fatto l'amore a casa tua», rispose lui di rimando, il pollice che le sfiorava teneramente la guancia. «Non mi piace vederti triste.»

Kristen si irrigidì, mentre una forte emozione le salì dritta in gola. «Sei così diverso da Herbert», constatò, gli occhi lucidi.

Così diverso, eppure così uguale. Proprio come me e Bridget.

«Herbert è il tuo—»

«Il mio ex, esatto. Lui non ha mai... lui non hai mai usato quelle parole.»

«Quali parole?»

Kristen si strinse nelle spalle. «Per lui esisteva solo il termine scopare», gli disse, con una punta di disgusto mista a rassegnazione. «Ormai si fa così tanta fatica a distinguere le due cose. Sempre ammesso che si possa realmente farlo. Alla fine dei conti, in qualsiasi modo lo si chiami, non dovrebbe esistere chissà quale differenza, no? E poi... forse il sesso è veramente una cosa sporca, anche se dietro ci dovesse essere un sentimento fortissimo. Quindi non ci si dovrebbe scandalizzare così tanto, se oramai viene definito in un modo così... così rozzo e volgare. O magari, mi basterebbe semplicemente annoverarlo nella cerchia degli slang più popolari.»

«A me piace credere che la differenza esista, invece. Alcuni termini sono decisamente più svilenti di altri, e io non mi sento di definire in quel modo quanto stiamo vivendo noi.»

Nemmeno io. Eppure, sarebbe tutto molto più facile se lo facessimo.

«Dai, dimmi qual è il trucco. Come hai fatto a imparare il mio numero senza registrartelo sul telefono?» riallacciò Kristen, tornando ad argomenti più leggeri. Non se la sentiva di indagare oltre, in quel momento specifico.

«Ho costruito nella mia testa una semplice operazione matematica per cercare di ricordarmelo. Tutto qua», rispose lui, come se avesse detto la cosa più naturale del mondo.

Kristen spalancò gli occhi e scosse la testa. «Sei uno scienziato mancato», esplose, facendolo ridere.

«Ah, bastasse solo questo per fregiarmi di un tal nobile titolo!» sottolineò lui con viva enfasi.

«Tutto è possibile, Marcus. Devi studiare e lottare tanto, certo, ma sono sicura che ce la faresti.»

«Sei la prima persona che mi sta incoraggiando a inseguire il mio grande sogno, lo sai?» le disse lui, una forte riconoscenza trasparì dal suo tono di voce come dal suo sguardo. «I miei mi hanno voluto sempre molto bene, ma sono sempre stati piuttosto pratici e poco ambiziosi. Non potrei mai definirli degli incalliti sognatori. Io, invece... sono sempre stato un ragazzino goffo, delle volte piuttosto insicuro ma altrettanto speranzoso riguardo al futuro, e... perennemente con la testa fra le nuvole.»

Kristen sorrise. «Per certi versi, mi rispecchio nella tua condizione. Però ho avuto la fortuna di avere dei genitori piuttosto "menefreghisti", ovviamente nel senso più buono del termine. Per loro, l'importante era che fossi felice e che trovassi la mia strada, qualunque essa fosse. Comunque... posso chiederti cos'hai provato quando sei stato adottato? Questo è uno dei tanti quesiti che mi sono sempre posta negli ultimi anni, e occupandomi quotidianamente di queste cose, be'... mi farebbe molto piacere conoscerti meglio in questo senso. Sempre che non ti sia di peso parlarne, ovvio.»

«Certo che non mi pesa. Be', diciamo che, avendo avuto la fortuna di essere stato adottato a soli quattro anni, non ricordo moltissimo del periodo trascorso all'istituto di accoglienza per bambini abbandonati e non. E questo l'ho sempre considerato un buon segno. Se fossi stato trattato male me ne ricorderei, no? Comunque sia... inizialmente ero un po' intimorito, lo ammetto. Ma l'affetto costante dei miei genitori adottivi mi ha permesso di vivere un'infanzia meravigliosa. Mi sono subito integrato e non ho esitato un attimo dal definirli mamma e papà

«Sono contenta che la tua esperienza sia stata positiva. Sai, ultimamente ho un caso complesso per le mani e mi chiedo come debba procedere. Di solito, sul lavoro sono sempre molto sicura di me stessa, ma ultimamente... Non lo so, ho paura di fare la scelta sbagliata.»

«Segui il tuo cuore, allora», le suggerì Marcus. «Lui non sbaglia mai.»

«O quasi», rispose lei. «Non posso dimenticare che sul lavoro non posso farmi trascinare troppo dai sentimenti.»

E neanche nel privato, a quanto pare.

«Cerca un equilibrio tra le due parti, allora. Sono sicuro che lo troverai. Mi sembri molto in gamba.»

Kristen non riuscì a trattenere un sorriso. «La fai facile, tu.»

«Facile no. Possibile. È questa, la parola giusta.»

La parola magica, pensò lei. Ah, se soltanto fosse stato possibile continuare a frequentarsi! Invece...

Scosse la testa. Doveva smetterla.

«Comunque... quella volta pensavo al mio ex. Alcune volte mi rattrista pensare che con lui sia finita. Tutto qui.»

«Lo so. Fa molto male doverlo ammettere, ma credo che non bisogni comunque rimpiangere nulla del proprio passato. In fondo, anche lui ci ha reso quelli che siamo, no?»

Infatti. Ci ha reso degli infami traditori, degni dell'inferno dantesco. Ci ha reso il nuovo Herbert e la nuova Bridget. Dei perfetti esempi da seguire, insomma.

«Comunque... sono tanto felice che le abbia indossate», le disse, percorrendo con l'indice il profilo delle sue cosce sensuali e tornite.

Kristen comprese che si stesse riferendo alle calze che le aveva regalato, un brivido di piacere lungo la schiena.

«Lo ami ancora?» le chiese poi, fissandola negli occhi.

L'altra spalancò i propri. «Chi?»

«Il tuo ex.»

«Se non fosse per il fatto che non siamo una coppia, penserei quasi che tu sia geloso», soffiò Kristen, carezzandogli con dolcezza la mascella, un sottile velo di malinconia ad attraversarle il cuore.

«Magari lo sono davvero. Vorrei che non pensassi a nessun altro uomo; non quando sei con me, almeno.» Le si avvicinò e, poco prima che lei potesse ribattere, la coinvolse in un bacio che sprigionava passione da tutti i pori. Passarono quindi parecchi minuti a baciarsi e ad accarezzarsi, fino a quando Kristen non si accorse che Marcus fosse di nuovo pronto a consumare un altro rapporto. Lo guardò con infinita ammirazione, senza provare alcuna vergogna, dalla testa ai piedi. Non riusciva a placare la sua attrazione per lui, per quel suo corpo traditore di una virilità dai tratti vagamente botticelliani, tanto delicati quanto decisi. Anche Kristen sentì pulsare il proprio da un'eccitazione incredibile, però Marcus non intendeva toccarla fin quando non avesse risposto alla sua domanda. Prese a stuzzicarle di sfuggita l'entrata sfregandovi l'erezione senza che lei potesse approfondire il contatto, i palmi di lui erano piazzati sui fianchi di Kristen bloccandole i movimenti, un sorriso malandrino campeggiava sul volto di Marcus. La donna contorceva le labbra per il piacere e la frustrazione incipienti, che minacciavano di farla uscire di testa. Incredibile a dirsi, Marcus aveva sfoggiato un lato giocoso di cui non era assolutamente a conoscenza. Per la prima volta, i suoi occhi non sembravano più avvolti da quella tristezza che per giorni e giorni avevano tolto loro la luce che adesso vi risplendeva, trafiggendole l'anima.

«Allora?» la provocò, continuando a sfiorarla appena. «Lo ami ancora o no?»

Kristen abbozzò un sorrisetto sghembo. «Tu che ne dici?» ebbe la forza di rispondergli, mentre si perdeva nel sguardo e si beava delle saltuarie scosse di piacere che si diffondevano ovunque facendola quasi arrivare al limite.

«Tu che ne dici? non è una risposta», le fece notare lui, allontanandosi di colpo da lei pur continuando a bloccarle i fianchi applicandovi una pressione leggermente maggiore.

«Marcus, ti prego», gnaulò Kristen, cercando di avvicinarlo a sé con le braccia. Lui gliele bloccò con fermezza, le gambe incastrate alle sue ma non così vicine perché le loro intimità potessero di nuovo toccarsi. «Ho bisogno di te», gli confessò, totalmente alla sua mercé.

Quella risposta dovette piacere molto a Marcus, che subito le permise di saltargli addosso prendendo in mano le redini dell'intera situazione. Il suo sorriso dolce la fece piombare in uno stato catatonico, mentre con entusiasmo prese a muoversi contro di lui. L'uomo assecondò le sue spinte e si lasciò plasmare dalle labbra della donna, che richiamavano costantemente le sue. Fu in quel momento che a Kristen balenò in testa che quella lì sarebbe potuta essere la loro ultima notte insieme. Non sapeva spiegarsene il motivo. Delle volte si è testimoni di semplici sensazioni che poi, altrettanto semplicemente, si tramutano in realtà inaspettate. Soltanto che in certi momenti si preferisce ignorarle. Kristen si aggrappò a Marcus come un piccolo koala si avvinghia alla sua mamma. Anche stavolta, raggiunsero il totale appagamento dei sensi insieme, guardandosi dritti negli occhi, un bacio profondo a sancire l'intensità del momento. Kristen gli si era concessa con tutta la disperazione possibile. Se quella sarebbe veramente stata la loro ultima notte, allora avrebbe dovuto stringersi a lui con ancora più ardore; restarsene accoccolata sulla sua spalla più del dovuto. Si accinse a riprendere fiato. Anche Marcus, pur non conoscendo la sua decisione, l'aveva fatta sua in un modo ancora più viscerale, più sentito.

Sì, l'aveva deciso. Non si sarebbe più concessa a lui per almeno una settimana, quindi avrebbe studiato la sua reazione e... e poi, magari, sarebbe riuscita a dirgli che...

Soffocò l'ennesima ondata di pensieri che stava per travolgerla in pieno. Tutto quello che doveva fare era godersi il momento. Ogni secondo, ogni minuto, ogni singolo istante. Un istante che non sarebbe più tornato, ma che sarebbe rimasto scolpito nella pietra. Marchiato a fuoco tra i suoi ricordi più belli.

Marcus riprese ad accarezzarle i capelli. Kristen sospirò appena, gli occhi sognanti. Quel suo tipico gesto lo adorava, ma non gliel'avrebbe mai detto.

Certe cose non andavano confessate al proprio amante.

Amante. Tu non sei nient'altro che questo.

«Comunque, tornando al discorso di prima... Se vogliamo, "l'inconveniente" dell'essere stati adottati risiede proprio nell'ambiente scolastico. Sono stato spesso preso di mira dai bulli, per questo motivo», riprese lui squarciando il silenzio, lo sguardo perso in un ricordo lontano ma assai vivido. «Tu sei solo un rinnegato, mi dicevano. Facevi schifo, ecco perché i tuoi ti hanno mollato in un orfanotrofio. E la cosa buffa è che mi ci sono sentito anche con Barbara.»

Kristen spalancò gli occhi. «Barbara è tua—»

«Sì. Una moglie che mi ignora praticamente da mesi. Che sta facendo di tutto per farmi sentire sbagliato, un perfetto estraneo ai suoi occhi.»

Potresti ancora salvare il tuo matrimonio. Ma forse non lo vuoi. Non davvero, almeno. Sei o no qui con me?

E se invece fosse quella Barbara a non volerlo?

«Con te mi sento davvero me stesso», ammise Marcus. «Non mi sento sotto esame, non mi sento un idiota patentato. Mi sento solo... libero», constatò, sorridendole appena.

Libero. Una parola che certamente stonava, in quello specifico contesto.

«Hai sempre vissuto qui a Staintondale?» gli chiese, rivolgendogli una timida occhiata. Era contentissima di quello che era appena uscito dalla sua bocca, ma non poteva farci troppo caso. Non doveva farci caso.

«Sì, anche se a trentadue anni mi sono trasferito in Francia per un po'. Niente di che, giusto un corso di perfezionamento annuale per "garantirmi un posto sicuro, di prestigio e di indubbio rispetto". Parole di mio padre», le spiegò, con una certa noncuranza.

«Wow. Tuo padre aveva grandi progetti per te.»

«Grandissimi! Ma perlomeno non si è mai permesso di giudicare la mia vita sentimentale. Sapeva che ero un disastro con le donne» – e qua, Marcus soffocò a stento una risatina – «e sapeva anche che non mi sarei accasato prima dei trenta-trentacinque anni.» A quest'ultima frase, il suo tenue sorriso si spense.

Kristen sentiva che sarebbe stato proprio quello, il momento perfetto per andarsene. Eppure non si mosse da quel letto. «Quindi fammi capire... non ti sei fidanzato con una bella francesina mentre eri via?» lo provocò, con la speranza di rivedere i suoi occhi illuminarsi.

«A parte il fatto che non conoscevo neanche mezza parola di francese e ho dovuto pure frequentare un corso serale per imparare a sopravvivere a tutto quello sciovinismo che mi circondava», le disse, con una punta di sincero divertimento nella voce, «senza contare che se a casa avessi portato una bella francesina, be'... mio padre l'avrebbe fulminata con una sola occhiata. Tanto che di sicuro la bella in questione mi avrebbe piantato il giorno dopo, se non immediatamente. Lui odia a morte il francese.»

Kristen scoppiò a ridere. «Ma come, hai appena detto che tuo padre non si sarebbe mai permesso di giudicare la tua vita sentimentale, e ora... questo

Marcus la seguì a ruota. «Non sono mai stato un grande seduttore, quindi non ho mai portato nessuna ragazzetta a casa dei miei. Ma conoscendo mio padre, non penso che avrebbe fatto i salti di gioia se la mia lei fosse stata una francese – anche se poi, ne sono certo, mi avrebbe comunque augurato tanta felicità. Che vuoi farci, lui vive un po' di pregiudizi.»

«E tu?»

«Io... cosa?»

«Anche tu odi a morte il francese?» gli chiese.

«Non particolarmente. Penso sia una lingua piuttosto elegante, anche se non è la mia preferita.»

«E quale sarebbe, allora?»

Lui fece un sorrisetto. «Se decidessi di incarnare la parte dell'inguaribile romantico, ti direi quella che stiamo parlando adesso io e te. In alternativa, ti risponderei che trovo lo spagnolo molto suggestivo.»

Non appena allungò il braccio per accarezzarle la guancia, Kristen rise appena e si ritrovò a desiderare che Marcus continuasse a far parte della sua vita, della sua... quotidianità. Indugiò in quel contatto e carpì le sue labbra, mordicchiandole per un'infinità di minuti. Nel mentre, provò una fitta al cuore e pensò che allontanarsi da lui sarebbe stato tanto doloroso quanto necessario.

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