14. Quattordicesimo Atto

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

VENTO, PIOGGIA E SOLE


Chi ha tradito una volta tradirà per sempre. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Quello che sta facendo a lei, un domani potrebbe farlo anche a te. Accetta la realtà, Kristen. L'essere umano non è fatto per la monogamia. Perché all'essere umano piace assaggiare tante torte diverse. Sì, esatto. All'essere umano piace la varietà, e, alla lunga, la monotonia stanca. In barba all'eventuale presenza di figli, in barba al legame profondo che vi unisce tramite questi, in barba a tutte le promesse che vi siete scambiati. La monogamia è una scelta razionale, non è un istinto naturale. Se il vecchio e caro Lavoisier diceva che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, allora è senz'altro vero che questo principio non vale soltanto in ambito scientifico. I sentimenti iniziali si affievoliscono, la passione si trasforma in affetto, e spesso l'affetto si tramuta in cieca indifferenza. Tutto diventa piatto, sterile e altrettanto frustrante.

Kristen tracannò tutto d'un sorso il gustosissimo tè verde che stava sorbendosi nella caffetteria del centro, lo sguardo puntato su un poster dei Bee Gees affisso alla parete frontale del locale. Fece una smorfia. A lei i Bee Gees non erano mai piaciuti. Quel connubio di voci smielate la faceva uscire di testa. Ricordava ancora quando suo padre metteva su i loro dischi e lei fingeva di compiacerlo e di condividere i suoi gusti musicali alquanto discutibili. Sorrise appena. Aveva sempre avuto un debole per lui.

Kristen guardò l'orologio. Erano appena passate le sette e trenta. Ripensò al Marcus seminudo che giaceva beato sotto le coperte. Quando lei si era approntata per uscire, l'uomo dormiva ancora, e lei aveva ben pensato di lasciargli scritto un bigliettino che aveva sistemato accanto al suo cuscino. Avevano trascorso la giornata precedente preparando dei gustosi manicaretti in vista del pranzo e della cena, dopo essersi voracemente saziati in camera da letto. Nel frattempo, avevano avuto modo di conoscersi meglio. Marcus non aveva fratelli e sorelle acquisite, quindi condivideva la stessa sorte di Kristen.

«Non è bellissimo essere figli unici», gli aveva detto, perciò ti capisco. «Contare soltanto sulle proprie forze non è mai facile.»

La donna si alzò dallo sgabello ed estrasse il portafogli dalla borsa.

Sul fronte sentimentale, Marcus era stato fidanzato per quasi sei anni con una certa Denise, una ragazza conosciuta all'ultimo anno di università. La relazione era terminata per volere di lei, che gli aveva fatto intendere di aver trovato di meglio. Quell'episodio tanto spiacevole (nonché doloroso) aveva spinto il giovane Marcus a chiudersi a riccio per un bel po' di tempo, fino a quando non si era imbattuto in Barbara, la sua compagna attuale. Dalla descrizione sommaria che ne aveva fatto, questa Barbara sembrava incarnare il perfetto prototipo di donna forte e decisa, irrimediabilmente testarda e alle volte persino dispotica, nonché di inguaribile chiacchierona. Soltanto che ormai da tempo preferiva chiacchierare con chiunque non fosse suo marito. A Marcus non era sfuggito il tono velatamente canzonatorio che aveva usato per quell'ultima affermazione.

Kristen posò un paio di sterline sul bancone del locale con assoluta noncuranza e, mormorando un flebile arrivederci, lasciò che la tipica brezza invernale si abbattesse sul suo viso e le regalasse un po' di sollievo. Sentiva un pesante macigno gravarle proprio al centro del petto, e lei avrebbe solo voluto smettere di pensare. Almeno per un po'.

«Adesso che sono con te, mi rendo conto dell'immensa fortuna che ho avuto nell'incontrarti. Se solo fosse successo prima», aveva sibilato poi, facendole venire il batticuore.

Tornò a rifugiarsi dentro la macchina di Marcus e la mise subito in moto. Era ansiosa di tornare da lui, di lasciarsi coccolare dalle sue parole dolci e confortanti. Di lasciarsi totalmente avvolgere dal calore sprigionato dal suo corpo, di lasciarsi plasmare dal suo tocco delicato, come guidare dalle sue spinte decise. Sì, aveva una voglia pazzesca di lui. Per quanto fosse sbagliato desiderarlo, Kristen non riusciva ancora a immaginarsi di trascorrere un'intera giornata con Marcus senza pensare di farci l'amore.

La donna arrossì come una scolaretta. Soltanto il giorno prima si era imposta di mettere qualche paletto alla sua frequentazione con lui, e per tutta risposta stava già immaginando il momento in cui si sarebbe rituffata tra le sue braccia. Percorse con maestria gli isolati anfratti del quartiere e quasi non si accorse di essere giunta a destinazione. Parcheggiò la vettura e rientrò nel cottage, avendo cura di non fare troppo rumore. L'atmosfera che si respirava era più che tranquilla, un silenzio tombale invadeva l'ambiente. Si tolse il cappotto e, posatolo sul divano, si avviò in cucina. Si mise a trafficare con i piatti e le posate che dal giorno prima giacevano abbandonati sul lavello, quando un tocco improvviso la fece sussultare.

Due palmi ben piazzati sui suoi fianchi, un bel paio di labbra a suggellarle il collo scoperto. «Finalmente sei arrivata», le sussurrò, la voce arrochita dal desiderio. «Si può sapere dove sei stata? Ho quasi temuto che non avrei più rivisto la mia macchina», continuò, soffocando una risatina.

Kristen trasse un respiro profondo, senza che le riuscisse di trattenere un sorriso. Non era facile ignorare che tra le pieghe dei jeans sportivi che la fasciavano alla perfezione si fosse appena "insinuato" un altro ospite. L'eccitazione di Marcus premeva esigente contro il suo fondoschiena, e tutto il suo corpo venne percorso da un'intensa scarica elettrica che le rese le gambe incredibilmente molli. Senza contare che non indossava nemmeno la maglietta. «Anche tu sei il classico uomo che considera la sua splendida macchina come il prolungamento di una specifica parte del suo corpo?» lo stuzzicò, cercando di conferire alla propria voce un tono volutamente sarcastico.

I palmi di Marcus risalirono con garbo fino al suo décolleté, non mancando di insinuarsi al di sotto del maglione. «Una specifica parte del corpo che mi pare tu apprezzi moltissimo, aggiungerei», rimarcò lui, stando allo scherzo. Le punzecchiò alternativamente i capezzoli da sopra il top e a Kristen sfuggì un flebile lamento. «A dire il vero» – quindi la fece voltare di scatto – «temevo che te ne fossi andata senza neanche salutarmi», le confessò, nei suoi occhi azzurri un barlume di sincera preoccupazione.

Kristen gli schioccò un tenero bacio, sentendosi in dovere di rassicurarlo. Quando lui la guardava in quel modo, si sentiva mozzare il respiro. «Sono solo andata a fare colazione in un bar del centro. Avevo bisogno di prendere un po' d'aria, tutto qui. E poi... pensavi davvero che sarei fuggita con il tuo bolide

Marcus le regalò un sorriso ambiguo e ignorò la sua ultima domanda. «Peccato perché, sai... Avevo tutta l'intenzione di organizzare una colazione a letto davvero speciale», la informò, un velo di sincera malizia gli illuminò finalmente lo sguardo.

Kristen comprese all'istante le sue intenzioni e cominciò ad accarezzargli il petto con apparente casualità. «E se... e se fosse possibile farla ora?» gli chiese, quindi prese a leccargli sfacciatamente il lobo dell'orecchio. Sapeva di non poter più tornare indietro.

O forse non voleva.

Marcus la sollevò con un balzo e la trascinò al piano di sopra, accecato com'era dalla voglia di farla sua. Kristen non fece nemmeno in tempo a spogliarsi del tutto, che immediatamente si ritrovò inginocchiata al bordo del letto mentre lui le sfilava in fretta il maglione e tirava via le sue mutandine, un colpo ben assestato e i movimenti sempre più incalzanti. «Prima che tornassi da me, ho immaginato di prenderti in tutti i modi possibili», le confessò dopo un po', mentre la consueta frenesia si mescolava a un pizzico di sentita dolcezza, testimoniata da un sublime profluvio di carezze che la facevano tremare ovunque. «Credevo di impazzire», farfugliò, il fiato corto. «Il tuo corpo, le tue labbra, il tuo bellissimo sorriso... Sei una donna splendida, Kris. E spero tanto che un bel giorno possa rendertene conto.»

L'altra credette di morire. Nessuno le aveva mai detto parole del genere. Men che meno durante il sesso. Nessuno l'aveva mai fatta sentire così desiderata, così bella, così... unica.

«Ho bisogno di sentirti, Kris», riprese, mentre le sue spinte si facevano via via più forti e il ritmo invadente e altrettanto scoordinato del suo bacino la portavano a gemere senza ritegno per il piacere. «Ho bisogno di sentirti dire che ti sono mancato. Che anche tu mi stavi pensando mentre eri via.»

A Kristen colpì moltissimo la sua richiesta. Forse, anche lui voleva sentirsi l'unico e il solo? Si sollevò sulla schiena e la spiaccicò sul suo petto, quindi si voltò verso Marcus e trovò le sue morbide labbra ad attenderla. «Anch'io ho pensato di farti mio in tutti i modi possibili», biascicò, tra un bacio passionale e l'altro. «E sì, anche tu mi sei mancato da morire.»

Marcus sorrise appena e la privò del morbido top, incontrando i turgidi capezzoli della donna, che stuzzicò a più riprese. Nel suo moto tanto sfrenato, il suo tocco era comunque delicato.

Pieno d'amore.

«Ho immaginato persino questo», gli rivelò, baciandolo ancora una volta. Con un coraggio che non sapeva di avere, Kristen incastonò la mano destra in quella di lui guidandola più in basso, verso il centro del suo piacere. Lui si lasciò condurre senza problemi dai suoi movimenti seguendone il ritmo, dapprima lento e delicato, poi sempre più intenso e appassionato. Kristen non si era mai sentita così libera, così... donna. "Istruire" quell'uomo in maniera indiretta sul come le piacesse essere toccata non era mai stato tanto appagante. Tantomeno naturale. E quando l'orgasmo tornò a farle visita, non si risparmiò di piegarsi di nuovo in avanti perché anche Marcus potesse trovare il suo momento. Quello perfetto. Quello tanto atteso. Lui rantolò e si spinse contro di lei con entusiasmo e altrettanta energia accarezzandola tutta, quindi raggiunse il culmine qualche secondo dopo.

Soltanto in quel frangente, quando un profondo calore la invase dall'interno, Kristen si rese conto che non aveva indossato il preservativo. Lui le si adagiò accanto e prese a sfiorarle con delicatezza la schiena. Si guardarono profondamente negli occhi e Kristen pensò che, in fondo in fondo, della cosa non le importava un granché.

Per motivi diversi, era ormai certa che il rapporto tra lei e Marcus fosse stato, sin dagli esordi, un rapporto esclusivo.


«Pelle liscia, occhi sbrilluccicanti, aspetto radioso. Se non sapessi che per il momento non stai frequentando nessuno, ti direi che il sesso ti ha resa decisamente più bella», se ne uscì Ramona, un sorriso malandrino e gli occhi puntati sulla sua amica del cuore.

Kristen si strozzò con la sua stessa saliva, mentre scrollava con falso interesse dei fascicoli da dietro la scrivania del suo ufficio. «Il sesso? Non l'amore?» la interrogò, simulando genuina curiosità. Dentro di lei, una tremenda paura di essere scoperta.

«Quindi ti sei innamorata?» le chiese a sua volta Ramona.

L'altra sussultò. Ti sei innamorata, Kristen? si chiese, non avendo il coraggio di rispondere.

«E comunque, non mi sembra il caso di nascondersi dietro a un dito. I benefici del sesso sono noti a chiunque», riprese l'amica, senza distogliere lo sguardo da lei.

Kristen sorrise. «Quindi una donna che non lo fa deve considerarsi una cessa? O magari una sfigata?»

Ramona scoppiò a ridere. «Mamma mia, ma come sei suscettibile!» la prese in giro, dandole un tenero buffetto sulla guancia. «Certo che no, ma concorderai con me sul fatto che ci renda ancora più affascinanti e più sicure di noi stesse.»

Come darti torto? pensò Kristen, mentre tentava di arginare il ricordo di tutte le volte che lei e Marcus si erano scambiati tenerezze dentro e fuori dal letto, nonché dell'intensità dei loro incontri clandestini.

«E lo stesso vale per l'uomo, ovviamente.»

«A proposito di uomini», ne approfittò Kristen, «come va con Jeremy?»

«Piuttosto bene», ammise Ramona, più che soddisfatta. «Dio, quanto mi piacerebbe fare un'uscita a quattro! Io, Jeremy, tu e il tuo boyfriend nuovo di zecca! Sarebbe pazzesco, non credi?»

«Già, peccato che io non ho uno straccio di boyfriend da presentarvi.»

«Sicura sicura?» insisté l'altra, una sfumatura di dubbio nella voce. «Senti, Kris, io... ecco, io non so come dirtelo.»

«Dirmi cosa?» domandò Kristen, mentre il cuore prese a batterle all'impazzata. E se....

«Ecco, io vi ho... sì, insomma, io vi ho visti.»

A Kristen si seccò immediatamente la gola. «Tu ci hai—»

«Sì. Ti ho vista con un uomo al centro commerciale esattamente due giorni fa. Sembravate molto... intimi

Kristen sospirò. Avrebbe dovuto immaginare che sarebbe finita in quel modo. Non avrebbe dovuto assecondare la proposta di Marcus, per quanto fosse stata allettante. «Ramona, ascolta, io—»

«Non devi spiegarmi niente, se non vuoi. Ci sarà un motivo, se hai preferito non dirmelo. Certo, non ti nascondo che ci sono rimasta un po' male, però—»

«Mi dispiace tanto. Non avrei voluto che finisse così, ma negli ultimi tempi mi è sfuggito un po' tutto di mano. Ma comunque... io e lui non siamo fidanzati.»

«A te piacerebbe che lo foste?» indagò Ramona, scrutandola con aria preoccupata.

Kristen non ebbe la forza di risponderle.

«Ascolta, Kris, io sarò sempre dalla tua parte. Sono la tua migliore amica, e non ti giudicherò mai per il fatto che stai frequentando un uomo sposato. Ormai sei una donna adulta, e non mi permetterei mai di dirti cosa devi o non devi fare. La scelta è solo tua. Posso solo dirti di fare attenzione.»

«Mi sono ficcata in un bel pasticcio, ne sono consapevole», borbottò Kristen, sull'orlo delle lacrime.

Ramona la strinse forte a sé. E Kristen si sentì un vero schifo. Non soltanto stava coltivando un rapporto con un uomo già impegnato, adesso non riusciva nemmeno più a confidarsi con la sua amica del cuore. Che poi... per quale razza di motivo non le stava urlando contro definendola una donnaccia, una poco di buono che stava distruggendo la vita sentimentale di un'altra donna senza alcun riguardo? Perché si ostinava a giustificarla, quando per nessuno al mondo sarebbe stato ammissibile un tradimento di quella portata?

«Sono una persona orribile», farfugliò, in preda ai singhiozzi.

«Non lo sei, Kris. Sei soltanto un essere umano con pregi e difetti, debolezze e quant'altro», la consolò Ramona. «Tutti quanti commettiamo degli errori; ma la cosa bella è che, se lo vogliamo davvero, possiamo sempre rimediare e scegliere un'altra strada. Soltanto alla morte non c'è rimedio. Ricordatelo.»

In quell'esatto momento, a Kristen parve di risentire nelle orecchie le confortanti parole di sua madre. Devo andare a trovarla, pensò. Era da un po' troppo tempo che non si faceva vedere.

«Io non... non so cosa fare. Da quasi un mese e mezzo ci frequentiamo nelle vesti di amanti, e adesso io mi sono imposta di non andarci più a letto per almeno una settimana per testare la sua reazione, per mantenere un po' le distanze. Che poi... anche se lo volessi mi è appena tornato il ciclo, quindi non potrei accontentarlo in nessun modo», ammise. In un'altra occasione, avrebbe senz'altro riso per quella precisazione, e Ramona avrebbe senz'altro fatto lo stesso. «Ma qualcosa mi dice che per lui non faccia granché differenza. Il nostro rapporto va be oltre il sesso, e questo per me è una novità. So benissimo che dovrei chiudere tutti i ponti con lui, ma non ci sono ancora riuscita.»

«Posso immaginare che non sia facile. Però perché non provi a parlarne con lui? Magari anche lui condivide i tuoi stessi sentimenti, e—»

«No. Io non sono innamorata di quell'uomo», borbottò Kristen tra i denti. «Tutto quello che devo fare è guardarlo per quello che è: l'ennesimo compagno che ha scelto la via del tradimento come valvola di sfogo e come segno di ribellione a una vita coniugale che ormai gli sta stretta. Stupida io, che mi sono fatta abbindolare fin dall'inizio.»

«Tu non sapevi che fosse sposato», le ricordò Ramona. «Altrimenti, sono convinta che non saresti andata oltre con lui per nessun motivo, tantomeno l'avresti baciato.»

«Questo è vero. Ma ormai il danno è fatto.»

Il telefonino di Kristen prese a squillare incessantemente. Quando si decise a estrarlo dalla borsa, scrutò il mittente e prese a fissarlo senza fare alcunché.

«Forza, rispondigli. Non servirà a niente cercare di evitarlo», la esortò Ramona.

Kristen gli diede retta ed esalò un pronto? poco convinto.

«Sono io», tuonò la voce di Marcus dall'altro capo del filo. «Possiamo vederci tra un paio d'ore? Mi piacerebbe portarti in un posto. Passo a prenderti sotto casa tua», aggiunse poi, senza lasciarle il tempo di controbattere. A dopo, Kris.» Ciò detto, riattaccò.

«Kris? Anche lui ti ha battezzata così?» si sorprese Ramona, quasi intenerita dall'atteggiamento di quell'uomo.

A Kristen sfuggì un sorriso dolceamaro. «Esatto», soffiò, mentre si preparava psicologicamente all'appuntamento.

Questa volta optò per un abbigliamento molto semplice. Non intendeva apparire troppo seducente e disponibile ai suoi occhi, tantomeno farsi guardare più del dovuto. Non che lui fosse quel genere di uomo il cui sguardo, più che suscitare piacere al genere femminile, risultava irrispettoso e ben poco discreto. Marcus era infatti un tipo genuino; tutte le volte che erano usciti insieme non le aveva mai rifilato un'occhiata di troppo, preferendo di gran lunga cercare un contatto con il suo viso. Lui, a differenza degli altri uomini con cui era uscita in passato, non indugiava sulle sue forme in modo spavaldo, provocatorio o malizioso. Non ostentava troppo la sua voglia di saltarle addosso. Kristen aveva l'impressione che alcune volte si sforzasse addirittura di capire cosa ci fosse dietro ai suoi sporadici sorrisi, dietro al suo cipiglio pensieroso o, ancora, dentro quegli occhi "troppo grandi, come le strade d'oltremare", tanto per parafrasare Terry B., una delle tante canzoni dei Pooh che la madre di Marcus ascoltava spesso (lei aveva origini bolognesi ed era, quindi, una fan sfegatata di questo complesso musicale).

«I miei occhi sono davvero così—»

«Sì. Molto grandi ed espressivi. E sono bellissimi», le aveva confidato lui, giusto qualche settimana prima.

«E come... e come recita il brano di questi... Pooh

«In quei tuoi occhi troppo grandi, come le strade d'oltremare, c'è il disordine dei sogni, degli alberghi senza cielo, di quell'uomo troppo solo anche per te», recitò lui, in un italiano quasi perfetto. Poi, le tradusse subito il testo in lingua inglese.

Kristen rimase vivamente impressionata dalla sua cultura, nonché dagli innumerevoli significati nascosti dietro quella frase.

Non appena Marcus le citofonò, Kristen prese la borsa a tracolla e se la mise in spalla. Non sapeva ancora che cosa gli avrebbe detto, ma certamente, per quella sera – come per le altre a venire – non si sarebbe trastullata insieme a lui né sul suo comodissimo letto, né tantomeno altrove.

Quando entrò nella vettura, Marcus l'attirò immediatamente a sé. Il suo bacio fu morbido come una carezza, ma impetuoso come l'incedere di una tempesta.

«Dove vorresti andare?» gli chiese Kristen, in preda a una fervente curiosità. Il suo slancio d'affetto l'aveva già spedita verso l'infinito e oltre.

«Ti fidi di me? Se sì, posso chiederti di chiudere gli occhi fino all'arrivo? Non è lontano, lo giuro.»

Kristen si mise a ridere. «Sei incredibile.»

«Forse un po', sono d'accordo.» Le sfiorò i capelli con le dita, un dolce sorriso e gli occhi pieni di aspettativa. «Comunque sia... sai, mi sono reso conto che negli ultimi tempi abbiamo passato un po' troppo tempo "a rintanarci" tra le lenzuola. Okay che siamo in inverno e che è una cosa che amiamo fare entrambi, però mi piacerebbe trascorrere delle giornate un po'... un po' diverse. Certo, magari alla fine potremmo anche chiudere in bellezza, ma questo soltanto se lo vuoi anche tu.»

Kristen rimase a bocca aperta. Ma come diavolo faceva? L'aveva forse letta nel pensiero?

«Ti ho vista un po' distante negli ultimi giorni, perciò sono disposto a fare dei passi indietro, se questo ti può far sentire più tranquilla.»

Avanti, diglielo. Diglielo, che vuoi farla finita.

Ma che sei matta? intervenne un'altra, scomoda vocina. Un uomo come lui, che sta palesemente rinunciando al sesso e che decide di rispettare i tuoi tempi, non s'incontra mica tutti i giorni. Saresti davvero un'idiota, se te lo lasciassi scappare.

Quindi sarebbe giusto che lei mantenesse il suo ruolo di amante senza battere ciglio? si sfiatò un'altra voce, gettandola ancora più in confusione.

«In effetti, sai...» Scosse la testa. No, non poteva ancora affrontare quel discorso. «Sono d'accordo con te», sputò, «però... non hai paura che qualcuno possa vederci?»

«Sono disposto a correre il rischio.»

«E in questo rischio... è compresa anche tua moglie?»

Lui scrollò appena le spalle. «Nessun genere di rischio è veramente calcolato, Kristen. Quindi sì.»

L'altra serrò la mascella e fu quasi tentata di scendere dalla macchina.

«Ascoltami», le disse lui, senza alcun accenno di panico nella voce. «Andrà tutto bene. Okay? Adesso pensiamo soltanto a goderci questa serata. La nostra

A quel la nostra, Kristen si arrese e ricambiò il suo sorriso. Era impressionante l'influenza che esercitava, a pieno titolo, su di lei. Era incredibile con quanta facilità riuscisse a placare le sue ansie, e questo anche solo guardandola. Ma era comunque consapevole del fatto che quell'assurdo legame dovesse finire. In un modo o nell'altro, avrebbe dovuto fare lei il primo passo, benché... benché non fosse lei, quella impegnata. Il dettaglio di quella fede – una fede nuziale, si ripeté per l'ennesima volta – che lui si ostinava a tenere ancora al dito, le avrebbe dato la forza di negarsi. Di non prestarsi più a quell'infamia. Di non sentirsi tremendamente in colpa per aver rinunciato a un qualcosa – a qualcuno – che di fatto non era suo.

«Dove stiamo andando?» gli chiese, mettendo a tacere le tante voci che popolavano la sua testa.

«Non ti avevo gentilmente chiesto di chiudere gli occhi?»

Kristen ridacchiò, quindi esaudì la sua strana richiesta. «Va bene così?»

«Direi di sì, anche se potresti fare di meglio», la motteggiò lui.

L'altra scosse il capo e gli diede, alla cieca, un pugnetto sulla spalla.

«Non c'è che dire, hai davvero un'ottima mira», proseguì lui, mentre Kristen s'immaginava il suo splendido sorriso – naturalmente completo di fossette.

E un intuito altrettanto ottimo, sussurrò una sarcastica vocina nella sua testa.

«Un altro paio di minuti e siamo arrivati», la informò lui.

«Non potresti almeno darmi un indizio?»

«Diciamo pure che di solito sono i più giovani ad andarci. E spesso ci vanno al primo appuntamento.»

«Aspetta, non mi dire che—»

«Non dire niente», la pregò lui. Svoltò sulla sinistra e si addentrò in un parcheggio semi-vuoto. «Lo so che hai capito tutto, ma almeno fai finta di spalancare gli occhi per la sorpresa.»

Kristen sorrise divertita. «E questo quando dovrei concedertelo

«Proprio adesso», rispose lui dopo mezzo minuto, quando spense finalmente la macchina.

Kristen riaprì gli occhi. «Al cinema Faiths», proruppe, negli occhi un bagliore di assoluta felicità. «Non ricordo nemmeno quando ci sono entrata l'ultima volta.»

«Se ti può consolare, non lo ricordo nemmeno io.»

«Marcus, io... io dovrei dirti una cosa.»

Lui incollò gli occhi nei suoi. «Dimmi pure», la esortò, quasi sussurrando.

«La mia migliore amica ci ha visti insieme al Rox, l'altro giorno. E io non ho potuto trattenermi dal dirle come stavano le cose.»

«Capisco», rispose lui. «Avrei fatto lo stesso anch'io.»

Kristen increspò le labbra in un sorriso incerto. «Non sei arrabbiato?»

«Perché dovrei esserlo?»

«Be', magari—»

Lui le si avvicinò e la zittì con un bacio. Il bacio più dolce che potesse mai darle. «Forza, andiamo. Altrimenti rischiamo di fare tardi.»

Si slacciarono la cintura e lui andò immediatamente ad aprirle la portiera. In quel momento, Kristen pensò davvero che uomini di quel calibro non ne fabbricassero più. Con grande naturalezza, incastonò la sua mano in quella di lei e si avviarono verso l'entrata del Faiths. Quel sublime contatto le suscitò un'emozione fortissima.

Ma comunque... io e lui non siamo fidanzati.

Kristen provò una fitta al cuore.

A te piacerebbe che lo foste?

In quel momento, la domanda di Ramona le si schiaffò nella mente con rinnovata prepotenza. Magari sì, le sarebbe piaciuto. Le sarebbe immensamente piaciuto.

Non farti strane idee. Lui è già passato allo step successivo.

«Sai già quale tipo di film ti piacerebbe vedere?» le chiese lui, una volta raggiunto il botteghino.

Kristen diede una scorsa ai titoli delle pellicole proiettati sullo schermo posto in alto. «A me piacciono un po' tutti i generi, eccetto l'horror. Sono troppo suscettibile.»

«Forse ti sembrerà insolito, ma lo stesso vale per me. Ricordo ancora quando vidi Splatter House all'età di undici anni. Non uscii di casa per un'intera settimana, e a nulla valsero i disperati tentativi di mia madre. Povera donna

Kristen la prese sul ridere. «Non so cosa cavolo sia Splatter House, ma una cosa la so: siamo proprio due fifoni.»

Marcus si unì alla risata. «Che ne dici se ci buttiamo su una commedia? Così non corriamo il rischio di non dormire, questa notte.»

«Si può fare», accordò Kristen, quindi fece per estrarre i soldi del biglietto.

«Ah, no», intervenne lui. «Per questa volta pago io.» Le fece l'occhiolino e consegnò un paio di banconote al bigliettaio.

A Kristen non sfuggì quanto aveva detto. Voleva tornare al Faiths insieme a lei. E, non da ultimo, l'aveva trattata come una donna indipendente, "capace" quanto lui di offrire al proprio uomo una bella cenetta, come qualsiasi altra cosa. Kristen aveva sempre odiato che il ragazzo di turno facesse di tutto per non farle spendere neanche una lira, per quanto quel gesto potesse essere assoldato, perlomeno dai più, a un semplice atto di galanteria. Kristen non la pensava affatto così. A lei sembrava più che giusto che anche una donna, a maggior ragione se economicamente indipendente, partecipasse alle spese dovute agli appuntamenti. Dove stava scritto che era sempre e solo l'uomo a dover pagare?

Si accomodarono quindi all'interno della Sala B, le luce soffuse e ben poche persone a occupare i duecento posti previsti. D'altra parte, non era un giorno festivo. Marcus ordinò un paio di buste di popcorn complete di aranciata. Durante la visione del film, si ritrovarono spesso a ridere a crepapelle, gli sguardi complici, la voglia di conoscersi sempre di più. Di parlare incessantemente l'uno dell'altra approfittando della fatidica fine primo tempo. Kristen fece un'immensa fatica a rammentarsi che anche quella bellissima parentesi si sarebbe presto chiusa.

«Sono felice che ti sia divertita. Ti confesso che avevo proprio bisogno di vederti ridere. Mi fa bene al cuore, Kris. E il mio cuore è un pochino appesantito, in quest'ultimo periodo, anche se... anche se con te diventa subito più leggero. Grazie per la serata.»

Kristen si slacciò la cintura, mentre quelle parole continuavano a rimbombarle forte nel petto. Come sempre, Marcus si era premurato di lasciarla davanti al portone di casa sua, gli occhi pieni di malinconia. Separarsi di nuovo da lei gli costava uno sforzo che non si premurava affatto di nascondere. Lo sentiva nell'aria. Lo percepiva dal tono della sua voce, dalle timide carezze che le lasciava sul viso.

«Forse ne avevo bisogno anch'io. Non credo di averti mai visto ridere in quel modo.»

«Non ridevo così tanto da un'eternità. E quell'eternità è finita solo grazie a te.»

Quell'ennesima frase – dal sapore squisitamente poetico – abbatté tutte le sue resistenze. Gli si avvicinò e lo baciò con trasporto. Quindi si mise a piangere. Pianse lacrime sottili, silenziose. Mute come la debole pioggia che in ogni stagione, accompagnata dal tiepido soffio del vento, si abbatte sui vetri, investendo pian piano l'intera città. Dopo qualche secondo, in bilico tra la meraviglia e il profondo sconcerto, Kristen si accorse di essere in dolce compagnia. Che il suo pianto sommesso stava mischiandosi a un'altra, fugace cascata di lacrime.

Stava piangendo anche lui.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro