16. Incomplete - Parte I

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Cari lettori

Eccoci qui con un nuovo capitolo di BROKEN - Il passato tra noi  :)

Questa parte è un po' cortina, ma non disperate! La seconda metà arriverà già domani, quindi l'attesa sarà davvero breve :D

Come al solito vi ringrazio per tutto il vostro appoggio, per ogni voto e ogni commento che mi fanno sapere che là fuori c'è qualcuno che apprezza la mia storia

E ora vi lascio alla lettura :) Marco e Aurora si incontreranno? Che nome daranno al loro rapporto?  Venitelo a scoprire :D

Vi adoro ❤❤❤


"I've tried to go on like I never knew you 

I'm awake but my world is half asleep 

I pray for this heart to be unbroken 

But without you all I'm going to be is incomplete"

Incomplete - Backstreet Boys



La mattina seguente Aurora si alzò presto. Aveva dormito solo poche ore, ancora troppo su di giri per la giornata precedente. 

Così ebbe il tempo di fare colazione e di prepararsi con tutta calma. Quel martedì mattina scelse gli abiti con cura, anziché prendere il primo maglione in cima alla pila nell'armadio. Dopo un'attenta riflessione, optò per una camicetta bianca, una giacca lunga di lana turchese e il suo paio di jeans preferito. 

Quell'outfit non era niente di troppo particolare, ma la faceva sentire a suo agio. E poi sapeva che il colore della giacca faceva risaltare il blu intenso dei suoi occhi e questo le piaceva. Acconciò i lunghi capelli corvini in una morbida treccia sulla spalla sinistra, sistemò la frangetta, controllò di avere tutti i libri necessari nello zaino e uscì di casa.

Quella mattina l'aria era decisamente più fredda e una leggera nebbiolina offuscava la visuale a lungo raggio. Non appena fu per strada, Aurora sentì il gelo investirle il volto e le mani, uniche parti del suo corpo non coperte dal pesante giubbotto. Così sollevò lo sciarpone sul viso, fino a coprirsi bocca e naso, poi nascose le mani nelle tasche, nel tentativo di arrestare il processo di raffreddamento che le stava facendo perdere sensibilità ai polpastrelli.

Ma quella giornata così grigia non rispecchiava affatto l'umore di Aurora. Nonostante le scarse ore di sonno, si sentiva viva più che mai, piena di energie e nervosa. L'attesa per l'incontro che sarebbe avvenuto da lì a pochi minuti l'aveva caricata di così tanta adrenalina che avrebbe potuto restar sveglia per altre quarantotto ore senza sentirsi minimamente stanca.

E quando vide arrivare il pullman alla fermata, il suo cuore mancò un battito. Si mise in testa al gruppo di pendolari in attesa sul marciapiede e non appena l'autobus spalancò le porte, salì sul mezzo con un piccolo balzo. Si guardò attorno, scrutando la folla di passeggeri che affollavano il pullman come ogni mattina, alla ricerca di un lampo verde tra tutti quegli sguardi estranei. Si fece largo prima verso il fondo della vettura, e poi di nuovo verso la testa del mezzo, ma nulla. Di Marco non c'era nessuna traccia. 

L'incontro che aveva sognato per tutta la notte non sarebbe avvenuto. Non quella mattina.

Così Aurora provò a chiamarlo, ma il telefono squillò a vuoto.

Quando il pullman raggiunse il capolinea, Aurora fu l'ultima a scendere. Indugiò fino a quando tutti i passeggeri non ebbero lasciato il mezzo, nella speranza di scoprire che in realtà lui era lì, nascosto dietro qualcun altro, pronto a sorprenderla. Ma così non fu. Rimase sola, su quell'autobus, paralizzata. L'ondata di adrenalina che l'aveva investita dalla sera precedente sembrava essersi improvvisamente ritirata, lasciandola incredibilmente stanca e stordita.

Il buon senso le suggeriva che potevano esserci mille buone ragioni per le quali Marco non aveva preso quel pullman. Forse si era svegliato tardi e aveva perso l'autobus, o forse non aveva lezione alla prima ora e aveva deciso di prendere il pullman successivo.

Ma qualcosa dentro di lei le suggeriva che nessuna di quelle era effettivamente il motivo per il quale Marco non era su quell'autobus quella mattina. Era come un vuoto sordo allo stomaco, la sgradevole sensazione che quel piccolo e apparentemente insignificante episodio nascondesse in realtà qualcosa di più.

Fu la voce dell'autista a riscuoterla dallo stato di trance.

«Signorina, siamo al capolinea, deve scendere dal mezzo.»

Ci vollero diversi secondi perché la sua mente annebbiata mettesse insieme le parole dell'uomo e desse un senso alla frase.

«Oh, sì, mi scusi, scendo subito» rispose con un filo di voce.

Poi, come un automa dalle giunzioni arrugginite, con movimenti lenti e rigidi, Aurora scese dall'autobus.

Rimase diversi minuti sul marciapiede di fronte al dipartimento di fisica, immobile, con lo sguardo vacuo perso nel traffico che sfrecciava a meno di un metro da lei. E mentre il suo corpo sostava immobile su quella mattonella grigia, la sua mente era ormai altrove.

Le domande sull'assenza di Marco e le diverse ipotesi sulle possibili spiegazioni continuavano ad avvicendarsi freneticamente nella sua testa. E mai nessuna appariva abbastanza valida da durare più di un istante.

Fu il suono di un clacson a pochi passi da lei a riportarla alla realtà. E la realtà pretendeva che lei scendesse da quel marciapiede, attraversasse la strada ed entrasse in dipartimento per seguire le sue lezioni. Sapeva bene di aver perso già troppe ore per poter disertare anche quella mattina.

Così Aurora fece un respiro profondo, sgombrò la mente da ogni pensiero e attraversò la carreggiata, decisa ad affrontare il problema dell'assenza di Marco dopo le lezioni.    

Cosa ne pensate? Come mai Marco non era sull'autobus? Cosa gli avrà impedito di incontrare Aurora?

Tranquilli, domani potrete avere le risposte che state cercando :D 

Io come sempre ho la bocca cucita! ahah

E se vi piace la storia lasciate un commento e una stellina, mi renderebbe molto felice

Sempre vostra ❤ 

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