26. What about us - Parte I

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Buonasera lettori!

Ecco un nuovo capitolo tutto per voi, con una meravigliosa cover di una canzone che io adoro ❤ 

Buona lettura ❤ 

"What about us?

What about all the times you said you had the answers?

What about us?

What about all the broken happy ever afters?

What about us?

What about all the plans that ended in disaster?

What about love? What about trust?

What about us?"

What about us - Pink



Aurora spalancò gli occhi, ritrovandosi a fissare l'intonaco bianco del soffitto, ritinteggiato pochi mesi prima, a ridosso del loro arrivo a Firenze, e quindi ancora perfettamente intonso. Ma agli occhi di lei quel pulito candore era insozzato da immagini di luce e tenebre, dolore e smarrimento, rabbia e terrore.

L'incubo che infestava i suoi sogni da ormai un anno era tornato a farle visita anche quella notte, più vivido che mai, e Aurora sapeva il perché. Allungò il braccio verso la scrivania dietro la testiera del letto e afferrò il cellulare. Sullo schermo, impressa a caratteri bianchi sullo sfondo blu che ritraeva la galassia M63, c'era la data di quel giorno.

5 dicembre 2016

Era trascorso esattamente un anno dal giorno in cui aveva recuperato i primi ricordi dell'incidente, dopo essersi risvegliata dal coma. E la prima cosa che aveva fatto era stata toccarsi il grembo, alla ricerca di qualcosa che il suo inconscio sapeva bene non esserci più.

Si può sentire la mancanza di qualcosa che non si è mai desiderato?

Era questa la domanda che Aurora aveva rivolto a sé stessa, pur consapevole che qualsiasi fosse stata la risposta, lei quella perdita la stava provando ugualmente. Niente e nessuno avrebbe potuto consolarla in quel momento, neppure ammettere nel silenzio della sua mente che, in fondo, quel bambino non lo aveva voluto sin dal primo momento.

Ma la sensazione di vuoto che l'aveva investita allora era ancora lì, dopo un anno, nonostante tutto fosse cambiato, nonostante niente fosse più come prima.

Aurora si portò una mano sulla pancia piatta e, nascosta dal piumone, accarezzò il ricordo di quel segreto che una volta aveva custodito, all'insaputa del mondo, all'insaputa di lui.

Dopo il loro incidente, non aveva mai avuto occasione di incontrare o parlare con Leonardo. Fino a quando era stato in clinica per disintossicarsi, lei era rimasta bloccata in ospedale, impegnata con la riabilitazione e la fisioterapia; e quando finalmente l'avevano dimessa, il ragazzo era già stato portato in carcere per scontare la pena, e suo padre si era rifiutato categoricamente di accompagnarla al penitenziario per fargli visita.

Aveva provato a chiedere aiuto a Falco, ma anche lui aveva respinto la sua richiesta, definendola "un suicidio emotivo al limite della follia".

Aveva apprezzato molto il loro tentativo di proteggerla, pur non rendendosi conto che, in realtà, non c'era più niente da proteggere.

Il riparo che abitava il suo cuore era andato distrutto contro quel muretto, ridotto ad un groviglio di lamiere, lo stesso in cui era rimasta intrappolata lei per quasi due ore, priva di sensi, mentre la vita come l'aveva conosciuta scivolava lentamente via, per non fare più ritorno.

Nessuno aveva capito che la sua richiesta di parlare con Leonardo non era mossa dal desiderio di riaverlo con sé, o di accertarsi che stesse bene; Aurora voleva semplicemente guardarlo negli occhi e chiedergli perché.

Perché si fosse messo ubriaco e drogato al volante. Perché non l'avesse amata e protetta come le aveva promesso.

Perché avesse ucciso il loro bambino.

Una volta ottenute le risposte di cui aveva così disperatamente bisogno, avrebbe potuto mettere un punto al suo passato e sperare di trovare la forza per ricominciare.

Ma quell'incontro tra loro non era mai avvenuto, e a un anno di distanza dall'incidente, Aurora portava ancora dentro di sé il peso di quelle domande senza risposta.

E mentre il suo sguardo fissava la data impressa sullo schermo del cellulare, la vibrazione le annunciò la comparsa di una notifica di un messaggio.

Era Marco.

Aurora tirò sul col naso, ancora gocciolante a causa del raffreddore, e premette delicatamente sull'icona della bustina gialla.

Ciao mia bella :) Domani fatti trovare pronta alle 7 e 30, ti porterò in un posto speciale ;) Mi raccomando, vestiti pesante perché potrebbe fare freddo.

Aurora rilesse il messaggio tre volte prima di inviare la sua risposta. E nella sua mente continuava a passare l'immagine del vestito corto di pizzo che le aveva fatto comprare Eleonora, che si poteva definire in tanti modi, fuorché caldo e coprente.

Ciao Marco :) D'accordo, alle 19.30 sarò prontissima :) Ma potresti anticiparmi dove hai intenzione di portarmi? Anche solo il genere di posto, così posso indossare il giusto outfit :)

Non era certa che un ragazzo sapesse il significato, o peggio ancora il valore, della parola outfit, ma provò ugualmente a chiedere.

"In fondo non si sa mai, potrebbe sempre accontentarmi e darmi qualche informazione in più" pensò la ragazza.

Ma quando ricevette la risposta di Marco, rimase basita.

Oh Aurora, Aurora... Non ho mai detto le 19.30, ho detto le 7 e 30 ;) Il posto in cui voglio portarti merita la luce del giorno per poter essere apprezzato al meglio :) E non preoccuparti di cosa indossare, purché siano cose calde e pesanti. Non voglio che tu muoia congelata senza averti potuto chiedere un altro appuntamento ;)

"Cosa?! Le sette e trenta del mattina?!"

La ragazza pensò che Marco avesse perso la testa. Avrebbe facilmente trovato una scusa per uscire di sera senza dover raccontare tutta la verità sulla persona che avrebbe incontrato, ma cosa si sarebbe potuta inventare per andar via di casa a quell'ora del mattino?

Il messaggio parlava di un posto speciale e la mente curiosa di Aurora cominciò a fantasticare su quale meta il ragazzo avesse scelto per il loro primo appuntamento ufficiale. Ma non era l'occasione a rendere l'incontro così particolare, quanto l'attesa di scoprire quali segreti Marco le avesse tenuto nascosti sino ad allora. Nella sua mente aveva già un lunghissimo elenco di domande che avrebbe fatto invidia ai migliori agenti della Stasi, talmente tante da non sapere da quale cominciare.

Quando aveva scoperto dell'adozione? E in che modo tutto quello era legato alla sua sparizione di una settimana prima?

Ma una domanda la tormentava più di ogni altra: a chi apparteneva il nome che Marco portava tatuato sul cuore?

Per quanto Aurora si sforzasse di pensare ad ogni più remota eventualità, la vocina nella sua testa continuava a ripeterle che doveva trattarsi di una ragazza, magari del suo primo, grande amore, quello che, in un modo o nell'altro, si finisce per portarselo dietro tutta la vita, proprio come l'inchiostro sottopelle.

Quel pensiero accompagnò il suo sonno e il suo risveglio l'indomani mattina, quando alle sei e trenta la sveglia del suo cellulare prese a vibrare sul ripiano della scrivania.

Aurora, ancora con gli occhi chiusi, allungò una mano dietro la testa e cercò a tentoni la fonte del rumore, così da poterla fermare ed evitare che Isabella, profondamente addormentata nel letto accanto al suo, si svegliasse. Strisciò l'indice sullo schermo per interrompere la vibrazione, poi lasciò ricadere il cellulare sul piumone.

La sera precedente aveva pensato a quale scusa che avrebbe potuto inventarsi per uscire di casa così presto, ritrovandosi a corto di idee. Così aveva deciso che non avrebbe detto niente a nessuno, sarebbe semplicemente uscita prima che tutti gli altri si fossero svegliati, lasciando in cucina un bigliettino con poche righe, che accennavano a un'emergenza accorsa alla sua nuova compagna di università e al fatto che doveva precipitarsi ad aiutarla.

In quel modo la sua "sparizione" di prima mattina sarebbe risultata non programmata, e per questo meno sospetta.

Impiegò tre quarti d'ora a prepararsi, metà dei quali trascorsi davanti all'armadio che condivideva con sua sorella, alla ricerca di qualcosa che fosse caldo, comodo e possibilmente anche carino.

Aveva ormai rinunciato all'idea di indossare il fantastico vestito acquistato con Eleonora, sicuramente di giorno sarebbe risultato inadeguato, indipendentemente dal luogo dell'appuntamento.

Così aveva optato per una gonna a portafoglio blu notte di Isabella, che la copriva fino a metà coscia, lasciando intravedere i leggings dello stesso colore che le fasciavano le gambe magre e sottili, per poi scomparire dentro gli stivaletti bassi con i lacci, i suoi preferiti.

A tenerle calde le braccia e il petto un maglione bianco con scollo rotondo e la parte inferiore smerlata, le cui maniche le nascondevano leggermente le mani.

A completare il look, un paio di orecchini asimmetrici, messi in risalto dalla lunga treccia corvina portata sulla spalla destra.

Una volta terminato di truccarsi il viso e aggiustarsi la frangetta sulla fronte, Aurora si fermò a contemplare la sua immagine nel piccolo specchio sopra il lavabo, chiedendosi cosa avrebbe pensato Marco non appena l'avesse vista.

Se l'avrebbe trovata bella nonostante tutte le cicatrici che portava sul corpo e nel cuore, se l'avrebbe amata nonostante la sua vita stesse andando a gambe all'aria.

Poi scosse la testa, per scacciare quei pensieri infantili quanto inutili, e si diresse in camera sua per prendere le ultime cose.

Proprio mentre stava abbassando la maniglia della porta di casa, pronta a uscire, il suo nome pronunciato in un bisbiglio la fece sobbalzare.

E senza voltarsi, con il cuore che batteva all'impazzata e la mano ancora stretta sul pomello, chiese: «Che vuoi?»

Falco, a una decina di passi da lei, rimase impalato a fissarla, ancora rintronato dall'oblio notturno e confuso dall'immagine della sorella, vestita di tutto punto e pronta a lasciare la casa a quell'ora del mattino.

«Dove stai andando a quest'ora?», la voce impastata dal sonno.

Aurora si voltò appena, senza però avere il coraggio di guardare il fratello negli occhi e mentire. «Da Eleonora, mi ha chiamata e ha detto che ha bisogno di me per un'emergenza.»

Falco si stropicciò l'occhio sinistro, poggiandosi con la destra alla parete del soggiorno. «Sicura che tu non stia per incontrarti con quel ragazzo?»

Aurora aveva previsto la possibilità che qualcuno in famiglia le facesse delle domande, se non prima di uscire, sicuramente al suo ritorno, ma non immaginava che quel qualcuno sarebbe stato Falco, non dopo la discussione che avevano avuto qualche giorno prima.

Ma la sua mancata prontezza nel rispondere alla domanda fu per il ragazzo una risposta sufficiente.

«Stai tranquilla, non ho intenzione di farti un'altra predica, non stavolta» aggiunse, staccandosi dal muro e andandole incontro.

Quando le fu davanti, Falco prese delicatamente la testa di Aurora fra le sue grandi mani, quelle mani che per anni avevano maneggiato con destrezza il pallone da basket, e le depositò un bacio sulla fronte, per poi stringerla a sé.

«Ti voglio bene sorellina. Sempre. Anche quando non condivido le tue scelte.»

Sentendo il calore di quel corpo così familiare, Aurora non poté fare altro che lasciarsi andare a quell'abbraccio e ricambiarlo.

«Anch'io ti voglio bene Falco. Sempre. Anche quando mi gridi in testa.» scherzò lei, facendo ridere il maggiore.

E prima di lasciarla andare, il ragazzo non si esimé dal farle un paio di raccomandazioni. «Mi raccomando, stai in guardia, e se prendete la macchina assicurati che vada piano, altrimenti fallo accostare e scendi, vengo io a prenderti ovunque tu sia. E per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi, intesi?» concluse sollevando l'indice in segno di ammonimento.

Aurora si mise sulle punte, in modo da potergli schioccare un bacio sulla guancia ricoperta da ispida peluria bionda. «Promesso. E tu non dire a nessun altro con chi mi sto vedendo, d'accordo?»

Falco fece un cenno poco convinto con la testa, prima di vederla sorridere e richiudersi silenziosamente la porta alle spalle. Non gli piaceva dover nascondere le cose ai loro genitori, ma in quel caso avrebbe fatto un'eccezione, non volendo deludere sua sorella ancora una volta.

In fondo era stato proprio lui a fidarsi di Marco e a suggerirgli il luogo in cui Aurora sarebbe stata di nuovo felice.

E in quel momento Falco pregò di non essersi sbagliato.

* * *

Marco parcheggiò sotto casa di Aurora dieci minuti in anticipo rispetto all'orario dell'appuntamento.

Quel sabato mattina si era svegliato di buon'ora, deciso a ricontrollare che fosse tutto in ordine per la gita fuoriporta che aveva programmato. Aveva pensato a ogni dettaglio, a tutte le cose che sarebbero potute andare storte e ai possibili escamotages per porvi rimedio.

Le aveva promesso una giornata indimenticabile, e se tutto fosse andato come da programma, lo sarebbe stata.

Non vedeva l'ora di vederla correre sulla sabbia, con il viso illuminato da quel dolce sorriso che di rado aveva visto sbocciare sulle sue labbra. E Marco desiderava vederla sorridere ancora, più di ogni altra cosa.

Anche perché era certo che, dopo averle confessato del suo bacio con Federica, la ragazza non avrebbe più avuto molta voglia di sorridere, non a lui.

Pur consapevole che quel bacio non aveva significato nulla, almeno non per lui, e che in quel momento la relazione tra lui e Aurora non era così ben definita tanto da portelo chiamare "tradimento", era così che Marco l'aveva vissuto, come un tradimento nei confronti della ragazza che amava e che aveva scelto di aprigli il suo cuore, senza più riserve.

Quella giornata insieme avrebbe segnato un punto di svolta, che le cose si fossero evolute per il meglio oppure no. E se la parte vigliacca di lui temeva il confronto e avrebbe preferito fare marcia indietro, quella più coraggiosa non vedeva l'ora di affrontare la ragazza e svelarle la verità.

E fu proprio il delicato picchiettio della mano di Aurora sul finestrino a segnare il momento del loro incontro.

Da quel punto in poi Marco sarebbe dovuto andare avanti con il suo programma, come pianificato, senza possibilità di ritorno.

E nella seconda parte di questo capitolo potrete finalmente leggere dell'appuntamento tanto agognato :D

Cosa avrà organizzato Marco di speciale? E soprattutto sarà in grado di confessare tutta la verità ad Aurora?

E lei come la prenderà?

La prossima parte arriverà prestissimo, promesso ❤ 

E prima di lasciarvi, ecco la traduzione del testo della canzone citato all'inizio del capitolo :)

"Che mi dici di noi?

Che mi dici di tutte quelle volte in cui dicevi di avere le risposte?

Che mi dici di noi?

Che mi dici di tutti i vissero per sempre felici e contenti andati in pezzi?

Che mi dici di noi?

Che mi dici di tutti i piani trasformati in disastri?

Che mi dici dell'amore?

Che mi dici della fiducia?

Che mi dici di noi?"

Sempre vostra 

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