29. I won't give up - Parte I

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Cari amici e lettori

Ecco a voi un nuovo capitolo tutto  per voi :) Spero possa piacervi :)

Vi auguro buona lettura

"And when you’re needing your space

To do some navigating

I’ll be here patiently waiting

To see what you find

‘Cause even the stars they burn

Some even fall to the earth

We got a lot to learn

God knows we’re worth it

No I won’t give up"

I won't give up - Jason Mraz

Falco scostò appena la manica del giubbotto per poter leggere l'ora. Il suo orologio da polso segnava le sette e otto minuti. Ancora un quarto d'ora e il treno sarebbe arrivato in stazione, pronto a rimettersi in marcia verso sud nel giro di una decina di minuti al massimo.

«Allora? Sei contento di tornare a casa?» gli chiese Aurora, con un sorriso malinconico sulle labbra.

Quando due giorni prima aveva ricordato alla famiglia della sua partenza per il weekend, sua sorella aveva insisto per accompagnarlo in stazione e aiutarlo con i bagagli, sebbene non ce ne fosse alcun bisogno. Sarebbe rimasto fuori solo tre giorni, per cui aveva deciso di portare con sé un piccolo trolley con lo stretto indispensabile.

«Sì, non vedo l'ora di essere lì» le confessò lui istintivamente.

La ragazza si limitò ad allargare il suo sorriso, pronta a nascondere al fratello quanto quelle parole l'avessero involontariamente ferita, ricordandole che ogni suo sacrificio e dispiacere erano una diretta conseguenza del disastro che aveva combinato.

Ma non era solo quello. C'era dell'altro.

Per quanto non volesse ammetterlo neanche a sé stessa, nel profondo Aurora sapeva di provare un pizzico di invidia nel vedere Falco partire per raggiungere l'unico posto in cui si fosse mai sentita a casa.

Avrebbe voluto pregarlo di portarla con lui, per poter sentire ancora una volta il profumo della salsedine tra i capelli, il rumore delle onde infrangersi sull'alta scogliera che ospita la città vecchia, la sensazione dei ciottoli dalla superficie liscia e levigata sotto le piante dei piedi.

Per poter rivedere lui, un'ultima volta.

Ma non disse nulla, consapevole che, dopo tutto quello che la sua famiglia aveva fatto per lei, quel desiderio non sarebbe stato né compreso né assecondato.

«Hai detto nulla a Beatrice o vuoi ancora farle una sorpresa?» chiese poi, per sviare i suoi pensieri.

Falco strinse involontariamente la mascella prima di risponderle. «No, non le ho detto niente... Spero davvero che la sorpresa funzioni...» disse in tono poco convinto.

«Ma sì, non ti preoccupare sono sicura che, non appena ti vedrà, farà i salti di gioia!» lo rassicurò lei, pregando nella sua testa che le sue parole si tramutassero in realtà. Perché Aurora era consapevole che se tra suo fratello e Beatrice le cose non avessero funzionato, non avrebbe potuto biasimare che sé stessa. E dopo tutto quello che Falco aveva fatto per lei, vederlo perdere l'amore di tutta una vita era l'ultima cosa che desiderava.

«Dai, raccontami un po' che programmi hai!» gli chiese lei, sperando così di distrarlo e tirarlo su di morale.

«Niente di particolare, in realtà» replicò lui, emettendo un lungo sospiro. «Ieri ho sentito zio Peppino, ha detto che verrà lui a prendermi dalla stazione di Bari, così posso risparmiarmi il regionale fino a Polignano.
Appena arrivo, voglio andare a casa di Beatrice, e se tutto va come spero, penso che rimarrò a dormire da lei. Poi sabato mattina vado a trovare i nonni, che sono due settimane che continuano a chiamarmi un giorno sì e uno no per farmi l'elenco di tutte le conserve che hanno preparato e che dovrò portarmi dietro al ritorno!» disse lui, ridendo alla sua ultima affermazione.

Nel sentir parlare dei nonni e delle loro conserve, anche Aurora scoppiò a ridere, immaginando nonna Domenica all'opera già da diversi giorni, intenta a preparare barattoli di salsa e sottoli di ogni tipo: pomodori secchi, melanzane, carciofini e chissà cos'altro, mentre nonno Andrea si occupava di riempire e sigillare le bottiglie di vino rosso novello che produceva con l'uva proveniente dalla sua campagna.

«Lo sai, sì, che domenica ti vorranno a pranzo lì e ti rimpinzeranno come un maialino all'ingrasso, vero?» scherzò Aurora, battendo qualche leggero colpetto sull'addominale del fratello, nascosto dal giubbotto.

«Ehi, mi stai forse dicendo che sono un maiale?!» replicò lui, in tono fintamente risentito. «Come osi...!» e si avventò sulla sorella, afferrandola da dietro e facendole il solletico ai fianchi.

Aurora non seppe resistere neppure un paio di secondi e cominciò a ridere a crepapelle non appena le mani del fratello raggiunsero l'obiettivo, emettendo dei gridolini divertiti che attirarono inevitabilmente l'attenzione degli altri passeggeri che occupavano la banchina in attesa del treno.

«Basta, basta, ti prego!» lo supplicò lei col fiato corto, tra una risata e l'altra.

«Ritira quello che hai detto!» le intimò scherzosamente Falco, concedendole un breve attimo di tregua ma continuando a stringerla a sé.

«Va bene, va bene, ritiro tutto, non sei un maialino!» cedette lei, venendo così liberata dalla morsa delle braccia lunghe e forti di Falco, forgiate dai tanti anni trascorsi a infilare un pesante pallone arancio scuro nel canestro.

Non appena Aurora ebbe riguadagnato la sua posizione eretta, a pochi passi da lui, il ragazzo poté ammirarne la figura per intero. Dopo più di un anno dall'incidente, il suo corpo, un tempo ugualmente longilineo ma dalle forme leggermente più generose, portava ancora i segni di quello che sua sorella aveva dovuto attraversare: le gambe erano rimaste più magre del normale, la pelle più chiara a causa dei lunghi mesi passati chiusa prima in ospedale e poi in una clinica per la riabilitazione, i capelli leggermente più corti dietro la nuca, dove l'avevano dovuta rasare per operarle l'ematoma provocato dalla botta contro il poggiatesta del sedile dell'auto.

Le uniche cose a essere tornate normali da un paio di settimane a quella parte erano il colore rosa sulle sue gote e la luce che era tornata a schiarire il blu profondo dei suoi occhi.

E anche se gli costava fatica ammetterlo, sapeva bene che il merito era di quel ragazzino ubriacone dallo sguardo trasparente e una faccia che avrebbe preso volentieri a schiaffi, di nuovo. Dopo il suo suggerimento di portarla al mare, qualcosa in Aurora era cambiato; non avrebbe saputo dire cosa con precisione, ma forse avrebbe potuto descrivere tutto con un'unica parola: viva.

Sua sorella sembrava tornata finalmente a vivere.

Quando quel sabato di due settimane prima aveva provato a chiederle come fosse andata, lei era stata avara di dettagli; era stato sufficiente il suo sorriso imbarazzato a fargli capire che, qualunque cosa fosse successa, dovevano aver chiarito e fatto pace.

Nonostante Marco non gli fosse per nulla simpatico, era comunque contento di veder le labbra di sua sorella sorridere ancora una volta.

"Si avvisano i gentili passeggeri che il treno Freccia Rossa 2947 per Bologna è in arrivo sul binario 3."

«Ecco, questo è il mio.» annunciò il ragazzo. «Per fortuna è in orario, non vorrei mai rischiare di perdere la coincidenza a Bologna per Bari...»

«Ehi, Falco,» catturò la sua attenzione Aurora, afferrandolo per gli avambracci, «stai tranquillo e goditi il viaggio, vedrai che andrà tutto bene.» e gli sorrise dolcemente.

A quel gesto Falco non poté che ricambiare il sorriso della sorella, chinandosi poi in avanti per stringerla in un lungo abbraccio e baciarla sulla fronte, come amava fare sin da quando erano piccoli.

«D'accordo,» replicò lui, «tu bada a non combinare guai in mia assenza, intesi?» la redarguì infine, tra lo stridio delle ruote del treno che frenava sui binari a pochi passi da loro.

«Stai tranquillo, me la caverò» lo rassicurò lei. «E poi sono appena tre giorni, cosa vuoi che possa succedere in così poco tempo?!»

Falco sollevò entrambe le sopracciglia, perplesso. «Mmm, con te non si sa mai, è meglio specificare!»

«Dispettoso!» lo rimproverò bonariamente lei, accompagnandolo all'ingresso della carrozza. «Mi raccomando, dai un bacio ai nonni e saluta tutti quando li vedi: Nicola, Sofia, Francesco, Le...»

La voce le morì in gola non appena si rese conto di star per pronunciare il nome dell'unica persona che non avrebbe dovuto nominare. Per rimediare alla situazione imbarazzante, si affrettò a risolvere con un «Va be', saluta tutti!» e a stamparsi un sorriso forzato sul viso.

Falco avrebbe voluto replicare e affrontare il discorso, ma il treno era in procinto di partire e quella chiacchierata avrebbe richiesto ben più di due minuti. Così si limitò a dire «Lo farò.» e a salire sul treno, lasciandosi alle spalle un'Aurora disorientata dalle sue stesse parole e inevitabilmente preda della nostalgia di casa.

Ecco a voi la traduzione della strofa citata a inizio capitolo :)

"E quando avrai bisogno di spazio
Per navigare un po’
Sarà lì in attesa, paziente
A vedere cos’hai trovato
Perché anche quando le stelle bruciano
Alcune cadono perfino sulla terra
Abbiamo da imparare
Dio sa se ce lo meritiamo
No, non mi arrenderò"

E per concludere una piccola anticipazione dal terzo capitolo de "La cosa più importante", la mia prossima storia, da Marzo su wattpad :)

Se siete curiosi, sul mio profilo potete già trovare la storia con un breve trailer di anteprima, e prestissimo arriverà anche il trailer completo!

Come sempre grazie a voi per tutto: i commenti, le stelline, gli incoraggiamenti, o semplicemente per aver scelto di leggere le mie parole

A presto, sempre vostra ❤ 

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