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"Would you dance if I asked you to dance?

Or would you run and never look back?

Would you cry if you saw me crying?

And would you save my soul tonight?"

Hero - Enrique Iglesias



Era lunedì mattina. Aurora era in piedi nell'autobus affollato. Appena salita si era guardata intorno, nella speranza di vedere lui.
Quando il venerdì mattina si era congedato da lei, Marco le aveva detto che si sarebbero rivisti lunedì sul pullman. 

Ed era lunedì, ma di Marco non c'era traccia. 

Pensò che magari aveva avuto un imprevisto, o forse aveva semplicemente fatto tardi e perso quel pullman. E mentre continuava a guardarsi attorno, nella speranza di cogliere lo scintillio dei suoi profondi occhi verdi, Aurora sentì la delusione invaderle il petto. Non se ne era resa conto prima di allora, ma le era mancato durante quel fine settimana. Sapeva così poco di lui, eppure le mancavano i suoi occhi, quel sorriso così riservato... Le mancava poterlo ascoltare mentre parlava di filosofia, perché quando lo faceva il suo volto si illuminava, come se lo pervadesse un fuoco che gli imporporava la punta delle orecchie. 

Avevano trascorso insieme solo poche ore, eppure quando si erano seduti in quel bar, a chiacchierare, aveva provato una strana sensazione, come un déjà vu. Si era sentita a suo agio, come se fossero destinati a stare lì, insieme, in quel posto, in quell'esatto momento.

Aurora non aveva mai creduto nel destino. Meno che mai dopo quella maledetta notte di un anno prima. Ma in quei pochi giorni trascorsi a Firenze aveva avuto la sensazione che l'universo le stesse mandando un messaggio, un silenzioso invito a guardare avanti, a ricominciare a vivere. E il messaggio aveva attraversato il vuoto e l'atmosfera per giungere a lei attraverso quei meravigliosi occhi verdi. 

Era assolutamente ignara di come le cose si sarebbero evolute. Non sapeva se l'avrebbe rivisto ancora, se ci sarebbe stata un'altra occasione di parlargli, ma una piccola parte di sé non desiderava altro che incontrarlo di nuovo. Aveva bisogno di conoscere il ragazzo dai capelli biondo-castani con quegli occhi così simili a quelli di lui. Agli occhi di Leonardo.

Erano mesi che non pronunciava il suo nome. Anche solo ripeterlo nel silenzio della sua mente le scatenava una valanga di ricordi, come mille aghi che le si conficcavano nel cranio.

Ma il dolore fu interrotto dal suono della campanella che indicava il capolinea. Così Aurora scese dall'autobus, diede un'ultima occhiata ai passeggeri che affollavano il marciapiede e si diresse in facoltà.

Quel pomeriggio Aurora aveva la sua prima lezione di laboratorio nel nuovo dipartimento. Era seduta sui gradini dell'ingresso, a sbocconcellare un panino che le aveva preparato suo padre prima che lei uscisse. Ma non aveva particolarmente fame. Continuava a pensare alle lezioni, a Falco e alla discussione con i genitori della settimana prima, e poi a Marco. Al perché non era sul pullman quella mattina.

«Ehi, che fai? Mangi qui tutta sola? Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?»

Aurora trasalì nel sentire una voce sconosciuta alla sua destra. Voltando la testa vide le gambe di una ragazza. Era in piedi sulle scale, accanto a lei. Sollevò lo sguardo per poterla guardare in volto. Era di media statura, carnagione chiara puntellata di tante piccole lentiggini sulle gote e sul naso, occhi color dell'ambra in perfetta armonia con la massa di ricci rossi che le incorniciava il viso. Le stava sorridendo, in attesa di una sua risposta. Così Aurora si alzò e le sorrise di rimando.

«Ciao. Sì, sono nuova da queste parti, sono arrivata solo la settimana scorsa. Io sono Aurora» disse allungando la mano verso la sconosciuta.

«Piacere Aurora, io sono Eleonora.»

La ragazza le diede un'energica stretta di mano, poi si sedette sulle scale, accanto a lei, tirò fuori dallo zaino un tramezzino e cominciò a mangiarlo.

Così Aurora si rimise a sedere e riprese a mangiucchiare il suo panino.

«Allora, nuova arrivata, da quale parte d'Italia vieni? Dal tuo accento direi che non sei di queste parti.»

«Sì, hai indovinato, vengo da un paesino del Sud, in Puglia. E tu sei di Firenze?»

«Sì, nata e cresciuta nella città del dolce stil novo. E tu come mai sei qui? Stai frequentando le lezioni a fisica?»

A quelle domande Aurora si irrigidì all'istante. Le faceva piacere fare amicizia con qualcuno del posto, ma non aveva nessuna voglia di rispondere a domande sul perché fosse in quella città. Doveva evitare l'argomento a ogni costo.

«Già, sono iscritta all'ultimo anno di fisica. E tu?» chiese, speranzosa di sviare le domande su di lei.

«Che fortuna, anch'io sto frequentando il terzo anno! Allora oggi pomeriggio ci ritroveremo insieme al laboratorio di fisica nucleare. Sai già dove si trova?»

«No, in realtà non ho avuto ancora modo di consultare la piantina dell'edificio che mi hanno dato in segreteria. Ma non c'è problema, prima o poi lo troverò.»

«Scherzi, vero? Non ti lascerei mai vagare per i corridoi. Possiamo andarci insieme. Anzi, dovremmo darci una mossa, manca mezz'ora alla lezione e il prof di solito arriva con dieci minuti di anticipo. Quindi meglio non perdere tempo, i ritardatari non sono visti di buon occhio dal prof.»

Così le ragazze finirono di mangiare e si avviarono a lezione.


Tre ore dopo Aurora ed Eleonora si apprestavano ad uscire dal laboratorio.

«Oh, finalmente è finita. Amo molto le lezioni di laboratorio, ma farne tre di fila ucciderebbe qualunque entusiasmo. E a te com'è parsa, nuova arrivata?»

Aurora era stanca e leggermente disorientata. Seguire lezioni nuove tutto il giorno si stava rivelando più stancante di quanto immaginasse, soprattutto dopo l'anno di pausa forzata a cui era stata costretta. Ma non le andava di dare troppe spiegazioni, così decise di mantenersi sul vago.

«È stata una lezione molto interessante, però sì, effettivamente tre ore di fila senza una pausa possono mettere a dura prova.»

«E cosa hai in programma per la serata? Immagino che essendo nuova da queste parti la tua vita sociale non sia un granché. Ma nessun problema, possiamo rimediare!» disse Eleonora, poggiandole una mano sulla spalla e sorridendole entusiasta.

Per Aurora era evidente che la ragazza aveva qualcosa in mente.

«C'è un locale, non lontano da qui, dove fanno musica dal vivo tutte le sere. Possiamo andare lì in serata, sai, bere qualcosa, rilassarci un po'...»

Aurora non aveva nessuna voglia di andarci. Dopo la dura giornata avrebbe voluto solo tornare a casa e tuffarsi sotto il suo soffice e caldo piumone.

«Senti Eleonora, mi piacerebbe davvero molto, ma non penso di poter far tardi stasera. È stata davvero una lunga giornata e mi sento distrutta. Magari un'altra volta, okay?»

«No, dai Aurora, non puoi dirmi di no» piagnucolò Eleonora. «Stasera suonano alcuni miei amici che hanno una band e ci tengo davvero tanto ad andarci. E poi te li posso presentare, così potrai allargare il giro delle tue conoscenze qui. Dai dai dai, non dirmi di no... » insisté la ragazza, facendo labbruccio.

E mentre attraversavano la porta d'ingresso del dipartimento per avviarsi all'esterno, Aurora si bloccò all'istante, sorpresa nel vedere Marco seduto su un muretto vicino al cancello dell'edificio. Lui stava scrivendo un messaggio sul suo cellulare e non l'aveva ancora notata.

Improvvisamente la mente di Aurora si riempì di mille domande: cosa ci faceva Marco lì a quell'ora? E come mai non era sul pullman quella mattina? Ma soprattutto, era lì per incontrare lei o qualcun altro? Fu la sua compagna a riportarla alla realtà.

«Ohi, ci sei? C'è nessuno lì dentro?» disse agitandole una mano davanti al viso. «Allora, che ti è preso?»

Aurora si riscosse dai suoi pensieri.

«Nulla, sono solo sorpresa di vedere quel ragazzo qui» disse indicando il punto in cui Marco era seduto.

«Ehi, ma è Marco. Lo conosci?» chiese Eleonora, stupita.

«Sì, l'ho incontrato un paio di volte sul pullman per venire qui. È un tuo amico?» chiese, desiderosa di sapere quale fosse il legame tra i due.

«Sì, ci hanno presentato tempo fa. È il fratello di uno dei ragazzi che suona nella band di cui ti parlavo prima. Ehi Marco, ciao!» disse a voce alta per attirare l'attenzione del ragazzo, mentre si avviava nella sua direzione.

Aurora rimase al suo posto ancora per qualche secondo, poi si decise a seguire la sua nuova amica verso il cancello.

L'espressione di Marco nel vederle arrivare insieme era piuttosto sorpresa, ma quando loro gli furono vicine, sfoggiò un timido sorriso e le salutò.

«Ciao. Tu sei Eleonora, vero? L'amica di Daniele e Cristian.»

«Esatto. Sono contenta che ti ricordi di me. E ho saputo che conosci la mia nuova amica, Aurora» disse indicando lei al suo fianco.

Alle parole di Eleonora le guance di Aurora si tinsero di una intensa sfumatura rosa. Aveva fatto bene a dire all'amica che si erano già visti? O forse lui avrebbe preferito che la cosa rimanesse tra loro? Ma in fondo non lo aveva fatto di proposito... Chi avrebbe mai detto che Marco ed Eleonora si potessero conoscere? Era proprio vero che "il mondo è piccolo".

Marco si affrettò ad intervenire: «Sì, ci siamo conosciuti una settimana fa. Ciao Aurora» disse sfoderando il suo sorriso dolce e timido allo stesso tempo.

«Ciao» replicò semplicemente lei. Avrebbe voluto chiedergli come mai si trovasse lì a quell'ora, ma l'amica la precedette.

«Allora Marco, so che frequenti filosofia con Cristian. Quindi che ci fai da queste parti? Se non sono indiscreta...»

Aurora conosceva da pochissimo Eleonora, ma aveva intuito che non era una persona che si faceva troppi problemi a fare domande, per quanto indiscrete potessero essere.

«A dire il vero stavo cercando lei» disse Marco indicando Aurora.

Le ragazze rimasero entrambe sorprese da quella risposta. Aurora non sapeva proprio cosa replicare, ma per sua fortuna Marco continuò: «Le avevo detto che ci saremmo visti sull'autobus stamattina, ma ho avuto un contrattempo e non sapevo come avvisarla. E così eccomi qua.»

Aveva le mani in tasca e sul volto un sorriso piuttosto imbarazzato.

Aurora non riusciva a crederci. Non se ne era dimenticato. Era lì per lei. Chissà quanto l'aveva aspettata. Ma Eleonora intervenne ancora una volta a interrompere i suoi pensieri.

«Accidenti, ci tenevi proprio tanto a rivederla se non sei riuscito neanche ad aspettare domani mattina... Ma perché non ti unisci a noi stasera? Stavamo pensando di andare al Music Time, Daniele mi ha detto che stasera lui e gli altri suoneranno lì.»

Ecco fatto. Il disastro era completo. Se prima Aurora aveva qualche chance di evitare l'uscita serale, ora quelle poche possibilità si erano dissolte al vento.

Marco guardò Aurora negli occhi, in cerca di una conferma. «Se ti va a me farebbe piacere incontrarti lì. Che ne pensi?» disse rivolto a lei.

A quel punto Aurora non ebbe scelta.

«Okay, ci sarò. Dov'è di preciso il locale? Ho bisogno dell'indirizzo da mettere su Maps, non conosco ancora bene la zona.»

«Tranquilla, passo a prenderti io alle nove. Che bello! Vedrai che ci divertiremo un mondo!» disse Eleonora, piena di entusiasmo.

«Allora ci si vede lì ragazze. A dopo» le salutò il ragazzo con un sorriso, poi si avviò sul marciapiede.

Dopo esser rimaste sole, le ragazze si accordarono per la serata e si diedero appuntamento per le nove di quella sera. 

Se vi piace la storia lasciate un commento e una stellina, grazie ❤

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