Incantesimi

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Effettivo, fu uno il tradimento subito dalla cubista. Uno. E vabbè, non si calcolano gli immaginabili numeri compiuti tra scambisti, per quello vale un discorso diverso.

In proporzione, le malefatte di Azzurra si misurano su un rapporto di cento a uno, e alcuni ancora si domandano come un pezzo di pane quale Francesco è abbia rotto con lei. Gesù fece bene a condannare le lingue lunghe, innocenti col coltello insanguinato e giudici della polvere. Chissà che avrebbe predicato oggi su occhi, pagliuzze e travi, facendo la conoscenza di sedicenti samaritani che piangono per un pelo tirato ignorando il male inferto ad altri – Azzurra ne è un esempio.

Ma la bella fuggiasca non ha dignità, lo provano i pagamenti in natura e l'incapacità di ammettere gli errori. Dando più importanza ai suoi traumi che non all'incoerenza, incrocia le gambe sul muretto e fissa nostalgica la Moretti mentre Aneta le ronza attorno. Un ritorno alle origini, da adolescenti proponevano la stessa scena sugli argini del Bisagno o al capolinea del bus in piena notte, sole, a un passo da boschi sinistri parlando di ragazzi e della vita schifosa.

Aneta era pronta, non aspettava altro. Affermazione positiva al telefono, appuntamento lampo ed eccola arrivare per supportare la sua ascara troietta. Alla rumena piace Luca, ma non in senso fisico: lo ritiene simpatico, affascinante alla sua maniera, e avendo conseguito una laurea ad honorem in cervelli veramente bacati, è facile per lei piazzare lo scrittore nella top cento dei personaggi più interessanti della città, almeno per farcisi un'uscita senza impegno.

Lo conosce poi anche intimamente, era un cliente affezionato quando Aneta si prostituiva per pagarsi l'università e l'appartamento. Veniva sempre coi soldi, pagava in anticipo e spesso le portava un pensierino - una rosa, una catenina trovata in discoteca. Bizzarro che il giovane Luca fosse un rarissimo maschietto che durante il sesso comprato amava chiacchierare.

«Metti altro olio, brucia» consigliava Aneta a carponi, dandogli indicazioni su come inserire correttamente l'arnese nell'ano.

«Allora, com'è la Transilvania?» chiedeva lui fuori luogo. «Oddio, hai il sedere migliore che abbia mai visto...»

Ed era carino, faceva pure i complimenti.

Ad Azzurra è meglio risparmiare le storie di come Aneta abbia venduto ogni suo buco al romanziere che smaniava di fare pratica, il punto non è manco quello. Ma giacché per Aneta lui non ha segreti, non c'è persona più preparata in tutto il centro cittadino per dare una mano alla cubista. E poi, non sarebbe brutto contribuire a scrivere una "favola" nel sottomondo.

«Ho sempre il solito problema» mormora Azzurra pensierosa, volendo annegarci nella Moretti. «Mi guardo allo specchio e vedo una merda. Ho tradito, ho fatto schifezze, sono una delle peggiori ragazze che si possano incontrare. E tant'è, anche se so di avere il culo sporco, faccio la prima donna e pretendo troppo dagli altri.»

«Spiegati meglio» gironzola sul posto Aneta, più a suo agio in tenuta da sera adesso che s'è tolta le scarpe da lavoro per elevarsi sugli stivali dal tacco anticinghiale – la minigonna fa invece venire un infarto ai passanti.

«Samantha, turna*» scandisce nauseata la cubista. «Era da Willy, a fargli gli auguri con tutta la sua banda e il coniglietto. Genova è piccola, va bene? Ci conosciamo tutti, per forza ci becchiamo da qualche parte anche senza volerlo. Ora sono calma, ci rifletto su e dico che è normale che sia così. Sul momento non c'ho pensato, mi è partito qualcosa in testa e ho creduto altro, cioè che Luca volesse andare a salutare Willy perché sapeva che c'era Samantha.»

Aneta incrocia le braccia, il seno pare gonfiarsi. «Va' avanti» la invita, ma vorrebbe dirle: «Te hai dei problemi seri, patata.»

«È questo, non sono cambiata da quando parlavamo di quelli che ci caricavano in motorino fuori da scuola» sospira Azzurra. «Non riesco a fidarmi, penso sempre male. Ed è assurdo, perché non sono nella posizione per farlo.»

«Esatto, perché tua vera posizione è a pecora, sei nata per prenderlo dietro. Non voglio insultarti, però mi fai ripetere cose che non ti metti in testa.»

«Non serve, credo di aver iniziato a darmi le risposte stando con lui, o sto soltanto facendo il pappagallo e uso le sue parole.»

«Questo è passo in avanti» si distende Aneta, macchiando il filtro della Pall Mall di rossetto mentre brutta gente continua a perdere il fiato per le sue gambe. «Se è così, quali solo allora le risposte, amore? Poi ti dico cosa penso io.»

Passaggio di sigaretta, scambio di sapori che ucciderebbero all'istante ogni maschio. Vorrebbe essere lesbica, Azzurra, forse tutto sarebbe meno problematico. Nada, il gusto del rossetto sulla Pall Mall è il massimo che assaggerà di Aneta, una delle poche donne che non odia e perciò stima. Non ha senso, come del resto la sua incoerenza.

«Sono più narcisista io di lui» sbuffa. «Se ho qualcosa io lui ci deve essere, se ho un problema io lui mi deve ascoltare, se ho il ciclo mi deve sopportare.»

«Che bella che sei» ironizza la rumena.

«Magari, mi sento lercia dentro» soffre Azzurra. «Cazzo, lui finora è stato con una sola ragazza oltre a me, dopo Camilla intendo. Ci ha scopato una volta, nient'altro. Potrei pensare che dice cazzate e che in realtà va a scoparsene altre mentre dormo, ma questo non è possibile.»

«No, perché lui dorme con te» evince rapida l'altra.

«Giusto, e non solo. Andiamo a mangiare fuori, a bere, facciamo giri a caso, stiamo sul divano, guardiamo un film, lui si mette a parlare dell'universo e io non capisco un cazzo. Stiamo tutto il tempo così, insieme, tra un po' anche quando lavoro perché lui si piazza allo Scandic e al primo che fa il marpione lo ammazza di botte, ma botte cattive, date per fare male. Cioè... ma quando potrebbe avere il tempo infilarsi nel letto di qualcun'altra?»

«Mi fa piacere che stai capendo da sola, adesso ti do un po' di sicurezza» dice Aneta, che sale sul muretto e sfoggia la piena consapevolezza di sé accavallando le gambe perfette – un marocchino scappa col cuore in gola e Azzurra è invidiosa. «Quando litigate e esce per i cazzi suoi, Luca viene allo Stevie. Parla di te finché non lo portano via di forza, prima lamentandosi e dopo dicendo che gli manchi.»

La cubista lo sospettava, lo scrittore non è imprevedibile. Ricordare però quanto egli la pensi, fatto confermato da altri, l'alleggerisce, è una bella cosa, va bene che Aneta veda il suo timido e compiaciuto sorrisetto.

«Questo in tempi recenti», prosegue la strepitosa rumena, «perché prima che diventasse dipendente da te usciva anche con altre ragazze, e lo sai, è vero. Ma tu non c'eri quando lui usciva con loro, sai chi c'era? Io, l'altra oca che canta, un sacco di camerieri e cameriere che tu conosci e che riporterebbero stessa versione. Luca finiva di mangiare o di bere, portava a casa le tipe e in massimo mezz'ora tornava al BlaBla, al Time, da Samu o quello che era il locale. Non faceva no sesso, Luca non dura dieci minuti.»

«E tu come lo sai?» si stranisce l'amata dell'interessato, mandando in tilt la rumena che ha tuttavia prontezza di riflessi e rapidità di esecuzione.

«Me l'hai detto tu che fate sesso per ore» mente, non ne hanno mai parlato.

«Sicura? Mica ricordo...»

Aneta rimembra il membro dell'ameba tra le sue calde membra ed è imbarazzante riesumar gli scorci della fatica per farlo venire, buon Dio. La rumena si è fatta più muscoli facendo le seghe al giovane Luca che non andando in palestra; se pure ad Azzurra tocca il medesimo lavoraccio, uno schiaffo della cubista deve essere devastante, quindi la tecnica segreta da utilizzare è sicuramente Your fault.

«Non ricordi perché sei una drogata, mi hai raccontato tutto.»

E la poverina ci crede, non è inverosimile. Aneta, dopo il siparietto, può dunque andare al succo del monologo, affermando che lo scrittore potrebbe essere sì andato a letto con un'altra ragazza, che però nessuno ha visto. Le altre sono state avvistate una volta solamente, cena o aperitivo che fosse, sono state riaccompagnate a casa e lo shinigami è tornato dove stava consumando per istinto alcolico, acchiappando l'Aneta o la Susi di turno per lamentarsi, lamentarsi, deprimersi e ancora lamentarsi. Mai, invece, l'aver speso una parola di apprezzamento, perciò quanto Luca, in privato, recita alla cubista è esattamente la verità testimoniata dalla rumena e da tutti quelli che campano di ristorazione: nella testa del Cigno nero c'è solo una donna, l'unica con cui esce e sta ogni dì, e questa donna è Azzurra. Punto, la corvina non ha scuse.

«Per questo sei ancora stupida» commenta infine Aneta, e la colpevole si morde le labbra. «Fai protagonista e rompi il cazzo, ma lui ti è fedele e davvero non ha altre. Non so più come fartelo capire. Questa tua gelosia, le tue insicurezze... Tu sei la principale minaccia per voi, a parte cocaina e debiti.»

«Per favore», resiste Azzurra, «non me lo ricordare. Lo so che sono stupida, perché so che Luca non fa niente e comunque non mi fido. In compenso io l'ho data a Mafia per non fare andare lui a rubare.»

La voce tremante, le mani davanti al volto. A quindici anni era uguale, come a venti, come a venticinque. «Stai per metterti a piangere?»

«No...» risposta bugiarda.

«No no, tu stai per piangere.»

«No, non piango.»

«Invece piangi.»

«Smettila!»

«It's hard for girls like us» intona Aneta per invogliarla a sfogarsi, coi passanti magrebini che non capiscono granché della situazione. «We don't know who we trust, not even the ones we love 'cause they don't know

«Puttana!» esplode Azzurra, scontato piagnisteo caratteristico del suo stare al mondo. È un frignare patetico. «Dai amore, piangi, sfogati.»

«Abbracciami» mugugna la frustrata, e Aneta se la coccola. «Vorrei essere come te. Te sei più intelligente, e forte.»

«Abbiamo caratteri diversi, quello che fa star male te per me è niente, non c'entra forza.»

«Fai qualcosa, ti prego. È insopportabile vivere con tutta questa sfiducia ed essere la prima di cui non ci si può fidare.»

«E che faccio? Non sono mica la fata turchina.»

«Sei una zingara, cazzo ne so? Fai un incantesimo, una fattura.»

«Cazzo, parla terrona, te rubami l'orologio» si "offende" la rumena. «Dipende tutto da te, amore. Se tu ci tieni, devi andargli incontro, come lui sta venendo incontro a te mettendosi a rischio. I debiti sono finiti, perciò ora il problema è il tuo cervellino drogato. Ci sono due modi per fidarsi delle persone: il primo è vedere i fatti, le persone ti dimostrano che puoi fidarti di loro; l'altro è dare fiducia anche se ti è difficile, perché non sempre è vero, ma alle volte gentilezza porta gentilezza. Mettiamo caso che Samantha voglia portartelo via, cosa che non credo. Lei è single da tanto e lui lo sapeva, lo sapevano tutti. Allora perché viene da te, che non vali un cazzo, sei scema come la merda e fai casini?»

«Perché mi vuole bene» piange la piccina confortata, nonostante non si possa negare l'abisso che la separa dalla ragazzaconiglio.

«E questo vale il mondo, stupida. Dagli fiducia, comportati come si deve e tutto andrà bene. Piuttosto sforzati, ma imparalo che non c'è altra via, sennò sarà la tua stessa sfiducia a distruggervi. E porca puttana, adesso dillo!»

Aneta scioglie l'amichevole affettuosità e si "mascolinizza" facendosi austera, aggrottando fronte e sopracciglia per calarsi nella parte. Le acchiappa la testa, la fissa nella commozione e stritolandola ordina: «Dimmi che mi ami», poiché Aneta adesso è Luca ed è il momento che Azzurra sia sincera, o la va o la spacca.

«Non ci riesco...»

«Ci riesci.»

«Ho paura.»

«Andrà tutto bene, gli hai dato tante ragioni per piantarti ed è ancora qui. Io sono Luca, dimmi cosa provi.»

«Per lui non è lo stesso...»

«Lo è, solo che non lo sa! Dillo, cazzo!»

Botta e risposta a suon d'insulti, obblighi, ricordi e comprensioni, scossoni e tanta, tantissima emozione a fantasticare, nella paura, che invece i sentimenti siano gli stessi eccome.

Un urlo fortissimo all'ennesimo scuotimento di Aneta, tutta la voglia di vivere finalmente fuori dagli incubi. «Io ti amo, Luca! Ti amo e voglio stare con te per tutta la vita! Andiamo via da qua, portami a sognare! Ti amo, ti amo, cazzo!»

Chissà se lo shinigami ha udito lo strillo. In ogni caso, Aneta è fiera del risultato e della sua troietta, che sbaciucchia e fa alzare in piedi. «Prima cosa, la fiducia. Dagliela, se l'è guadagnata. Seconda cosa, muovi il culo e fatti coraggio, perché andiamo da Luca e se non gli dici che lo ami non ti parlo più.»

Azzurra si soffia il naso, ma può farcela. «Andiamo.»

«Lui dov'è?»

Già. Dov'è?






«Ho visto Azzurra prima, non te l'ho detto» spara il dottor Satana, uno dei diavolacci della notte.

Luca fa spallucce, e al compare di bevute, secco e irriverente immigrato sardo che deve il suo soprannome alle bestemmie rivolte al tiranno infernale, non blatera che un: «Wow, che culo. E come stava la stronza?» rimettendosi a bere.

I due alcolisti se ne sono già andati dalla festa di nozze, la vergogna di Luca era troppo forte e Satana non aveva voglia di tapparsi le orecchie a ogni rombata dei motociclisti. Va inoltre aggiunto che Luca, sebbene soffra di manie di protagonismo, non gode quando gli si vengono date eccessive attenzioni, e francamente non gli andava di vomitare bile con Samantha che gli stava appioppando Twinkie cosicché potesse rincorrere lei Azzurra, chiarire e mettere d'accordo tutti.

No, Luca di dignità ne ha anche troppa - quando se la ricorda – e piuttosto che farci la figura del fesso ha preso Satana in disparte e con lo stesso è andato a far "benzina".

Camminano a caso per i vicoli. La zona è abbastanza tranquilla e il BlaBla è vicino, quindi Azzurra non dovrebbe correre pericoli e Luca può serenamente cazzeggiare nei dintorni.

Satana tuttavia è perplesso. È stato tra i primi a dedurre che tra la cubista e il pazzo ci fosse del tenero andato oltre l'amicizia per cui erano noti, e ne è stato onestamente contento perché, a discapito del nome e dei vizi, il diavolo sardo conosce la felicità di aver qualcuno da amare e che ama – lui vive per la sua fidanzata. Il fatto che Luca definisca Azzurra "stronza" e non "terrona di merda" lo fa supporre il peggio. «Minchia frà, t'ha fatto scrollare*?»

«Yep, è da tutta la sera che non sta calma un attimo» risponde il romanziere, cincin col collo della Tennent's. «Queste donne sono proprio la nostra rovina.»

«Ehia, scopri l'acqua calda, frà» cincin col bicchiere di Negroni, l'ottavo di oggi. «Ci vuole pazienza, sennò finisci di nuovo a spaccarti il fegato nei bar.»

Non lo stanno facendo insieme camminando per i vicoli. No. Ma pazienza, appunto.

«La pazienza l'ho finita da parecchio, Satana» si lamenta lo shinigami snervato, attendente che la stupida chiami per rincontrarsi e andare a casa. Attesa che amplifica il nervosismo. «Lei è una droga fottuta, la scelta più sbagliata che potessi fare.»

«Hai capito, cumpà? Doveva succedere prima o poi» fa il fatalista il sardo, molleggiato sulle gambe ebbre.

«Sì, ma..»

Sì, ma, cazzo. Niente, discutere non ha senso, poiché c'è già stata una storia per la quale ragionare era inutile. Infatti Satana capisce al volo, Luca non deve preoccuparsi di spiegare cosa lo affligga dacché certe sensazioni sono comuni per tutti. «Anche la mia mi fa incazzare, è normale. Poteva andarmi peggio, ricordi la canzone Pescatore? Lei a terra col tipo che la seduce e il marito in merda in mezzo al mare. Bastardo Satana, ci penso e ammetto che sbaglio anche io.»

Qualcuno potrebbe equivocare assumendo che la dichiarazione del diavolaccio significhi che santi non ne esistono, dunque che darsi colpe a vicenda sia infruttuoso se non proprio dannoso, indipendentemente da chi quelle colpe le ha o se vi siano pari stronzate alterne nella vita di coppia. Lo shinigami non è però qualcuno, ha l'occhio e la mente per giocare di fantasia ricavando un significato più profondo, conoscendo per giunta il sardo e il suo amore folle per fidanzatina. Ma prima di tutto ciò, ha un sentimento.

«E lei ti fa incazzare perché in realtà è con te stesso che t'incazzi, dato che non vuoi più sbagliare.»

«Hai capito, frà? Siamo pescatori in merda in mezzo al mare sulla stessa barca, ma siamo più fortunati di quell'altro.»

Touché. Data la sua cronologia, Luca è stato abbastanza fortunato. «Fanculo», ridacchia, «è la voglia di non sbagliare più il segnale definitivo. Quella stronza ignorante, drogata, egoista, terrona e sboccata non c'entra quasi niente con me, ma se qualcuno la tocca stai certo che lo uccido.»

«Daje, frà, puoi fare di meglio.»

«Ah no, col cazzo, ho una reputazione da difendere.»

«Tanto non vai lontano, sei lì che non vedi l'ora che ti chiami.»

«Che ci posso fare? La stronza mi ha fottuto, pare.»

«Ehia, sei cotto come un prosciutto, altroché.»

"No, cotto non basta" pensa lo shinigami sempre meno stizzito e più agitato. "Ha tutti i difetti del mondo, ma io mi sto innamorando lo stesso e il perché mi sfugge."

L'urlo, ancora.

O meglio, una dimostrazione di talento.

Un grido intonato precedentemente udito dalle sensibili orecchie di Twinkie, ora ripetuto e diverso per tonalità. Più vicino rispetto a dove prima erano, è tanto forte da coprire la dichiarazione d'amore di Azzurra, a sua volta non distante. Proviene da un locale, c'è musica via via crescente.

I put a spell on you
and now you're mine.

«Ma cos'è sto casino?» chiede Satana imbambolato. «È da prima che sento una tizia che strilla.»

You better stop things you do,
I ain't lying.

«Serio non la riconosci?» fa Luca intrattenuto da quella voce unica. «Quanto ti sei spaccato oggi, cumpà?»

It's been three hundred years,
right down to the day,
now the witch is back
and there's hell to pay.

Lei è sul palchetto, ha costretto le amiche a farle da coriste e le stesse vorrebbero piangere perché non ce la fanno più ad assecondarla. Dà le spalle al pubblico, chi gestisce il karaoke non la sopporta, ma non si può negare che sentirla cantare sia un'esperienza da fare. Sta lanciando il sortilegio, la sciarpa piumata da vamp le dona le sembianze di una stella del vecchio cinema, gli occhi di cristallo sono quelli di una strega contemporanea.

Luca potrà resistere forse alla tentazione della carne, ma non all'incantesimo del suo canto.

«Quasi quasi vado a vedermela mentre aspetto la scema. Che fai, Satana, ti aggiungi?»

I put a spell you...

«Sarei stupido a dire di no.»

And now...

I due arrivano al locale.

You're...

Aprono la porta.

... mine!

L'acuto che li travolge stupra i timpani di coloro che sono seduti sotto al palchetto. È il saluto di accoglienza, perché Luca e Satana sono entrati nella sua dimensione e non ne usciranno facilmente.

Lei si volta, presuntuosa e accattivante, recitando la scena a cui si ispira*.

«Hello, Zena. My name is Gospie, what's yours?»

«Dove cazzo è il coglione?» si spazientisce Azzurra, mentre Luca il telefono non riesce a sentirlo.

Aneta ha fiuto e la sua rivale in musica sembra si stia dando spettacolo. Lo scrittore dev'essere stato catturato.

I put a spell on you
and now you're gone!


🌙🌙🌙🌙🌙🌙🌙🌙🌙🌙

*Turna: Ancora, di nuovo, in genovese.
*Scrollare: Impazzire
*La scena riproposta da Gospie è un suo omaggio al film Hocus Pocus, quando la Disney non scriveva le Mary Sue e ingaggiava Bette Midler come protagonista, tanto per capire come sono cambiati i tempi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro