La soppressione della libertà personale

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Disse Azzurra: «Non ce la faccio, non ho più la forza per lottare. Sono una drogata, mi mantengo facendo cose orribili, non ho quasi amici. Francesco era tutto il mio mondo, la mia vita dipendeva da lui. Ora che non c'è più, non con me, non riesco a vedere altro che merda, merda e merda. Io... Io non ce la faccio davvero... Ci sono volte in cui vorrei morire...». 

S'incontrarono in un motel. Luca aveva saputo che il suo il suo ultimo partner fosse un invertito che giustificava la perversione scambista definendosi "poliamoroso". Giunse per portarla via, e alle parole udite, apologia della resa, le diede uno schiaffo, il primo mai inferto su di una donna. Fresca era ancora la ferita per Camilla, non avrebbe permesso a un'amica di raggiungerla all'inferno.

Nonostante il bruciore, Azzurra colse le motivazioni dietro alla sberla. Fu ironico: chi sosteneva di amarla la forniva ad altri uomini, di fatti ignorando i suoi sentimenti, e chi era sparito per anni la colpiva con forza per farle realizzare di essere viva, in piedi, capace di poter cambiare le sorti. Soffrire per salvarsi, quale paradosso per la ragazza; gli si avvinghiò al collo, iniziò a piangere e nemmeno cinque minuti dopo era stesa sul letto, ad amarlo carnalmente per la prima volta e a ripromettersi ciò che non fu mantenuto in passato.

«Non te ne andrai mai più» ansimava lei, stretta a un amico che già si comportava da compagno. «Promettimelo, Lu.»

«Non me ne andrò e ti tirerò fuori dallo schifo. Lo prometto, prometto tutto, piccola stella senza cielo.»

La relazione con lo scambista, un grosso scimmione condannato al carcere di lì a poco, non terminò all'istante, Azzurra avrebbe continuato a pensare a lungo a Francesco e Luca avrebbe azzardato appuntamenti improbabili fino ad accettare che soltanto con la cubista riuscisse ad avere rapporti sessuali veri, soddisfacenti, oltre che ad essere sé stesso senza dover ricorrere alle sue stupide tecniche di abbordaggio per fare buona impressione.

Oppure fu un altro il momento della verità, un episodio più emozionante per i motivi più degradanti.

Azzurra aveva già cominciato a imbottirsi di amfetamine e si sentiva meglio: niente fame, niente grasso, dunque più bellezza e più occasioni di fare colpo sull'uomo giusto, che non c'era e mai ci sarà nel sottomondo. Luca, persona affatto paziente o dedita a ripetersi, neppure provò a toglierle le paste dalle mani dopo la seconda volta in cui gliele vide assumere, cazzi suoi se all'ospedale avrebbe detto che voleva mantenersi figa.

Attese, lo scrittore, avendo studiato e maturato esperienza pratica sugli effetti collaterali di certa chimica.

Gli shinigami vivono per la morte, decidono loro quando l'ora è arrivata; Azzurra fu colta dalla psicosi tossica e l'angelo nero la prese in tempo, tirandola per la cintura prima che si gettasse sotto il treno. Era notte, non c'erano testimoni. Luca la sbatté al muro e si fermò solo quando la ragazza poté ingurgitare il sapore del sangue.

La picchiò più di suo padre, altra crudele ironia di botte date perché la vita vincesse paragonate a percosse date per sottomettere la piccola, futura donna.

La picchiò fino allo sfinimento, spingendola sul fondo dove non le restava che spingersi per risalire verso l'alto.

Alla fine le disse spietato: «Sono stufo di salvarti» e non fu impietosito dalle sue lacrime.

Lei stava rannicchiata a terra, era stata colpita ovunque men che nel grembo. «Grazie» fu la sua sofferente risposta, mentre ricordava le cinghiate paterne e le umiliazioni regalatele dai suoi fratelli.

Il dio della morte si sedette, accese la sigaretta per entrambi guardando le telecamere di sorveglianza. «Facciamo che non mi denunci, nella speranza che nessuno guardi i filmati. Anche questo è aiutarci a vicenda.»

Azzurra gli si avvicinò a stenti e tremando prese la paglia e il fazzoletto con cui pulirsi le labbra. Balbettò: «Perché non mi hai lasciata andare?» e fu rincuorata dal braccio di lui attorno ai lombi scossi.

Luca cercò la luna nell'oscurità e rammentò i mali di Camilla. «Perché è brutto andarsene senza aver conosciuto la felicità, immagino. Avere il potere sulla morte significa avere il potere sulla vita.»

Azzurra, confusa dall'abuso di droghe, travisò. «La mia vita è mia, non tua.»

«Esatto, mi domando quando ne avrai cura. Sprecarla a rincorrere gli uomini sbagliati, ad ammazzarsi di paste o a farsi fare lo shiatsu da un cazzo di treno superveloce è da stupidi, se si ha la possibilità di ricavarci qualcosa d'intelligente. Ma te sei un'idiota, Azzurra. La ragazza più cretina e autodistruttiva che io conosca. Non capisci i miei discorsi, perciò tocca a me prendere l'iniziativa» disse lo shinigami, accendendo una Lucky per sé. «Da adesso in avanti, per tutto il tempo che mi rimane, la tua vita è cosa mia. Farai tutto ciò che vorrò io, farai esattamente come ti dirò di fare io. Questo lo capisci?»

E lei si sottomise. «D-d'accordo...»

Sei mia e mi appartieni. «Finisci la sigaretta e andiamo a casa. Ti serve un bagno caldo, poi buttiamo tutta la merda che tieni nei cassetti.»

Azzurra nella piccola vasca vi ci stette raccolta, braccia attorno alle ginocchia e vergogna solenne. Lui, sul bordo, si occupò di lavarle i capelli in silenzio, come lo fu nel tragitto in macchina e sul letto più tardi, a non prendere sonno perché avrebbe tanto voluto che ci fosse un modo migliore per tenerla al di qua. Mentre lei dormiva, lui le accarezzava i lividi e la difendeva dal male divenendolo.



Luca siede sotto le alte mura di Porta Soprana, nel dehor dove, a quest'ora della sera, è solitario. Il locale dentro le mura è troppo piccolo e spartano, vi stanno ammucchiati i giovanotti che non fumano per non prendersi il freddo della notte appena iniziata. Il buffo e brufoloso Guru gli porta la Guinness in bottiglia che lo scrittore ha ordinato per tranquillizzarsi.

Bello essere Guru, riflette Luca risolvendo il cubo di Rubik: non badare all'aspetto, lasciare arruffati i capelli ricci, vestirsi a cazzo di cane perché le apparenze non contano; vivere da hippie prestando il cervello alla costruzione di rompicapi da proporre ai clienti, col desiderio di rallegrare, tenere impegnate e far socializzare le persone mentre la piccola baracca gli dà il pane sufficiente per campare – lo stretto indispensabile.

Guru gli fa un sorrisetto da dietro al bancone, la serata ovviamente ha preso una brutta piega se l'alcolizzato è venuto da solo. Gli ha però dato dei buoni consigli, attendere e ragionare affinché il problema si risolva nella maniera più pacifica possibile, facendo della misericordia e dell'amore le chiavi del presente da rendere futuro insieme, in sintonia, in simbiosi.

Luca sta al "Parla con me", ad arrovellarsi il gulliver per sapere cosa fare della nottata. Il "Parla con me" vende relaxation drink, cioè, diciamo, alcolici miscelati con principi attivi di oppiacei rilassanti, che è appunto quel che lo scrittore sta adesso bevendo. È roba che ti fa disteso e disposto all'esercizio dell'amata ultrapazienza. Canticchiare aiuta a rilassarsi e a fare mente locale.

Si, si, la do,
si, si, la do.
Se un bravo compagno tu vuoi di-ven-tar,
tante liti e mestruo devi sop-por-tar.
Fai un respiro e ogni screzio si risolverà,
se la testa e non le mani u-serai.

Si, si, la do,
si, si, la do.
Se la calma con lei man-ter-rai,
quanta brutta merda tu evi-te-rai.
Stai sereno,
datti tempo,
falla chiacchierar
e con lo spacciatore non andrà.*

Che la signora che si mette a stendere alla finestra vada a farsi fottere, Luca canta con il cuore. «Il segreto è fare sesso e adesso che lo saaaa, testa dentro e i cazzi suoiii si faccia

Ma la canzoncina non risolve il problema, così non va. Anche se si è calmato e sono passati diversi minuti dal trauma cranico di Mafia, un po' l'alcol e un po' il malanimo, Luca non ha voglia di raggiungere Azzurra ovunque lei sia scappata per timore di prenderle, quando gli aveva giurato che non si sarebbe più venduta per ripagare i debiti.

Ci prova a capirla, fatica: avevano concordato che Luca avrebbe continuato a derubare altri irrecuperabili pezzi di merda come lui per salvarle il culo, ma lei al contempo ha il terrore delle manette; preferisce allora fare come quando stava con Francesco, nascondendo i misfatti per paura di cose peggiori. Peccato che proprio per il medesimo modus operandi abbia perso Francesco, e Luca non sopporta essere trattato alla stessa maniera degli altri perché da sempre si sente superiore.

Ora chissà dov'è, non risponde alle chiamate e finge di non visualizzare i messaggi. Serve un altro cocktail allungato illegalmente, sennò altro che calma quando la beccherà e la mangerà viva per essersene andata a zonzo da sola, con la gente del cazzo che sta per riversarsi nei vicoli.

Ma, anche lì, quanta calma c'è? La menzogna non da poco, Azzurra ha già sbottato per gelosia, i presupposti per una notte da incubo non mancano. Intollerabile immaginarla a concedersi a una scimmia quale Mafia, gli viene la bava alla bocca al pensiero di cosa abbiano fatto insieme con l'ovvio pianto finale di Azzurra, chiusasi in qualche cesso pubblico dopo la scopata riparatoria. E poi, pensa Luca, dovrebbe essere lui quello sporco e inaffidabile, al quale viene addirittura preclusa la conversazione col gentil sesso pur essendo praticamente datosi alla castità.

Niente, è ancora incazzato; problemi perciò di Azzurra, le chiamate le ha tentate, è giustificato a starsene dov'è rimuginando sulle sberle datele in stazione, cause dell'attuale paura. Ogni azione genera una reazione, ma vaffanculo.

«Ohi» pronuncia una voce amica, combinazione già udita in serata.

Alla comitiva non piace che lei si rivolga allo scrittore, infame manipolatore che si salva sempre dalla legge. Però il prezzo da pagare quando si sceglie chi porta la corona è assecondarne le scelte, e Samantha ha stabilito di suo che Luca sia più di ciò che mostra. Il gruppo se ne sta in disparte, sulla strada verso il prossimo locale, a conversare tra loro mentre la ragazza col coniglio gli si avvicina per salutarlo meglio.

«È un mondo piccolo» osserva Luca rivedendo Sam, piacere a distrarlo dal pensiero della sua Azzurra a succhiarlo a Mafia.

«Molto, Genova in particolar modo» dice Samantha, notando che ci siano una bottiglia, un bicchiere vuoto e uno mezzo pieno, ma nessuna borsa o comunque nessun accessorio femminile al tavolino. «Dov'è Azzurra?»

Nella testa e non se ne va mai, nel bene e soprattutto nel male. L'insolita smorfia di Luca, alticcia e desolata, principia una lunga storia da raccontare senza la voglia di spenderci sopra parole. "In bagno" sta per dire, però la rabbia spinge verso la sincerità dello sfogo. «C'è stato un disguido al BlaBla, una cagata sua e una cagata mia.»

Nulla di nuovo per la docile Sam, in piazzetta da lei ci sono cento alterchi tra coppie a ogni cinghiale che fruga tra i rifiuti. «Spero tanto che sia qualcosa di risolvibile.»

Ricapitolando: l'orrore di Luca alla scoperta, gli occhi rossi collerici, la bottigliata in testa a Mafia, la fuga di Azzurra, i morbidi cocomeri di Aneta a placare la furia in un perentorio portar lo scrittore fuori, la ricerca in corsa della fuggitiva, il recupero dei sensi di Mafia, altri calci e pugni e tutti via prima dell'avvento della volante. Quindici feriti, poteva fare di peggio.

Luca inarca le sopracciglia, ci crede nuovamente pochissimo alle risoluzioni dei problemi con la sua pseudofidanzata. E rammenta tutto ciò che c'è stato prima di questa sera. Vorrebbe una statua.

«Io e Azzurra... abbiamo dei problemi» ammette. «Non funzioniamo, ci proviamo ma siamo due casi persi, mi sa.»

Samantha dà un occhiata al suo gruppo. Li può raggiungere più tardi. «Posso sedermi? Non per farmi gli affari tuoi, ma ti va di parlarmene?»

In fondo, è solo parlare. Luca, escludendo la psicologa, sta dimenticando com'era parlare con le donne. Diamine, una rivalsa, una spruzzata di libertà adesso che la gattaccia non c'è. Comincia a farlo senza dare l'assenso, sposta la sedia cosicché che Sam e Twinkie lo ascoltino.

Racconta una sintesi di come è cominciata, dalle prime occasioni di fare sesso all'inevitabile rafforzamento del bene nutrito, dunque alle incomprensioni e ai litigi. Racconta poi della droga e dell'alcol, vizi adolescenziali gonfiatisi sino ad assumere la forma di dipendenze in entrambi. Non parla, furbo, del proprio ego e di Camilla, dalla cui interazione è nata una sofferta relazione fatta di abusi di sostanze, ritrosità e incertezze sul futuro, allora non parla neanche dell'est e dei suoi recenti rapporti con donne che non fossero Azzurra, cioè pressoché tutte quelle che glielo hanno fatto rammollire perché superficiali, immature, o troppo pretenziose, aspiranti a quel che Luca non può dar loro anche se sotto sotto lo vorrebbe - famiglia, sicurezze, normalità alla buonora. Si tiene vago.

Tuttavia la narrazione unilaterale, abbastanza onesta, basta a dare dispiacere al buon cuore di Samantha, che lo afferma alle pause tra il racconto di un evento e l'altro. È al corrente della storia di merda di Azzurra, d'involuta famiglia e di pessime amicizie; non si stupisce della sua caduta nel baratro delle droghe pesanti, altrettanto può supporre il perché Luca beva dopo il lutto e chissà che altro. L'ascoltato è sufficiente per trarre conclusioni partendo da un dubbio.

«Come mai, se posso chiedere, non le hai proposto di stare insieme prima di stasera?» domanda accarezzando il suo pelosetto dalle lunghe orecchie.

Per rispondere adeguatamente, Luca dovrebbe essere troppo specifico e dichiarare quel che un uomo non può permettersi. Meglio un'altra verità che la paura. «Perché nemmeno io capisco cosa mi sta prendendo. Vedi, la conosco da tanti anni e ti confesso che certe fantasie, al tempo, avoglia se ne avevo. Sto cercando di decifrarmi. Potrebbe anche essere che con Azzurra ci sia tanta intesa sessuale perché fisicamente mi è sempre piaciuta, più di tante altre, oppure c'è davvero qualcosa che mi è scattato dal sentimento che già nutrivo...»

«Oppure ancora», Samantha ipotizza una bell'idea che, non sa, corrisponde alla principale verità, «perché ne venite dalla stessa realtà e vi è più facile essere quel che siete senza fingervi diversi.»

Luca è messo al muro, aveva concepito quanto affermato da Sam. «Dici?» si nasconde.

«Mi hai raccontato di una persona che quando la s'incontra in giro non è chi è quando sta con te. Uno maturando arriva a ritenere che i più cattivi sono quelli che soffrono di più, soltanto oggi posso capire perché Azzurra si chiuda nel guscio. Renditi conto che con te, anche quando sbaglia, si sente libera di piangere, di confidarti le sue paure. Vale tanto, Lu, ci sono persone che non ne sono in grado. E tu dici di stare bene con lei, che non hai bisogno di altro. Potresti affrontare il tema dell'alcolismo con qualcuno senza incappare nel giudizio? E lei? Sai quanto può essere difficile per una donna, verrebbe stigmatizzata. Avete dei problemi, grossi problemi, scusami, per questo è tanto complicato. Hai detto però anche che bevi di meno e sembra che sia da un po' che Azzurra non sniffi...»

«Confermo, è vero.»

«Che cosa comprendi da ciò? Io non condivido il vostro modo di vivere, ma state ottenendo dei benefici da qualunque legame abbiate instaurato, coppia complicata o amanti dubbiosi che siate. Combattete contro voi stessi, dovete farvi forza per vincere. È ovvio che litigate e siete nervosi, cocaina e alcol sono brutte bestie. Aggiungi quanto lei sia una ragazza bisognosa di conferme e di affetto. Non puoi biasimarla.»

«Hai ragione Sami» cede Luca, andando contro le immagini che lo irritano. «Lei ha il mostro peggiore e io non sono all'altezza di sostenerla, alle volte aggiro persino il discorso. Sai cos'è? È che sono stufo dopo averne viste troppe, e da un lato continuo a pensare che Azzurra sia intelligente abbastanza da capacitarsi di quel che fa.»

«Ma ne è succube, Luca. Io sono certa che sia intelligente, ma la sola intelligenza talvolta non risolve il guaio. Occorre appunto un sostegno, e devi essere tu quanto lei può esserlo per te.»

«Di nuovo, hai ragione» sospira lo scrittore, manca poco alla fine del drink. «Stasera è scappata non so bene se per la vergogna o per la paura che l'avrei picchiata, dopo che l'ho suonata in stazione. Sia come sia, questo denota la mia bassezza. Ci possiamo ricollegare alla scenata che ha fatto prima, quando sei venuta a salutarmi. Se fossi stato più affidabile e fedele da ragazzino... Pff, cazzo, gliene ho fatte vedere troppe anche a lei, perciò continua a non fidarsi.»

«Già, e purtroppo non sarebbe la sola» si rammarica Sam, con una riserva. «Sei però consapevole di cosa sei stato e sei deciso a mostrarle il tuo meglio?»

«Sì, sono deciso.»

«Allora sii paziente, mettiti nei suoi panni e falle vedere che su di te può contare non più come suo amico, ma come suo amico e come suo uomo» sorride la bella. «Niente più violenza, proteggila, abbracciala pure quando sei troppo arrabbiato per farlo. Vedrai che quando lo farai, sarà più facile per tutti e due.»

Luca vuole sperarci, la positività lo assoggetta. «Fai discorsi simili a quelli della mia psicologa. Luca, devi imparare a confidare di più nelle persone. È un casino quando una lite può partire da un semplice saluto.»

«Ci sono passata, è un casino casino con alcuni», i buoni propositi non vengono turbati, «solo che, dimmi, dove possiamo andare senza concederci un po' di fiducia gli uni con gli altri? Vale per te e vale per Azzurra. Vai a prenderla, dalle l'abbraccio. Quando ti sentirà sulla pelle, saprà che l'hai cercata perché lei è lei. Potresti avere altre ragazze e continui ad andare verso quella che per te vale tutte quante. Non potrà non capirlo a suon di dimostrazioni, anzi, dopo quello che ti ha confessato avrà un effetto enorme. Se vuoi ti accompagno, così capisce anche che non sono una minaccia.»

Samantha si alza, stende la mano e ammicca. Luca sogghigna. «Te hai da andare a bere con la tua banda, posso farcela da solo. In ogni caso, ti ringrazio per esserti fermata a parlare» dice alzandosi a sua volta.

«È stato un piacere, non ringraziarmi. Marcati il numero che sto per dettarti e fammi sapere come è andata. Oh, e dille che in piazzetta è invitata anche lei, dato che state insieme.»

Mentre Azzurra sceglie di non essere assuefatta da un rapporto che le ha risvegliato un timore dal quale scappò a sedici anni, andando beatamente a farsi la serata finché il suo supposto fidanzato non si degnerà di andare a parlarle come una persona civile, Luca si segna il numero telefonico di Samantha.

Stanotte lo userà per altri scopi, non per riferirle i progressi con la propria ragazza.

Buona fortuna, allora.

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*Parodia di Do mi sol do do sol mi do de Gli Aristogatti.

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Le botte non son finite. E in questo brutto e cattivo sottomondo è meglio non andare in giro da sole, se non si è lei.

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