27 - Hold on

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Alice sollevò gli occhiali da sole sulla testa e spostò indietro il suo ciuffo ribelle; erano svegli dalle 5 del mattino per girare quella scena e ancora non erano riusciti ad ottenere il risultato sperato.

«il cielo si sta annuvolando, non riusciremo a farla come vogliamo se continua così» disse lo sceneggiatore scocciato.

«possiamo cambiare angolazione di ripresa?» chiese lei.

«La scena è dal punto di vista della protagonista, non saprei un altro fammi vedere cosa ti è venuto in mente» le rispose Sophia.

Alice si fece aiutare dal suo assistente a sistemare ogni cosa in modo che durante la ripresa la luce cadesse esattamente come lei se la stava immaginando da quando le avevano fatto leggere il copione a New York.

Trattenne il fiato quando girarono, quella doveva essere la volta buona, erano già indietro con troppe scene per perdere altro tempo; il raggio di luce del Sole colpì il volto della protagonista tagliando lo sguardo proprio dove lei si sarebbe aspettata.

Era fatta.

Si lasciò andare in un piccolo gridolino di soddisfazione.

Finire quella serie di riprese aveva una doppia valenza per lei, quella dell'ovvia soddisfazione per il lavoro ben fatto e la possibilità di tornare in Corea nei due giorni a seguire per la pausa che era stata concordata solo al raggiungimento di una percentuale sufficiente di girato.

Non aveva parlato a Jimin di quei due giorni, voleva fargli una sorpresa.

Erano ormai cinque mesi che non riuscivano a vedersi per un motivo o per l'altro ed era molto felice di poter finalmente tornare a Seoul, inoltre Tae le aveva confermato il fatto che anche loro sarebbero stati piuttosto liberi in quei giorni.

Quella sera decise di concedersi una serata col resto della troupe, non erano soliti uscire a bere ma la soddisfazione per il buon lavoro svolto in quelle settimane era palpabile nell'aria per tutti ed era giusto festeggiare.

«così è quello il bel coreano che ti aspetta a Seoul?» chiese Katia la costumista sbirciando la foto che lei e Jimin si erano scattati a New York sullo schermo del suo cellulare.

«è lui» annuì Alice.

«sembra un Idol» le disse.

«Lo sembrano tutti un altro i coreani sono fissati col loro aspetto» intervenne Kevin uno dei parrucchieri che aveva lavorato per anni nell'industria dell'alta moda coreana.

Alice si alzò dopo aver finito la terza birra della serata e decise di uscire a prendere una boccata d'aria, aveva una gran voglia di sentire la voce di Jimin, ma non voleva rischiare di tradirsi e rovinare la sorpresa.

Si appoggiò contro la parete appena fuori dal locale e guardò in alto in cerca di qualche stella che potesse farla sentire meno sola.

«Brutta stronza, come cavolo fai a tenere segreto il fatto che stai con Jimin? io avrei fatto cartelloni, magliette e post in ogni dove fossi stato al tuo posto» disse Kevin cogliendola di sorpresa e sorridendo compiaciuto.

«abbassa la voce!» lo riprese.

«fammelo rivedere, non ci posso credere» la supplicò.

«va bene, ma piantala di fare la l'isterica»

«Tesorino io sono nato per fare l'isterica e mi viene dannatamente bene» fece Kevin sorridendole mentre Alice gli mostrava nuovamente la sua foto con Jimin.

Alice sbloccò anche un paio di cartelle private che teneva nel cellulare e gli mostrò le loro foto di Parigi e New York; si fidava di Kevin avevano instaurato una connessione speciale sin dal loro primo giorno di lavoro sul set e sapeva che anche lui aveva avuto le sue avventure nel mondo delle spettacolo sia coreano che giapponese, di conseguenza poteva comprendere a pieno ogni sua preoccupazione o disagio, inoltre essendo lui dichiaratamente omosessuale aveva dovuto subire pressioni ben più grandi da parte dei suoi ex per quanto riguardava lo stare sempre attenti su ogni aspetto di qualsiasi cosa lo riguardasse.

«deve essere proprio cotto» le disse.

«cosa te lo fa pensare?»

«per come ti guarda in tutte le foto che gli hai scattato»

«Già un altro» fece lei osservando la foto che era sullo schermo in quel momento; come la guardava con i suoi occhioni scuri e quel sorrisetto da canaglia che lei adorava.

Si sentì pizzicare gli occhi e le venne il magone pensando a quanto le mancasse stare con lui, ridere in cucina mentre facevano da mangiare, passargli le mani tra i capelli sul divano per farlo rilassare, i suoi baci delicati la mattina per farla svegliare.

Con una mano si coprì il volto e prese a singhiozzare.

«Oh no tesoro, non volevo, scusami» disse allora Kevin preoccupato prendendola tra le braccia, non era sua intenzione rintristirla in quel modo.

Restarono fuori a parlare ancora per qualche minuto da soli a raccontarsi della loro vita e scambiarsi battutine acide come due vecchie comari in piazza la domenica mattina.

Una volta rientrata in hotel, Alice si mise a preparare il borsone che avrebbe usato per quel viaggio di ritorno; più della metà delle cose contenute in quel bagaglio erano regali per lui, aveva comprato ogni sorta di cosa che glielo facesse venire in mente, capi di abbigliamento, gioielli da uomo, peluche, persino una crema per il corpo che aromatizzata alle pesche.

La verità era che non aveva smesso di pensare a lui neppure per un istante da quando era atterrata a Kyoto.

Jimin si buttò sotto il getto caldo della doccia; quella sera aveva deciso di rientrare nel suo appartamento per restare solo e passare un paio d'ore con la sua gatta, che ormai stentava a riconoscerlo dato che si prendevano cura lei solo i manager.

C'era una cosa che non smetteva di ronzargli in testa da settimane: il primo periodo lontano da Alice era stato devastante, ogni ora che aveva libera sentiva l'esigenza di chiamarla o scriverle per sapere come stesse andando, che era in realtà solo una scusa banale per sentire la sua voce.

Ma quell'ultimo mese era stato diverso.

Due giorni prima Tae lo aveva persino sorpreso a flirtare maliziosamente con una delle nuove stylist e lo aveva redarguito una volta rimasti soli, chiedendogli se per caso si fosse bevuto il cervello e se quello fosse il comportamento di chi è innamorato della sua fidanzata.

E da quel momento lui non aveva smesso di chiederselo; era ancora innamorato di Alice? Oppure la lontananza aveva esaurito il sentimento che provava per lei.

Forse si era solo sopito, e non appena lei fosse stata nuovamente tra le sue braccia sarebbe risbucato fuori più forte che mai.

Jimin prese Lullaby in braccio e si buttò a peso morto sul letto dopo aver acceso la tv, non era sicuro di voler guardare quel film, ma un po' di rumore di sottofondo forse avrebbe attutito i suoi pensieri per qualche ora.

Il mattino seguente Jimin venne risvegliato da Lullaby che gli balzò sullo stomaco all'improvviso fissandolo con gli occhi sgranati.

«che ti prende bestiolina? Oggi resto a casa con te» disse Jimin con voce impastata mentre le accarezzava la testa.

«credo sia colpa mia...» disse Alice appoggiata alla porta della camera.

«che ci fai qui?» domandò Jimin sollevandosi a sedere e disarcionando la povera Lullaby.

«volevo farti una sorpresa, così ho chiesto a Tae quale sarebbe stato il momento migliore per voi e per fortuna coincideva con questa pausa dalle riprese, quindi mi sono fatta un'oretta di aereo ed eccomi qui» gli disse.

Jimin capì finalmente il motivo della rabbia nello sguardo di Tae quel giorno, lui probabilmente sapeva da tempo di quello che Alice stava organizzando.

«va tutto bene?» chiese Alice notando che era stranamente silenzioso.

«sì, vieni qui Noona» le disse.

Alice lo raggiunse a letto e lui la strinse forte tra le braccia, ma con suo grande sconforto non sentì quel senso di pace che aveva sempre provato nell'averla accanto, qualcosa era cambiato e quando lei lo baciò dopo avergli sussurrato un "ti amo" all'orecchio, capì che era nei guai.

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