28 - We grow apart

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"Come si dice alla persona con cui stai insieme che non provi più lo stesso sentimento di una volta?"

Era quello che Jimin continuava a domandarsi; lei era lì con lui, dopo mesi e l'unica cosa che riusciva a fare con lei erano sessioni di sesso in ogni angolo della casa, perché non voleva che parlassero, che lei si accorgesse che qualcosa non andava.

Non voleva farle del male, non dopo quello che sapeva lei avrebbe potuto fare per assopire il dolore, le aveva promesso di starle accanto e voleva mantenere la parola.

«Allora stasera ceniamo con i ragazzi?» gli domandò voltandosi verso di lui avvolta solo dal sottile lenzuolo di cotone bianco.

«solo se ti va»

«certo che sì, ho voglia di vederli mi sono mancati tanto» gli rispose, guardandolo in attesa di una delle sue solite risposte acide da gelosone, ma non ne ricevette.

Il cellulare di Alice iniziò a vibrare e Jimin si sporse verso il suo comodino per recuperarlo e passarlo a lei.

«chi è Kevin?» le domandò leggendo il nome sullo schermo.

«quello con cui lavoro... quello gay, te ne ho parlato» disse lei sperando che da quelle semplice domanda non si arrivasse ad una lite.

Non accadde, Jimin le passò il cellulare e poi si alzò per andare a farsi una doccia, non era geloso, non era arrabbiato e neppure infastidito.

"Cosa non mi stai dicendo?" si chiese Alice prima di rispondere alla chiamata da parte di Kevin.

«Ciao ragazzaccia...allora come sta andando? riuscirai a camminare domani o ti dovrò portare in giro sulle spalle?» esordì lui.

«non fare l'idiota...»

«che succede? non dirmi che non avete...»

«abbiamo...sono due giorni che non facciamo altro»

«quanto mi dispiace... zoccola» le disse ridacchiando.

«è solo che...»

«che?»

«non mi parla, c'è qualcosa che non va ma non riesco a capire cosa...» gli disse preoccupata.

«magari parlare con te non è in cima alla sua lista al momento, è un maschio e non ha visto la sua ragazza per mesi... ti parlerà un'altra volta dai» cercò di sdrammatizzare Kevin.

«probabilmente hai ragione; comunque domani dovrei arrivare col volo delle 18, puoi comunicarlo all'autista?»

«Consideralo fatto, a domani» le disse Kevin prima di riattaccare.

Alice si alzò dal letto e decise di raggiungere Jimin in bagno.

Lo trovò nella vasca, con la testa appoggiata al bordo e una mano che penzolava fuori con totale disinteresse.

«perché non entri» le disse senza muoversi di un millimetro.

Lei lo raggiunse senza farselo ripetere due volte, le era mancato persino farsi il bagno insieme, una pratica che all'inizio detestava, a causa dell'ossessione di Jimin per fare ogni cosa insieme, ma che aveva imparato ad amare se fatta di tanto in tanto.

Jimin la fece appoggiare con la testa contro al suo petto e la strinse forte a sé; erano due giorni che sperava gli venisse il coraggio di parlarle, di dirle quello che stava succedendo nel suo cuore, ma non ci riusciva. Iniziò a canticchiare "Serendipity" mentre le accarezzava delicatamente le spalle e sperò che lei non si voltasse, perché non avrebbe potuto nasconderle il fatto che era sull'orlo del pianto e avrebbe dovuto dirle la ragione.

«Mi piace sempre sentirti cantare» gli disse lasciandosi cullare dalla sua voce melodiosa.

«e a me piace cantare per te» le rispose sincero; poiché era così gli piaceva cantare per lei, parlare con lei, forse era tutta quella lontananza a confonderlo, forse non era vero che non l'amava più.

Alice si voltò per baciarlo e vide la tristezza negli occhi di lui.

«Jimin? che succede?» gli domandò preoccupata.

«io non lo so... non riesco a capire cosa mi prenda; un attimo credo di non amarti come prima e l'attimo dopo vorrei che tu non dovessi mai uscire da questa casa»

«Allora c'era qualcosa che non andava» fece lei.

«Non sapevo come dirtelo, io non voglio lasciarti, ma questi mesi lontani, io non lo so... non riesco a capire come mi sento» ammise guardandola.

«in che senso non credi di amarmi come prima?»

«riesco a stare senza di te, e questo mi spaventa... non ero mai riuscito a stare da solo così a lungo prima» le confessò terrorizzato dalla sua possibile reazione; le donne con cui era stato prima di lei mal sopportavano l'idea di non essere amate abbastanza o che addirittura lui potesse fare a meno della loro presenza.

La vide addolcire lo sguardo e sorridergli.

«si chiama fiducia Jimin, è la naturale evoluzione di un rapporto; abbiamo superato parecchie tempeste insieme e sappiamo che possiamo fidarci l'uno dell'altra»

«L'altro giorno ho flirtato con una delle stylist... non ci avrei fatto nulla, ma ho fatto il cretino comunque» le disse distogliendo lo sguardo.

«è perché ti sentivi frustrato? insomma in quel senso...» domandò Alice.

«Forse, in questi mesi mi è parso di avere di nuovo sedici anni» disse mimando il gesto con la mano.

«avevo capito...porco» gli disse lei ridacchiando.

«magari se nei tre mesi che rimangono di riprese io tornassi più spesso aiuterebbe?» aggiunse accarezzandogli i capelli ormai quasi del tutto asciutti.

«parecchio» le disse sporgendosi a cercare di nuovo la sua bocca.

Dopo il bagno si prepararono per andare al dormitorio dove li aspettavano i ragazzi, ed ovviamente anche Namjoon.

Jimin era nervoso all'idea che si rivedessero dopo tanto tempo, perché sperava di non leggere sul viso di lei nessun sentimento troppo intenso nei confronti dell'amico.

Era inutile prendersi in giro, di Namjoon sarebbe stato geloso per il resto della sua vita, non riusciva a non esserlo.

La vide aprire l'armadio e prendere una delle sue magliette, gli era mancato da morire vederla indossare le sue cose, riconoscere il suo odore sui vestiti che le prestava anche solo per uscire a buttare la spazzatura.

«ricominci a rubarmi i vestiti?» le chiese facendola voltare nella sua direzione.

«vorrei riuscire ad entrare in tutti i tuoi vestiti... invece posso rubarti solo felpe e magliette, perché ho i fianchi larghi» disse lei infilando la t-shirt dentro i jeans.

«sono perfetti, come te» le disse raggiungendola.

«se non stessimo già insieme penserei che stai flirtando con me Park Jimin»

«io non smetterò mai di flirtare con te jagiya» disse lui baciandole dolcemente la fronte.

La lasciò finire di vestirsi e di truccarsi per dedicarsi alla scelta del suo outfit, voleva qualcosa che si abbinasse a quello che aveva messo lei, un po' perché gli era sempre piaciuta l'idea di coordinare il suo abbigliamento con quello della sua compagna ed un po' per mettere dei paletti ben chiari davanti a Namjoon; Lei era sua e la cosa doveva essere più che ovvia.

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