31 - Your honesty, like a back that hide a knife

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Alice si sedette sulla poltroncina della metro, era esausta e quella giornata non era ancora realmente conclusa. Però allo stesso tempo era contenta che i ragazzi avessero un concerto in Giappone il giorno seguente, almeno sarebbe riuscita a vedere Jimin quella sera.

Sfilò dallo zaino il libro che stava leggendo e riprese da dove si era interrotta; in appena una ventina di minuti sarebbe arrivata all'hotel dove alloggiavano i ragazzi.

Quando uscì dalla metro venne travolta come sempre dal flusso interminabile di pendolari che tornavano verso casa dopo la giornata di lavoro in ufficio.

Il suo sguardo venne catturato da due ragazzi che stavano attraversando la strada dalla parte opposta alla sua e le venivano incontro, c'era una complicità palpabile tra i due, e si sorprese a domandarsi se visti da fuori, anche lei e Jimin fossero così.

"Se anche lei e Namjoon lo sarebbero"

Distolse lo sguardo ed accelerò il passo, era quasi arrivata a destinazione.

Inoltre, il pensiero di quello che le aveva detto Namjoon in quel messaggio infestava i suoi pensieri da settimane; non riusciva a liberarsene neanche per un singolo istante.

Jimin aprì la porta, e si ritrovò Alice sulla soglia, con uno dei suoi manager che l'aveva scortata fino alla sua stanza.

Lei gli rivolse un sorriso dolcissimo, e lui si sentì uno schifo. Non voleva dirle quello che era successo mentre erano separati.

Non voleva lasciarla a Namjoon.

Ringraziò il manager per averla accompagnata e l'attirò dentro la stanza.

«come sei bella» le sussurrò all'orecchio mentre le baciava il collo.

«ma se sono a pezzi...» commentò lei.

«Se ti dico che sei bella è vero...» ribadì Jimin con voce roca spingendola verso il letto.

Alice si lasciò guidare senza opporre resistenza.

Le era mancato, le erano mancati i baci, ed il suo essere così ossessivamente presente qualsiasi cosa lei stesse facendo.

Alice lasciò che lui la spogliasse e poi si sporse verso di lui per ricambiare il gesto, le era mancato persino spogliarlo.

«che hai fatto qui?» gli domandò indicando un paio di graffi appena sopra il suo ombelico.

Jimin sentì il cuore schizzargli in gola e cercò di mettere insieme la scusa più credibile che potesse in quei pochi secondi.

«Tae... lo sai com'è fatto, gli piace torturarmi» le rispose sperando che lei non volesse indagare oltre.

«Mi ricordo ancora quella volta che ti ha morso la spalla... che matto» commentò Alice sorridendogli.

Jimin riprese a baciarla con maggiore urgenza, voleva che la mente di lei si allontanasse da quel particolare, non voleva che lo scoprisse; ma non ne capiva la ragione.

Non riusciva a capire come fosse possibile che non l'amasse più come prima e che allo stesso tempo, gli risultasse impossibile immaginarla con un altro uomo.

Entrò in lei con irruenza e sentì le unghie di Alice piantarsi nella sua schiena, non si era neppure premurato di controllare che fosse pronta.

Si fermò e cercò lo sguardo di lei.

«una maggiore delicatezza non avrebbe guastato» gli fece notare lei.

«Ho troppa voglia di stare con te Alice» le sussurrò all'orecchio, mentre con le dita le stava accarezzando il clitoride per rimediare.

La sentì rilassarsi e ripresero da dove si erano interrotti poco prima.

Jimin si spinse dentro di lei con foga, era diverso dalle altre volte, le sembrava quasi arrabbiato ma non ne capiva la ragione.

Venne e si abbandonò sopra di lei sfinito; avrebbe voluto spostarsi ma sentì Alice abbracciarlo e stringerlo a lei dolcemente.

«c'è qualcosa che ti preoccupa?» domandò lei.

«sono nervoso per il concerto di domani» mentì nascondendo il volto contro il collo di lei, per poi darle un paio di baci delicati.

«andrà benissimo» lo rassicurò Alice passandogli le dita tra i capelli biondo cenere.

«Alice tu... tu ci sarai sempre per me vero?» le chiese sentendo gli occhi pizzicare.

«che domanda, certo! Io ti amo Jimin»

Lui era sul punto di confessare dopo quello che lei gli aveva appena detto, non poteva lasciare che lo amasse, sapendo di non meritarlo più; ma qualcuno bussò alla porta in quel preciso istante facendolo desistere.

«chi cazzo è?» tuonò, sollevandosi dalla sua posizione e recuperando in fretta un paio di pantaloni.

Si trovò davanti uno dei manager che lo invitò ad uscire un attimo dalla stanza, lui afferrò una felpa dall'attaccapanni accanto alla porta ed uscì.

«che succede?»

«abbiamo motivo di credere che alcune sasaeng abbiano seguito Alice, sarebbe il caso che restasse qui stanotte» lo informarono.

«ma ha le riprese domani» rispose Jimin.

«possiamo farla accompagnare sul set se serve a farti stare più tranquillo»

«sì, e fatela seguire» affermò imperativo.

«lo faremo; credo che dovresti informarla comunque della cosa, per evitare situazioni pericolose»

Jimin annuì e si congedò per rientrare nella sua stanza.

Alice notò il suo sguardo accigliato e si sollevò a sedere in attesa che lui la raggiungesse sul letto. Le disse quello che avevano scoperto i manager, e lei fu d'accordo con lui sull'idea di farsi portare a lavoro il giorno seguente.

«ho il biglietto per il concerto di domani... l'ho comprato senza dirti nulla per farti una sorpresa e farmi trovare sotto il palco; forse è il caso che non venga a questo punto.» lo informò.

«mi dispiace» le disse Jimin prendendola tra le braccia.

«non fa niente; rivenderò il biglietto, figurati se non trovo qualcuno che vuole un biglietto per la prima fila al vostro concerto» sdrammatizzò lei.

«era un'idea molto carina però... ne sarei stato felice» disse sorridendo.

«mi faccio una doccia veloce e poi andiamo a cenare con gli altri?» domandò Alice ravvivandosi i capelli.

Jimin annuì, sentendosi improvvisamente nervoso all'idea di cenare con glia altri, ma decise di cercare di non darlo a vedere.

Jin aprì la porta della sua stanza e fece accomodare Jimin ed Alice, avevano ordinato cibo d'asporto e deciso di cenare tutti insieme.

«la smetti di diventare sempre più bello?» disse scherzosamente Alice a Jin.

«ti giuro che ci provo, ma non posso combattere contro madre natura» arringò mandandole un bacio.

«Hyung» brontolò Jimin.

«tu non hai il diritto di ribattere, dopo che ti fai graffiare da Tae sulla pancia» disse con leggerezza Alice riferendosi ai graffi che lui aveva sotto l'ombelico.

«cosa?» chiese Jungkook.

«sì ecco... vedi...»

«L'altro giorno ho esagerato» tagliò corto Tae, coprendo Jimin ed interrompendo il suo momento di panico.

Namjoon incrociò lo sguardo di Jimin per pochi istanti; lo avrebbe strozzato con le sue mani, ma fortunatamente Tae aveva sedato la cosa prima che potesse prendere una brutta piega.

Si affossò nella poltrona e addentò un pezzo di pizza, aveva lo stomaco completamente chiuso e non riusciva a guardare Alice, non dopo quella confessione e quello che aveva scoperto su Jimin.

Alice guardò diverse volte in direzione di Namjoon, dopo il messaggio che le aveva scritto quella era la prima volta che si rivedevano, voleva parlare con lui, ma Namjoon le sembrava scostante in quel momento.

Con la coda dell'occhio intravide una foto di nudo sul cellulare di Jimin.

Quelle tette decisamente non erano le sue, lo guardò rispondere alla chat, e non volle leggere oltre quel primo scambio di battute.

Si alzò con calma dal suo posto e andò in bagno.

Aprì l'acqua e poggiò le mani sul marmo del lavandino, stringendo i bordi fino a far diventare bianche le nocche, sentiva la rabbia montare sempre più in fretta dentro di lei.

Voleva tornare nel suo hotel e voleva farlo in quel preciso istante.

Uscì dal bagno col cellulare tra le mani.

«Devi farmi riportare al mio hotel, ho dimenticato che devo finire una cosa urgente» disse guardando Jimin, al quale scomparve il sorriso non appena incontrò lo sguardo di Alice; non l'aveva mai guardato in quel modo.

«oh no Noona» piagnucolò Jungkook.

«ci vedremo domani al concerto, ho preso un biglietto» lo rassicurò.

«ma avevi detto che non saresti venuta alla fine» commentò Jimin sorpreso.

«E invece ho cambiato idea, perché sono curiosa di vederla in faccia la ballerina che ti scopi» gli disse, non riuscendo a trattenersi.

Il gelo calò nella stanza, nessuno aveva il coraggio di dire nulla.

«Noona...» fece Jimin.

«Alice, ho smesso di essere la tua Noona da parecchio mi sa... pensavi di dirmelo prima o poi?» gli domandò con un tono di voce così alto che quasi stentò lei stessa a riconoscersi.

Jimin rimase in silenzio, non sapeva cosa dirle, l'aveva appena persa e si sentiva peggio di quanto avrebbe immaginato.

«certo che no...» arringò Alice.

«anzi sai cosa? lascia stare la macchina, prendo la metro; non sono più la ragazza di Park Jimin, sono una cazzo di donna libera» gli disse prima di guadagnare la porta.

Si diresse verso l'ascensore, non le importava delle cose che erano rimaste nella stanza di Jimin, non le importava di nulla se non di andarsene in quel momento.

Aprì l'app sul cellulare per prenotare un taxi, mentre aspettava che le porte davanti a lei si aprissero.

«Alice!»

«Lo sapevi Joonie?» domandò lei, riconoscendo la voce del leader, senza però voltarsi.

Namjoon rimase in silenzio.

«Sai qual è la cosa esilarante? che finisce esattamente com'era cominciata, davanti ad uno stupido ascensore giapponese» gli fece notare.

Lui la guardò entrare non appena le porte si aprirono e premere il pulsante che l'avrebbe portata al piano terra, esattamente come l'ultima volta.

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