37 - Her ghost

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Jimin era seduto sul divano del suo appartamento, si sentiva uno schifo per tutto quello che era successo nell'ultimo periodo a causa sua; poche ore prima Namjoon era rientrato in Corea e non appena aveva messo piede in dormitorio, l'aria si era fatta tremendamente pesante tra loro, tanto che lui aveva deciso di levare le tende per qualche tempo.

Avrebbe voluto scusarsi, con entrambi, scusarsi per la sua gelosia immotivata, e l'avrebbe fatto, poi però c'era stata quella chiamata con Alice, dove lei si era fatta scappare quel "ti amo" a cui lui non riusciva a smettere di pensare.

"come poteva amarlo dopo tutto quello che le aveva fatto?"

Non riusciva a spiegarselo minimamente, stava per andare a farsi una doccia quando sentì il campanello di casa suonare.

Si alzò dal letto ancora immerso nel suo flusso di coscienza ed andò ad aprire la porta domandandosi chi potesse essere.

«Che brutta cera...» disse Tae non appena lui aprì la porta.

«che ci fai qui? non ho voglia di parlare con nessuno...» cercò di liquidarlo, ma il moro l'aveva già superato e si stava accomodando in casa sua senza attendere il suo permesso.

«dobbiamo parlare di un bel po' di cose invece»

«non ne ho voglia» ribadì con maggiore fermezza.

«ho parlato con Alice... so cosa ti ha detto quando ti ha chiamato.» lo azzerò Tae.

«ohh» sospirò il biondo raggiungendolo sul divano dove si era appena accomodato per giocherellare col suo gatto.

«è tutto quello che hai da dire in merito "ohh"?» lo fulminò.

«che cosa vuoi che dica? sono stato uno stronzo, non avrei mai dovuto fare quello che ho fatto, ma ormai non posso rimediare»

Taehyung si sollevò di poco dallo schienale del divano e gli diede uno scappellotto.

«non ti azzardare a girarci ancora intorno, lo sai perfettamente quello che voglio sapere da te, la ami o no?»

«che importanza ha ormai? lei ha scelto Namjoon»

«no, non ha scelto ... l'ha chiamato chiedendogli di concederle del tempo per capire cosa provasse ancora per te e cosa provasse per lui»

«dopo quello che ho fatto non sceglierebbe mai di tornare con me in ogni caso»

«Non farmi incazzare, rispondi alla mia domanda Jimin; cosa provi per lei? e vedi di essere sincero perché lo capisco quando menti»

«io non la amo più, ma non voglio che esca dalla mia vita; con lei mi sento me stesso, come mi succede con poche persone, non voglio perderla»

«lo so che non l'ami più, ma avevo bisogno di sentirtelo dire»

«perché?»

«perché lei ti fa bene, e vorrei aiutarti a farla restare nella tua vita, come amica»

«sul serio?»

«sì... senti mi ha anche chiesto di cercarle un appartamento e di portare là tutte le sue cose»

«lo immaginavo... e Lullaby?»

«non te la porterebbe mai via, lo sai.... ma vorrebbe continuare a vederla»

«certo, può venire qui tutte le volte che vuole e...»

«Jimin?» lo interruppe Tae serio.

«Mh?!»

«con i suoi tempi.» sentenziò.

Il biondo annuì serio, aveva capito quello che Tae stava cercando di fare per lui e si sarebbe impegnato con tutto sé stesso per non vanificare i suoi sforzi.

«Dato che sono già qui, che ne diresti di iniziare a guardare le cose di Alice e di cercare un appartamento? non ho idea di quali siano le sue preferenze in fatto di abitazioni, mi potresti aiutare» suggerì Tae stiracchiandosi.

«d'accordo»

Lui e Tae si misero a tirare fuori le cose di Alice dai cassetti e dalla cabina armadio, lei non aveva molta roba, era una persona estremamente essenziale, e di questo Jimin si dispiacque in fretta dato che nel giro di poco avevano radunato praticamente tutto quello che le apparteneva.

Mettere via le sue cose rendeva quella situazione molto più tangibile, lei non sarebbe tornata in quella casa e non sarebbe neppure rimasta una traccia del suo passaggio in essa, solo ricordi.

Mentre Tae stava impilando i libri di Alice su un lato, Jimin ritrovò in fondo a un cassetto la sciarpa che lei gli aveva lasciato dopo la loro prima notte insieme a Parigi, si sentì un groppo alla gola, non voleva separarsene, voleva tenere per sé quel ricordo, voleva qualcosa a cui aggrapparsi quando le cose fossero di nuovo andate male e lei non ci sarebbe più stata per dirgli di non preoccuparsi.

Nascose la sciarpa tra le sue cose, quella sciarpa sarebbe stata il suo fantasma; un memento a ciò che aveva deliberatamente lasciato andare solo per un capriccio.

Namjoon si dondolava sulla sedia dello studio, erano giorni che non riusciva a combinare nulla e la sua frustrazione aveva raggiunto livelli epocali.

Quando era rientrato a Seoul, aveva ricevuto una chiamata da parte di Alice; gli aveva chiesto del tempo, voleva chiudere del tutto con Jimin prima di iniziare una storia con lui.

Sulle prime aveva creduto che lei ci avesse davvero ripensato, che non volesse più saperne degli Idol e di tutti i casini che ne derivano; poi aveva saputo che aveva chiesto a Tae di cercarle un nuovo appartamento e di traslocare tutte le sue cose da casa di Jimin per lei.

Namjoon non l'aveva cercata, voleva rispettare la sua volontà di non sentirsi finché non fosse tornata in Corea, ma quell'attesa lo stava lentamente logorando.

Aveva sempre resistito all'impulso di prendere in mano il cellulare e chiamarla, quella sera però non ce la faceva, voleva essere rassicurato e voleva che fosse lei a farlo.

Recuperò il suo cellulare dal cassetto nel quale l'aveva relegato e scorse la rubrica fino ad arrivare al numero di Alice.

Si aggrappò al segnale di libero del cellulare come un marinaio al timone durante una tempesta; lei doveva rispondere, doveva.

«Pronto»

Nel sentire la sua voce Namjoon rilassò istintivamente le spalle e gli parve di ricominciare a respirare davvero.

«ciao», le disse.

«ciao Joonie, che ci fai ancora sveglio a quest'ora? So che domani dovete girare uno spot, me l'ha detto Tae l'altro giorno»

«avevo bisogno di sentirti Alice... lo so che vuoi il tuo spazio, ma ne avevo bisogno»

«va bene Joonie, ti avrei comunque chiamato nei prossimi giorni; torno a Seoul, abbiamo finalmente terminato le riprese»

«non vedevo l'ora di sentirti dire questa cosa sai?»

«lo sospettavo» disse lei sorridendo.

«sono prevedibile non è vero?» domandò pur conoscendo già la risposta.

«sei rassicurante»

«rassicurante?» fece perplesso.

«sì, mi fa stare tranquilla sapere come sei» ammise Alice.

«non vedo l'ora che tu sia qui con me... lo so che è una cosa smielata, ma è così, non vedo davvero l'ora cazzo.»

«il "cazzo" sul finale ha decisamente smorzato l'atmosfera dolce» ridacchiò lei.

«Alice quando tu sarai tornata, ecco noi cosa... cosa saremo?» le domandò con apprensione, sperava con tutto il cuore che lei fosse riuscita a fare chiarezza nei suoi sentimenti.

Alice rimase in silenzio per qualche secondo, sapeva che lui le avrebbe fatto quella domanda e poco importava rispondere in quel momento o la settimana seguente; lei aveva capito quale strada seguire ed era pronta ad assumersene tutta la responsabilità che ne sarebbe derivata.

«io credo che noi saremo un "noi" Joon, ma non voglio nascondermi, parlane con la tua agenzia, con chi ti pare, ma fallo; inizia a ventilare l'idea che dovranno dare spiegazioni alla stampa in merito a noi due, perché ad Ottobre c'è la prima del film a Chicago ed io voglio andarci con te» gli disse.

«o-ok» balbettò Namjoon sentendosi improvvisamente la gola secca ed il cuore battere il doppio del normale.

Stava succedendo, quello che voleva stava succedendo, ed ora stava solo a lui cercare di non rovinare tutto.

«Ora vai a dormire, altrimenti domani avrai delle occhiaie terribili» lo incalzò.

«certo... mh Alice?»

«dimmi»

«parlerai con Jimin una volta tornata?»

«sì, ma sarà presente anche Tae... ora a letto, ok?»

Namjoon la salutò e chiuse la chiamata.

Si sentiva felice e terrorizzato al tempo stesso, lei aveva capito che voleva effettivamente stare con lui, e voleva farlo alla luce del Sole, senza sotterfugi, questo lo preoccupava terribilmente, era difficile per gli Idol tenere in piedi la vita privata in pubblico, ma per lei avrebbe provato, si sarebbe messo in gioco.

Non si sarebbe tirato indietro come era successo mesi prima, avrebbe tentato con tutto sé stesso di far funzionare le cose tra loro.

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