Capitolo 21.

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Mi sveglio a causa della vibrazione del cellulare. Mi sta chiamando Mattia.

"P-Pronto?" Rispondo con la voce impastata dal sonno mentre mi guardo intorno stranita. Sono ancora in salotto. Siamo ancora in salotto, e la tv è ancora accesa.

Mi alzo piano, la spengo e vado in cucina a guardare che ore siano.

"Scusami, ho pensato di mandarti un messaggio, ma preferivo sentire la tua voce"

"Tranquillo" Sono le quattro! "Anzi, grazie.. Io e i miei ci eravamo addormentati sul divano" Ammetto.

"Ah bene!" Ride.

"Allora? A che pensi questa mattina?" Lo canzono.

"A te. Agli sbandati... Cerco di immaginare come potrebbe andare la vacanza" Sorrido.

"Fa provare anche me... Al mattino si dorme, sveglia a mezzogiorno. Si va al mare, poi si mangia e la sera si fa festa!"

"Più o meno.." Lo sento ridere. "Si canta, si balla, si parla..."

"Sarà magnifico" Sussurro.

"Sì, anche secondo me" Sospira dall'altro capo del telefono. "Però prima bisogna far finire quest'anno scolastico, e dobbiamo tutti continuare a studiare in modo decente, quindi... A dormire! Che sennò tra qualche ora non ti alzi!"

"Non ci alzeremo vorrai dire!" Preciso.

"Sono abituato alle ore piccole io" Fa con tono da saccente.

"Anche io, che ti credi?" Mi fingo offesa.

"Disabituati allora. All'istante!" Scherza. Sorrido.

"Buonanotte"

"Buonanotte amore" Mettiamo giù. Collego il cellulare allo spinotto del caricatore, vado a svegliare i miei e poi torno in cameretta a dormire.
----------------------------------------------------

Mi sveglio con un bacio di mia sorella, che poi scappa a far colazione. Sorrido, controllo la percentuale della carica del cellulare (90%) e poi mi alzo dal letto dirigendomi verso l'armadio.

Indosso un reggiseno sportivo grigio e dei pantaloncini neri, con un giubbotto di jeans e una borsetta nera e oro ovviamente abbinata alle scarpe, ma mi porto dietro anche uno zainetto con dentro un'agenda: oggi giorno di gita!

Vado a fare colazione.

Questa mattina siamo silenziosi.

"Buongiorno" Sorrido sedendomi.

"Buongiorno" Fa distrattamente mamma guardando il cellulare. Sta studiando l'immagine di un bozzetto e la sua realizzazione pratica.

"Bella!" Commento. Lei mi guarda.

"Grazie, ma mancano le luci in alto"

"No, ci sono!" Mi avvicino indicandole.

"No, tesoro" Sorride. "Mancano. Hanno sbagliato ordine" Beve del caffè. "Avevo ordinato quarantasette luci bianche e trentotto gialle per la passerella, più nove per i riflettori e una dozzina per quelle di scena colorate" Spiega. "Non sono arrivate quelle bianche e alla sfilata manca sempre meno" Chiude la mano in un pugno innervosendosi.

"Quando sarà l'evento?" Chiede papà.

"Settimana prossima. Venerdì sera"

"Hai ancora tempo! Vedrai che arriveranno. Continua a mandare solleciti, prima o poi si stuferanno e le manderanno per disperazione!" Sorride mia sorella.

Mia madre la guarda come se avesse visto la Madonna, io inizio a preoccuparmi.

"Ma stava scherzando!" Le faccio notare.

"E invece può essere una bella idea! Sì, magari dovrei organizzarmi e non perder tempo a mandarne infiniti in una giornata perché c'è il mondo da fare, però posso chiamare Caterina e chiederle di sollecitare qualche volta in più! Amore sei un genio!" Le da un bacio per poi alzarsi, salutarci e scomparire.

Io e mio padre ci guardiamo, poi scoppiamo a ridere alzandoci.

"Dov'è l'incontro oggi?" Domanda.

"Davanti a scuola alle otto meno venti" Rispondo sparecchiando. Lui lancia uno sguardo all'orologio e sussurra un "Dovremmo farcela" prima di venire a darmi una mano nel mettere tutti in ordine.

Usciamo, accompagna prima mia sorella, poi mi lascia me dove previsto. Lo saluto, riparte e mi avvicino a qualche mio compagno in anticipo anche lui.

"Ciao raga" Li saluto.

"Buongiorno" Sorride Daisy. E' una ragazza piuttosto riservata. Alta, riccia con i capelli lunghi fino a metà busto e sempre curata.

Indossa una maglietta a maniche corte bianca con dei jeans, delle Vans che riprendono il colore della maglia dell'Adidas ed uno zainetto azzurro con il pon pon.

Iniziamo a parlare, poi arrivano anche gli insegnanti. Finalmente si parte.

Siamo quattro terze. Noi cerchiamo di dialogare un po' anche con gli altri. Alcuni ci danno corda, altri no, ma alla fine torniamo sempre tra noi.

Arrivati al museo della Scienza e della Tecnica, veniamo accolti da ben due guide, un ragazzo e una ragazza.

Per tutta la guida alterno dal prendere appunti al chattare con le girls, Manu e Mattia.

Arriva il momento della pausa: alcuni mangiano, altri cercano uno specchio per fare un boomerang e successivamente pubblicarlo su Instagram. Io mi aggrego ai secondi, visto che non ho molta fame.

Ci facciamo quattro boomerang, non si capisce quanti selfie di gruppo e poi ci alterniamo. Infine andiamo in giro per il museo a scattarci foto gli uni agli altri posando come veri e propri modelli, quando d'un tratto mi si avvicina un signore. O meglio, un ragazzo.

Alto, capelli brizzolati, porta una camicia a scacchi arancione lunga e dei jeans con delle scarpe nere abbinate alla borsa della macchina fotografica professionale e al foulard.

"Ciao, scusatemi..." Inizia un po' intimidito sistemandosi gli occhiali.

"Salve" Lo salutiamo.

"Ho notato che siete degli studenti! Siete in pausa adesso?"

"Sì... Posso chiedere come mai?" Sorrido confusa non capendo.

"Oh... No, niente... Ho visto che vi stavate facendo qualche scatto e volevo chiedervi il permesso per vederli. Però vorrei prima sapere se siete maggiorenni, sennò dovrei chiedere il consenso ai vostri professori"

"Piacere, mi chiamo Valeria" Mi presento sperando che lui faccia lo stesso. "Sì, effettivamente io sono maggiorenne e, a patto che si tratti solo di vedere, accetto" Faccio prendendo il cellulare dalle mani della mia compagna. Tutti mi guardano sconvolti. "Però prima vorrei avere qualche dimostrazione di ciò che dice, se non le dispiace" Lo guardo negli occhi e lui sorride.

"Oh, certo... E' comprensibile" Fa mettendo mano a portafogli, dal quale estrae un biglietto da visita.

E' un fotografo che lavora per Prada! Non scherziamo...

Lo guardo da sotto le ciglia un po' titubante, poi guardo i miei compagni chiedendo loro di intrattenerlo perché mi sta arrivando una chiamata da parte di mia madre e mi allontano per cercare il suo nome su internet. Ha ragione.

Mi riavvicino:"Guardi, per me non ci sarebbe alcun problema" Sorrido. "Il punto è che non vedo molto professionale firmare un contratto durante una gita scolastica nella quale, seppur maggiorenne, sono sempre sotto il controllo dei miei insegnanti"

"Capisco perfettamente" Sorride di nuovo. "Allora facciamo così... Il mio biglietto ce l'ha, se è davvero interessata mi faccia uno squillo una volta uscita da qui e ne riparliamo nel mio studio"

"Posso venire accompagnata lo stesso anche se sono maggiorenne?" Lo metto alla prova.

"Certamente! Però vorrei chiederle un'altra cosa se non le dispiace, perché il suo volto non mi è nuovo... Ci siamo già incontrati?"

Lo guardo attentamente, ma non mi sembra di averlo già visto.

"Magari su qualche stand per delle sfilate... Ma certo!" Esclama poi. "Scusi, ma lei non lavora già per noi?"

"Mi scusi?!" Faccio sbalordita. "Ma magari!" Esclamo facendolo ridere. "No, io non lavoro al momento" Annuisce.

"Eppure mi sembrava di averla già vista... Alla sfilata dell'anno scorso, nel periodo dei preparativi" Adesso ricordo!

"Lei era il fotografo con la camicia blu! Sì, ci siamo già visti, certo!" Esclamo sorridendo.

"Non ricordo com'ero vestito" Sorride imbarazzato. "Ma è molto probabile che avessi la mia camicia blu, la metto spesso agli eventi" Annuisce poi.

"Ad ogni modo, mi chiamo Renato. Chiedo scusa per non essermi presentato prima, ma credo che lei abbia già visto dal biglietto"

Annuisco.

"Non c'è problema, non si preoccupi"

I prof ci hanno chiamati, io saluto il fotografo e sto per allontanarmi, quando mi sento richiamare.

"Non me lo dica! Lei è la figlia..." Mi volto sorridendo.

"Di Vanessa De Stren, sì" Ammetto.

Il fotografo si avvicina nuovamente.

"Oh, vi chiedo perdono signorina, non vi avevo riconosciuta! Come state? E vostra madre?"

"Tutto bene, grazie. Mi scusi, ma devo andare. La ricontatteremo non appena possibile"

"Quando volete! Arrivederci"

Mi allontano e i prof accorrono preoccupati:"Tutto bene?"

"Sì, era un fotografo che ha lavorato per mia madre. Non lo vedevo da anni!"

"Ah va bene" Sorride la mia prof mentre l'altra mi guarda stranita, allora spiego:"Mia madre organizza sfilate di moda"

"Ahh! Ho capito, ho capito" Sorride allora. "Che bel lavoro!"

"Sì, è bello... Trovo che sia un po' difficile star dietro a tutte quelle scadenze osservandola a volte, ma se a lei sta bene... La famiglia l'aiuta e la supporta come meglio può!" Sorrido.

"Che brava ragazza!" Esclama.

"Grazie!" Poi vedo che la guida sta tornando e mi congedo con un semplice:"Scusate"

Riprendiamo la visita, che concludiamo alle cinque di sera.

Il cielo è chiarissimo e tutti approfittiamo per farci le ultime foto e storie fino a quando non veniamo chiamati per tornare sul pullman.

I prof fanno la conta mentre saliamo, poi partiamo.

Nel viaggio di ritorno si mette la musica, si canta, si balla. Alcuni fanno battaglie di freestyle alle quali assisto volentieri.

Adoro quello stile, anche se purtroppo posso solamente ascoltarlo... Però mi diverto sempre!

Mi ricordo una volta in cui ero alla fermata del bus e stavo scrivendo una cosa e accanto a me c'erano due ragazzi più grandi che si allenavano perché quella sera avrebbero avuto una battaglia de free, appunto.

Notando che li stavo ascoltando e che stavo scrivendo, uno dei due pensava che io stessi scrivendo i loro testi, allora come lo sentii mi voltai all'istante e gli risposi:"No, tranquillo. Questo è il mio diario, ma metto solo pezzi originali e non copie" Da lì chiacchierammo un pochino fino a quando non arrivò il mio pullman e li salutai.

E' stato interessante quell'incontro e mi divertivo a vedere come cercavano di trovare rime divertendosi loro in primis. E' bella la musica, un mondo meraviglioso e necessario per tornare a star bene quando non lo si sta, oppure per esprimere sé stessi al massimo.

Poi ognuno ha le sue, però sicuramente questo è spettacolare. Le parole sono spettacolari.

Sono insiemi di simboli che hanno infiniti significati per ciascuna cultura. Per me magari regalare un fiore significa nascita, per una persona diversa da me può voler dire l'opposto.

Le culture sono un qualcosa di unico e sarebbe meraviglioso venire a contatto con tutte quelle esistenti sul pianeta, purtroppo non credo possibile la realizzazione di questo progetto tanto ambizioso. Devi iniziare a viaggiare da bambino, ma a certe età ancora non puoi cogliere degli aspetti così sottili... Non importa.

"Sicura che vada tutto bene? Valeria?" Mi richiama la Professoressa di inglese che si è appena avvicinata.

"Uhm? Oh, salve Prof! Sì, stavo solo pensando... Grazie" Sorrido.

"D'accordo. Niente, figurati. Se hai bisogno sono lì" Mi accarezza la spalla e poi torna a sedersi.

"Da quando hai incontrato quel fotografo sei strana..." Comincia Greta. "A che pensi?"

"No, non c'entra assolutamente quel signore" Sorrido. "Comunque... Pensavo alle parole!"

"Alle parole?" Fa stranita Denise.

"A loro!" Esclamo annuendo.

"E che pensavi in proposito?"

Allora comincio a parlare e tutte ridono quando racconto dell'incontro.

"Oddio, io sarei scappata!" Fa Monica.

"Nah... Alla fine erano delle brave persone!" Sorrido. "E poi scappando avrei confermato la loro teoria, cosa che invece non era!" Faccio notare.

----------------------------------------------------------------------------

Arrivata a casa inizio a raccontare per filo e per segno la giornata e i miei sembrano molto colpiti. Quando arrivo alla parte del fotografo mamma s'indispettisce.

"Trovo assurdo che siano arrivati ad importunare mia figlia adesso... Posso avere quel biglietto?" Porge la mano.

"Ma no mamma, non mi ha importunata" Sorrido cedendoglielo. "Semplicemente... Magari è un tuo ammiratore! Che ne sai?" Dico scherzando.

"Io direi piuttosto stalker seriale" Commenta lei seriamente facendomi spaventare.

"In che senso, scusa?" Mi avvicino.

"No, tesoro, non preoccuparti. Tu devi studiare. E andare in vacanza a divertirti. Le mie faccende me le vedo io" Finge un sorriso.

"Ed io torno a vedermi le mie a modo mio, così qui non ci sarà più alcun dialogo e si torna all'alcol" Mi innervosisco. "Mamma, se c'è qualcosa che non va, se ne parla. Me l'hai sempre detto tu!" Esclamo scioccata.

"Sì,Valeria, hai ragione. Ma..."

"Ma cosa?"

"Adesso basta!" Sbotta. "Non devo dare alcuna spiegazione a mia figlia!"

"Come io non ne devo dare ad un'estranea" Rispondo secca dirigendomi alla porta.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro