Capitolo 23. Complici 💞

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Ci svegliamo con Stefania che ci urla contro di muoverci, che dobbiamo darle una mano a smaltire tutte quelle bottiglie vuote di alcolici e che dobbiamo andare a ricomprarli per sostituirli prima che tornino i suoi.
Io apro gli occhi di mala voglia, notando il corpo del mio fidanzato letteralmente sopra di me, con la testa sul mio petto e un'espressione serena. Addirittura sorride!
"Sono sveglio" Borbotta. "E so che mi stai fissando con occhi a cuoricino" Si tira a sedere e con nonchalance termina il suo buongiorno con un'affermazione che mi riempie ancora una volta di tenerezza, mista a stupre:"Io ho passato quel che restava della notte a guardarti dormire...Sei sempre bellissima!" Mi bacia, poi si alza e segue la mia amica con le chiavi della macchina:"Fammi la lista delle cose da comprare, vado io"
"Divisione del lavoro: mi sembra un'ottima idea, bravissimo!" Esclama lei prendendo una scopa. "Arrivo subito"
"Non preoccuparti, non ho fretta" Sorride lui guardandomi.
"Ti converrebbe averla invece, perché questa casa deve tornare linda e pulita entro due ore" Dice lei correndo a destra e a sinistra per cercare una biro.
"Ci metto dieci minuti a comprarti quattro bottiglie d'alcol" Butta lì con nonchalance appoggiandosi al muro senza mai staccarmi gli occhi di dosso mentre metto in ordine nonostante il mal di testa.
"Hai già preso l'aspirina?" Chiede premuroso.
"No, ma tranquillo... Il mal di testa è sopportabile" Sorrido andando in cucina a cercare un sacchetto di plastica dove buttare le bottiglie vuote. Lo trovo, le caccio dentro e ritorno in salotto facendo piazza pulita. Vado in cameretta, finisco il lavoro, chiudo il sacco e lui mi si avvicina con la lista in mano. Mi da un bacio, poi saluta Stefy ed esce.
Io e la mia amica ci guardiamo per un secondo, poi mi punta l'indice contro:"Io sistemo il divano, tu nascondi i sacchi in garage e quando torna il tuo fidanzato li caricate in macchina"
"Non ci staranno mai" La fermo. "Portiamoli adesso in discarica, tanto è a due passi" Le faccio notare.
"Ma sarà a mezz'ora di macchina... E noi siamo a piedi!" Protesta.
"Vorrà dire che dovrai sbrigarti!" Sorrido andando ad aprire la porta seguita dalla mia amica disperata che ha preso l'ultimo sacco e chiude la porta.
"Prima di sbronzarci in casa la prossima volta, ricordami che cosa ci aspetta poi... Che devo ancora smaltire la sbornia io" Si lamenta.
"Io penso mi sia passata" Rispondo. "Ma hai ragione!" Esclamo camminando.
Chiacchierando arriviamo in discarica, dove veniamo fermate da un ometto basso di costituzione robusta che indossa una camicia grigia dentro a dei pantaloni neri e  per concludere l'outfit, scarpe lucide da uomo dello stesso colore. Ha un cartellino in ottone sulla camicia, si chiama Mario.
Ci porta ad un casello a qualche passo dal cancello, dove entra in una cabina e ci chiede i documenti.
Glie li porgiamo, lui digita qualcosa al computer e poi apre il cancello invitandoci ad entrare.
"Scusate per l'andirivieni, ma la burocrazia lo richiede. Solo i residenti possono lasciare qui i rifiuti" Ci spiega.
"Non si preoccupi, va bene" Sorrido cordiale. "Buona giornata!" Lo salutiamo entrando, per poi recarci al reparto del vetro dove lasciamo il sacco davanti ad un macchinario che lo prende, lo fa passare prima su un nastro trasportatore, e successivamente lo butta in un container.
Torniamo a casa ascoltando della musica.
"Vuoi parlare?" Sussurra timidamente Stefy durante il tragitto.
"E che cosa vuoi che ti dica?" Faccio ironica. "Che ora va meglio? No non è così, mi spiace. Perciò sto zitta. Lei può farlo e io no?"
"Dai, non fare la bambina! Lei l'ha fatto per non farvi preoccupare. Okay, dice sempre che bisogna parlare e tutto e poi è la prima a non farlo, ma tu non sei mai stata incoerente in vita tua? È una cosa seria questa, lo capisco... Ma magari non è nemmeno poi tanto grave quanto dici tu! Forse hai capito male, non è uno stalker e ti stai facendo dei film!" Tenta di rassicurarmi.
"Ma se l'ha detto lei che è così!" Sbotto facendola restare senza parole. Mi sento in colpa.
"Ti chiedo scusa, tu non c'entri..." Abbasso la testa.
"Ma no, tranquilla" Mi abbraccia. "Comunque sia, è un'adulta e sono certa che sappia come cavarsela. Tu non preoccuparti. D'accordo?" Annuisco.
"Ti voglio bene amica mia" L'abbraccio appoggiando la testa sulla sua spalla. Lei mi cinge la vita con il suo braccio e sorride:"Anch'io te ne voglio. Vedrai che andrà tutto per il meglio"
"Lo spero tanto"
Torniamo a casa, le chiedo se vuole fermarsi da me, ma rifiuta. Quando entro vedo tutto in perfetto ordine come l'avevamo lasciato e poco dopo aver chiuso sento la macchina di mamma. Guardo l'orologio: sono appena le diciotto!
Mando un messaggio a Mattia chiedendogli se fosse già passato, ma mi risponde che è ancora al supermercato a cercare altre e due bottiglie di vodka per completare ciò che manca.
<<Non c'è più tempo:mia madre è qui! Mando di corsa.
Subito visualizza e si disconnette.
Mamma entra.
"Ciao! Tutto bene?" Sorride.
"Sì!" Alzo la voce un po' più del dovuto mentre lei mi guarda male. "Scusa...Comunque sì, è tutto okay. Tu come stai? C'è qualcosa che puoi dirmi o devi proteggermi ancora per molto?" Torno acida.
"Non so di cosa tu stia parlando, ma sappi che sono tua madre e ti proteggerò fino alla fine dei miei giorni" Viene a darmi un bacio.
"Parlo del fotografo" Abbasso la testa. "Ma comunque grazie..." Sussurro facendole spuntare un sorriso.
"È tutto okay, i legali dell'azienda se ne stanno occupando" Spiega andando in cucina. La seguo. "Quello è un fotografo che ingaggiammo per qualche servizio l'anno scorso sotto Natale che si comportò male  e, nonostante ciò, pretendeva i soldi e di restare con noi"  Riprende.
"In che senso si comportò male?" Chiedo appoggiandomi sul bancone.
"Diede l'esclusiva degli scatti ad un'agenzia prima di darle a noi" Sospira. "Ma adesso è tutto okay"
"E... Perché non ne hai mai parlato? Mamma..."
"Perché è acqua passata e ti ho già detto che sta andando tutto bene" M'interrompe. "Bisogna imparare a dividere lavoro dalla vita privata. Tu con la scuola non fai così?"  Si sentono dei rumori dal piano di sopra.
"Ma c'è anche tuo padre?" Chiede mamma.
"No" Rispondo andando a vedere. Niente.
Torno sulle scale:"No, non è successo nulla"
I rumori continuano.
Faccio il giro del piano, poi vado in camera mia e apro la finestra. Mi affaccio e vedo Mattia in guardino che sta cercando un modi per salire con il sacchetto della spesa in mano.
"Matt" Lo chiamo. Non mi sente.
Gli lancio una matita e finalmente alza la testa.
"Aspetta" Gli dico tornando di sotto.
"Non è nulla di strano, però è venuto a trovarmi Mattia" Sorrido tornando di sotto. "Tu... Fai ciò che devi fare" Mantengo il sorriso sottointendendo vai di là. Per fortuna capisce e si allontana sorridendo. Io vado ad aprire.
"Non c'era bisogno di ingegnarsi tanto, bastava suonare il campanello!" Sorrido dandogli un bacio. "Però grazie"
"Ho visto che c'era l'auto di tua madre, non sapevo se sapesse e..." Comincia intimidito.
"No, non sa ancora" Lo interrompo. "Però potremmo dirle che devi dare una festa al massimo, se proprio ci beccasse!"
"Sì dai... Permesso" Borbotta una volta convinto entrando facendomi ridere.
"Prego!" Rispondo col sorriso.
Lui mi guarda storto da sotto le ciglia:"Che fai? Sfotti? Ed io che pensavo di aiutare... Ma se non ti servo potremmo rivalutare l'idea della festa..." Fa con tono da finto offeso.
"Quale festa?" Chiede mamma apparendo alle mie spalle. "Ciao Mattia!"
"Buonasera!" Le sorride lui cordiale. "La festa che ho organizzato... Per domani sera" Risponde prontamente.
"Ah che bell'idea... E che cosa festeggiate?" Continua lei.
"Sua cugina compie gli anni!" M'intrometto io vedendolo in difficoltà.
"Ah sì?" S'illumina mia madre. "Quanti?"
"Otto" Sorride lui.
"Allora auguri! E buona festa! Volete una mano con i preparativi?"
"No, grazie... È tutto pronto! Ero andato a prendere qualcosa da bere al supermercato ed ero passato per salutarvi" Sfodera la più bella faccia d'angioletto ed io mi trattengo dal ridere per la paraculata dell'anno mentre mia mamma sembra davvero convinta.
"Che pensiero gentile, grazie!" Mi guarda, io sorrido e lei continua:"Va bene, ho capito... Vi lascio soli!" Sorride. "Allora buona serata e auguri ancora!" Urla oramai in corridoio.
"Grazie!" Risponde lui prima di scoppiare a ridere.
"Tu sei..." Inizio, ma poi inizio a ridere anch'io avvicinandomi. "Ti amo" Sussurro accarezzandogli le guance prima di dargli un bacio.
"Anch'io... Ora però mettiamo a posto" Fa allo stesso modo appoggiando la sua fronte contro la mia. Annuisco e gli tolgo le buste, mentre lui va a controllare che mia madre sia ancora di là.

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