Capitolo 8. At home (together)

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Sono passate due ore e finalmente ho terminato tutti i compiti. Ripongo il materiale nello zaino e guardo Mattia, accorgendomi che i suoi occhi erano già su di me. Mostro un sorriso timido e imbarazzatissimo e poi distolgo lo sguardo mentre lui fa altrettanto portandosi una mano alla nuca.

"Che facciamo?" Domanda per stemperare la tensione che si è creata.

"Guardiamo un film?" Propongo. "O... Andiamo a fare un giro! Quale preferisci?"

"Per me è uguale" Diciamo in coro prima di scoppiare a ridere.

Si sporge tenendo i gomiti appoggiati al bancone, e guardandomi negli occhi sussurra:"Ti va di parlare un altro po' ?" Annuisco.

"Di cosa?" Lo imito.

"Di quello che vuoi!" Alza le spalle.

Resto a guardarlo un po' e lui cede:"Quando ti ho detto che secondo me sei bella.. Oggi, in macchina" Comincia facendomi sentire un po' a disagio. Inizio a guardarmi intorno per evitare il suo sguardo, ma lui porta il pollice e l'indice sotto al mento per richiamare la mia attenzione, al ché faccio un bel respiro e cerco di continuare a guardarlo negli occhi e riprende. 

"Scusa" Sorride. "Dicevo, oggi... Mi credevi? O comunque, anche solo per un momento, mi hai creduto? Oppure erano soltanto parole per te?" 

"Perché t'importa?" Tento di evitare la domanda e lui abbassa la testa sospirando:"Non mi credi..." Poi si allontana. "Va bene, non ti preoccupare. Non ci conosciamo, è del tutto normale" 

"Non ho detto quello, ti ho chiesto perché ti interessa sapere se ti abbia creduto o meno. Come hai detto tu non ci conosciamo!"

"Ma potremmo!" Esclama per poi aggiungere timidamente:"Sì, voglio dire... Sempre se ti va"

Sorrido mordendomi il labbro. 

"Certo che mi va" Rispondo dolcemente. Alza la testa guardandomi sorpreso:"Davvero?" Domanda incredulo facendomi allargare il sorriso. Annuisco e lui cerca di trattenere una risata.

"Ottimo!" Dice sorridendo tornando dov'era prima.

"Perfetto!"  Quant'è bello... E poi è davvero dolce!

"Allora..." Riprende.  "Cosa vorresti fare dopo il liceo? Forse è una domanda che ti ho già fatto però..." Riflette tra sé e sé.

"Non credo" Rispondo facendolo arrossire. "Comunque... All'inizio mi piacerebbe lavorare come traduttrice per un'agenzia di mete turistiche"

"Cicerone!" 

"Esatto!"

"Bello! Tanto la parlantina non ti manca" Osserva facendomi ridere.

"Ehy!" Ridiamo.  "Oppure... Anche fare la traduttrice per alcune aziende non sarebbe male" Storce il naso. 

"Sì, sarebbe carino... Ma se potessi darti un consiglio, ti direi per le mete turistiche!" Fa mettendosi una mano sul cuore. "Sarebbe più interessante a livello culturale"

"Vero!" Annuisco.

"Oppure... Potresti fare anche qualcosa che non c'entra assolutamente con il tuo percorso di studio soltanto perché hai scelto quel liceo per avere le basi di una cultura personale linguistica che ti consenta di andare dove vuoi, in modo da avere più possibilità lavorative!"  Sorride angelicamente. 

"Anche questa è una buona idea!" Ammetto. 

"Sul serio?" Domanda un po' insicuro.

"Sì! E' intelligente come cosa" Dico convinta. 

"Grazie" Ed è nuovamente in imbarazzo!  

"Ti imbarazzi facilmente" Lo prendo in giro facendogli sgranare gli occhi. 

"Senti chi parla!" Esclama puntandomi la mano contro.

"Io?! Ma dove?" Scherzo guadagnandomi un'occhiataccia.

"Cara mia, non posso neanche guardarti per più di due secondi che distogli lo sguardo e devo iniziare a temere per la mia incolumità!" Fa ironico.

"Ma cosa dici?!" Mi fingo offesa.

"La verità!"

Gli faccio la linguaccia, che lui ricambia. 

"Ah è così allora?" Alzo un sopracciglio.

"Sì, perché?" Si avvicina ed io mi ritrovo con il suo volto a non più di tre centimetri dal mio. Prendo il pennarello che ho nell'astuccio e gli lascio un segno sulla guancia, poi vorrei chiuderlo, ma mi scappa di mano e per prenderlo al volo traccio una riga in diagonale sulla manica destra. Non sapendo che fare, scappo via divertita.

"Adesso ti faccio vedere io" Sussurra rincorrendomi per tutta la casa.

"Aiuto!" Strillo cercando un posto dove potermi nascondere.

Sono arrivata davanti ad una porta, sto per aprirla quando sento le sue braccia forti stringermi da dietro. Continuo a strillare quando mi solleva da terra e mi porta sul divano, dove comincia a farmi il solletico sui fianchi.

"Ti prego..." Comincio a ridere. "Basta!" 

"Dai!!" Continuo a ridere cercando un suo punto debole, che trovo poco dopo. 

"Stronza!" Esclama saltando giù continuando a ridere.

"Mai farmi notare che sono in imbarazzo... E' la cosa che odio di più al mondo"  Lo avverto riprendendo fiato.

"Mai sporcarmi le magliette, sennò finisce male" Risponde a tono per poi togliersela.

Mi sforzo di guardare altrove per non fare un'altra figuraccia (perché già ne ho fatte poche) e non appena se ne accorge comincia a girare per tutta la casa fingendo di mettere a posto. Bastardo.

"Tu vedi il telecomando della tele?" 

"No" Rispondo fredda cercando di non scoppiare a ridere di nuovo.

"Oh.. E' proprio accanto a te!" Si avvicina. "Ah no... Avrò visto male" Sorride. 

"Che peccato" Commento ironica trovando il coraggio di  guardarlo negli occhi.

"Già" Sospira guardandomi. Restiamo a guardarci negli occhi per qualche minuto ed io mi perdo nei suoi, quando d'un tratto si allontana sospirando: "Vabbè lo troverò più tardi" 

"D'accordo" Rispondo con un filo di voce. Inizio a tossire, poi  lo ripeto più decisa facendolo sorridere.

"Tutto a posto?" Mi prende nuovamente in giro. Decido di accogliere anche questa sfida, quindi mi poso sullo schienale incrociando le gambe lentamente e rispondo sfoderando il sorrido un gran sorriso: "Sì, grazie. Tu?" Adesso è lui a schiarirsi la gola, ma annuisce solamente.  Per così poco?! Wow! Forse sono davvero bella allora!

"Grazie" Sussurro sperando di non essere sentita. Ovviamente non è così. 

"Per cosa?"

"Niente, lascia perdere... E' una sciocchezza" Sorrido timida.

"Non so perché, ma sto iniziando a convincermi del fatto che, se si tratta di te, allora niente è sciocco" Dice sincero guardandomi negli occhi, per poi portarsi un bicchiere alla bocca facendomi arrossire nuovamente.

"Ti odio!" Esclamo guardandomi allo specchietto che ho nello zaino accorgendomi che sono rossa per poi portarmi le mani sul volto. Si avvicina a passo svelto sedendosi a gambe incrociate su pavimento di fronte a me. 

"No, dai!" Mi prende dolcemente i polsi cercando di convincermi a staccare le mani. Allargo le dita vedendolo sorridere. Quando se ne accorge alza lo sguardo: "So che lo stai facendo anche tu" Continua per tentare di farmi togliere le mani. Lo assecondo e le abbasso, mentre lui si avvicina e mi lascia un dolce bacio sulla fronte. 

Continuiamo a parlare così per tutto il resto del pomeriggio, fino a quando mi squilla il cellulare.

Un messaggio di Stefy:

<<Ma che fine hai fatto? Tua mamma mi ha chiamata preoccupata. Ho detto che stavi da me, ma le ho promesso che saresti tornata tra mezz'ora.

Mezz'ora?  Guardo l'orologio che segna le sei e un quarto.

"Di già?!" Faccio esterrefatta.

"Che cosa?" Si preoccupa il ragazzo di fronte a me.

"Guarda che ore sono!" Prende il cellulare e sbianca. 

"Ma va?!"  Alza lo sguardo. "Ti porto a casa?"

"Va bene, grazie" Sorrido timida. Si alza e mi porge la mano, che stringo leggermente per poi darmi la spinta e risalire. "Mercì

"De rien" Risponde andando a prendere le chiavi. Lo seguo prendendo lo zaino, poi guardo il lavello con i piatti ancora dentro. 

"Facciamo prima quello? Che dici?" Lo indico.

"No tranquilla, faccio io" Annuisco dirigendomi alla porta, che richiude ponendosi davanti. "O volevi una scusa per restare ancora un po' ?" Fa ironico.

"Mi hai beccata!" Esclamo con fare teatrale portandomi una mano al petto facendolo sorridere. Ci guardiamo un po' negli occhi in silenzio, poi io lascio cadere lo zaino e ci dirigiamo verso il lavello.

"Io asciugo, tu lavi" Lo indico.

"Perfetto" Alza la leva del rubinetto tirandomi un po' d'acqua addosso. Lo guardo malissimo, poi aspetto che mi passi le stoviglie. 

Al primo bicchiere che mi passa lo caccio sotto il getto e lo lascio sul piano con la scusa che non ho voglia di farlo ora, ma non appena si allontana mi avvicino piano piano e glie lo rovescio sulla spalla. 

Quando si gira ha uno sguardo assassino, ma io resto lì ridendo come una matta. 

"Dovresti vedere la tua faccia in questo momento!" Mi piego in due.

"Dovresti vedere la tua tra un po' " Risponde calmissimo. Sono nei guai.

Fingo un sorriso tranquillo mentre il mio cuore è tornato a battere all'impazzata.

"Se vuoi scusarmi" Si congeda tornando in camera sua, da dove esce dopo qualche minuto con una camicia azzurra. Lo squadro guardandolo sempre più perplessa (e incantata) mentre lui con disinvoltura riprende le chiavi e va ad aprire. 

"Prego" Mi invita a uscire. Prendo lo zaino ed esco, lui mi segue e chiude la porta.

Una volta in macchina riprendiamo a parlare normalmente, ma continuo a chiedermi che cos'abbia in mente.

Una volta arrivata a casa, usciamo entrambi. Oddio.

Lo guardo e mi sorride con il sorriso più finto che gli abbia mai visto. Ricambio e decido di non badarci, quindi vado ad aprire per poi ricordarmi del messaggio di Stefy. Richiudo immediatamente trascinandolo in fondo al giardino.

"Sei impazzita?! Così mi sgualcisci la camicia!" Alzo gli occhi al cielo.

"Stefania ha detto a mia madre che sono da lei!" Gli confesso.

"Che cosa curiosa... Io sono il migliore amico di Stefania!" Sorride angelicamente.

"Ma se neanche sai chi sia?!"

"Non ce n'è bisogno! Mi chiamo Mattia, ero andato a trovare la mia migliore amica, ci siamo conosciuti e mi sono offerto di riportarti a casa!" 

"E cos'abbiamo fatto fino ad ora?" Lo interrogo incrociando le braccia al petto.

"Abbiamo chiacchierato sui nostri progetti futuri e vi ho aiutate a studiare" Sussurra avvicinando nuovamente il suo viso al mio.

"Okay" Rispondo imitandolo per poi incamminarci. Mi volto puntandogli l'indice contro:"Parlo io"  Alza le braccia in segno di resa.

Apro la porta e vedo mia madre comparire spaventata, ma non appena mi vede si rilassa. 

"Ah sei tu!" 

"Sì... Ciao" Entro. Non appena vede Mattia mi guarda in un modo strano, quindi inizio a parlare: "Mamma, lui è Mattia. Un amico di Stefy che era di ritorno e si è offerto per riportarmi. Mi sembrava scortese non invitarlo a entrare dato che è stato anche così gentile da.. Aiutarci a studiare" Lo guardo sorridendo.

"Non c'è di ché, in fondo abbiamo fatto la stessa scuola!" Mi sorride facendomi l'occhiolino. Gli lancio un'occhiataccia, poi mamma lo invita a entrare.

"Ti fermi per cena?" Domanda. Ma scherzi?

"Da quando mangiamo alle sei?" Sorrido stranita.

"Infatti intendevo più tardi.. Devo ancora finire con una cartella. Ma magari il tuo amico vuole restare!" 

"Sarebbe un vero piacere, grazie" Sorride lui. Lo guardo malissimo e si corregge. "Ma purtroppo... Ho un impegno e non posso trattenermi per molto. Mi dispiace"

"Oh... Non fa niente, tranquillo" Risponde mia madre. "Ad ogni modo, io sono di là" 

"Ciao" La saluto per poi prendere l'amico di Stefania  per il polso e trascinarlo nella mia stanza.

"Ma... Perché?!" Esclamo portandomi le mani tra i capelli.

"Te l'ho detto che me l'avresti pagata" Sorride andando ad appoggiarsi alla scrivania. 

"Io ti... Ah!" Mi butto sul letto. "Giuro che ti ucciderei"

"E ancora non mi conosci" Il suo sorriso si allarga.

"Però ho imparato che non ci dobbiamo provocare" Gli ricordo. Annuisce.

Lo guardo e vedo che si sta guardando intorno. 

"Bella stanza" 

"Grazie" 

Osserva la bacheca di sughero con le foto della vacanza a Mykonos con le girls e Manu.

"Minchia, beato quel ragazzo!" Commenta con le braccia incrociate.

"Si chiama Manuel" Rido. "E' il mio migliore amico"    Si volta guardandomi male.

"Bhe?" Faccio lo stesso.

"Niente" Torna serio.

"Cos'è, sei geloso? Non sei neanche il mio ragazzo e già sei geloso del mio migliore amico?" Lo prendo in giro tirandogli una cuscinata.

"Hai finito di lanciarmi cose addosso? Grazie!" Risponde tirandolo a me.

"No" Gli lancio un peluche facendolo infuriare.

"Io me ne vado"

"No, dai" Scoppio a ridere fermandolo. Si volta.

"Allora smettila" Mi punta l'indice contro. 

"D'accordo" Mi alzo raccogliendo il peluche e lui allarga le mani facendomi ridere.

"Lo sto soltanto prendendo! Rilassati!" Faccio la linguaccia. Lo ripongo con cura sul cuscino e poi apro lo zaino e guardo l'orario di domani.

"Ti aiuto?" Mi si avvicina.

"Sì, grazie" Sorrido svuotando la cartella. Gli porgo il diario. "Mi diresti le materie di domani?"

"Certo. Tedesco" Alza lo sguardo. Annuisco e vado a rimetterlo dov'era.

"Inglese"  Prendo il libro.

"Spagnolo"

"Matematica"

"No, dai..." Mi lamento. "Che palle! Odio quella materia"

"Tutti la odiano" Ride. "Ti svelo un segreto" Lo guardo. "Secondo me anche la prof" Sussurra facendomi ridere.

Ridiamo insieme, poi continuiamo e alla fine arriva mamma a dirci che è pronto.

"D'accordo, arriviamo" Dico prendendo il diario dalle sue mani. Quando mi alzo noto che mi sta fissando.

"Ti stacco gli occhi dalle orbita se non la pianti" Dico direttamente.

"Ma di fare cosa?!" Esclama mettendo le mani in tasca. "Non ti sto facendo niente!"

"Non è vero, mi stavi guardando! Mi da fastidio, come te lo devo dire?" 

"Non farlo!" Mi fa l'occhiolino.

"Io ci rinuncio" Sbuffo andando a mangiare. Lui mi segue.

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