CAPITOLO 7 seconda parte

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KRYSTELLE

Siamo ancora uniti, fronte contro fronte. Stiamo riprendendo il controllo dei nostri respiri, ma non è facile dopo quello che abbiamo provato. La sintonia che riusciamo a creare nel baciarci è qualcosa che non ha paragoni e non si può spiegare con le parole, vale solo la pena di provarla sulla propria pelle.

Io e Andrew siamo due anime affini che si sono trovate e che si completano. Una tale unione è un evento raro e prezioso che accade solo quando si incontra l'altra metà del cuore. Bisogna avere cura e rispetto di un'intesa come la nostra. Tra noi, però, tutto sta avvenendo troppo in fretta rispetto al normale evolversi di un rapporto fra innamorati: rischiamodi bruciare le tappe prima ancora di innamorarci. Lui non sa niente di me, ignora la mia vita e io non faccio parte della sua. Non avrei mai voluto che le cose prendessero questa piega, che andassero così; invece, gli eventi hanno annullato la mia volontà e sono stata travolta. Perché? Come faccio ora a invertire la marcia e fare in modo che l'amore prevalga? Io mi sto innamorando, è inevitabile per me. E per lui? Come può innamorarsi se non sa nemmeno chi sono? Se è all'oscuro di tutto quello che appartiene alla mia esistenza. Se non gli permetto di conoscermi, rimarrò una delle tante. È questo che voglio? No, in fondo al mio cuore c'è tutt'altra speranza. Il problema è che sono molto spaventata, direi terrorizzata di svelare la mia identità e, quando ho paura, scappo. Scappo per evitare le conseguenze, per rimandare l'inevitabile.

Questa notte, giunti alla palazzina dove risiede, ho provato ad andarmene, ma lui me lo ha impedito. È riuscito a persuadermi, proponendo un tour in auto per raggiungere alcuni dei punti panoramici di Roma più suggestivi. A ogni tappa, abbiamo provato ad ammirare la vista, senza riuscirci, poiché siamo stati vittima di una passione travolgente che ci ha portato a scambiarci baci bollenti. Gli stessi baci che ci stiamo donando in questo momento, quando i primi raggi di un'alba arancione infondono una luce calda e tenue nell'abitacolo della mia cinquecento.

Mi muovo lenta per separarmi dal suo viso e contro voglia mi sposto per sedermi. Nello stesso momento, Andrew si muove per appoggiarsi alla spalliera del sedile del guidatore.

«Ti dispiace se fumo una sigaretta?»

«No, tranquillo, fai pure. Ma non è un po' presto per fumare?»

«Tu non fumi, vero?»

«No.»

«L'ho capito dal sapore dei tuoi baci. Ti dà fastidio che io sia un fumatore? Insomma, devi aver percepito l'odore di tabacco che ormai fa parte di me?»

Mi giro su un fianco, ponendomi frontale verso di lui e con un dito gli sfioro la camicia seguendo il profilo del torace, poi aggancio i suoi occhi.

«Niente di te mi dà fastidio.»

Espira girando la testa dalla parte opposta al mio viso. Prima di riprendere la sigaretta fra le labbra, afferra la mia mano e me la bacia.

Osservo questo gesto affettuoso che mi stringe lo stomaco.

«Quante sigarette fumi?»

«Tante! Dovrei diminuire, anzi, dovrei smettere, ma non ci riesco.»

Vorrei dirgli: "Ti posso aiutare io." Invece mi trattengo mordendomi il labbro, non posso parlare del futuro.

«Che volevi dire?» mi incoraggia.

Sposto lo sguardo verso il finestrino e cambio discorso: «Guarda che colore ha il cielo stamattina!» Mi muovo per uscire dall'auto.

«Da quassù, c'è una visuale mozzafiato e quest'alba è meravigliosa. Non ho con me la macchinetta fotografica, dovrò accontentarmi del cellulare. È più forte di me, voglio immortalare il paesaggio con questa luce.»

Faccio dietrofront, recupero la borsa, l'apro, prendo il telefono e poi la lascio aperta sul sedile del passeggero.

Il profilo di Roma risplende con i tetti illuminati dai raggi di un sole ancora timido, filtrato da assembramenti di soffici nuvole color carta zucchero. Strisce salmone iridescenti si alternano a un giallo abbagliante che esplode nel cielo arancio, sopra le case che sembrano diventate di miele ambrato.

«È un'immagine perfetta per il mio profilo» dico, mentre scatto alcune istantanee. Infine, ruoto su me stessa e rivolgo la fotocamera su di lui che nel frattempo mi ha raggiunto. «Anche tu sei una visione che mi fa rimanere senza respiro. Posso farti una foto?» Mi sembra giusto chiedergli il permesso.

«Non scattare!»

Rimango visibilmente delusa.

«Potrai farmi una foto solo a una condizione.»

«Quale?»

«Voglio vedere il sito, il blog, o quello che hai per il tuo lavoro di fotografa.»

Abbasso il cellulare e subito si sente il suono della chiusura. «Accidenti, si è scaricato! Sarà per un'altra volta.» Rimetto il telefono nella borsa.

«Dimmi lo stesso dove posso vedere le tue immagini, sono troppo curioso. Ho provato a cercare nel web, ma non ho trovato niente!»

«Perché dovresti sapere il nome preciso del blog.»

«Così non va bene, se vuoi che potenziali clienti ti contattino, questi devono poterti trovare anche solo digitando il tuo nome...»

Lo so benissimo e infatti chi digita il mio nome di battesimo lo trova, però mi guardo bene dal dirglielo: dovrei rivelargli che Krystelle è solo il mio "nome d'arte" come barista.

«Se me lo permetti, posso aiutarti a costruire un sito che ti dia la massima visibilità. Per me sarebbe un gioco da ragazzi, in fondo è il mio lavoro.»

«Cos'è? Cerchi di procacciarti un cliente?»

«Quanto lavoro hai come fotografa?»

«Non molto...»

«Lo immaginavo! Guadagni abbastanza? Come riesci a vivere?»

«Ehi, hai intenzione di farmi un interrogatorio?»

«Voglio solo conoscerti...» Butta la cicca e la schiaccia con il piede. «Al Red lavori in nero solo il venerdì. Ti mantengono i tuoi genitori?»

Ora, mi sento vulnerabile, abbasso la testa e faccio cenno di no. Andrew mi alza il mento con l'indice e mi costringe a fissarlo.

«Hai bisogno di un lavoro?»

Lo guardo spaesata e faccio ancora cenno di no con la testa. Non capisco dove voglia arrivare.

«Riesco a mantenermi. Ho altri lavori...»

«Quali?»

«Lavoro in altri locali.» Cerco di rimanere sul vago.

«Che tipo di locali?»

«Altri... bar...»

Mi sembra preoccupato e ammetto che non so più come gestire il discorso. Lo abbraccio sprofondando il viso nell'incavo del suo collo. Mi avvolge e mi sento protetta. Lo stringo forte e vorrei che questo istante durasse per sempre.

«Se sei una brava fotografa e hai bisogno di un lavoro, potrei procurarti qualche servizio; nella mia azienda c'è possibilità di impiego nel settore immagini.»

Mi stacco e mostro tutta la mia sorpresa, parlando senza riflettere: «Vorresti mischiare la vita privata con il lavoro?!»

Io rimango basita, lui si acciglia e mi chiede: «Per quale ragione mi hai fatto questa domanda?»

C'è un lungo momento di silenzio.

«Qual è il tuo cognome? Fammi vedere il tuo blog.» È diventato serio, forse sospettoso.

Giro su me stessa voltandogli le spalle. Mi devo allontanare da lui per riflettere.

Faccio alcuni passi rivolta verso l'orizzonte.

Mi stringo le braccia per calmare il forte stato di agitazione. La visuale è magnifica, ma non riesco a osservare più nulla. Non faccio che pensare alle parole di Andrew. Se quello che ha detto è vero, allora tutto ciò che sostengono alla ICT è esagerato, una montatura, non è altro che una specie di leggenda metropolitana.

Il cuore accelera. Cerco di calmarmi.

Devo analizzare la situazione in maniera oggettiva: se lui vuole dare un lavoro a Krystelle, non arriverà a licenziare Christina. E cos'è che voglio io veramente? Stare con Andrew.

Mi precipito da lui per presentarmi, per dirgli tutto di me, per essere sincera. Sono euforica e felice e ho anche intenzione di ammettere che che lo ammiravo già prima che facesse la sua mossa nel bar.

«Andrew, che stai facendo?» Il sangue mi si gela nelle vene e mi paralizzo. Ogni pensiero su un futuro roseo va in frantumi.

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