CAPITOLO 8 seconda parte

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

CHRISTINA

La mia settimana qui a Roma è stata difficile: l'ansia si è mescolata alla paura, alla tristezza e alla delusione.

Come avevo intuito, è bastato qualche giorno di paracetamolo per farmi sparire l'indolenzimento della caduta, purtroppo non esiste una medicina che possa farmi dimenticare quanto sia stata stupida e il mio polso spoglio, ogni volta che lo vedo, mi provoca un crampo allo stomaco simile a un pugno ben assestato.

Per fortuna, al lavoro, è filato tutto liscio e l'incontro con Samuele mi ha portato buone notizie: il film tratto dal romanzo "Beautiful Up" si farà e Dotty potrà partecipare ai provini per il cast. Quando glielo dirò, farà i salti di gioia. Non vedo l'ora.

Mia cugina ha avuto l'influenza e, in questi giorni, è stata particolarmente sotto tono; quindi, abbiamo deciso che venerdì salteremo la serata al Red Carpet. Dopo due anni, è la prima volta che succede.

Anche se è solo giovedì, sto preparando la valigia per tornare ad Assisi, infatti, domani sera, appena uscita dal lavoro tornerò subito a casa da Dorothea. Stasera, come tutti i martedì, mercoledì e giovedì sono di turno al Flora Bistrot. Non ne ho voglia, ma devo andare: i soldi non bastano mai e, il fine settimana che verrà, ahimè, non avrò i cento euro del Red Carpet.

°°°

Il Flora Bistrot è un piccolo ristorante a conduzione familiare situato a pochi isolati dal palazzo dove risiedo qui a Roma e posto fronte strada sulla via parallela a quella della sede degli uffici della ICT Web Design. La sua posizione strategica mi permette di andare e tornare a piedi e, sebbene la comodità sia senza dubbio evidente, ogni sera si presenta il disagio di dover attraversare da sola queste strade metropolitane fra grandi edifici di cemento, la cui atmosfera cupa è ben diversa dall'intimo calore che trasmettono gli antichi vicoli della mia Assisi.

Il ristorante è diviso in tre sale: la sala azzurra, verde e arancione. Il nome è associato al colore delle pareti e degli accessori della mobilia. I tavolini e le seggiole sono laccati neri, mentre tovaglie e cuscini sono in tinta con la stanza; i coprimacchia e le tende sono a quadrettini bianchi e colorati, così da dare, insieme ai centro tavola floreali, un tocco campagnolo all'ambiente.

Siamo tre cameriere, una per ogni sala e io, di solito, servo in quella azzurra. Flora, la proprietaria, mi ha assegnato lì, perché dice che i miei occhi si abbinano all'arredamento. Lei prende le comande e fa cassa; suo marito è il cuoco ed è aiutato da due assistenti di cucina. Siamo una bella squadra.

Entro nel disimpegno dove c'è la postazione di Flora, unita a un piccolo angolo bar.

«Buonasera» saluto io.

«Ciao, Chris» mi risponde, alzando la testa da un registro.

Mi vado a cambiare nello spogliatoio che si trova nel retro vicino alla cucina, poso la borsa e indosso la divisa: dei semplici pantaloni neri, una camicia bianca e un piccolo grembiule a quadrettini bianchi e azzurri, ornato di pizzo sangallo bianco. I capelli devono essere sempre rigorosamente legati.

Dopo aver pulito, apparecchiato e preparato il buffet, iniziano ad arrivare i primi clienti e io mi muovo spedita tra il bar, la cucina e la sala.

«Chris, scusa puoi venire un attimo.»

La mia collega della sala arancione si affaccia dalla sala verde per chiamarmi, poi fa subito dietrofront per ritornare alla sua postazione.

Appoggio il cestino del pane e i menù al tavolo appena occupato, quindi mi muovo per raggiungerla, attraversando la sala verde.

Faccio pochi passi e una stretta allo stomaco blocca il mio incedere sicuro. Una scossa di adrenalina mi arriva al cervello, spalanco gli occhi, trattengo il respiro e penso di poter svenire da un momento all'altro: L'ingegner Coleman è seduto con un menù in mano, ma il suo sguardo perplesso è fisso su di me.

Mi sono fermata una frazione di secondo e ora devo proseguire oltre, fare finta di niente e non far trapelare il mio sgomento. Mi sento male, vorrei correre via veloce, sparire, dissolvermi; invece, cammino sforzandomi di rimanere in equilibrio e ripeto a me stessa: "Merda, Merda, Merda..."

A ogni passo che muovo, sento l'ansia serrarmi la gola sempre più, fino a che, arrivata di fronte alla mia collega che mi dice qualcosa riguardo ai menù, rispondo quasi afona: «Okay.»

Lei si allontana e io rimango immobile, pensando a come potermi muovere per evitare di passare di nuovo vicino a lui.

«Krystelle!»

Sento la sua voce. Capisco che è poco dietro di me e che si sta avvicinando.

Il mio cuore perde un battito per poi accelerare in modo repentino e incontrollabile.

"Oddio, che faccio!?"

Non ho scampo, qui, dove mi trovo, è un vicolo cieco, non ci sono vie di fuga: davanti a me, dietro gli ultimi tavoli, c'è solo la parete arancione.

"Chris nega, depista, dissociati da Krys" mi ripeto nella mente.

Krystelle, con i vestiti appariscenti e la luce soffusa del bar, appare del tutto diversa dall'impiegata professionale e sobria assunta nella sua agenzia; invece, la divisa da cameriera e gli occhiali da vista mi rendono troppo simile all'ingegner Paradiso. Se lui crede che io sia Krystelle e collega che lavoro anche per la ICT Web design, sono fregata. L'unica cosa che posso e devo fare è convincerlo che non ho niente a che spartire con Krys.

E non ho scelta: per poter far dietrofront e dileguarmi, devo voltarmi e affrontarlo.

«Krystelle?»


Carissime lettrici capitate fra queste pagine dopo agosto 2023...

Qui su Wattpad, il romanzo Chris&Krys è in revisione. Ripubblicherò i capitoli un po' alla volta. Per chi non avesse la pazienza di aspettare qui la correzione, c'è la possibilità di leggere la storia completa, revisionata ed editata su Amazon.

P.S. Per chi avesse già letto il romanzo nella primissima pubblicazione e gli fosse piaciuto, ha ora la possibilità di acquistare il cartaceo da tenere nella propria libreria o da regalare a chi non usa Wattpad... a chi lo farà, mando un immenso e caloroso GRAZIE per il sostegno. Vi abbraccio...

Spero tanto di risentirvi...

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro