Cuore freddo

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Alfreduccio guardava l'astronave che si librava nel cielo e pian piano abbandonava l'atmosfera del suo pianeta.

Quelli erano gli ultimi esseri viventi scesi su quel mondo da così tanto tempo che nemmeno lui ne aveva memoria.
Il capo della spedizione era una donna di nome "Kasumi", o almeno così aveva sentito venir chiamata dagli altri del suo gruppo.

Non sapeva che volevano e non sapeva nemmeno se sarebbero mai più tornati. Dopotutto quello era un mondo distrutto, di cui non restava più nulla se non infinite rovine a perdita d'occhio, che si estendevano fin oltre lo sguardo potesse mai posarsi. E lui era uno dei pochi abitanti sopravvissuti.

"Abitanti", "sopravvissuti", che paroloni! Loro erano zombie. Sì, i temibili zombie dei film. Una guerra atomica li aveva resi tali e da allora esistevano là da tempo indefinito.

Ma non fatevi ingannare dalle apparenze, anche gli zombie hanno un cuore. Anche se non batte, anche putrefatto, lo hanno pur sempre.

E il cuore di Alfredo, pur non battendo, pur essendo putrefatto, può ancora dispensare amore.

Ma, nonostante tutto, rimane un povero incompreso. Lui vorrebbe solo avvicinarsi ai visitatori e abbracciarli, forte forte. Ma non è certo colpa sua se ogni volta che ci prova i suoi istinti hanno la meglio e finisce per morderli a morte e mangiarli.

Povero Alfreduccio, nessuno lo capisce, nemmeno quella Kasumi e i suoi l'hanno capito, e anzi, gli hanno anche sparato! Volevano ucciderlo!

Che crudeltà!

E così osserva in silenzio la loro astronave che se ne va, si allontana sempre più e svanisce oltre le nuvole.

Una lacrima, non sa nemmeno lui come, si fa strada nei suoi putrefatti dotti lacrimali, esce dall'iride e gli solca una guancia.

Povero, povero Alfreduccio, lui voleva solo abbracciarli.

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