Cari mamma e papà,
È passato del tempo dall'ultima volta che sono venuta a trovarvi, un tempo in cui non avete avuto mie notizie perché non ero certa che voleste averne.
Forse avrei dovuto farmi sentire, ma gli eventi delle ultime settimane non mi hanno dato l'opportunità di farlo. Ne approfitto per recuperare.
Non so se Cecilia ve lo ha già detto: Benjamin vive con me ora. Qualunque cosa mia zia abbia intenzione di fare, non lascerò che me lo porti via.
Ho ancora difficoltà a credere che quando ho scoperto di essere incinta abbiate fatto ciò che ritenevate meglio per me.
Cecilia vi ha mai parlato di Theodor?
Avete idea di cosa mi ha fatto nel novembre 1924, mentre eravamo in visita dalla sua famiglia? Forse sospettavate da dove fosse arrivato il bambino che avevo in grembo. Forse avete chiuso un occhio, perché era più facile incolpare me, che all'epoca avevo solo quindici anni, ma è stato lui a farmi violenza.
Nonostante tutto, però, sono riuscita ad essere di nuovo felice. Ho imparato un mestiere e avrò una famiglia, un uomo che mi ama e mi sostiene. Qualsiasi cosa Cecilia vi abbia detto sul mio fidanzato, dubito che sia la verità.
Cercherò di ricordarvi come i genitori che siete stati nella mia infanzia. Sarebbe ingiusto dire che mi avete fatto solo del male, ma quell'unica volta, quella decisiva, non mi siete stati accanto. Avete fatto la scelta sbagliata per me, ed è stata una scelta che ci ha divisi. Comunque, vi perdono.
Inoltre, se doveste mai sentire il bisogno di conoscere vostro nipote, contattate un'infermiera del Walfriede, Hanna Richter. Le dirò di inoltrarmi i vostri messaggi, perché la mia residenza deve rimanere segreta per vari motivi.
Spero di avere vostre notizie.
Vi auguro il meglio e soprattutto la salute. Vivete una bella vita, come ho intenzione di fare io. E se doveste decidere di dimenticare me e vostro nipote, un giorno gli parlerò comunque di voi.
Cari saluti,
Lilly

Una luce nel buio di Corina Bomann