Capitolo 15: Proposte allettanti

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《Quanta voglia hai di saltare la seduta del dottor Colton?》

Tanta, tantissima voglia.

Il sogno di Lauren andò a scontrarsi immediatamente con la realtà dei fatti.
L'impossibilità di rispondere come invece avrebbe voluto.

No, non posso proprio, pensò tra sé.

Quel giorno, Lauren e Stephen si incontrarono come di consueto nella sala d'attesa di Victor per l'appuntamento di psicoterapia.
Ogni volta che Lauren lo risentiva accanto a sé, si accorgeva sempre di qualcosa di diverso, come non fosse mai vicina alla medesima persona.
Si sedettero l'uno accanto all'altra, come non era successo mai prima di allora.

《Cosa hai cambiato dall'ultima volta?》

《Prima rispondi tu alla mia domanda.》la incalzò lui.

《Lo sai benissimo che non possiamo saltarla. I miei zii pagano perché io venga quì. 》

Lauren avrebbe tanto voluto rispondere in modo decisamente diverso, ma si obbligò a non farlo e solo per mantener fede al proprio impegno con la psicoterapia e l'ipnosi.

《Si tratta solo di andarcene prima che la segretaria se ne accorga. Facciamolo.

《Potrei anche dirti di sì, ma lo farei solo qualora tu mi dicessi cosa hai cambiato dall'ultima volta. 》

Divenne presto una battaglia verbale tagliente, come al solito. Più Lauren provava a sovrastare Stephen, più lui gettava altra benzina sul fuoco per mantenere vivo il dominio prosaico su di lei.

《Cosa dovrei aver cambiato?》

《Che ne so, hai qualcosa di strano addosso. 》si sentì imbarazzata. Ogni volta che aveva deciso di spingersi verso l'ignoto, per conoscere qualcosa in più di Stephen, era finita con il maledirsi per il fatto di averlo solo pensato.

《Non è una cosa che ho addosso. Devo dire che mi stupisci, comunque. Te lo invidio, quel naso che ti ritrovi. 》

Le posò qualcosa tra le mani e, per miracolo, non si trattò dell'ennesima caramella gommosa.
Lauren accarezzò un petalo, incapace di capire.

《Se stai pensando che sia un mazzo di rose, non lo è. 》aggiunse Stephen. Nella voce di lui, Lauren intravide un pizzico di imbarazzo. 《Ci ho messo un sacco per trovarli. Da queste parti pare sia impossibile reperirli. Sono tulipani rossi. 》

Si trattò solo di un piccolo mazzetto, riconosciuto per via del forte aroma di fresco sprigionatosi da esso.
Lauren cercò di ricordare l'ultima volta in cui avesse sentito l'odore di quel fiore.

La nonna Gil, la madre di sua madre, possedeva una vera e propria adorazione per i fiori. Ne coltivava di continuo, in ogni angolo della casa. Da bambina, Lauren aveva frequentato spesso la casa di nonna, specie per le vacanze estive. Amava stare con la donna anziana, una persona speciale mai volgare, dagli occhi color del miele, espressivi più di migliaia di parole.
Durante una di quelle spensierate giornate passate ai fornelli con la nonna, quest'ultima aveva deciso di raccontarle una bellissima storia legata ai tulipani rossi. Gli stessi che la nipote aveva osservato a lungo, i quali giacevano ben curati sul davanzale.
A Lauren, quella favolosa leggenda era piaciuta da morire, al punto da appuntarsela su un quaderno segreto per non dimenticarla mai. Così era andata a finire: aveva salvato il ricordo della nonna, proprio attraverso alla pagina sgualcita di un diario d'infanzia.

《La conosci la storia legata alla nascita di questo fiore?》chiese Lauren, avvicinandosi ai petali per assaporarne meglio l'odore intenso.

《No, non credo di conoscerla. 》

Lei sorrise, riportando alla mente il dolce viso della nonna, i biscotti di pasta frolla e quel racconto romantico per cui aveva perso il cuore.

《Si narra che un prode guerriero, in marcia verso una battaglia, sia giunto alla tragica notizia che la propria amata sia stata uccisa per mano di un filibustiero. Per il dolore, per il fatto di non potersi più ricongiugere con l'amore della sua vita, il guerriero decide di togliersi la vita. Le lacrime di passione che esso piange nel momento della morte, pare che abbiamo nutrito, insieme al suo sangue, il terreno dal quale sono nati i primi tulipani rossi.
Il fiore sarebbe sinonimo delle ferite procurate per lei e della passione che li avrebbe legati anche dopo la morte. 》si accorse di aver stregato Stephen, perché per tutta la narrazione non proferì parola.

Wow. È davvero una storia favolosa, degna della bellezza di questo fiore. Io li ho comprati forse per una questione meno nobile di quella che mi hai raccontato, ma comunque importante. Vorrei che andassimo via, che saltassimo la seduta. 》

《Perché sei così ostinato?》

Ci pensò su un attimo prima di risponderle. Stephen andava cercando davvero le parole giuste? Lauren pregò fosse convincente. Iniziò davvero a pensare di trovarsi sul punto di accettare la folle richiesta di lui.
La cosa non poté che spaventarla. Si sarebbe cacciata in una miriade di casini non richiesti, soprattutto con gli zii, qualora avesse assecondato Stephen.

《Perché credo che la terapia migliore per noi possa essere uscire da quì e semplicemente vivere. Oggi c'è il sole, Lauren. Lo senti?》spostò di poco le tendine alle finestre per permettere alla luce di penetrare nella sala.

Lauren, con i propri fiori in mano, immaginò di poter vedere gli occhi di Stephen. Se solo avesse potuto farlo, se ne sarebbe innamorata senza pensarci sopra due volte. Lo riuscì a sentire, lo sguardo carico di aspettative, su di lei.

《Non è un appuntamento, dico bene?》

Per un certo verso, sperò le rispondesse di .

《No, per carità. Sto solo mettendo insieme la voglia di saltare la seduta con la curiosità che nutro nel volerti conoscere meglio. 》

Lauren rigettò l'ultima titubanza in fondo alla coscienza. Del resto, aveva già preso la decisione ancor prima che Stephen potesse iniziare ad insistere.

《D'accordo, allora. Andiamo via. Abbiamo solo due ore di tempo prima che io debba tornare nei paraggi. I miei zii mi verranno a prendere quì sotto. 》

Stephen la afferrò per un polso e la trascinò fuori dallo studio prima che la segretaria potesse uscire nella sala d'attesa per iniziare il primo appuntamento.

《Prometto che tra due ore saremo quì sotto. 》

Corsero giù per le scale, Stephen le cinse la vita con un braccio al fine di evitarle una caduta.
D'un tratto Lauren inchiodò, a ridosso dell'ultima rampa. Per un momento, Stephen non potè che temere avesse cambiato idea.

《Il mio bastone! L'ho lasciato lassù, in sala d'attesa!》

《Per queste due ore non ti servirà.》tirò un sospiro di sollievo. Non ci aveva ripensato.

Senza mai lasciarla sola, scesero gli ultimi scalini, ridendo come pazzi.
In una tiepida giornata, del tutto inaspettata, lasciarono definitivamente lo stabile con l'intenzione di svagarsi, insieme, come non avevano mai fatto prima.

***********

《Dottor Colton, i ragazzi non sono ancora arrivati oggi. 》

Victor, appoggiato alla finestra, osservò il sole alto nel cielo di Dublino e due ragazzi intenti ad attraversare la strada di corsa.

《Lo so, Janet. Oggi non verranno. 》convenne, per nulla accigliato.

《Il bastone della signorina Gale è nella sala d'attesa. Lei dove potrebbe essere? Alla toilette non c'è. 》

《Janet, lo appoggi quì, nel mio studio. Non si preoccupi. 》

Victor tornò ad osservare la strada, i passanti. Vide i due ragazzi vicini. Notò Lauren sorridere.

Sebbene Colton avesse appena perso un lauto compenso per due sedute andate in fumo, pensò che, in fondo, la terapia stesse davvero facendo effetto.
E non solo su Lauren.
Anche Stephen aveva iniziato a beneficiare della presenza di lei, come non aveva fatto mai frequentando le sedute di Victor.
Sorrise, seguendoli con lo sguardo sino all'incrocio di due vie, dove li vide sparire, con l'impressione che si stessero tenendo per mano.

























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