Capitolo 16: Baci confusi

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Stephen trascinò Lauren sino al St Stephen's Green, uno dei parchi più belli di Dublino due.

Certo, se ne rese conto subito del fatto che Lauren non avrebbe mai potuto vederlo, ma la sola idea di farla rilassare sotto al sole, lo eccitò da morire.

《Manca ancora molto?》

Lauren si rese conto di essere salita e scesa da numerosi tram in poco meno di mezz'ora. Odiava i mezzi pubblici, nella scelta tra autobus e camminare con i propri piedi, avrebbe sempre scelto la seconda. Per ovviare all'odore sui tram, aveva portato con sé il suo mazzetto di tulipani e di tanto in tanto, lo aveva sniffato senza attirare l'attenzione dei presenti.

《No, siamo arrivati. 》le afferrò la mano con l'intenzione di condurla all'interno del parco, ma Lauren oppose resistenza. Si trovava pur sempre in giro con uno sconosciuto.

《Dove siamo, per curiosità? Ti ricordi che io non posso constatarlo da sola, vero?》

Quella stessa mano che le aveva afferrato, Stephen la condusse senza timori verso una colonna di marmo minuziosamente lavorata.

《Ti dice niente?》

《È un muro?》chiese Lauren, completamente fuori strada.

《Non solo sei una pessima osservatrice e di questo non hai colpe, ma sei anche una triste raccoglitrice di indizi. Fa parte di qualcosa di più grande. 》

Lauren iniziò a spazientirsi e Stephen capì di dover intervenire prima che perdesse definitivamente la pazienza.

《Dai, ok. Altro indizio. Come mi chiamo io? 》

Lei sorrise e per un momento Stephen pensò gli scoppiasse il cuore. Erano rare le volte in cui l'aveva vista sorridere e quello era uno di quei momenti che andava incorniciato, quasi come si trattasse di una fotografia scattata al momento giusto.

Cavolo. Mi hai portato seriamente al St Stephen's Green? 》

Non le rispose, preferì portarla direttamente nel proprio posto preferito.
Lei, senza più indugi, si lasciò condurre dalla stretta di Stephen.

《Quì, di norma, io vengo per rilassarmi. La senti la quiete che c'è qui intorno? 》

Sebbene quel giorno ci fossero decine di centinaia di visitatori, il parco vegetava nella tranquillità più assoluta.
Lauren inspirò forte con il naso e chiuse le palpebre. Quella azione tipicamente da vedenti non l'aveva persa mai.

《È davvero un posto magico. Non lo ricordo, o a malapena. 》

I due presero a camminare lungo i sentieri del parco sino a giungere a ridosso di un gazebo sull'acqua, il luogo preferito da Stephen.

《Perché vai da Colton? Io te l'ho detto, ma tu no. 》chiese lui, lasciando che Lauren si appoggiasse al corrimano ai bordi del gazebo.

《Ho capito dove siamo.》

《Non cambiare discorso. 》le rammentò lui. Una parte di Stephen ci tenne davvero a sapere i motivi per cui Lauren frequentava lo studio di Victor.

《Per ricordare qualcosa che il mio cervello ha rimosso due anni fa. 》

《Cioè? Cosa non ricordi?》

Lauren inspirò, pronta per sfogarsi in via definitiva.

《Un trauma legato ad una persona che mi ha fatto del male. O per meglio dire, a cui tutti attribuiscono colpe. Io non lo ricordo. Per questo vado da Colton. 》

《Sei sempre stata cieca?》chiese Stephen, sempre più incuriosito.

《No, lo sono diventata dopo l'incidente. I medici dissero che avrei recuperato la vista, ma non è successo. Ora ho perso le speranze. 》abbassò il capo, rassegnata.

Si sentirono sempre più vicini, legati da un filo invisibile, sebbene le loro storie fossero agli antipodi, completamente diverse.

《L'altra volta, quando mi hai chiesto i motivi per cui frequento lo studio di Colton, ti ho mentito. O per meglio dire, non ti ho detto tutto.》

《Che significa?》Lauren si sentì spiazzata per via della confessione di Stephen. Probabilmente la verità giungeva al momento opportuno, nel posto giusto.

《È vero che soffro di ansia e attacchi di panico, ma è anche vero che non mi sono procurato questa condizione da solo. 》riprese fiato prima di continuare. 《Mio padre e mia madre vivono ancora nel quartiere di Ballymun... 》

A Lauren si congelò il sangue nelle vene.

《Tu con chi vivi?》la domanda le sorse spontanea. Non che le facesse molta differenza saperlo, ma per un qualche motivo ci tenne ad accertarsi che Stephen fosse al sicuro.

《Abito in Dame street con un amico di famiglia che ho sempre trattato come uno zio. Sto meglio quì, in città, ma gli incubi legati a quel posto non se ne sono andati mai, nonostante me ne sia andato da tempo. 》

《Perché sei venuto via?》

Lauren pensò di aver chiesto troppo. Si stava lentamente lasciando condurre da una curiosità che non le era mai appartenuta prima di allora.

《A Ballymun la gente non se la passa proprio benissimo. È un quartiere disagiato, così come le persone che lo abitano. Non tutti hanno problemi, per carità, ma molti, abbandonati dalla società e dalle istituzioni, hanno ripiegato su stili di vita incondivisibili. Mio padre è sempre stato un uomo violento, sia con me, sia con mia madre e i miei fratelli. Passa le giornate a bere, ad intossicarsi. Siamo fuggiti tutti, i miei fratelli più grandi sono in giro per l'Europa. Io non me la sono sentita di andarmene, ma solo di allontanarmi. Vedo mia madre di rado, so che non sta bene con lui a Ballymun. Lei non ha voluto seguirmi. 》

A Lauren si strinse il cuore. Stephen possedeva una storia orribile, tanto quanto la sua. Aveva a malapena vent'anni e già visto molti degli orrori della vita. Le venne istintivo prendergli la mano, stringerla tra la propria.
Sebbene non si conoscessero ancora abbastanza, Lauren percepì di avere già instaurato un forte legame con Stephen. Qualcosa a cui difficilmente avrebbe rinunciato.

《Io vivo con i miei zii, come avrai intuito. Mia madre la ricordo appena, è venuta a mancare che io ero ancora piccola. Mio padre se n'è andato poco dopo la scomparsa di mamma. Ringrazio Dio di avere zia Beth e zio Jean nella mia vita. 》si rese conto di aver appena menzionato Dio e per un momento provò disagio verso sé stessa.

《È giunto il momento di tornare allo studio di Colton, a proposito dei tuoi zii. 》

Lauren assaporò gli ultimi minuti di spensieratezza, accanto a Stephen.
Il calore del sole, la bellezza della luce, la rasserenarono al punto da indurla a sorridere, di nuovo. Quell'uscita era stata un vero toccasana, per entrambi.

《Aspetta, Stephen. Vorrei ricordare questo posto per bene.

Si avvicinò a lui e in punta di piedi di piedi lo afferrò teneramente per le braccia.
Lei slanciata, per arrivare meglio a toccare il cielo, lui leggermente flesso sulle gambe per permetterle di farlo. Lauren gli lasciò un tenero bacio, sul naso. Intuì immediatamente di aver mancato la mira e le venne da ridere. Anche Stephen rise, pensando a come avrebbe dovuto essere il loro primo bacio e a come invece andò davvero.

《Grazie per quello che hai fatto per me, oggi. Ora possiedo un bel ricordo di questo posto e posso smettere di provare ad immaginare di essere già stata quì, in passato. 》

Stephen si limitò ad accarezzarle il viso con il dorso della mano.

《Siamo in ritardo, dovremmo proprio correre. 》

La afferrò di nuovo, con tutta la delicatezza che un ragazzo di quasi due metri avrebbe dovuto possedere. E Stephen era davvero delicato, sebbene le avesse cinto la vita con sicurezza e forza, per garantirle un appoggio sicuro, un sostegno degno di quel nome.

Giunsero allo studio del dottor Colton trafelati e senza fiato. Appena in tempo.

《I tuoi zii non sono ancora arrivati. 》

《Il mio bastone, non posso lasciarlo quì!》

Stephen la abbandonò all'entrata qualche minuto, da sola, per poi ritornare con il bastone.

《Il dottor Colton ti saluta...》disse lui, stringendosi nelle spalle. Lauren intuì nella voce del ragazzo l'inevitabile. L'essere stati beccati dal medico.

《È molto arrabbiato?》sperò di no e pregò anche che Victor non riferisse agli zii la fuga dalla seduta.

《No, in realtà non mi pare proprio. Al contrario, ho avuto l'impressione che fosse davvero felice. 》

Lauren si sentì alleggerita di un peso, come se alla fine la scelta di non prendere parte alla seduta, fosse sempre stata l'idea migliore.

《Vedi un'auto rossa, per caso?》

Stephen si guardò attorno un paio di secondi. La intravide, parcheggiata in doppia fila a circa cinquanta metri da loro.

《Sì, vuoi che ti accompagni?》

《Non è necessario. 》convenne lei. Si salutarono con un abbraccio, poco prima che Lauren potesse intravedere l'auto e prendere posto al lato del passeggero. A giudicare dal profumo, al volante doveva esserci lo zio Jean.

《Come è andata oggi?》

《Direi molto bene.》Lauren si trafisse da sola per la bugia che andò raccontando allo zio.

《E quei fiori?》chiese Jean, una punta di curiosità nella voce.

《Regalo di Victor.》

Spesso Lauren aveva sentito l'incapacità insita in sé nel raccontare bene le frottole, tuttavia, a zio Jean, quel giorno, la spiegazione bastò, poiché non chiese altro.

Stephen la osservò per l'ultima volta, seduta in auto con lo zio, un bell'uomo sulla quarantina. Nel momento in cui Jean avviò il motore, Stephen ebbe l'impressione di essere osservato.
Si guardò attorno, ma non vide nessuno in strada. Eppure, quella sensazione di essere stato spogliato, la percepì per intensi secondi, con chiarezza.
Nel momento in cui decise di ripristinare l'attenzione su Lauren, si accorse che l'auto rossa non era più parcheggiata in doppia fila.

《Avresti dovuto avvertirmi del tuo piano. 》Colton gli apparve alle spalle, facendolo sobbalzare. Quella cosa che Victor faceva di continuo, ossia quella di spaventare le persone in quel modo, faceva davvero incazzare Stephen, sempre troppo incline all'attacco di cuore facile.

《Lo so, mi spiace. Ho ponderato il tutto all'ultimo minuto. 》

《Quante cazzate gli hai raccontato perché ti seguisse? 》

Stephen percepì tutto l'astio nella voce del medico.

《Non sono affari che ti riguardano. 》convenne il giovane, pronto per andarsene.

《Mi riguardano eccome, razza d'ingrato. È una mia paziente e lo sai bene. Per lo più, ha davvero un sacco di problemi. Non vorrei che tu le facessi del male.》

Tra i due sarebbe presto esplosa una dura lotta verbale. Stephen pensò fosse il caso di tagliare corto.

《Ok, va bene! D'accordo! Ora la smettiamo? Non verrà a sapere niente. Volevo solo trovare un modo per conoscerla, tutto quì. Ho meditato bene prima di avvicinarmi a lei. Ti assicuro che non ho cattive intenzioni, papà. 》



Questo è il famoso gazebo del St Stephen's Green. Mi sono innamorata di questo luogo, valeva pena farvelo vedere.
Nel frattempo, abbiamo scoperto una bella novità. A questo punto, chi è davvero Stephen? Quali intenzioni ha? Scopritelo nei prossimi capitoli:)
Un abbraccio!













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