Capitolo 31: Sei pazza!

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Lauren chiuse la porta della propria stanza da letto dall'interno, per inscenare, come al solito, il volere di non essere disturbata da nessuno.

Semmai gli zii avessero fatto capolino nella camera, cosa pressoché impossibile, avrebbero trovato il solito cuscino sotto le coperte, ben riposto, per assomigliare il più possibile ad un corpo dormiente. Un metodo banalissimo, ma che per lo meno era sempre funzionato.

La finestra era aperta sul giardino. Davanti ad essa, con lo sguardo intimorito oltremodo, Stephen andava attendendo che Lauren scendesse, in una qualche maniera.
Da vedente, lo aveva fatto ancora ma, ai tempi, era stato un gioco da ragazzi.

Avrebbe dovuto percorrere un pezzo di cornicione a piedi, giungere sino all'angolo della casa e solo allora lanciarsi nel vuoto, al fine di atterrare precisamente sulla siepe ben curata, la quale avrebbe attutito la caduta e prodotto pochissimo rumore.
A Stephen sembrò immediatamente un folle piano, ma nulla potè per far cambiare idea a Lauren. Lei aveva già deciso così.

La seguì con lo sguardo percorrere i primi insicuri passi sul cornicione. Pregò con tutto sé stesso che non cadesse. All'angolo della casa, lontano dalle finestre delle stanze da letto, Lauren ebbe un tentennamento.
Davanti a lei non vide altro che buio, pertanto immaginò di doversi lanciare senza sapere semmai fosse atterrata nel posto giusto.

《Sono vicina alla siepe?》chiese, cercando di non farsi sentire dagli zii.

《Sì, sei vicina, ma ti prego, non saltare. Se ti facessi del male? È una pazzia, Lauren!》cercò di dissuaderla lui, per l'ennesima volta.

Non vi fu più il tempo per pensare oltre.
Saltare o tornare in camera, le due uniche alternative possibili.

Con un balzo deciso, essa si lanciò nel vuoto.
Fu questione di un secondo, forse due. Lauren si trovò catapultata in mezzo al cespuglio che, come previsto, le attutì la caduta. Gli zii si sarebbero accorti della siepe rovinata? Forse, ma non le avrebbero mai imputato la colpa.
Pensò solo di avercela fatta, come ai tempi in cui, con l'aiuto della vista, aveva inscenato per la prima volta la follia di saltare dal primo piano di casa.

《Tu sei davvero pazza. 》Stephen le tese una mano per aiutarla ad alzarsi.

《Ti sei fatta male?》

Si tastò un po' il corpo. Le gambe si muovevano, le braccia pure. Scosse la testa perché no, non si era fatta neanche un graffio. Il piano le era riuscito alla grande. Era atterrata di sedere, così come aveva voluto.

《Come farai a salire? Perché scendere ti è risultato facile, per così dire. 》

Lauren sorrise, un ghigno beffardo.

《Tu non preoccuparti. Ho i miei segreti anche io. Lo vedrai al ritorno. 》

《Dove vuoi andare?》chiese lui, una volta appurato che Lauren non si fosse fatta male.

《Ovunque lontano da quì. Guida, pensaci tu. Io mi fido. 》

A Stephen non venne in mente nessun posto significativo. Dopo diversi minuti d'agonia, pensò che l'unico luogo abbastanza sicuro fosse casa sua. Suo padre non li avrebbe scoperti mai, poiché si sarebbero fermati giù in taverna, evitando di salire in appartamento.

《Dovremmo fare piano, ma possiamo restare quì. Questo posto viene utilizzato pochissimo, mio padre scende in taverna solo per leggere, ma ora sta dormendo. 》

L'idea di essere a casa di Victor preoccupò non poco Lauren. Se l'uomo li avesse beccati, in piena notte nella taverna, non sarebbe proprio finita bene, per entrambi. Colton avrebbe avvertito gli zii e altroché blanda punizione. L'avrebbero segregata in casa per tutta la vita.

《Cosa possiamo fare quì? C'è una radio, qualcosa di simile?》domandò, una volta entrata nella taverna di casa Colton.
L'odore del legno vecchio, di chiuso, le diede fastidio. Lauren intuì che la stanza non venisse arieggiata abbastanza.

《Se vuoi possiamo ascoltare un vinile. Quaggiù mio padre custodisce gelosamente tutta la sua collezione e io, di norma, non potrei nemmeno toccarla. 》accompagnò Lauren sino al mobiletto, per permetterle di toccare gli innumerevoli dischi contenuti al suo interno.

《Sono davvero tantissimi! Non saprei nemmeno cosa scegliere. 》

《Allora faccio io, so che questo ti piacerà. 》

Stephen afferrò un vinile, lo posò e lasciò che la punta del giradischi scivolasse su di esso per produrre un suono.
Entrambi rimasero in silenzio, in attesa di scoprire su quale artista fosse ricaduta la scelta.

Phil Collins. Ottima scelta, Colton. 》 si congratulò Lauren applaudendo, lasciandosi cullare dalle note calde di In the air tonight.

《Mi pareva potesse essere la canzone azzeccata al momento.》

La afferrò per le mani, al fine di avvicinarsi di più a lei.

《Balleresti con me? 》le chiese, in un impeto di coraggio.

Lauren si lasciò trascinare dalla situazione. Stephen posò le mani sui fianchi di lei, attendendo che essa facesse lo stesso. Si ritrovarono corpo a corpo, vicini, mossi solo dalle note prodotte dal giradischi.

《Devo dire che ti muovi bene!》concluse Stephen.

《Ma se balla meglio un palo di me!》si sentì immediatamente soffocata dall'imbarazzo.

《Non è vero, credimi. Mi sembri davvero brava. Segui bene il ritmo. 》

Lauren si sentì arrossire. Non amava ricevere complimenti, piuttosto non era affatto abituata ad essi.
Ballarono per tutto il resto della canzone, senza mai allontanarsi. Essa posò la testa sul petto di Stephen, per assaporare ancora di più il contatto fisico.
All'altezza del cuore, con l'orecchio poggiato proprio a ridosso di esso, Lauren percepì la tensione del ragazzo. Il muscolo andava battendo forte, con ritmo incalzante.

《Sei nervoso?》gli chiese, certa fosse così.

《Forse un po'. È da quando ti conosco che sogno un momento simile con te.》

L'intimo contatto venne presto interrotto da una luce accesa e da passi pesanti lungo il corridoio.

《Oddio, mio padre si è svegliato. Presto, nasconditi quì!》Stephen trascinò Lauren dietro il divano, la fece accucciare sino quasi a obbligarla a stendersi sul marmo freddo del pavimento.

Ebbe appena un minuto per togliere il disco, inserirlo nella custodia e riporlo a caso nel mobiletto. Stephen finì per nascondersi accanto a Lauren, vicini, dietro al divano. Posò una mano sulla bocca di lei per evitarle di produrre suoni.
Il lampadario situato al centro della taverna si accese ed entrambi sussultarono per la paura.

《C'è qualcuno quì? 》la voce assonnata di Colton rimbombò nella stanza apparentemente vuota.

《Non mi piacciono gli scherzi, perciò, se qualcuno è quì sotto, venga fuori subito. 》

Né Lauren, né Stephen, mossero un dito. Rimasero accucciati dietro all'imponente divano, nella speranza che Victor lasciasse presto la taverna.
Pregarono non si accorgesse di nulla.

Seguirono attentamente gli spostamenti di Colton nella stanza. Appurato il fatto che non ci fosse nessuno, il medico decise di spegnere le luci e tornare di sopra. Per precauzione però, chiuse a chiave la porta della taverna.

《Come usciremo da quì, ora?》Lauren parlò, una volta certa che Colton se ne fosse andato definitivamente.

《Questa è davvero una bella domanda. Non ne ho idea. 》

In un primo momento entrambi si preoccuparono, ma poi finirono per ridere, mandando al diavolo il folle piano che li aveva portati ad essere prigionieri in casa Colton.

L'uno accanto all'altra, ancora vicini e nascosti dietro al divano, rimasero in silenzio. Stephen le accarezzò il viso, giungendo sulle labbra di lei per assaporarne morbidezza e calore. Lauren si lasciò trasportare dal momento. L'idea di essere stata quasi beccata dal medico, per un certo verso, l'aveva eccitata. Era tornata sola con Stephen, senza musica a fare da sfondo, ma solo in compagnia del silenzio.

Nessuno dei due seppe più contenere la passione insita nell'animo, un po' causata della strana situazione, un po' per via del pericolo scampato.

Si spogliarono lentamente, cercando di non fare rumore. Stephen si occupò della maglietta di lei, poi dei pantaloni. Li posò con cura accanto al divano, per ritrovarli in fretta in caso ce ne fosse stato bisogno. Lauren, presa da una foga crescente, tolse la felpa di lui per permettergli di restare a torso nudo.

Sebbene la situazione non lo permettesse, entrambi sentirono il desiderio di fare l'amore. Altro non erano che due persone adulte, consenzienti, spinte da un desiderio reciproco, sempre crescente. Desiderio che, peraltro, avevano nutrito per settimane l'uno verso l'altra.

Lauren si stese sul pavimento congelato. Al tocco della pelle con il marmo freddo, contrasse i muscoli. Stephen dedicò attenzioni al corpo di lei, assaggiando ogni centimetro di pelle scoperta. Stavano per unirsi sul pavimento, nascosti dietro ad un divano. Lauren pensò che una cosa simile non le sarebbe successa più. L'idea di concedersi a Stephen in quel modo buffo, la fece emozionare maggiormente.

《Sicura? Possiamo sempre aspettare un momento migliore di questo.》

Lauren scosse la testa. Nessun momento sarebbe mai stato migliore di quello. Assecondò il corpo di Stephen perché potesse farsi sempre più vicino.
Di tutta risposta, lui si accoccolò per entrare in lei. Accadde, dopo tanto tempo. Lauren chiuse gli occhi per assaporare il momento, per immaginare meglio il viso di Stephen.

Posò le mani sulla schiena di lui, scendendo e salendo per idealizzare al meglio come sarebbe dovuto essere il torso di Stephen. Gli accarezzò i capelli, ci infilò le dita in mezzo. Passò i polpastrelli sul suo viso, assaporò i lineamenti di lui. Il naso piccolo, un po' all'insù, le labbra carnose e calde. Gli zigomi pronunciati.
Si soffermò sulle braccia, sui muscoli contratti per via dello sforzo, della fatica. Stephen stava evitando di poggiarsi con tutto il peso sul corpo di Lauren. Lei, per contro, decise di trascinarlo addosso a sé, afferrandolo all'altezza del collo, con l'intenzione di baciarlo e sentirlo sempre più vicino.

Danzarono insieme, per minuti. Per Lauren si trattava della prima volta, con un uomo, da non vedente.
Aveva sempre temuto quel momento, pensando non le sarebbe mai piaciuto abbastanza.
Naturalmente, pensò a questo, a causa del non poter vedere.

Finì con il ricredersi. Credette di non farsene nulla della vista, dal momento che tutti gli altri sensi sapevano compensare dignitosamente la mancanza di essa. L'odore di Stephen, il flebile suono del suo respiro, il gusto delle sue labbra e il contatto con la sua pelle, a Lauren, bastarono per provare emozioni impareggiabili.
Non lo poteva vedere, ma pensò di saperlo vedere ugualmente. L'aveva immaginato talmente bene da essere certa Stephen fosse proprio così, come l'aveva idealizzato. L'immagine che possedeva di lui, nella mente, le piaceva davvero tanto.

《Se tuo padre non fosse sceso, questo non sarebbe mai successo.》convenne Lauren, al caldo tra le braccia di Stephen.

《Mi ricorderò di ringraziarlo, allora. 》

《Temo sia una pessima idea. 》

Risero, poi inscenarono una finta battaglia, ma finirono con il baciarsi di nuovo.

《Vorrei che questa notte non finisse mai, ma è quasi l'alba e tu dovresti tornare. 》confessò lui, amareggiato.

L'aiutò a recuperare gli indumenti, in silenzio. Lauren si rivestì svogliata, per nulla intenzionata a tornare a casa.

《Usciamo dalla finestra. Mio padre non si accorgerà di nulla, se riesco a richiuderla senza fare confusione. 》

Così fecero. Stephen la aiutò ad uscire fuori e la obbligò ad attenderlo. La finestra della taverna si richiuse senza fare rumore e i due si diressero sino all'auto del ragazzo parcheggiata oltre il vialetto, pronta sulla strada.

《Ora mi spiegherai come salirai nella tua stanza. Secondo me, finirai per farti scoprire. 》

Giunti sotto casa di Lauren, Stephen la osservò completare la fuga. Essa si diresse con decisione verso i bidoni dell'immondizia come sapesse esattamente dove trovarli, ci salì sopra e, con una spinta, un certo balzo, si aggrappò al cornicione. Salire al di sopra di esso le costò una certa fatica ma, alla fine, riuscì a mettersi in piedi. Camminò cauta, un passo dopo l'altro, sino a giungere davanti alla propria finestra ancora aperta.

Tirò un sospiro di sollievo. Si sentì certa di non essere stata scoperta.

Si voltò verso Stephen, o per lo meno, dove sarebbe dovuto essere il ragazzo. Gli mandò un bacio con la mano, prima di sparire oltre le tendine appese alla finestra.

Stephen rimase di stucco, chiedendosi come Lauren potesse cose così tanto complesse, vista la sua condizione. Scosse la testa, pensando che essa si era volutamente complicata la fuga, scegliendo di lanciarsi nel vuoto per poi atterrare sulla siepe. Sarebbe potuta tranquillamente scendere sui bidoni, così come era risalita, ma, no. Lei aveva scelto di sfidarsi, aveva preferito l'adrenalina alla comodità. Stephen pensò dovesse essere una cosa tipica di lei, l'adrenalina.

Il sole sorse ad inaugurare un nuovo giorno e per salutare una notte senza eguali.

Di una cosa Stephen fu certo, guidando verso casa. Per quanto Lauren potesse essere una ragazza in difficoltà, privata dalla vita di tante cose, era di certo la persona più forte che egli avesse mai conosciuto.

E di quella forza, che lei andava possedendo, Stephen non poté che sentirsi geloso. Presto avrebbe dovuto affrontare i suoi demoni, nella speranza che Lauren gli fosse stata accanto, per insegnargli come sconfiggerli.














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