Capitolo 33: Destabilizzata

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

È già buio quando Maria e Lauren arrivano al pub.

Il parcheggio adiacente il locale è ancora semi deserto. Le poche auto parcheggiate a spina di pesce giaciono sotto i lampioni, ordinate e con il motore spento. Solo una di esse è diversa dalle altre. Non solo per il colore, le fattezze, o per la targa americana.

La macchina di Franklin, con pilota ancora a bordo e poco distante, attende l'arrivo della ragazza, ma ancora con i  fari accesi. Vuol lasciare intuire la propria presenza, dare un segnale di puntualità.

"Io mi siedo all'interno e ti guardo dalla finestra. Se hai bisogno, urla, agita le braccia." Dice Maria, lasciando la cugina sola nel parcheggio, ancora abbastanza distante da Franklin.

Lauren sente di avere paura, un terrore folle. Non vorrebbe essere abbandonata da Maria, ma sa che deve accettarlo.
Un passo dietro l'altro si avvicina alla berlina del suo ormai ex fidanzato, per porre fine al capitolo spiacevole di una relazione non andata.

"Sono felice che tu sia venuta" fa per abbracciarla, ma Lauren si scansa appena in tempo. Non lo vuole addosso, non più.

"Dimmi quello che devi dirmi. Non ho intenzione di star quì a lungo."

Franklin sembra indispettirsi, ma poi riprende fiato, si passa una mano tra i capelli. Denota tutta la sua insicurezza, dallo sguardo una punta di infantilismo.

"Ho lasciato Jen, definitivamente. Te lo volevo solo dire. Possiamo stare insieme, come prima. Anzi, meglio. " le giura, vomitando le ultime parole ad una velocità incontrollabile.

I due sono vicini, ma non troppo. Per un qualche motivo, Lauren ci tiene a mantenere le distanze. Sente che Franklin le fa ribrezzo, la sua presenza, le procura timore.

"Nulla potrebbe essere come prima." Lo interrompe.
"Mi hai presa in giro, hai omesso di dirmi che eri già impegnato con una ragazza. Io non mi fido più di te, Frank. "

"Lo so, sono stato un vile. Un codardo. Credimi che avrei voluto dirti tutto, ma avevo paura." Interviene lui, sull'orlo del pianto.

A Lauren, Franklin, non fa nessuna pena.
Lo osserva, studia i suoi movimenti. Giunge a pensare che esso sia davvero un bravo attore, davvero teatrale.

"Sono venuta quì solo per dirti che non voglio essere più cercata da te. Voglio che cancelli il mio numero, che tu lo faccia adesso, quì, davanti a me. Smettila di mandarmi messaggi, di pregarmi. Mi sento tradita, Franklin. Io mi sono concessa a te con tutta me stessa, tu hai solo giocato con i miei sentimenti. "

È la verità, entrambi ne sono consapevoli.

Di colpo, lo sguardo del ragazzo si fa torvo. Le si avvicina, con fare minaccioso. La afferra per un braccio, la strattona un poco. Il tutto sotto gli occhi di Maria, la quale non ha mai smesso di seguire la scena dall'interno del locale. È in attesa di un segnale, uno soltanto. Sarebbe giunta da Lauren in poco meno di dieci secondi, se solo ce ne fosse stato bisogno.

"Non puoi gettare via tutto così. Ti ho detto che l'ho lasciata, per te." Ringhia Franklin. Lauren tenta in ogni modo di staccarsi dalla presa del ragazzo.

"Lasciami andare, Frank. Ho deciso, ci ho pensato a lungo. Non ti posso perdonare."

"Non puoi decidere tutto da sola, non puoi non tener conto dei miei sentimenti." La strattona di nuovo, ma più intensamente. La tiene per il braccio, stringe la presa su di esso, fino a farle male. Lauren cerca di restare ferma sulle proprie decisioni. È giunta alla resa dei conti.

"Io ho deciso, tu non puoi più nulla per farmi cambiare idea. Vai al diavolo, Franklin!" Cerca di divincolarsi, ma invano.

La situazione precipita in pochi istanti.

Un pugno chiuso si libra nell'aria, è Franklin che conduce la propria mano serrata sul volto di Lauren. La colpisce, in pieno viso.

Maria non fa in tempo a correre fuori per salvarla, non riesce a impedire che il pugno arrivi dritto sullo zigomo della malcapitata.
Lauren cade a terra, esanime.
Non vede niente, non sente niente.
È rimasta sola con il buio, unico vero alleato di tutta la faccenda.

Lauren tornò nello studio di Colton, senza fiato, come avesse appena corso una maratona.

《Eccoci quì, allora. Sei stata bravissima. Ora torna da me, parliamo di questa faccenda.》

Aprì gli occhi, confusa. A differenza delle altre volte, sentì di non aver portato con sé nessun sentimento. Il nulla, né paura, né sdegno. Si sedette meglio sulla poltrona, accorgendosi di essere stata, per tutto il tempo, spettatrice esterna del proprio ricordo.

《Non credo sia andata davvero così.》disse a Colton, forte di un presentimento che l'aveva destabilizzata sin dal risveglio.

《Perché pensi questo?》Victor si mostrò curioso per via di quella folle esternazione della paziente. Non gli era mai successo che qualcuno mettesse in discussione la terapia, per lo meno, non che lo ricordasse.

《Perché non ho visto la scena con i miei occhi, come al solito. L'ho vista come fossi al cinema. Come se mi trovassi negli occhi di Maria. 》

《Può succedere che i ricordi arrivino in modi diversi. Per certi versi, non è detto che tu debba sempre viverli in prima persona, specie se si tratta di eventi traumatici. Vorremmo non ci appartenessero. 》

Lauren cercò di dare una spiegazione alla faccenda. Forse Colton aveva ragione. Era stato talmente tanto traumatico rivivere quel particolare contesto, da spingerla a vederlo con gli occhi di qualcun altro? Probabilmente. In ogni caso, qualcosa non le tornò.

Franklin era sempre stato un ragazzo delicato, dolce. Poteva essere, tutto d'un tratto, divenuto tanto ostile e malvagio? Dove l'aveva tenuta nascosta, tutta quella cattiveria? Lauren lo aveva amato e lui, allo stesso modo, aveva dimostrato di tenere a lei. Poteva, allora, essere stato dipinto in modo tanto spietato in un ricordo?

《Non credo sia finita così. Dubito che, dopo il colpo subito da parte sua, non sia successo nient'altro.》concluse Lauren. Aveva già tentato di riorganizzare ogni singolo dettaglio per poter dare una spiegazione logica a tutto il contesto.

《Dici che dovremmo scavare ancora? Perché no, credo che tu possa avere ragione. Non oggi, in ogni caso. Abbiamo esaurito il nostro tempo. 》

Dopo aver raccolto i propri effetti personali, Lauren decise di andarsene. Si era fatto davvero tardi, doveva ancora chiamare zio Jean.  Spettava a lui il compito di andarla a prendere allo studio di Colton, quel giorno.

《Sono contenta di essere giunta sino a quì, ma sono davvero sicura ci sia altro. Sento di non potermi accontentare. 》

Colton le posò una mano sulla spalla, con fare paterno.

《Faremo tutto il possibile per chiudere questa faccenda, una volta per tutte. Sono certo che, al termine della prossima seduta, potremmo salutarci senza più alcun dubbio.》

《Vuoi dire che non avrò più bisogno di te?》chiese Lauren, sulla soglia, pronta per uscire dallo studio medico.

Una parte di sé pregò che il medico le dicesse di no. Sperò, con tutta sé stessa, che Victor la seguisse ancora, anche dopo il raggiungimento degli obbiettivi. Per qualche motivo, sentì di aver ancora bisogno di lui.

La risposta tanto attesa giunse a raggerlarla come una doccia fredda, mandando in fumo ogni più piccola residua speranza.

Si sarebbero presto salutati, in via definitiva.
Colton garantì che presto Lauren non avrebbe più avuto alcun bisogno di lui.



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro