13 - Dove sei, Adam?

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EDEN

Guardo il banco in fondo all'aula, quello vicino alla finestra che dà sul cortile. È vuoto, così come è stato nell'arco dell'ultima settimana.

Dove sei, Adam?

Non so perché la sua assenza risulti così lampante ai miei occhi, questa volta.

Non è il primo episodio in cui il mio compagno di classe sparisce senza apparente giustificazione. Già da anni i professori non storcono neanche più il naso nell'apprendere che Donati non risponde all'appello; non chiedono più a noi compagni se sappiamo che cos'abbia. Nel tempo, ci hanno fatto l'abitudine: sanno che, periodicamente, succede e non se ne fanno un problema. Io stessa non mi sono mai posta lo scrupolo di sapere il perché il mio compagno non fosse presente a scuola, sino ad oggi.

Non so perché, ma ho la terribile sensazione che gli sia successo qualcosa.

Già dal primo giorno, ho provato a chiedere a Vivì se sapesse come mai suo cugino non ci fosse. Lei, in un'alzata di spalle, mi aveva semplicemente detto: «Non lo so, avrà avuto di meglio da fare, conoscendolo...».

Cos'hai di meglio da fare, a quest'età, piuttosto che venire a scuola e assicurarti di uscire di qui con un diploma in mano, Adam?

Giotto e Scar sono sempre i soliti sbruffoni, non sembrano preoccupati per l'assenza dell'amico e, forse, fosse solo questo il motivo della mia preoccupazione, io stessa non ci darei peso, ma... c'è dell'altro che mi lascia pensare.

Domenica sera, dopo il nostro pomeriggio di studio insieme, mi aveva scritto. In verità, un po' me l'aspettavo che l'avrebbe fatto, non è che mi ha sorpresa o chissachè, però mi aveva fatto piacere ricevere quel suo messaggio in cui mi ringraziava dicendo che mai avrebbe pensato di poter trovare piacevole un atto noioso come quello del studiare. Io gli avevo risposto che ero molto fiera di aver contribuito nel fargli cambiare prospettiva e che magari avremmo potuto ripetere quell'esperienza in futuro – che, in fondo, a me servivano ripetizioni in materia "faccia di tolla" e che lui sarebbe stato un ottimo insegnante in questo...

Il pomeriggio all'insegna dei libri e dei quaderni degli appunti con Adam non era stato poi tanto male, anzi, è stato utile per me avere qualcuno a cui ripetere, specie in vista delle future interrogazioni.

Lui si è rivelato un gran bel partner di studio. È stato dignitoso, collaborativo e concentrato tutto il tempo. Ha evitato battutacce e si è dimostrato in grado di darmi anche qualche buon consiglio. Mi ha, poi, incoraggiato moltissimo a cercare di ostentare più sicurezza nelle domande che mi mettevano in difficoltà.

«Eden, che fai? Sostieni lo sguardo con sicurezza, non far vedere che stai cercando di ricordare! Parla, parla in continuazione. Riempi i silenzi, non importa se devii l'argomento, il prof dovrà avere la sensazione che tu padroneggi perfettamente la materia, tanto da fargli dimenticare che domanda ti ha fatto! È questo il segreto! Che poi tu le cose le sai, hai studiato tutto, non hai nulla da temere...»

«Sì per te è facile parlare, signor faccia di tolla.»

«La faccia di tolla, Eden, è una delle cose che aiuta di più nella vita e, anzi, secondo me è proprio una cosa che dovresti imparare ad avere, a volte. Anche a scuola, dico... Cazzo, Eden, studi forse più di noi tutti insieme, eppure sembri sempre intimorita dei professori!»

«Non sono così secchia!»

Io avevo finto di rimanerci male, ma lui aveva avuto ragione a dirmelo. In fondo è proprio quella, la faccia di tolla, che io a volte gli invidio; perché è vero che lui sembra sempre sicuro di sé, anche quando si capisce che ha studiato poco o niente. E qui, ora, parliamo solo di scuola ma io credo sia così anche nella vita. Lo fa con gli amici, lo fa con le ragazze, lo fa con me. Si pone sempre come se lui avesse il controllo anche quando, invece, è palese che non ce l'abbia. Con me non ce l'ha, eppure per lui è uguale.

Un passaggio della Bibbia suggerisce di chiamare le cose che non sono come se fossero. È un paradosso constatare quanto di questa frase riconosca nel suo atteggiamento, che non si limita a "parlare come" ma che si "comporta come". Penso che, probabilmente, data questa sua attitudine, Adam sarebbe un gran bel credente.

Per un attimo, un attimo solo, mi immagino Adam in chiesa.

Non sarebbe male... Vero, Dio?

Subito, però, scrollo il capo per sciogliere l'immagine e riporto i miei occhi al suo banco, vuoto.

Dopo quel messaggio, domenica, è sparito. Non ha più risposto a ciò che gli avevo scritto.

Anche il giorno del compito in classe di storia, quando sono tornata a casa, avevo deciso di scrivergli. Gli avevo semplicemente chiesto come mai non ci fosse stato; che avevamo fatto la verifica e che ero sicura che lui sarebbe stato in grado di prendere un gran bel voto, dato che gli argomenti trattati erano stati giusto giusto quelli sui quali ci eravamo interrogati a vicenda. Gli avevo scritto ma, sebbene le spunte blu confermassero la sua visualizzazione, non mi aveva risposto e, francamente, non capisco come mai, dopo tutta 'sta smania che ha mostrato nel cercare di catturare la mia attenzione.

Lascio che la mattinata scolastica passi tranquilla, poi, al suono della campanella, non so come, i miei piedi mi spingono ad andare a parlare con Scar e Giotto, bloccati appena in tempo prima del loro puntuale dileguarsi.

«Aspettate, ragazzi...!», chiamo la loro attenzione, mentre già sono in procinto di uscire dall'aula.

Si voltano di scatto e quando capiscono che sono stata io a parlare si lanciano un eloquente sguardo di intesa, per poi riportare i loro occhi attenti e interessati verso di me.

«Siamo tutt'orecchi!», mi fa Scar, che incrocia le braccia al petto e mi sorride in attesa di una mia.

«Volevo chiedervi se sapete il motivo dell'assenza di Adam in questo periodo. Ora stanno diventando diversi giorni...», glielo dico così, senza troppi convenevoli, tutto d'un fiato.

«Ah! Adam, dici?», fa il tono da finto tonto Giotto.

«E bravo il nostro Don!», ammicca Scar.

«Non state lì a far dietrologie e rispondete alla mia semplice domanda», li riporto all'attenzione prima che i loro discorsi degenerino, «Sembra sparito, gli ho anche scritto un paio di volte su Whatsapp, ma non mi ha risposto...»

«Ah, gli hai scritto...?!», si esalta Scar mentre quell'altro prende a dargli gomitate complici al fianco, «Il buon vecchio Don non ce l'ha detto...! Vecchio volpone!»

Alzo gli occhi al cielo. Non li reggo.

«Vabbè, ho capito. Non volete rispondermi. Statemi bene!»

Li supero e non tiro loro una spallata solo perché mi trattengo dal farlo.

Sono già a metà del corridoio quando Giotto finalmente si decide a collaborare: «Ehi, Maria, in realtà non sappiamo cos'abbia Don. Anche con noi Fantastici sta a fare il dissidente. Se vuoi, però gli facciamo sapere che l'hai cercato...»

Io, che ho arrestato il mio incedere, ancora di spalle, giro appena il volto per riuscire a guardarli almeno con la coda dell'occhio: «Come volete...», gli comunico prima di congedarmi, «Buon week end!»

Appena uscita dal portone vengo subito braccata da Manu e Vivì.

«Ehi, bellezza! Stavamo pensando di fermarci a dormire dalla Manu oggi, tu ci staresti?»

Mi prendo un attimo per pensare se questo sia possibile e rispondo: «Sì, perché no? Mi farebbe molto piacere! Solo devo avvisare i miei e... Manu mi impresti un pigiama?»

«Hai solo da scegliere, baby», mi prende sottobraccio, «Mi casa es tu casa!»

«Quindi? Qual è il programma?», chiede Vivì, la quale si ancora anche lei al gomito di Manuela.

«Ci fermiamo a mangiare un boccone a casa, ci cambiamo, giro in centro, aperitivo, pasta al forno di mia mamma e poi chi vivrà vedrà...!», ci aggiorna la nostra amica.

«Perfetto, mi piace...», approvo a pieni voti.

«Ah, il programma potrebbe subire variazioni, ma tu vedi di non fare la solita santarellina...»

«Manu... Eddai! ormai lo hai scoperto che non sono un'aliena!» scherzo io ricordandole l'episodio che aveva suggellato la nostra amicizia.

Lei mi sorride, «Lo sai che ti amo di bene, baby!»

Ci allontaniamo da scuola così, a braccetto e felici della possibilità di passare del tempo insieme.

Prima che l'edificio scolastico sia completamente nascosto al mio sguardo, do un'ultima occhiata a Scar e Giotto, i quali, di fronte al cancello che delimita il cortile, stanno fumando la consueta sigaretta del termine della giornata scolastica. D'istinto, mi immagino Adam, lì con loro, appoggiato al metallo scrostato delle sbarre ormai consunte, mentre ammicca con una o quell'altra conquista, mentre porta la sigaretta alla bocca e ne aspira il fumo per poi ributtarlo fuori dalla bocca a piccole nuvolette ben scandite. Sbatto gli occhi ripetutamente lasciando che quell'immagine venga spazzata via, prima di distogliere lo sguardo e proseguire a camminare con le mie amiche, braccio a braccio.

Dove sei, Adam? Perché non mi hai risposto?















♡♡♡

















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TA DAAAAAAN!

Ebbene sì, anche oggi sono riuscita ad aggiornare in tempo (anche se davvero per il rotto della cuffia)! 😜

Scusate gli orari indegni di queste ultime due volte, ma sto avendo giornate veramente veramente piene.

In ogni caso, che ne pensate di questo capitolo? Vi aspettavate una svolta simile? Adam è sparito. No, ripeto, Adam è sparito. E ora? 😱 Secondo voi cos'è successo? Avrà ragione Eden a preoccuparsi?

Vi annuncio con fierezza che il prossimo capitolo è in pratica pronto e sarà, ancora una volta, dal punto di vista di Eden... Non dico più niente perché ho paura di rivelarvi troppo... 😏

Anche a questo giro non posso fare a meno di ringraziarvi... grazie. Grazie di cuore perché questa storia ha raggiunto e superato i 6k... Sì, avete letto bene: 6k. Qui si cresce di mille di volta in volta e io non so davvero più cosa dire per mostrarvi tutta la mia gratitudine... Sono commossa. 😭😍

Ovviamente un grazie grosso come una casa va anche a MC_Peregrine perché  spalla migliore per la stesura di questo libro non potrei averla, davvero... ti amo di bene! 😜😂

Ora devo chiudere veloce, altrimenti si fa troppo tardi e si fa domenica (è una corsa contro il tempo, ma mancano ancora 3 minuti), quindi... A sabato prossimo! 😜😂😎

Un bacio a testa,
S.C.

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