12 - Nascere struzzi

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EDEN

Non so se anche in virtù dell'assonanza del mio cognome, ma ho sempre amato la scena in cui Biancaneve canta vicino al pozzo dei desideri dicendo:

"Vorrei
Un amore che
Sia tutto
per me.

Io sogno
La felicità
Che un giorno
Verrà!"

A ogni parola, il pozzo le fa da eco, ma poi Biancaneve continua con l'ultimo verso...

"Quel giorno
So che mi dirà:
Amore,
Son qua!"

Questa volta, è il principe a ripetere ciò che dice, sovrastando la voce del pozzo: "Son qua".

"Son qua", continua a cantare il bellimbusto animato nella mia testa.

"Son qua", ripete la mia mente, come persa in un trip mentale.

"Son qua", recita il messaggio che Adam mi ha inviato qualche secondo fa e che m'ha inesorabilmente fatto sprofondare in questa situazione di panico e spaesamento.

      Adam: Scendi. Son qua.

Sto fissando questo stupido messaggio da così tanto tempo che inizio a pensare di averlo ormai tatuato in maniera definitiva nella retina. Sono solo lettere nere ben disposte, eppure mi trovo incapace di rispondere. Ci provo a obbligare le mie dita a digitare qualcosa, qualsiasi cosa. Ma cosa?

Oddio-oddio-oddio. Ora che faccio?

Un nuovo messaggio anima la chat che, ahimè, non si è autodistrutta sotto il mio sguardo.

      Adam: Non fare finta di non aver letto. Lo vedo che hai letto.

I miei polmoni collassano. Il mio stomaco crolla. Il mio cuore con lui. Ne sono sicura: ormai, le mie interiora sono perse all'interno del mio corpo - non so dove ma non al loro posto.

Cavolo-cavolo-cavolo.

Il resto del mio corpo continua a rimanere fermo. Quasi come se muovendosi rischiasse di sbagliare qualcosa.

      Adam: E non solo per via delle spunte blu. Ti vedo dalla finestra mentre guardi il cellulare in piedi rigida come una statua di cera.

Oddio. Cavolo-cavolo-cavolo!

Il mio volto si gira di scatto verso la finestra che dà sulla strada.

Appena mi vede, Adam fa un cenno della mano che porta all'altezza del capo e mi sorride sornione.

Vorrei poter fare lo struzzo. Ora.

Se mi abbasso, non mi vede.

Ma tanto lo so che m'ha vista.

Perché non sono nata struzzo?

I miei occhi cadono di nuovo sulla chat. Un nuovo messaggio non letto.

      Adam: Allora ti decidi o no a scendere? Son qua apposta per te.

"Son qua", canta ancora la colonna sonora del mio personale dramma animato il principe Florian nella mia testa.

Avanti, Eden, spiccica una parola. Dì qualcosa.

Digito in maniera spasmodica sulla tastiera dello smartphone, quasi potessi in qualche modo recuperare il tempo che ho perso a rimanere impallata.

      Eden: dammi solo 5 minuti

Rapida come una faina, esco fuori dal raggio visivo di Adam, raggiungo i pressi dell'uscio di camera mia, mi accascio a terra e mi prendo il capo fra le mani. Rimango così per qualche secondo, cercando di fare un veloce punto della situazione. Poi mi ricordo di respirare, recupero la mia borsa - che in realtà è uno zaino, ma vabbé - esco dalla stanza, mi dirigo a passo spedito verso la porta e afferro la giacchetta di jeans dall'appendiabiti che si trova lì vicino.

«Mamma! Papà! Io esco!», annuncio.

Cerco di dileguarmi prima che i miei abbiano qualcosa da eccepire ma mia madre, puntuale, vuol sapere: «E dove vai?»

Vorrei raccontare una balla qualsiasi per togliermi dall'impiccio di dover dare delle spiegazioni, ma è più forte di me: «Con un mio amico. Cioè... Non proprio un amico, ecco... Un compagno di scuola...?»

Il canto del principe Florian lascia spazio al suono del rumore delle unghie che scorrono su una lavagna.

«E come si chiama?», esordisce mio padre - che sembra non ascolti mentre guarda la partita alla TV, ma invece è presentissimo.

«Sul serio fate? Mi volete fare il quarto grado?», mi lamento con fare plateale.

I miei non sono genitori pedanti, tutt'altro. Lo so che non mi chiedono le cose che mi han chiesto per fare dietrologie ma per semplice curiosità, tuttavia dover spiegare certe cose mi mette a disagio. Non sono mai uscita con un ragazzo. Mai da sola, almeno. E so che quello con Adam non è un appuntamento - non era neanche previsto! - ma, ecco...

È pur sempre un ragazzo e io una ragazza.

Mi sento scema anche solo ad ascoltare i miei pensieri.

Eden, non farla più grossa di quella che è...

«Si chiama Adam, è un mio compagno di classe ed è qua fuori. Non so perché lui sia venuto, sto uscendo proprio per capire perché», gli racconto tutto quello che so, non si sa mai che così facendo io riesca nell'obiettivo di evitare altre domande.

Sembra funzionare e io ho il via libera per uscire.

«Mi raccomando, non fare tardi», mi dicono, come se fosse necessario assicurarsene.

Tanto nel giro di dieci minuti torno.

Non faccio tempo a chiudermi alle spalle il portone di casa che Adam già si lamenta: «Era ora!»

Signore, aiutami.

«Ce ne hai messo di tempo...»

«Scusami», gli dico d'impeto, anche se subito mi sgrido da sola dicendomi che non ha senso chiedere scusa in quel contesto. «Lo sai», continuo allora, «I genitori...»

Lui sorride divertito.

«Che cosa hai detto al papi

Mi sta prendendo in giro. Lo sento. Mi parla come se fossi una bambina - "al papi" - però scelgo di non dargli peso.

«Niente... La verità! Ho detto ai miei che uscivo con un amico»

Lui sorride, come avessi fatto una battuta. Dopo qualche attimo, aprendo la portiera della sua macchina, mi dice: «Salta su!»

Non ci credo. Ma che ha in mente?

«Per andare dove, di grazia?»

«Non lo so», esordisce sorridendo, «Da qualche parte a fare un giro!»

«Tu forse non hai capito: io devo ancora studiare storia», gli ricordo, casomai soffrisse di amnesie.

«Dai, Eden, sono venuto fin qui apposta...» si lamenta lui.

Sentirlo chiamarmi Eden e non Maria provoca in me un brivido che non so spiegare. Qualsiasi cosa sia, però, è subito scoraggiata sul nascere dall'espressione da cucciolo bastonato, con tanto di labbruccio all'infuori, che ha assunto Adam nel tentativo di impietosirmi, farmi ridere o che cavolo ne so io.

«Non te l'ha chiesto nessuno di venire», gli ricordo dura.

Non fare certi giochi con me, Adam.

«Eddai, il tempo di un caffè, una bibita o quello che vuoi...», insiste, «Offro io!», aggiunge sornione.

Non ho intenzione di cedere.

«Prima devo studiare», comunico irremovibile.

Qualcosa sembra spezzarsi nello sguardo di Adam, ma una nuova scintilla non tarda ad abitare i suoi occhi, ora ben aperti e vispi.

«Ho un'idea!», gioisce, il sorriso ben aperto, «Anche io, in teoria, devo ancora studiare storia», mi informa, «Studiamo storia insieme!»

Lo guardo attonita, mentre lui sembra sprizzare entusiasmo da tutti i pori, probabilmente convinto che quella che ha appena partorito sia la genialata del secolo.

«Perché, Adam Donati, tu studi?»

Vorrei darmi il cinque da sola, ma cerco di rimanere seria.

«Ah. Ah. Ah. Simpatica», fa lui, colpito nell'ego. Poi si dipinge di nuovo in volto quella sua inguaribile espressione da sciupafemmine che ancora non ho capito perché, di punto in bianco, riservi a me. «Se è per passare del tempo con te, perché no...»

Mi sorride e fissa i suoi occhi nei miei che altro non possono fare se non restituire lo sguardo.

Io non so cosa rispondere. Qualcosa non mi torna, non capisco come mai. Non ha senso. Niente ha senso. Mi sfugge il perché, proprio ora, Adam sembri improvvisamente interessato a me. Mi sfugge il perché di tanta insistenza e ancora di più non mi spiego che cavolo ci faccia, adesso, di fronte a casa mia.

Perché ci tieni così tanto a passare del tempo con me, da non trovare repellente l'idea di studiare, Adam?

Io so che Adam non è uno stupido, lo si capisce da come ogni sacrosanta volta che viene interrogato riesca a strapparsi la sufficienza - o, talvolta, anche voti ben più dignitosi - con il solo ausilio del ragionamento. È sveglio e con le parole ci sa fare, rigira la frittata come vuole ed è capace di dimostrarsi sicuro anche nelle cose che non sa... Ed è così snervante, a volte, perché è tutto quello che non riesco a fare io (che, se anche studio, sono sempre intimorita durante le interrogazioni), però... È risaputo che, Adam, studia meno del minimo indispensabile.

Perché sei disposto a questo, pur di passare del tempo con me, Adam?

Continuo a osservarlo nel tentativo di scorgere in lui qualcosa che ne tradisca le intenzioni, ma ogni fibra del suo corpo ostenta sicurezza e determinazione e le due perle nere che mi tengono incatenata a loro non si distolgono neanche per un attimo da me, non temono il confronto.

Lo so bene che è tutto troppo sinistro ma, qualsiasi sia la trama che ha in testa, quanto male potrà mai fare studiare con un compagno di classe? Poi - non so bene come abbia fatto a sapere dove abito, e di questo dovrò indagare - è venuto fin qui per me e, anche se mi sfugge il motivo e, di fatto, ho paura di scoprirlo, non mi va di risultare sconveniente o maleducata.

«Dai, Eden, non farti pregare...», inizia lui, «Che male potrebbe mai esserci in due compagni che studiano insieme, eh?»

Sembra mi legga nel pensiero.

Che male potrebbe mai fare?

«E va bene. Hai vinto», mi arrendo infine, ma per non risultare troppo permissiva sento l'esigenza di aggiungere: «Ma solo studiare, ok?»

Un guizzo gli passa per lo sguardo, il quale sembra esultare, soddisfatto.

«Solo studiare, ovvio!», mi rassicura, «Che altro potremmo fare noi due?»

Perché?! Perché devo pensare male? È voluta tutta 'sta ambiguità o sono io che vedo malizia dove non c'è?

Odio pensare male delle persone. Sono portata per natura, o per abitudine personale, a cercare di guardare sempre al buono. Concedo, sempre, il beneficio del dubbio, e anche nell'incapacità di scegliere a cosa credere, opto ogni volta per dare fiducia. Sono fermamente convinta che le persone diffidenti vivano due volte il tradimento: quando non è ancora successo e quando succede. Io scelgo, invece, di vivere libera: tengo per me ciò che di bello si può cogliere da un'esperienza e se questa si rivelerà deludente, se qualche persona si dimostrerà tale, penserò allora a curarmi delle ferite. Io non mi fascio la testa prima ancora che venga colpita; mi assicuro, però, di essere pronta qualora sarà necessario doverlo fare. Finora ho avuto ragione di fare così. È bello, in fondo, scegliere di potersi fidare. Spero vivamente di non dovermene pentire in futuro, ma così sono serena.

«Allora, che facciamo? Mi inviti ad entrare, oppure...»

«Aspetta», gli impedisco di continuare la frase.

'Che? Sul serio pensava che lo facessi entrare in casa? Magari in camera mia?! No, bello, così non ci siamo proprio. Mettiamo un po' di puntini sulle "i".

«Aspettami qua», gli comunico risoluta, «Entro, prendo le cose che ci servono e ti raggiungo, ok? Oggi è una bella giornata, c'è il sole. Possiamo studiare fuori. Andiamo al parco, magari - che ci sono i tavoli da picnic - oppure in spiaggia...! Tanto per studiare non ci serve scrivere, no?»

Rientro in casa e, mentre obbligo i miei piedi a raggiungere camera mia e le mie mani ad afferrare l'astuccio, il libro e il quaderno, una domanda mi tormenta.

Cosa non mi stai raccontando, Adam?










♡♡♡










//
È in extremis che riesco a pubblicare questo capitolo. 🙌

*parte sottofondo di giubili e trombe*

Mi scuso molto per l'ora infausta, ma, come sapevare (o come almeno avevo comunicato sul mio profilo IG), sono stata in ritardo con la stesura del capitolo e quella santa di MC_Peregrine, che non ringrazio mai abbastanza, ha avuto pochissimo tempo per betarmi il capitolo!

Oggi, poi, ho avuto una giornata non piena... di più! Così non ho avuto tempo di preparare il capitolo alla pubblicazione qui su Wattpad (con formattazione, gif e spazio autrice).

In ogni caso, spero che il capitolo abbia soddisfatto l'attesa! Fatemi sapere! 😉

Cosa succederà nel prossimo? Non lo so! Non l'ho ancora scritto (#prayforsharon è il motto perpetuo)!

Facciamo un esperimento: cosa vorreste che succedesse? Datemi delle idee! In che situazioni vi piacerebbe, ora o in futuro, trovare Adam ed Eden?

A proposito di ciò: "Adam ed Eden" è cacofonico. Urge nome da ship, e io sono un caso disperato in tal proposito, come li chiamiamo?
[Inserisci la tua proposta qui →]

Grazie a tutti coloro che lasceranno consiglio e GRAZIE a tutti voi... 5k superati... 😮😍🙌 Mi sentite urlare?

Tre baci a testa,
La vostra felicissima
S.C.
😘😘😘

[Aggionamento del 04/03/2019
Ho iscritto a questa storia al concorso Master-Pad del dream_club, datemi un "in bocca al lupo"! 😎]

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