15 - Adam, che ti è successo?

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

EDEN

È martedì e ancora una volta constato tristemente il fatto che il banco di Adam sia vuoto.

«Non c'è ancora», faccio notare con una punta di arresa nella voce a Vivì e Manu.

«Eden, ma cos'è tutta sta ossessione per Adam, ora?»

«Ve l'ho detto che sono preoccupata... E avere sue notizie sembra impossibile», provo a spiegare.

«Ma stai tranquilla, tesoro... Non è successo niente, credimi... Te l'ho detto che Adam è sempre stato un po' così... Magari semplicemente ha avuto per un po' di giorni la luna storta e non gli va di venire a scuola». Viviana cerca di placare la mia preoccupazione con il suo tono dolce e pacato, ma non ne trovo giovamento.

«Credetemi, io lo so che è successo qualcosa. Me lo sento, ve l'ho detto...», insisto, ma non mi danno corda e lasciano cadere il discorso.

Nel tempo passato insieme, venerdì scorso, avevo comunicato alle mie due amiche, tra una cosa e l'altra, che anche pregando avevo sentito un peso. Loro, come ovvio che sia, considerata la posizione in cui si trovano, mi hanno ascoltata ma compresa a metà. In fin dei conti, continuano ad avere seri dubbi se io racconto che "Dio mi ha parlato".

Il professore della prima ora entra in classe, sancendo così l'inizio ufficiale della mattinata scolastica. La lezione scorre e io cerco di impegnare la mia mente ascoltando ciò che l'insegnante cerca di illustrarci, prendendo appunti minuziosamente. Funziona, smetto di pensare ad Adam e al fatto che non ci sia. La prima campanella suona, ma io non distolgo gli occhi dal quaderno e il professore non accenna a interrompe quanto sta spiegando, ben cosciente che è sua anche la seconda. A un certo punto, la sua voce ha una battuta d'arresto, prende fiato (o forse sbuffa?) e io ne approfitto per assicurarmi di aver appuntato l'ultimo concetto.

«Alla buon ora!», lo sento esordire, la voce asciutta, con una punta di dissenso.

D'istinto, porto gli occhi sull'alunno ritardatario che fa il suo ingresso nell'aula obbligando la lezione a stopparsi.

Il cuore mi salta in gola. Entra senza una parola e, nemmeno togliendosi gli occhiali da sole o scostandosi il cappuccio scuro che tiene sopra il cappello con la visiera che indossa, prende posto al suo solito banco: quello all'angolo in fondo all'aula, vicino alla finestra che dà sul cortile.

Adam...!

Ho i battiti accelerati, mentre cerco di intercettare il suo viso.

«Donati?», lo richiama il prof con tono severo, «La giustificazione non usa più?»

Lui, sbuffando, si alza percuotendo il banco con il movimento delle gambe e, muto, si avvicina alla cattedra brandendo il libretto.

Il professore sa che è maggiorenne già da un po' e che è solo una formalità supervisionare perché volendo lui le giustificazioni se le firma da solo.

«Donati, con tanti giorni di assenza come quelli che hai maturato tu serve la giustificazione del medico.»

«Non ce l'ho», lo sento ringhiare.

«Serve», scandisce il prof.

Adam ha uno scatto. Lo vedo scalciare all'aria e per poco non colpisce la cattedra. Stringe i pugni. Vorrei riuscirci, ma non riesco a scorgergli il volto, perché il cappuccio lo copre completamente.

«Allora, Donati?», incalza il prof.

In un gesto di rabbia, Adam si toglie il cappuccio e poi il cappello con la visiera. Si sfila via anche gli occhiali con le lenti scure.

«Le basta questo?». Scaglia le parole appuntite, come fossero sassi.

Vedo l'insegnante pietrificarsi, gli occhi sbarrati e la mascella irrigidita.

Che sta succedendo?

Per diversi istanti nell'aula piomba il silenzio, un tale vuoto che sembra rimbombare, ma poi il professore inspira profondamente e interrompe l'assenza di suoni dicendo: «Ok, Donati, per... per il momento va bene così. Ma, mi raccomando, domani porta la giustificazione del medico. Non sarà difficile ottenerla a giudicare dal suo stato...»

Il... il suo stato?

Quando si volta per tornare al suo banco tutto si fa più chiaro: è viola, è gonfio, quasi non si apre l'occhio di Adam. L'ematoma si estende sino allo zigomo. Il labbro inferiore è spaccato. Anche il sopracciglio sembra messo male, non ne posso essere sicura ma mi pare di scorgere dei punti che lo tengono insieme.

Adam, che ti è successo?

La classe prende a vociferare, presa da stupore.

«Oh mio Dio, Adam...», sento esclamare Viviana, la voce in un soffio.

«Cazzo!», impreca Manuela, «Cazzo, Eden, c'avevi preso tu e il tuo sesto senso...!»

"Si chiama Dio, non è il mio sesto senso", vorrei risponderle, ma...

Adam, che ti è successo?

Seppure conciato così, lui finge indifferenza e prende posto al suo banco, incurante del chiacchiericcio generale diffuso nell'aula.

Una volta accomodato sulla sedia, eccepisce addirittura: «Prego, prof, ora può pure continuare». La ferita che gli squarcia a metà il labbro inferiore non gli impedisce di sfoderare un sorriso strafottente e sghembo. Ecco. Quel sorriso. Ecco la sua faccia di tolla.

Appena il prof riattacca con la lezione, Adam sposta il suo sguardo verso la finestra. In quella posizione, il suo volto appare nuovamente perfetto e così rimane per diversi istanti. Poi, però, si gira di nuovo, gli occhi bassi, puntati al banco, rivelando nuovamente la parte tumefatta.

Il mio stomaco continua contorcersi. Qualcosa dentro di me scalpita.

Adam, che ti è successo?

Vorrei potermi alzare e raggiungerlo. Vorrei poterglielo chiedere.

Adam, che ti è successo?

Non posso farlo, però. Così rimango al mio posto e, incapace di continuare a guardare il suo viso così conciato, riporto il mio sguardo sul quaderno.

I quadretti prendono a vorticare sotto i miei occhi, sembrano impazziti, alla ricerca di qualcosa che non trovano. La mia mente è come un computer in avaria. Prova a cercare fra i suoi database una risposta, ma il codice che ne scaturisce è sempre uno e uno soltanto, un errore senza soluzione: Adam, che ti è successo?

«Avevi ragione tu», mi sussurra Vivì, «Qualcosa dev'essere accaduto... indagherò...»

Io non le rispondo e i quadretti continuano la loro danza folle sotto il mio sguardo.

Adam, che ti è successo?

A fatica, cerco di rimanere il più possibile concentrata, durante le due ore di lezioni che ci separano dall'intervallo e, suonata la campanella, mi appresto subito ad alzarmi. Faccio per andare da lui, ma mi accorgo che hanno avuto la stessa idea anche tutti gli altri. Nel giro di niente, si ritrova già accerchiato.

Viviana mi afferra un braccio. «Dai, Eden, ci andiamo poi. Non credo che a mio cugino faccia piacere avere tutta sta calca intorno a sé, in questo momento. Andiamo a farci un caffè?»

«Io ci sto!», approva subito Manuela.

I miei occhi rimangono ancorati a lui, alla sua espressione gagliarda, la sua faccia di tolla che dice "guardatemi, sto bene! Adam Donati sta benissimo", nonostante sia evidente dai segni sul suo viso che così non sia, affatto.

«Dai, tesoro, tanto ora non scappa... È qui, ora, no?»

«Va bene», acconsento io in un soffio, con ancora gli occhi appiccicati a lui che nemmeno si accorge della mia preoccupazione, troppo impegnato a fare lo splendido con i compagni.

Quando arriviamo, la fila alla macchinetta è già lunga. Mi chiedo se la gente esca prima della campanella che annuncia l'intervallo per riuscire ad accaparrarsi i posti in pole position.

Non so come ma pare che la storia "Oh, hai visto la faccia di Adam, ma che è successo?" si sia già diffusa fra i corridoi. Tutti sono d'accordo nel dire che deve essersi trattata sicuramente di una rissa in discoteca, e alcuni avanzano anche diverse ipotesi, più o meno fantasiose. Parlano pure dei presunti testimoni oculari che affermano di aver visto Adam in certe situazioni sospette.

"È stato per difendere una ragazza".

"È stato perché se l'è prese da uno a cui ha fregato la fidanzata".

"È stato un litigio con uno a cui doveva dei soldi".

"C'entra la droga".

"È stato..."

Pettegolezzi. Solo pettegolezzi.

Storie divertenti in cui Adam sembra sguazzare. Ma io odio le storielle che si raccontano tanto per, le voci di corridoio, le dicerie. A me interessa la verità. Sempre, in ogni cosa.

Adam, che ti è successo?

È mentre sorseggio il mio mocaccino che finalmente i miei occhi incrociano i suoi. Sta scendendo le scale per raggiungere il piano terra, il luogo in cui, durante l'intervallo, si concentrano maggiormente gli studenti, data la vicinanza con il cortile e la presenza delle macchinette delle merendine e del caffè.

Adam si volta. Nota che il mio sguardo è posato su di lui. Le nostre pupille si sfiorano. Accenno a un sorriso, quasi sollevata in quel piccolo contatto tra di noi, ma le sue labbra rimangono rigide. Lei sue iridi, o almeno quella che ancora si riesce a scorgere, dato il gonfiore che sovrasta l'altra, sembrano di vetro. Non trapela emozione, mentre vede chiaramente che io gli sto sorridendo. Incurante, sposta invece lo sguardo altrove da me. Svolta l'angolo e sparisce in mezzo a quel mare di alunni che hanno invaso gli atrii e i corridoi della scuola.

Non lo vedo più, e non so che pensare. Solo una domanda non smette di tartassarmi: Adam, che ti è successo?















♡♡♡















//
Rullo di tamburi...

ADAM È TORNATO! 🎉🎊🎆🎇💣🌋🔥💥

È vero ancora non abbiamo idea di che gli sia successo, ma È TORNATO! Lui è la sua meravigliosa "faccia di tolla" (tumefatta)... 😅

Il capitolo vi è piaciuto? Vi aspettavate di ritrovare Adam in questo stato? Fatemi sapere i vostri commenti! 😍

Io sono felicissima mentre vi scrivo perché posso dirvi con entusiasmo che ho già pronti diversi capitoli! 😎

Vi anticipo però che probabilmente, nei prossimi, Adam farà (o non farà) cose che ci faranno arrabbiare non poco, ma più di questo non voglio aggiungere altrimenti rischio di spoilerare troppo... 😏

Io continuo a ringraziarvi, grazie di cuore per aver portato questa storia a 7k di views e oltre! 💪

Siete stupendi e io sono così benedetta ad avervi! 😍

Grazie di cuore,
La vostra
S.C.

P.s. Ah...! Un bacio a testa! 😜😘

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro