21 - Come il Diavolo e l'Acqua Santa

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*piccolo spazio autrice abusivo*
Notare il titolo del capitolo... vorrà dire qualcosa?
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In secondo luogo, la gif in intestazione a 'sto giro non mi convince appieno (lei è vestita di nero, sebbene ci abbia provato tagliare il possibile), ma questo è il meglio che papà Google è riuscito a fornirmi. Se voi avete altre idee o gif diverse sono ben accette!
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Ora mi blocco, perché mica siete qui a leggere i miei spazi autrice abusivi...
BUONA LETTURA!

♡♡♡

EDEN

Spaesamento.

È questa l'emozione che provo nel preciso istante in cui i miei occhi incrociano quelli di Adam, mascherato chiaramente da Diavolo, alla festa che Viviana ha organizzato in occasione del suo compleanno.

E lui cosa ci fa qui?
...
È il cugino di Vì, sciocca...

Anche lui sembra stupito di vedermi. Quasi non batte le palpebre, con le labbra socchiuse che tradiscono il respiro spezzato.

Vorrei scappare e, ancora una volta nella vita, sento il nitido desiderio di essere uno struzzo e poter fare come loro, nascondendomi sotto terra nell'imminente prossimità di un pericolo. È il primo istinto, però, al quale subentra la consapevolezza che non ho motivo di fuggire. Non lo faccio tutti i giorni a scuola, perché dovrei farlo qui?

Il paradosso è che, sebbene quel contatto, occhi negli occhi, così intimo e inaspettato, fra di noi mi metta così a disagio, io non distolgo il mio sguardo da lui, quasi mi aspettassi da un momento all'altro una sua azione sconsiderata da tener sotto controllo.

Che voglia venire a parlarmi? ...E perché dovrebbe farlo?

È da un mese che - da un giorno all'altro, senza spiegazioni e, soprattutto, dopo tutte le energie sprecate al fine di conoscermi meglio - Adam non mi degna della più minima considerazione, di nuovo.

Il nostro strano gioco perverso - io guardo lui, che fissa me, che guardo lui - continua fino a quando: «Ehi, tesoro, tutto ok? Sembra che tu abbia visto un fantasma!»

Trasalisco.

«In effetti un fantasma c'è», rido, indicando il ragazzo con indosso un lenzuolo bianco con soli due fori in corrispondenza degli occhi vicino ad Adam.

Mi compiaccio con me stessa per la mia prontezza di spirito, mentre Vivì, sopraggiunta con una boule piena di liquido rossastro, scoppia a ridere.

«Quello è Lupo!», scuote la testa divertita, «Non ci posso credere... Che scemo!», usa quella parola, ma non per insultarlo, suona più come un apprezzamento.

«C'è anche Adam», pronuncio l'ovvietà del secolo io.

«Ti pare?! È mio cugino!», mi fa, infatti, lei.

«Sì, lo so... Però... Non me l'aspettavo», comunico, quasi vergognandomi della mia ammissione, «la sua presenza mi ha presa in contropiede.»

Ride scuotendo il capo.

«Non vi siete più sentiti, giusto?»

«Già, da quella volta, lui...»

«Meglio così, credimi...», mi interrompe, «Gli voglio un gran bene, ma mio cugino è poco raccomandabile quando si tratta di ragazze. Certi tipi è meglio perderli che trovarli, specie per te». Mi si stringe il cuore ad ascoltare come parli di Adam, sangue del suo sangue. Mi intristisce sentire certi discorsi su di lui pronunciati da lei.

«Eh, esagerata... io non l'ho perso! Cioè... non l'ho mai neanche avuto», appunto, sentendo la necessità di mettere tutti i puntini sulle "i".

«Dai, hai capito quello che intendevo...», ribatte, «Quello che volevo dire è che è meglio che sia sparito. Meno cocci da raccogliere quando si stufa della bambolina nuova», emette quella previsione con così tanta dura sicurezza da urtare me, quando in verità è di lui che parla.

Possibile che creda suo cugino capace solo di questo? E poi perché crede che io possa rompermi così facilmente?

«Non avresti dovuto raccogliere cocci in ogni caso!», mi premuro di farle sapere.

«Sì, tu dici così...», mi comunica lasciandomi intuire che lei continua a pensarla diversamente, «Comunque sia, posso chiederti di posare questa per me?». Indica con gli occhi il grosso contenitore che tiene in mano.

E avvicinarmi proprio dove c'è Adam? Ma anche no.

«Certo... passa qua», le dico afferrando il contenitore.

Lei torna in cucina e io prendo un grosso respiro, prima di voltarmi per raggiungere il tavolo sul quale è allestito il banchetto e intorno al quale so che sono presenti Adam e i suoi amici.

Stanno scherzando tra di loro, mentre mi avvicino.

Dai, che magari non si accorgono della mia presenza...

Ben attenta a tenere lo sguardo fisso su quello che sto facendo, onde evitare di stabilire un contatto visivo non desiderato, poggio l'enorme ciotola che ho in mano nello spazio che trovo libero e, rapida, mi volto per allontanarmi. Sono già di schiena.

È fatta!

«Un comportamento decisamente poco angelico da parte tua», sento proferire alle mie spalle.

È una voce che non ricordo di conoscere, così mi volto. Sussulto nel trovare il mio interlocutore così vicino a me. Ha i capelli riccioluti, sui quali sembra averci sparso della farina, scompigliati come se il vento ci soffiasse attraverso. Le braccia sono conserte sul petto, malamente ricoperto da una camicia fatta a brandelli per l'occasione che lascia intravedere gli addominali, forse volutamente. Dietro al cerone biancastro, spalmato sul viso al fine di rassomigliare a uno zombie, e alle ombre scure che si concentrano maggiormente intorno al bulbo oculare per concedere un'aria ancor più cadaverica, ne riconosco gli occhi verdi. È l'amico di Adam, quello per il quale Margherita si era presa una mega cotta a causa della sua presunta somiglianza con Dane Dehaan, l'attore scelto a interpretare il ruolo di James Dean nel film "Life" per il quale lei aveva perso la testa. Lo conosco perché anche lui prendeva il treno per tornare a casa, nella nostra stessa direzione tra l'altro.

«Come scusa?», non capisco il senso della sua frase.

D'istinto, do un'occhiata alle sue spalle e il mio e lo sguardo di Adam si incrociano, subito, però, lui lo porta altrove e ostenta un ghigno divertito con i suoi amici.

«Non usa salutare in quei del Paradiso?», mi rimprovera lo zombie che mi sta di fronte.

«Ci conosciamo?». Ovvio che sappiamo l'uno dell'esistenza dell'altro ed è capitato che ci incontrassimo in stazione in pratica quasi sempre, ma non ci siamo mai detti nemmeno un "ciao". Mai.

«Non ufficialmente, no, io sono Vins», mi prende la mano per stringerla, «ma non è a me che mi riferivo...», continua col tono di chi sa esattamente qual è il punto a cui vuole arrivare, «qui ci sono ben tre tuoi compagni di scuola che tu, angelicamente vestita, non hai degnato del più piccolo saluto».

All'improvviso le ali che ho in dosso per l'occasione sembrano terribilmente pesanti ed è come se l'aureola vorticasse disegnando tanti piccoli cerchi intorno alla mia testa.

Che sleale appellarsi al mio travestimento!

«A proposito, bel costume. Ma...»

«Ma cosa?»

«Cosa cazzo c'entra con Halloween...?»

L'ingiustificata parolaccia che usa come intercalare mi irrita all'inverosimile, ma me la faccio scivolare addosso, come sono solita fare.

«È il compleanno di Vivì, non Halloween». Ci tengo a precisarlo, sebbene sappia bene che, alle sue orecchie, non ha assolutamente senso che io mi appelli a una cosa del genere, così continuo: «E comunque l'ho scelto perché, data la data, non volevo dare l'idea che io approvi una festa come questa»

«Cioè?»

«Halloween in pratica una festa che innalza l'occultismo e in generale il mondo delle tenebre e il 31 ottobre è nientepopodimeno che il capodanno satanico... Non vedo perché festeggiare una cosa del genere»

«Ah, interessante! Quindi la scelta di vestirti da angelo è una tua sottile protesta? Sei una ribelle allora!», esulta, gongolando per qualcosa che a me sembra sfuggire, «Sentito, Don? Quest'angelo nasconde uno spirito ribelle!»

Non capisco l'entusiasmo e il perché l'esigenza di ribadire il concetto ad Adam, ma francamente nemmeno mi va di stare qui a dare corda...

«Sì, chiamiamola sottile protesta...», cerco di far cadere la conversazione come posso, prima di sentire l'urgenza di appuntare: «Non sono una ribelle, però.»

«Sarà...», fa lui, che sembra rimanere convinto del contrario, «Comunque dovresti dar lezione a quei due sfaticati compagni che ti ritrovi, faccia da Hulk e... il cugino coso, lì...», indica con l'indice, che muove in maniera circolare, Scar e Giotto, i quali si trovano alle sue spalle, poi, di nuovo fissandomi, continua: «Il bel Diavolo no, lui ha fatto un bel lavoro», gli butta un'occhiata complice, «Non credi che abbia fatto un bel lavoro?»

Con un movimento lento ma preciso delle sue iridi, che si posano nelle mie, mi inchioda al suo sguardo. È così simile ad Adam, in questo momento, con quell'espressione strafottente che ostenta sicurezza. Fa un micro scatto del capo alla sua sinistra indicando in quel modo Adam, che si trova qualche passo indietro a lui.

Costretta dal quel tacito invito a osservare il "bel diavolo", sposto i miei occhi sulla figura di lui, sulla quale inizio a far scorrere il mio sguardo. Indossa delle scarpe eleganti nere, alle quali ha associato un semplice completo pantalone-camicia dello stesso colore. Completano il look una lunga coda, un mantello che gli arriva fino alla fine del busto, un papillon e un cerchietto, del tutto invisibile fra i capelli scuri, da cui si ergono due scintillanti corni rigorosamente rossi, come tutti gli altri accessori che indossa e il forcone che regge in mano. Per non lasciare niente al caso, ha intensificato lo sguardo con un po' di matita nera negli occhi. È proprio quel dettaglio che mi fa comprendere che, in effetti, sì, ha fatto un gran bel lavoro. Si vede che è un look pensato nel particolare.

«Ottimo, direi», non posso che concordare con Vins.

«Anche il tuo non è niente male. Un gran bell'angelo proprio», calca il suo complimento facendo scivolare melliflue le parole sulla lingua, «Che ne dici, Don?». Si volta verso di lui.

Mi accorgo per un attimo, una sola frazione di secondo, che gli occhi di Adam si spalancano appena, probabilmente non si aspettava di essere preso in causa, ma poi un lampo di consapevolezza gli attraversa lo sguardo e con fare gagliardo, rivolgendosi all'amico, risponde: «Direi che sta letteralmente da Dio!». Ride e suscita l'ilarità generale dei compagni. Poi si volta verso di me per rincarare la dose: «Un costume azzeccatissimo, considerato il soggetto che lo indossa!», ammicca, facendomi l'occhiolino.

Ah, è così? Ora, costretto dal tuo amico, mi parli e mi fai l'occhiolino?

Lo fisso, severa, e il suo sguardo si fa più serio, come avesse percepito il mio pensiero.

Lo zombie, però, non sembra badare alla vibrazioni che intercorrono tra di noi e continua imperterrito: «Wow. Un angelo e un diavolo nella stessa stanza», carica di enfasi le parole, «Mi duole soltanto di non essere in uno di quei film americani dove si eleggono il re e la reginetta del ballo. Voi indubbiamente lo sareste di questa festa. Indiscutibile! Un angelo e un diavolo insieme? E chi non resiste alla commistione del sacro e del profano? E, voi due...», indica prima me e poi lui, in quella pausa snervante che mirata a dare più enfasi al suo discorso, «Voi due siete come il Diavolo e l'Acqua Santa, così tragicamente diversi e così perversamente maestosi insieme... È innegabile! Sareste una coppia davvero eccellente...»

Ascolto i suoi sproloqui, noto le occhiate complici che lancia ai suoi compagni, le reazioni di loro malamente trattenute per nascondermi qualcosa - non so cosa, ma qualcosa - e mi chiedo che cosa voglia insinuare tutto quel siparietto. Ho la netta sensazione di essere un insetto che un ragno sta cercando di ammaliare con le sue trame ingannatrici, ed è un situazione che odio profondamente. Non sopporto l'idea di essere aggirata e non tollero quando percepisco che qualcuno pensa di essere nella posizione di poterlo fare.

Così, presa da un impeto d'ira, scatto: «Impossibile». I ragazzi mi guardano straniti e l'espressione di Vins pare interessata a sentire cosa ho da dire, così lo accontento: «È risaputo che fra angeli e demoni non scorre buon sangue. Se il Diavolo provasse anche solo avvicinarsi all'Acqua Santa, come dici tu, di certo non ne uscirebbe bene. Non esiste tenebra che resista al cospetto della luce. Di certo, a conti fatti, in nessun universo possibile saremmo una bella coppia. Angeli e demoni non sono stati creati per convivere». Scaglio le parole con una tale lapidarietà che mi stupisco di me stessa e pure il riccioluto di fronte sembra provare un sentimento simile.

Ripreso dall'attonimento iniziale, inarca le sopracciglia. Improvvisamente sembra compiaciuto e divertito dalla situazione. Si avvicina di poco a me e, con tono vellutato, intima: «Beh, puoi sempre pensare di passare al lato oscuro, magari... Magari ci si diverte di più...»

«Magari», gli faccio il verso, fissandolo dritta degli occhi, «O, magari», scandisco, «potrebbe essere lui a lasciarlo, il lato oscuro, non si sa mai che alla luce si viva meglio». Pronuncio ciò che ho da dire con inedita sicurezza e poi, prima che quelli abbiano modo di ribattere, termino: «Comunque ora vado. Vado a vedere se a Vì serve una mano.»

Non sto a considerare le loro reazioni, giro i tacchi e mi allontano. Faccio solo un paio di passi, però. Poi, all'improvviso, mi torna in mente la miccia che ha acceso il nostro discorso, così mi blocco e, di colpo, mi volto.

«Ah... Quasi dimenticavo!», ostento un'espressione raggiante e lo sguardo sicuro, «Tanti saluti dal Paradiso!», dico, avvicinando una mano alla bocca sulla quale stampo un bacio che poi soffio via, nella loro direzione. Fingo un sorriso degno della classica reginetta del ballo dei film americani ai quali lo zombie di fronte a me ha fatto riferimento poco fa e porto la mano all'altezza della testa, facendola aprire e chiudere un paio di volte, come gesto di saluto. Terminata la finzione, mi volto di nuovo e proseguo dritta per la mia strada, lasciando alle mie spalle gli "oooh" sorpresi di Adam e dei suoi amici che con ogni probabilità non si aspettavano un'uscita simile da parte mia.

Fuori sono un ghiaccio, ma dentro di me sto facendo le capriole. È poca roba, sì, ma credo sia bastato a evidenziare il fatto che non sono una bambolina che fai danzare a comando su un carillon. Troppe volte la gente, a causa della mia bontà, tende a sottovalutarmi, scambiando la mia ingenuità con la stupidità... e io sarò anche buona, sì, ma di certo non scema.

Mi trattengo dal desiderio di voltarmi per spiare la loro reazione, che mi limito ad ascoltare, e sparisco definitivamente dalla loro vista e dalla vista di Adam.

Qualsiasi siano le vostre mire, di certo io non cadrò nelle vostre trame.













♡♡♡

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Ehilàààà!

Come state?

Piaciuto il capitolo? Voglio tuuuuutti i vostri pareri in proposito! Su tutto, qualsiasi cosa vi passi per la testa! Che ne pensate di Vins? E del comportamento di Adam? E della svolta di Eden? Avete notato che il titolo è stato citato? 😏
Lo spazio giusto per rispondere è qui. 😉→

Grazie di cuore per i 13k...! 😍

Non smettete di consigliare questa storia e di votarla, se vi piace, il vostro contributo non solo è apprezzato, ma fondamentale! 😉

Come sempre un grazie speciale va a MC_Peregrine che anche se è in piena sessione di esami (in Francia, per di più) ha comunque trovato il tempo di correggere questo capitolo, grazie di cuore! 😍

Un bacio a testa,
S.C.
😘

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