57 - Verità nascoste

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EDEN

«Allora? Vogliamo iniziare?», se ne esce a un certo punto Adam, interrompendomi dal flusso di pensieri che mi aveva trascinata altrove. «Siamo qui per il mio posto preferito, giusto? Bando alle ciance. Andiamo!», dice risoluto e nel farlo si alza dalla sedia e, una volta afferrate le mie cose, invitandomi a seguirlo mi porta sino alla sua camera da letto.

Per un attimo vengo percorsa da un brivido - Sono sola con un ragazzo nella sua camera da letto - ma subito mi rincuoro ripetendomi quello che sta diventando una forma di mantra: Non hai nulla da temere. Puoi fidarti di Adam. E poi la vostra relazione non include di certo avvicinamenti di un certo tipo.

La stanza è inaspettatamente minuta, rispetto a quello che potevo pensare, ma accogliente, a modo suo. Una piccola cameretta in cui entrano ad incastro un letto singolo, decorosamente rifatto, un armadio a due ante e una scrivania sulla quale sono presenti una abat jour, alcuni libri e svariati articoli di cancelleria. Diversi poster, cartoline o foto decorano le superfici un po' ovunque. Penso che racconti molto di Adam, nel suo caos ordinato.

«Ecco qui», commenta lui allargando di poco le braccia per presentare la sua camera. «Ma non è finita qui!», aggiunge con una certa soddisfazione. Indica una piccola porticina sul soffitto, vicino al mobile, che, tirata verso il basso rivelando una scaletta che lui subito percorre, sparendo infine nel varco creato.

Io, a mia volta, faccio lo stesso fino a ritrovarmi in un sottotetto inondato di luce, data la finestra posta in alto.

«Benvenuta nella mia stanza segreta!», mi dice con gioia, «il mio posto preferito! La mia Narnia personale!»

«La tua Narnia?»

«Sì, tutto un mondo che non ti aspetti al di là di un armadio. Nel mio caso al di là di una porticina nel soffitto della camera mia...!»

Allarga le labbra in un sorriso dolcissimo che mi regala e io gli sorrido a mia volta.

Accarezzo con lo sguardo le superfici di legno che, a partire dalle tavole del pavimento, si estendono sulle pareti e fino al soffitto spiovente, percorribile in posizione eretta solo per una piccola porzione dello spazio che occupa l'intero locale. Ad arredare un piccolo divano a letto, di quelli richiudibili, sulla quale sono posti dei cuscini, alcuni mobiletti bassi a scaffali contenenti libri, o piccoli oggetti, contenitori pieni di vecchi giocattoli e una chitarra.

«Da piccolo ero convinto che rifugiandomi qui nessuno mi avrebbe mai trovato. Venivo e ci passavo le ore! Spesso ci suonavo la mia Honey!», afferma raggiante. Poi d'improvviso inarca le sopracciglia e con fare risoluto mi implora: «Ti prego, non fare commenti sul nome... avrò avuto non più di 10 anni quando l'ho ricevuta in regalo, ero piccolo e ingenuo. Il nome sarà anche melenso, ma all'epoca ne ero entusiasta e così è rimasta Honey...»

Io rido. «È bello!», mi affretto a tranquillizzarlo. «piccolo e ingenuo... mi sarebbe proprio piaciuto conoscerti all'epoca!»

Un lampo sembra attraversargli ancora una volta lo sguardo, riportando la tempesta che sembrava averli abbandonati al loro interno.

Poi, però, afferra la chitarra e, sedendosi sul divano, la poggia sulla gamba e effettua qualche accordo. «Ormai sono arrugginito, ma adoravo suonarla!», mi dice.

Inizia quindi a mettere insieme gli accordi e...

«Ma questa è...», cerco di ricordare.

«Demons degli Imagine Dragons, la canzone che abbiamo ballato al compleanno di mia cugina...»

Sorride, ma in un modo che non so ben definire... malinconico forse...

«È stato bello, alla fine...», gli confido.

«Già», si limita a confermare lui, assorto nei suoi pensieri.

Ancora una volta un silenzio denso cala tra di noi e io non posso fare altro che rispettare questo suo momento e limitarmi a guardarlo.

È bello, terribilmente bello e profondamente drammatico, vederlo così come non l'ho mai visto... pensieroso e, forse per la prima volta, vero in tutti i suoi contrasti, in tutta la sua fragilità.

Si concentra sulla chitarra. Tiene gli occhi fissi sulle dita che si muovono sui tasti del manico, impegnandosi a prendere il ritmo giusto con il plettro. Via via, il giro di accordi e il brano, dapprima più incerto, si fa sempre più a fuoco e io, d'istinto, afferro la reflex che ho appesa al collo per accenderla.

Adam alza lo sguardo, distratto dal mio movimento. Fa per posare la chitarra ma io lo blocco: «Ti prego... continua», gli dico, «Voglio fotografarti mentre suoni.»

Lui mi osserva titubante per alcuni secondi, ma subito si rimette in posizione, riprendendo a suonare e accontentandomi nel mio desiderio.

Cambio spesso posizione e gli scatto diverse foto con inquadrature diverse. Lo prendo a figura intera, rivelando anche lo spazio di quella sua cameretta segreta, la sua Narnia personale; dal busto in sù; gli faccio dei primi piani; mi soffermo sulle mani, sulla bocca, sullo sguardo.

La luce sembra perfetta: ne illumina una parte lasciando più in ombra l'altra creando un gioco di chiaroscuri che amo tantissimo e che penso non possa che contribuire a rappresentarlo ancora di più nella sua verità, in questo momento.

All'improvviso, con ancora l'occhiello della fotocamera appoggiato all'occhio, lo sento iniziare a canticchiare, a bassa voce, tanto che si fa fatica a districarne le parole.

"I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide"

Riconosco subito il pezzo della canzone, ma non è né il ritornello né la prima strofa. Chissà come mai ha cantato proprio quella parte. Chissà se è legato ai pensieri che sembrano tormentarlo in questo momento...

Voglio nascondere la verità, voglio proteggerti, dice la canzone, ma con la bestia dentro non c'è nessun posto in cui nascondersi.

C'è una verità che nascondi, Adam?

Si arresta per qualche istante nei quali alza improvvisamente il suo sguardo su di me per poi riportarlo sulla chitarra e continuare.

"No matter what we breed
We still are made of greed
This is my kingdom come
This is my kingdom come"

Smette di cantare, ma continua a suonare.

«Hai una bellissima voce, sai?»

Adam non mi risponde a parole, ma accenna un sorriso. Io continuo a scattare e lui a suonare. Nei suoi occhi ci vedo tante di quelle emozioni da non riuscire a chiamarle per nome e scatto, e scatto, catturo ognuna di esse nel tentativo di poterle comprendere io stessa.

"When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close
It's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide"

Si arresta di nuovo. Questa volta per un tempo molto più prolungato. «Ti prego, continua», lo scongiuro. Voglio continuare a guardarlo, voglio continuare a sentirlo, voglio continuare a imprimerlo negli scatti ora, in questo momento.

Adam mi accontenta. Riprende a suonare e cantare il ritornello, questa volta con più voce. Poi solleva gli occhi verso di me per incatenarli nei miei.

Un brivido mi percorre la colonna vertebrale. È uno sguardo tanto intenso da far tremare, dentro. Gli scatto un primissimo piano e qualche altro dettaglio. Gli occhi, lucidi come quelli di chi impedisce alle lacrime di uscire. Le sue labbra dischiuse, seppure sembra che nessun alito di aria passi loro attraverso.

Continua a cantare e, non so se è solo una mia sensazione, ma sembra volermi parlare con quelle stesse parole. Lascio cadere il peso della reflex appesa al mio collo per impedire a quel corpo estraneo di frapporsi tra me e Adam in questo momento.

"When the curtain's call
Is the last of all
When the lights fade out
All the sinners crawl

So they dug your grave
And the masquerade
Will come calling out
At the mess you made"

La sua voce esce in maniera rotta, quasi rauca, soffiata, in alcuni punti. E io, forse non dovrei, ma continuo a pensare che quelle parole significhino qualcosa, ma che cosa? Di che sipario stiamo parlando? Quali le luci? Qual è la messinscena che tirerà fuori il disastro che hai fatto? La canzone poi parla di una tomba scavata e di peccatori che strisciano... non ha senso che, qualsiasi cosa significhi, c'entri con noi e con qualcosa che deve dirmi.

Ma lui continua e le ultime parole escono a fatica dalla sua bocca spegnendosi non appena sfiorano le labbra, un flebile sussurro.

"Don't want to let you down
But I am hell bound
Though this is all for you
Don't want to hide the truth"

E la ripete. Ripete l'ultima frase: "Don't want to hide the truth". Non voglio nascondere la verità. Poi si interrompe.

Gli occhi ancora ancorati ai miei. Il respiro ancora interrotto. La reflex che sembra pesarmi terribilmente intorno al collo. Ma forse è il mio cuore ad essere diventato un macigno.

Di che verità parli, Adam?






💘💘💘






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Ehilà! Come promesso, eccomi con il capitolo nuovo, e questa volta puntuale! 🤯😍💘🥁🙌✨🥳😇🌞

Questo è ben più succoso dell'ultimo, quindi, a maggior ragione, fatemi sapere che ne pensate! 😍 Secondo voi che passa per la testa del nostro bel protagonista che qui sembra tormentato più che mai? 🤗

Il prossimo capitolo (di cui ho già scritto una buona parte, quindi, se va tutto bene, arriverà puntuale) sarà tutto dal punto di vista di lui, quindi sicuramente ne saprete di più e - SPOILER 🤫 - sarà un capitolo che apporterà una vera e propria svolta nelle vicessitudini dei nostri amatissimi Eden e Adam... 😯 Avete idee di cosa potrebbe essere? 😏

Io, nel mentre, vi annuncio con felicità che nelle ultime 24 ore sono approdata nella😅😭 meravigliosa terra che è la Puglia (dove è nato e cresciuto mio marito) e starò qui per le prossime 2 settimane (anche perché Domenica prossima mia cognata si sposerà! 🥰)... che pace e che benessere! 😍
Mi chiedevo... Qualcuno di voi è di qui? Fatemi sapere! ☺️

Ora vi lascio, ma ci aggiorniamo presto su queste pagine!

Grazie, grazie, grazie di cuore per il continuo sostegno che siete. Con alcune di voi, grazie a questa storia (che ora conta quasi le 250k di visualizzazioni 😯), ho potuto stringere una vera e propria amicizia ed è impagabile!

Vi voglio bene!

Un bacio a testa,
S.C.
😘

P.S. no, dico... Davvero pensavate che avrei potuto chiudere qui senza una menzione speciale per MC_Peregrine? Sia mai, grazie, Mars. Sei speciale! 😍🥰😘

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