IL DIARIO DELLE CONQUISTE

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TYLER

E non era una stupida, sapeva quel che voleva.

Solamente, voleva delle cose impossibili.

(Cesare Pavese)


La tavola, che faceva bella mostra nel giardino sul retro, era già stata preparata con piatti e bicchieri dai riflessi dorati. Notai che lo zio Stuart stava armeggiando con il barbecue e mi sfuggì un sorriso ricordando la volta in cui aveva fatto scoppiare un incendio e le urla di mio padre. Avevo riso così tanto da credere che sarei morto quel giorno. Lanciai uno sguardo a Rosemary che stava parlando con zia Karol. Ero certo che l'avrebbe riempita di domande sull'università, sulla sua famiglia, sui suoi progetti per il futuro e avrebbe riportato il suo giudizio a mio padre. Mi sfuggì un sorriso. Non dubitavo che alla zia Rosemy sarebbe piaciuta, anzi, quasi temevo che Karol avrebbe insistito per rendere ufficiale il fidanzamento con tanto di brindisi.

-Tyler-

Mi voltai e vidi mio cugino Jordan, il fidanzato di Betty, che mi faceva segno con la mano –Puoi venire ad aiutarmi?-

Mi avvicinai e osservai quel ragazzone sorridente. Mi ero sempre chiesto da chi avesse preso quell'altezza. Si tirò indietro i capelli neri dagli occhi. Era molto gioviale, ma quando si arrabbiava... meglio non farlo arrabbiare. Sospettavo che se avesse saputo di Humbert lo avrebbe appeso al muro, sinceramente ero quasi tentato di dirglielo.

-Sto sistemando i fuochi d'artificio per questa sera- mi spiegò.

-Ottimo, dimmi cosa devo fare- gli sorrisi.

-Li dobbiamo sistemare uno vicino all'altro- mi spiegò, lo sguardo scuro che brillava.

Annuii e iniziai a spostarli.

-Sono felice che tu abbia una ragazza- iniziò Jordan, lui e la sua voglia di chiacchierare!

-Sì, Rosemy, è una mia compagna d'università- mormorai, non sapendo esattamente cosa dirgli. Io e Jordan non parlavamo molto.

-Anche io e Betty ci siamo conosciuti così, era la più affascinante del campus- rise tra sé.

Io avrei usato un altro termine al posto di affascinante. –Credi che la sposerai?-

-Perché non dovrei? La amo davvero molto- si strinse nelle spalle e sentii una stretta al cuore al pensiero del tradimento che si stava consumando alle sue spalle. Inevitabilmente pensai a Jessi e Adam. –Comunque sono felice che alla fine tu sia venuto, sinceramente mi stai molto più simpatico di tuo fratello- aggiunse Jordan.

-Grazie- mi sfuggì un sorriso. Non credevo di stargli simpatico.

-Non sopporto Humbert, sempre così perfetto... e poi ho la vaga impressione che gli piaccia Betty-

Solo vaga? –Anch'io ho avuto questa impressione, sai?-

-Davvero?- lo sguardo di Jordan si fece più intenso.

-Io ci starei attento, sai come sono volubili le donne-

Jordan annuì. –Credi che se le prendessi il cellulare per guardare se c'è qualcosa di... ecco... ehm, strano, sarebbe tanto sbagliato?-

-Per niente, io lo farei subito- dissi, solidale -e poi non sarebbe la prima ragazza fidanzata con cui mio fratello ci prova-

Jordan annuì come se stesse valutando l'idea.

-Credo che con i fuochi d'artificio abbiamo finito- annunciai.

-Sì, sì- borbottò mio cugino, perso nei propri pensieri. Forse gli avevo insinuato un forte dubbio sulla sua ragazza e mio fratello. Mi sentivo stranamente soddisfatto della cosa.

-Vado a vedere come se la cava lo zio Stuart- dissi.

Lo zio Stuart stava facendo bruciare delle salsicce sul barbecue. Cercai di non ridere e mi avvicinai.

-Ehi zio, hai bisogno di una mano?-

-Sì, grazie, figliolo- mi sorrise –ci pensi tu alle salsicce?-

Ormai erano bruciate. Sorrisi. –Certo- afferrai il forchettone e mi misi all'opera.

-Sono felice che tu stia meglio, dopo quello che è successo ad Anne, povera donna- scosse la testa.

Mi limitai ad annuire e mi concentrai nel girare le salsicce carbonizzate.

-Tuo padre dovrebbe smettere con le donne... la sai la storia della maledizione- borbottò mio zio, scuotendo sconsolatamente la testa.

-Come non conoscerla- si diceva che nessun uomo della famiglia riuscisse a tenersi una donna, o scappavano o morivano –ma non ci ho mai creduto-

-Davvero? Eppure è così evidente- esclamò mio zio, come se non credere alla maledizione fosse un segno di grande stoltezza.

-Non credo alle maledizioni- borbottai.

-Eppure anche mia moglie se n'è andata-

Evitai di ricordargli che lui non si era mai interessato a lei, la lasciava ogni weekend a casa da sola, non la portava mai in vacanza, non si ricordava gli anniversari e il suo compleanno... era normale che quella povera donna se ne fosse andata.

-Io non prenderei tanto alla leggere la maledizione, tanto più ora che hai una ragazza carina e che sembra pure seria-

Pensai a Rosemy, come sarebbe stato amarla, vivere con lei, sposarla e poi vederla andare via. Non riuscivo neppure a pensarci. E chissà perché pensai a Jessi che era scomparsa nel nulla. Scacciai quel pensiero e mi concentrati su Rosemy. Se avesse fatto la fine di Anne, io...

-Ehi, ragazzo, non ti avrò rattristato?- chiese mio zio, con voce dolce.

-Ti sembro il tipo che si rattrista?- esclamai baldanzoso –Comunque zio, queste salsicce sono da buttare-

Lui parve un attimo sorpreso, poi rise. –Non ho mai saputo cucinare-

-La cucina è sopravvalutata- dissi, poi mi allontanai.

Rosemary stava ascoltando zia Karol che si era persa in chissà quale noioso discorso. –Ma che belle fanciulle- esclamai, mettendomi di fronte a loro.

-Il mio adorato nipote- rispose mia zia, ciuffi di capelli biondi che le ricadevano intorno al viso.

Le sorrisi. –E tu sei la mia zia preferita-

-Sono l'unica-

Questo era vero. -Saresti la preferita anche se ne avessi venti-

-Vi state divertendo?- non dovetti voltarmi per sapere che si trattava di Humbert e sentii un nodo allo stomaco.

-Molto- risposi.

-Come sei bella Rosemary- disse mio fratello, spostandosi di fronte a me, sorridente... quando sorrideva così mi veniva sempre voglia di prenderlo a pugni.

-Grazie- mormorò Rosemy, degnandolo di uno sguardo veloce.

Era ora d'intervenire. –Humbert, che ne dici di andare a sistemare i fuochi d'artificio?-

-Certo- sostenne il mio sguardo infuocato –scusateci, ragazze- e mi seguì verso i fuochi d'artificio.

-Stai lontano da lei- dissi subito.

-Oh, dalla tua fidanzatina? Perché secondo me non è fatta per te- mi provocò.

-Sai bene che non sarebbe la prima con cui lo fai- gli ricordai.

-Sì, quell'altra era simpatica, come si chiamava?- chiese, sarcastico.

Ignorai la sua domanda. –Stai lontano da Rosemary-

-Altrimenti?- chiese, ridacchiando.

-Altrimenti ti farò molto male- gli risposi in un minaccioso sussurro.

Humbert mi guardò male, fece per dirmi qualcosa, ma Rosemary arrivò con un enorme sorriso.

-Tutto bene?- chiese, lo sguardo che passava da uno all'altro.

Humbert non rispose e se ne andò.

-Non andava tutto bene, vero?- chiese lei.

-In effetti no, vieni- la presi per mano e la condussi via.

-Dove mi porti?- mi chiese, sospettosa, affiancandomi.

-Nella mia stanza- le sussurrai, attento a sfiorare con le labbra il suo orecchio.

-Oh- esclamò.

Entrammo e salimmo le scale, quindi aprii la mia camera. Era una stanza piccola, con un letto, una scrivania, un armadio e la portafinestra dalla quale entrava la luce. Rosemary mi superò e si guardò intorno.

-Nuovamente nel tuo rifugio- fece un giro su se stessa e mi guardò.

La fissai. Era così bella, sembrava davvero un'antica divinità greca, una fiera e virginea Artemide.

-Quello cos'è?- indicò un quaderno che avevo sulla scrivania.

Mi sfuggì un sorriso. –Potrebbe turbarti saperlo-

-Davvero?- fece un passo verso di me e mi sorrise, un sorriso provocatorio –mettimi alla prova-

Quando faceva così... mi lasciai cadere sulla sedia e la presi per la vita, facendola sedere sulle mie ginocchia. I suoi capelli mi finirono sul viso e potei inspirare il suo dolce profumo di giglio. Glieli spostai dolcemente con una mano.

-Ehi!- esclamò lei, sorpresa.

-Si tratta di uno dei miei diari- le sussurrai all'orecchio –forse ne avrai sentito parlare-

La sentii irrigidirsi e con dolcezza le cinsi la vita con le braccia, attento ad accarezzarle il ventre.

-Quei diari?- chiese, diffidente.

-Uno dei diari delle conquiste-

Lei rise. –Elenchi veramente le ragazze con cui sei stato? Pensavo che fosse solamente una leggenda metropolitana-

-Non metto mai il nome, solo ciò che ci faccio insieme- le appoggiai il mento sulla spalla.

-Sei terribile-

-Lo so- le bisbigliai all'orecchio –e so anche che vuoi leggere il contenuto del diario-

-Assolutamente no- disse lei dopo un attimo di esitazione.

-Peccato allora- la presi per i fianchi e la spinsi delicatamente, come se volessi farla alzare.

-Aspetta- esclamò lei –forse una sbirciatina-

-Come mi piace la mia ragazza- dissi e le stampai un bacetto alla base del collo.

Rosemary si allungò e prese il diario che soppesò tra le mani, quasi fosse indecisa. Alla fine lo aprì. Sentii il rumore della carta che veniva sfogliata e attesi.

-Non ci credo- esclamò a un certo punto Rosemary ed ero certo che fosse molto imbarazzata.

-A cosa sei arrivata?- chiesi, ridendo.

-Sei orrendo- disse lei, un leggero sorriso sulle labbra.

-Diciamo che sono un tipo eccentrico, ho gusti particolari a volte-

-Molto particolari- commentò lei, continuando a sfogliare.

Con delicatezza le posai le labbra sul collo bianco da cigno. Sentii il suo corpo contrarsi leggermente. Iniziai a baciarle teneramente la pelle, inspirando il suo delicato profumo.

-Non è proprio l'ideale per leggere- mormorò lei a un certo punto, ridacchiando.

-Secondo me è l'ideale per quel genere di lettura- le strofinai delicatamente le labbra sulla pelle, accarezzandole le gambe con una delle mani, mentre con l'altra le sfioravo il ventre.

Rosemary buttò la testa un po' indietro, in una posizione languida, e posò il diario sulle ginocchia, come se volesse godersi quel momento. I capelli le caddero intorno come un velo. Continuai a baciarla, mordicchiandola ogni tanto. Alla fine lei si voltò e ci fissammo.

-Non stiamo insieme- mi ricordò in un mormorio roco.

-Per oggi sì- la baciai sulle labbra e lasciai che lei mi buttasse le braccia al collo. Il diario cadde con un tonfo a terra, ma nessuno dei due se ne curò. Le mordicchiai le labbra, socchiuse e tremanti. Le baciai in modo lento e avvolgente.

-Solo per oggi- sussurrò lei quando ci staccammo, gli occhi socchiusi.

-Certo, certo, mia colombella- l'assecondai io, mentre scendevo a baciarle la gola.

-Mi piace quando mi chiami così- mi confidò, la voce incredibilmente dolce.

-Mia colombella- affondai il viso nella sua scollatura e le baciai teneramente la pelle.

-Tyler, quando fai così... oh- mormorò lei, tremando leggermente.

-Quando faccio così cosa?- la provocai, tornando a baciarle il collo e poi la guancia.

-Non te lo dico- sospirò lei.

-Dimmelo- la mordicchiai, teneramente.

-Mi fai impazzire- gemette infine.

Sentii il cuore stringersi in una tenera morsa, mentre lei mi prendeva il viso tra le mani e mi baciava di nuovo con passione, premendosi contro di me. Le lasciai condurre il gioco, le mani che timidamente mi accarezzavano il viso, per poi scendere a sfiorarmi la camicia.

-Ti posso fare una domanda?- mi chiese, lo sguardo brillante.

-Dimmi- le accarezzai i capelli.

-Sono vere le voci che dicono che hai una stanza... particolare?- chiese arrossendo.

-Oh, questo non te lo dirò- esclamai, fingendo indignato da quella domanda.

-Dai, dimmelo!- insisté lei, accarezzandomi i capelli.

Per tutta risposta la baciai di nuovo. Oh, ero proprio innamorato come uno sciocco!

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti e grazie per aver letto fin qua!

Cosa ne pensate di questo capitolo?

A giovedì con il prossimo ❤

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