IL GIARDINO DELLE FATE

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ROSEMARY

L'amore perdona tutto, tranne una cosa, quella di non essere amato.

(Jean-Baptiste Henri Lacordaire) 


La visita al cimitero mi aveva messo addosso molta tristezza, ma ero felice di essere stata accanto a Tyler. Io volevo consolarlo, volevo condividere con lui il suo dolore... era quello l'amore? Era una cosa così strana. Io amavo Tyler? Che confusione! Se quello era l'amore potevo dire con certezza di non essere mai stata innamorata prima.

Uscimmo dal cimitero ed entrammo in auto. La giornata era calda e Tyler abbassò il tettuccio dell'auto.

-Che ne dici di andare a fare due passi? Qua vicino c'è un bel posto, potremmo camminare un po', che ne pensi?- mormorò Tyler, i Ray-Ban che gli nascondevano gli occhi rossi e gonfi per le lacrime.

-Sono perfettamente d'accordo- esclamai.

-Ottimo... devo solo ricordare la strada- il vento gli muoveva i capelli.

-Metto il navigatore sul cellulare?- proposi.

-Oh, no, non ce n'è bisogno- sorrise, il suo sorriso da sbruffone, quel sorriso che, ahimè, iniziava a piacermi.

-Va bene... ci affideremo solo al tuo intuito- dissi, leggermente sarcastica.

-Non te ne pentirai- uscì dal parcheggio e s'inserì nella strada –non dovrebbe neppure essere molto lontano-

Arrivammo dopo qualche minuto e Tyler parcheggiò salendo per metà sul marciapiede.

-Ti sembra il modo di parcheggiare?- gli chiesi, sarcastica.

-Perché come avrei dovuto farlo?-

Scossi la testa. –Lascia perdere- e scesi dall'auto.

Tyler balzò fuori, simile a un felino, le chiavi che gli tintinnavano in mano. –A me sembra parcheggiata bene- esclamò ridacchiando tra sé.

-Non le rispetti proprio le regole- dissi, esibendomi in un sospiro teatrale.

-Le regole sono fatte per essere infrante- mi raggiunse. Sembrava che all'improvviso non fosse più triste, che tutta la sua sofferenza fosse fuggita... eppure sapevo che non era così. Mi chiesi quanto dolore riuscisse a contenere Tyler, come facesse a non esplodere... ma vedendo quel sorriso, beh, chiunque avrebbe pensato che era solo uno sbruffone, nulla di più.

-Vieni- con dolcezza mi cinse la vita e mi portò con sé.

Lo seguii, sentendo un leggero brivido al suo tocco. Ci trovavamo in una specie di giardino botanico, con alte siepe, fiori e panchine. Un luogo magnifico che sembrava uscito da un sogno.

-Da bambino mi portavano spesso qua, ero felice- sorrise –sai, Anne mi raccontava sempre che qui abitano le fate-

-Davvero? È una leggenda carina- sorrisi.

-Molto- mi strinse un po' di più a sé e per un attimo credetti che mi avrebbe baciato, ma poi continuò la passeggiata, accarezzandomi i capelli in un gesto quasi involontario. All'improvviso mi ritrovai enormemente confusa. Cosa stava succedendo? Quelle sensazioni che provavo, quella voglia di stringermi a lui, di sentire il suo profumo, di affondare le mani nei suoi capelli. Era tutto così assurdo. Io non potevo amare Tyler, eravamo troppo diversi, le storie così non funzionano quasi mai. Il suono del cellulare mi riportò alla realtà. –Scusa- mormorai, mentre rapida cercavo nella borsa il cellulare.

-Aspetta- e rapido Tyler la prese ai lati per sostenerla –così lo trovi prima-

Arrossii a quella premura. –Grazie- presi il cellulare. Era Robert. –Pronto- risposi in un sussurro appena udibile.

-Sai cos'ha fatto nostro padre?- il tono della voce, furioso, mi fece rabbrividire.

-Non so, dimmelo tu- avevo il cuore in gola e lo sguardo indagatore e bruciante di Tyler non mi aiutava.

-Ha bloccato la mia carta di credito... devo andare a un concerto, come faccio a comprarmi il biglietto?- era furioso.

Sentii la gola secca. Non avevo voglia di parlare. –Non so, senti, proverò a parlarci, forse lo convincerò-

-Certo, sei la sua cocchina, lo convincerai certamente- sbottò.

Notai lo sguardo di Tyler farsi cupo, mio fratello parlava così forte che lo aveva sentito anche lui. Inspirai a fondo. –Ne parliamo in un altro momento-

-Senti io...-

Tyler mi tolse di mano il cellulare e se lo portò all'orecchio. –Senti ragazzino, tua sorella ha molta pazienza ma io non ne ho, se tuo padre ti ha tagliato i fondi vuol dire che te lo meriti- e senza scomporsi riattaccò.

Lo osservai a bocca aperta e presi il cellulare in mano per un automatismo.

-Ora capisco perché hai tanta pazienza con me, con un fratello così- esclamò Tyler.

Non sapevo se essere arrabbiata o sollevata. –Non avresti dovuto- dissi soltanto. Invece aveva fatto bene, pensò una parte di me.

-Non mi piace come ti tratta-

-Non avresti dovuto comunque, lui è mio fratello, io...- non terminai la frase perché rapido Tyler mi strinse a sé e mi baciò, attirandomi a sé.

Mi aggrappai a lui, mentre le sue dita, bollenti, mi accarezzavano. Le sue mani s'infilarono sotto la mia maglia, e s'insinuarono sulla mia pelle, lente e delicate, come se si divertissero a dipingere piccoli disegni sulla mia carne. Un tremito mi percorse.

Ci staccammo solo con un grande sforzo. –Mi hai baciata per zittirmi- sussurrai.

-Esatto, ti è dispiaciuto?-

-Per niente- e lo baciai a mia volta, aggrappandomi con forza a lui, tanto che barcollammo. Lui mi afferrò per la vita e mi sollevò per posarmi su un muretto. Infilai una mano sotto la sua camicia e sentii i suoi muscoli guizzare sotto il mio tocco. Lo ammetto, Tyler riusciva a mettermi il fuoco nelle vene, a tirare fuori tutta quella parte folle e ardente di me che era rimasta chiusa per anni in fondo al mio cuore. Era un momento così perfetto.

All'improvviso sentii un rumore... e poi con la coda dell'occhio vidi i charms del mio braccialetto Pandora rotolare a terra. Lanciai un urlo.

Tyler si staccò da me, sorpreso. –Cosa?- mi chiese con voce roca.

-I charms! Ci ho messo anni a collezionarli- saltai giù dal muretto.

E così io e Tyler ci mettemmo ad inseguirli per il parco. Una scena decisamente esilarante!

-Prendi quello- e gliene indicai uno che stava per cadere in un piccolo laghetto.

-Aspetta, lo prendo- e si lanciò, afferrando il piccolo cuore un attimo prima che finisse in acqua.

Io mi gettai su un charm a forma di palloncino, quindi su un altro a fiore. Che disastro!

-Ne ho preso un altro- mi urlò Tyler.

-Ottimo- esclamai io.

Finimmo di recuperarli, seppur con un po' di fatica. Alla fine mi lasciai scivolare a terra, ridacchiando. Tyler mi raggiunse. Aveva i capelli un po' spettinati, eppure ciò non faceva altro che renderlo più affascinante. Mi sorrise e mi porse la mano che io presi, quindi mi aiutò ad alzarmi.

-Sediamoci su una panchina, è meglio-

-Già- mormorai, chiedendomi cosa mi fosse venuto in me di sedermi per terra... quella storia mi stava facendo diventare matta, anzi, era Tyler a farmi impazzire. Eppure non mi dispiaceva.

-Fammi vedere quel braccialetto- mi disse, quando ci accomodammo.

Glielo porsi e lui l'osservò un attimo, poi sorrise. –Probabilmente si è solo agganciato alla mia camicia e si è aperto- e iniziò a inserire i charm. Io gli consegnai i miei e lo guardai mentre si dedicava a quel lavoro all'apparenza così delicato, così poco adatto a lui. Quando ebbe finito circondò il mio polso con il braccialetto e me lo chiuse. –Perfetto, ma la prossima volta che ci baciamo in modo così passionale però è meglio se te lo togli-

Ridacchiai. –Sei proprio uno sciocchino-

-Sbruffone, sciocchino, i complimenti non mancano mai da quando sono con te- scherzò.

Mi limitai a sorridere.

-Devo però ammettere che quando lo dici tu... non le prendo per delle offese- mi fece passare delicatamente un braccio intorno alle spalle.

-In effetti non sono offese- mormorai.

Lui mi passò l'altro braccio intorno alla vita, infilandomi nuovamente la mano sotto la maglia. Accettai il suo bacio, mentre con la mano accarezzavo la sua gamba, i suoi jeans ruvidi. Mi mordicchiò con tenerezza le labbra, come si morde un frutto, poi si fermò un attimo e mi guardò negli occhi, prima di ricominciare a baciarmi, questa volta più lentamente, una lentezza quasi estenuante, come se volesse far durare quel bacio per sempre.

Alla fine ci staccammo. –Tyler- mormorai, avevo il cuore in gola –non so quanto sia propedeutico continuare così- sussurrai.

Lui mi scrutò con i suoi profondi occhi grigi. Pensai che volesse dire qualcosa, ma non parlò, così continuai io.

-Si tratta del fatto... io ci sto bene con te, molto bene...-

-Sento che c'è un ma- sussurrò con voce triste.

-Non è un vero ma, ecco, è che non so quanto tu prenda seriamente questa storia, io non posso spingermi oltre fino a quando non sono certa che tu voglia veramente stare con me, non vorrei essere solo un giocattolo-

-Vuoi che ti dimostri che tengo a te?- mi chiese, serio.

Annuii.

-Lo farò allora- mi sorrise –tutto qua?-

Sorrisi. –Sì... un po' patetico forse- mormorai, abbassando lo sguardo, in imbarazzo.

-No, mi piace il fatto che tu voglia che io faccia sul serio-

Mi chiesi se avessi dovuto dirgli la verità, perché avevo tanta paura che lui mi usasse solamente. Quasi non mi resi conto di stare piangendo.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!

Ecco il nuovo capitolo. Il rapporto tra Rosemary e Tyler sta evolvendo sempre di più.

A lunedì ❤

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