PETALI DI ROSA

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TYLER

Perché ti amo, di notte son venuto da te

così impetuoso e titubante

e tu non me potrai più dimenticare

l' anima tua son venuto a rubare.

Ora lei è mia – del tutto mi appartiene

nel male e nel bene,

dal mio impetuoso e ardito amare

nessun angelo ti potrà salvare.

(Herman Hesse) 

Accarezzai delicatamente Rosemy, stringendola tra le braccia. Il giardino si era svuotato e eravamo rimasti soltanto noi due, seduti su quella panchina, di fronte a quel laghetto artificiale. Le lacrime le rotolavano lungo le guance. Con delicatezza presi un fazzoletto e le asciugai.

-Piango sempre- sussurrò lei –inizierai a pensare che sono una di quelle fanciulline fragili che piangono per ogni cosa-

Le tirai indietro i capelli. –Sei bellissima- e lo pensavo davvero. Le lacrime brillavano come diamanti sulla sua pelle bianchissima.

-Per me è importante che tu sia convinto prima di andare fino in fondo- mormorò.

E all'improvviso compresi. –Sono il primo-

Lei avvampò e annuì. –Non ho mai avuto abbastanza fiducia di Kyle- e sorrise debolmente.

-Io non sono Kyle- sussurrai, asciugandole delicatamente le lacrime con le dita.

-Lo so, altrimenti non ti avrei detto tutto ciò che ti ho detto-

Rosemary dormiva serenamente nel letto. Dopo aver mangiato si era addormentata tra le mie braccia e io l'avevo fatta sdraiare, quindi mi ero alzato e avevo fatto un paio di chiamate. Volevo organizzare qualcosa di speciale per noi due, ci sarebbe però voluto un po' di tempo. Mi alzai e rapido le lasciai un messaggio.

Torno presto.

T.

Quindi uscii. Erano solo le quattro di pomeriggio.

Tornai solamente molto tardi.

C'era una debole luce che proveniva da dietro la porta socchiusa del bagno. Per un attimo lottai contro il desiderio di sbirciare, poi mi arresi e diedi un'occhiata. Rosemary era dentro la grande vasca da bagno dell'albergo, i capelli raccolti in uno chignon morbido. L'acqua era ricoperta di petali di rose e notai un dolcissimo profumo. Sorrisi. Probabilmente aveva usato le lozioni che l'albergo offriva. La immaginai mentre preparava quel bagno, faceva scendere l'acqua dal rubinetto, lasciava cadere i petali di rosa e le lozioni. Un pensiero che mi percorse come un brivido. La vidi immergersi un po' di più dentro l'acqua, quindi tirarsi su e mettersi seduta per un attimo sul bordo della vasca. Notai che aveva acceso delle candele colorate. Osservai la sua nudità, il suo corpo niveo e un rivolo d'acqua che scivolava tra i suoi seni. Mi morsi le labbra. Avrei potuto entrare, avrei potuto prenderla in braccio, avrei potuto... no, meglio di no. Mi tirai indietro, cercando di non fare rumore, non volevo che lei sentisse, che pensasse che la stessi spiando.

E poi sentii un debole rumore. Singhiozzi? Stava piangendo? Sbirciai ancora dentro e la porta si aprì con un leggero cigolio.

Rosemary sobbalzò, sorpresa, e si voltò verso di me. Ci fissammo per alcuni secondi e potei vedere i suoi occhi rossi per le lacrime, le labbra tremanti, le guance arrossate. Un attimo dopo si coprì con le braccia.

-Stai bene?- le chiesi.

Lei annuì. –Sì, sto bene-

-Scusa se sono entrato... piangi?- mi avvicinai e l'occhio mi cadde sul suo corpo, sulle sue curve, poi mi sforzai e tornai a guardare il suo viso.

-Non è niente, mio fratello ha chiamato i miei- mormorò.

Mi sedetti sul bordo della vasca.

-Ha detto che ero con un ragazzo, così mio padre mi ha chiamata e io... ho cercato di negare, ma poi mi sono resa conto che era inutile e gli ho detto la verità ... quasi tutta la verità-

-E lui l'ha presa male?-

-Mi ha detto che dovrei essere al campus a studiare-

Restammo un attimo in silenzio. Non sapevo cosa dirle, non ero mai stato bravo a consolare le persone. La guardai un attimo, nuda, immersa nella vasca, i petali rossi delle rose che parevano quasi macchie di sangue, mi sembrava così fragile, così incredibilmente fragile. Una bambola  di porcellana che si sarebbe rotta e l'avessi stretta troppo. Le accarezzai la guancia, quindi mi spinsi in avanti e con dolcezza le baciai le lacrime. Fuori stava iniziando a piovere e sentii il rumore della pioggia che batteva con violenza sul tetto.

-Tyler- mormorò lei, appena un sussurro.

-Dimmi, colombella-

-Resti con me?- chiese timidamente.

Quella domanda mi sorprese. –Per tutto il tempo che vuoi-

-Grazie- appoggiò la sua testa contro il mio petto. Fuori si poteva sentire il rumore dei tuoni e i lampi illuminavano la stanza. A un certo punto andò via la corrente.

-Menomale che ci sono le candele- mormorai, lo sguardo che scendeva ad accarezzare il bianco del suo corpo, così evidente al buio.

-Già- sussurrò Rosemary, contro la mia camicia.

-Ora potresti smettere di coprirti con le braccia... non pensi che ti coprirà il buio?- e senza attendere altro affondai una mano nell'acqua. La sua pelle era morbida, cremosa, un posto in cui sarebbe stato bello immergersi. Le accarezzai il braccio, il fianco, l'ombelico, iniziai a tracciare piccoli disegni sul suo ventre.

-Forse hai ragione- sussurrò lei e mi ritrovai le sue braccia al collo. I suoi occhi parevano bruciare come il fuoco in quel buio ed erano uno strano contrasto con la sua pelle.

La baciai, un bacio che cominciò lento e divenne subito focoso, tanto che quasi non mi resi conto quando affondai i denti nelle sue morbide labbra. Quando mi allontanai la vidi fissarmi, le labbra schiuse, come in attesa di un altro bacio. Così, con quell'espressione d'abbandono sul volto, pareva quasi la tentazione fatta donna. Le baciai la gola, piccoli baci, mentre le accarezzavo delicatamente il corpo. Sentivo le sue mani affondare nei miei capelli. Le mie dita le sfiorarono il ventre per poi salire fino al suo viso e poi ridiscendere, lentamente, disegnando piccoli cerchi, cercando i suoi punti più teneri, più delicati. Lei si spinse più su e io le cinsi la vita con un braccio, aiutandola a sollevarsi. Gocce d'acqua le scivolavano lungo il corpo e bagnavano anche me, i petali di rosa le restavano incollati alla pelle. Appoggiò la bocca sul mio collo e la sentii sospirare. Il suo respiro sulla mia pelle mi percorse come un brivido. Poi le sue mani s'infilarono sotto la mia camicia, con una brama di cui non la credevo capace. Per un attimo mi parve una sirena che volesse portarmi con sé nell'acqua. Iniziò ad aprirmi i bottoni, le sue labbra che cercavano la mia pelle, che alternavano baci a sospiri, carezze a gemiti, gli occhi socchiusi, l'espressione trasognante. La desideravo, eppure non potevo in quel momento, le avevo detto che le avrei dimostrato che non era come le altre, che non mi interessava solo il suo corpo. Con la morte nel cuore rinunciai al dolce furto che avrei potuto compiere.

-Sto preparando una sorpresa per domani- le sussurrai contro la clavicola, prima di affondare i denti nella carne.

-Davvero?- ansimò lei, tempestandomi di baci il viso.

-Sì- mi staccai da lei e allontanai le mani dal suo corpo.

-Aspetta- sussurrò lei.

-Mi hai detto che devo dimostrarti che questa è una cosa seria, beh, ho preso sul serio questa missione-

Rosemary mi sorrise. –Grazie-

Le baciai delicatamente la mano. –Ti aspetto di là-

-Va bene- sussurrò lei, rossa in viso. Le ciocche che le erano sfuggite dallo chignon le galleggiavano intorno come alghe nere. Pareva veramente una sirena e chissà perché mi venne in mente una poesia di Yeats. La recitai con un filo di voce, sotto lo sguardo attento di Rosemy.

Una sirena trovò un ragazzo

che nuotava, e lo prese per sé;

ne strinse il corpo al suo corpo,

rise felice e si tuffò

crudelmente dimentica

che anche gli amanti affogano.

-La sirena doveva sentirsi molto sola- sussurrò lei.

-Oppure era solamente crudele-

-No, secondo me era tanta la solitudine che non poteva fare a meno di trascinargli con lei, non riflettendo sul fatto che sarebbero affogati-

-Sei troppo dolce- mi chinai e le stampai un tenero bacio a stampo sulle labbra. Avrei voluto poter fermare quell'attimo per sempre.


NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti!

Come vi è sembrato questo capitolo?

Questa settimana pubblico mercoledì o venerdì.

A presto ❤

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