JESSICA

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ROSEMARY

Ci sono giorni in cui il mondo mente, giorni in cui dice il vero. Stasera dice il vero – e con quale triste e insistente bellezza.
(Albert Camus)


-Mi chiedo perché Dick se ne sia andato senza dire nulla- borbottò Abby che sembrava più offesa di me dalla cosa.

-Non lo so- mormorai, stringendomi nelle spalle –sinceramente non m'importa neppure- io continuavo a pensare a Tyler e una parte di me si chiedeva se c'entrasse lui con la fuga di Dick, in fondo era venuto Sam a chiamarlo. Poco importava però, io non ero interessata a Dick.

La cosa più orrenda di tutta quella storia era che da questo momento in avanti io e Tyler saremmo stati due completi estranei. Non avrei più saputo nulla di lui, dei suoi pensieri, dei suoi segreti, dei suoi desideri e questo pensiero mi straziava. Cercai di scacciare questo angosciante dolore.

Io e Abigail avevamo passato la mattinata prendendo un caffè sedute su una panchina di Central Park e facendo shopping. Eravamo tornate alla consorellanza piene di buste e per poco Abby non era caduta a causa dei tacchi alti.

-Devo smettere di metterli per fare shopping- aveva borbottato –è colpa tua, se tu fossi un po' più bassa non avrei questi complessi d'inferiorità-

Avevo riso, era sempre la solita. La consorellanza era vuota, infatti molte consorelle avevano deciso di partecipare a una apericena che dava la confraternita Beta Tau. Mi lasciai cadere su una delle poltrone color panna che si trovavano all'ingresso, dolorante.

-Sono stravolta- e fu allora che sentii un forte scricchiolio. Io e Abby c'immobilizzammo.

-Non dovrebbe esserci nessuno- sussurrò Abigail, guardando su.

L'unica cosa che potevamo fare era andare a vedere. Inspirai a fondo e mi alzai, frugando in borsa per prendere la pistola. –Prendi qualcosa...-

-Cosa?- chiese Abby, tremante.

-Non so, qualcosa con cui colpire... i ferri del caminetto, per esempio-

Abigail obbedì senza aggiungere altro. Iniziai a salire le scale, un passo per volta, cercando di non fare rumore, la pistola stretta in pugno, il cuore che mi batteva così forte da farmi male.

-E se fosse un fantasma?- mi sussurrò Abby all'orecchio –In quel caso cosa facciamo?-

Mi sentii gelare il sangue nelle vene... no, non poteva essere un fantasma, ci mancava solo il fantasma. –Non ci sarà nessun fantasma-

-Altrimenti si potrebbe prendere un'aspirapolvere... come i cacciafantasmi, cosa dici?- chiese, tremante. Quando diceva cose simili con quel tono non riuscivo proprio a capire se dicesse sul serio oppure scherzasse... io speravo che scherzasse.

-Credo che il ferro serva contro i fantasmi- mormorai –l'ho visto in un film-

-Ottimo, quindi se è una persona spari tu, se è un fantasma colpisco io... sì, ho capito-

Era opportuno che Abby mi accompagnasse in quell'avventura? Un altro scricchiolio... sì, non sarei certo andata di sopra da sola. Proseguimmo la salita, passo dopo passo, scalino dopo scalino. Alla fine capimmo che i rumori venivano dalla mansarda.

-Deve essere entrato dalla finestrella aperta- mormorò Abby.

Oppure era il fantasma... no, non poteva essere il fantasma. Eppure ripensavo alle storie della consorellanza. Inspirai a fondo e, tenendo la pistola con la mano destra visto che non mi sarei mai fidata a sparare con la sinistra, aprii la porta della mansarda e ci sbirciai dentro. A un primo sguardo pareva deserta, piena di scatoloni e di mobili, tutte le cose che non venivano più usate oppure erano state dimenticate dalle consorelle che avevano abitato lì. Entrai... e scorsi un'ombra con la coda dell'occhio. Mi volta, urlando e puntando la pistola, mentre Abby si lanciava all'interno della stanza, il ferro alzato sulla testa come una guerriera. Tutto successe molto rapidamente. La figura che avevo davanti si nascose dietro alcune scatole, mentre Abby inciampò su un tappeto e cadde rovinosamente a terra.

Ci fu un attimo in cui tutto parve immobilizzarsi, poi sentii una flebile voce femminile. –Vi prego, non fatemi del male-

-Chi sei?- chiesi, puntando la pistola verso la ragazza che lentamente si stava alzando da dietro le scatole, le mani sollevate a mostrare che erano vuote. Alta, pallidissima, con una ricrescita di capelli neri che ormai era più lunga che la parte bionda. Mi ci volle un attimo, ma poi seppi chi era. La persona che tanto avevo cercato, che aveva invaso i miei pensieri negli ultimi mesi, il mio doppelganger, colei che come me era stata un'esclusa, ma si era ricreata una nuova storia per poter essere accettata. –Jessi- sussurrai. Come feci a sapere che era lei? Riconobbi la piccola cicatrice che aveva in viso.

Lei s'irrigidì e mi fissò. –Ci conosciamo?-

-Non proprio, ma io conosco Sam- dissi, guardandola negli occhi castani.

Il suo volto s'incupì.

-Non dirò nulla del nostro incontro, volevo solo sapere che fine avevi fatto- mi affrettai ad aggiungere. Avevo bisogno che parlasse.

Lei indugiò un attimo, poi sospirò. –Senti, me ne sono dovuta andare, mio padre aveva fatto bancarotta, c'erano dei debiti che non riuscivamo a pagare-

La fissai sorpresa. –Solo per questo? E da quanto tempo sei qua?-

Jessi sospirò. –Sapevo della storia dei fantasmi... non c'era posto migliore... di là c'è una stanza che non viene mai aperta... non si sta poi così male, volevo solo far passare un po' di tempo, ogni tanto scendevo e prendevo ciò che mi serviva dalla stanza che usate come magazzino-

Abby, che nel frattempo si era rimessa in piedi, osservava Jessi in modo strano. –Quindi tu sei la famosa ex scomparsa di Sam-

-Non ne vado molto fiera... Sam non è poi il bravo ragazzo che tutti credono, non mi voleva aiutare a pagare le spese per mio padre e poi sospettava che lo tradissi-

E aveva ragione, pensai, ricordando ciò che mi aveva detto Tyler. Mi chiesi se avessi dovuto affrontare l'argomento Valery, ma pensai che era meglio di no.

-Lui è stato accusato del tuo omicidio, ti rendi conto cos'ha rischiato per te?- ero furiosa.

-Niente cadavere, niente delitto... e poi è abbastanza ricco da pagare gli avvocati... senti, lui non mi amava, non ha sofferto nessuno-

-Sei solo una sciocca egoista!- urlò Abby e balzò in avanti come una furia. Non l'avevo mai vista così arrabbiata. Le guance erano rosse, i capelli biondi scompigliati, gli occhi brillavano furiosi. –Lo sai perché abbiamo litigato? Perché io pensavo che tu avessi ragione, pensavo che ti fossi uccisa per colpa sua, mi è venuta questa folle idea che tu fossi la buona e lui il cattivo... ti vorrei denunciare alla polizia e... -

-Basta- l'interruppi –credo che Jessi abbia capito che è il momento di rivelare al mondo la verità-

La ragazza mi fissò, il viso emaciato, lo sguardo stanco. –Forse hai ragione-

-Vorrei solo chiederti che fine ha fatto il bambino-

Jessi impallidì, poi mi sorrise. –Non so come fai a sapere del bambino, ma non ti dirò nulla al riguardo- e c'era una certa soddisfazione nella sua voce che fece aumentare la mia rabbia.

-L'hai dato alla tua amica Margaret, vero? Il figlio della sorella-

Il silenzio di Jessi e la sua espressione sorpresa furono la conferma.

-Sei andata nella tua casa delle vacanze, l'hai partorito lì con l'aiuto della tua amica- continuai.

Jessi non rispose.

-Lo prendo per un sì- sospirai -mettiti la giacca, io e Abby ti accompagnamo fino dalla polizia-

Jessi indugiò, poi annuì. -Non credo di poter fare altro-

-E quindi la storia del fantasma non è vera- mormorò Abby.

-Forse, però le strane voci sulla casa sono iniziate prima dell'arrivo di Jessi- eravamo sdraiate sul divano al piano terra. Avevamo accompagnato Jessi fino a fuori dal campus e lei ci aveva promesso che sarebbe andata alla polizia. Noi avevamo voluto darle quella possibilità.

-Non capisco come non ci siamo accorte di lei-

Mi strinsi nelle spalle. –Un tempo la mansarda ospitava delle camere con un bagno e addirittura una piccola cucina, era un miniappartamento, poi il numero delle consorelle è diminuito e non ne abbiamo più avuto bisogno- sospirai -abbiamo così risolto il problema del cibo sparito dal frigorifero-

-Già... inquietante... beh, adesso sarò più tranquilla sapendo che non ci sono più oscure presenze e...- aveva appena finito la frase che sentimmo un colpo al piano di sopra.

Ci guardammo e poi scoppiai a ridere. –Beh, abbiamo un fantasma della consorellanza, quante altre possono vantare questo privilegio?-

-Non so quante, ma io preferirei non avere questo privilegio- rispose Abby.

-Neppure io- e restammo in silenzio ad ascoltare il vento che fuori scuoteva gli alberi.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Finalmente è stato svelato il destino di Jessica. Ci stiamo avvicinando alla fine.

A lunedì con l'incontro tra Tyler e Jessica ❤

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