TORMENTO

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TYLER

Molto spesso, per riuscire a scoprire che siamo innamorati, forse anche per diventarlo, bisogna che arrivi il giorno della separazione.
(Marcel Proust)


Scoprii che Jessi era viva durante il telegiornale della sera. Mio padre aveva acceso la televisione per avere le ultime notizie e all'improvviso vidi una foto di Jessica.

-Ragazza scomparsa viene finalmente ritrovata- diceva la voce che accompagnava l'immagine.

-Non è la tua compagna d'università? La fidanzata di Sam?- mi chiese mio padre.

-Sì- afferrai il telecomando, alzai l'audio e mi lasciai cadere sul divano.

Una giornalista con i capelli a caschetto e la minigonna apparve sullo schermo. –Sembra finalmente risolto il mistero che per un anno ha tormentato la New York University, Jessica Smith è riapparsa dopo mesi in cui nessuno aveva più sue notizie, sta bene e pare che la sua sia stata una fuga volontaria-

-Incredibile- esclamò mio padre –tutti quei soldi spesi per le ricerche e lei semplicemente aveva deciso di sparire per un po'- scosse la testa –spero proprio che Sam non se la prenda-

-Lo spero anch'io- mormorai, alzandomi –vado a chiamarlo-

-Salutalo- ovviamente mio padre non poteva non mandare a salutare Sam!

Uscii dalla stanza e, preso il cellulare, feci partire la chiamata. Sam rispose al secondo squillo, con voce agitata.

-Hai sentito? Jessica è tornata- mi disse.

-Hai visto il telegiornale?- chiesi.

-Non solo- e mi raccontò rapidamente che era stata Abigail a chiamarlo e a dirgli di Jessica –si nascondeva nella loro consorellanza, ti rendi conto?- e parlava, parlava, parlava. Mentre diceva tutte queste cose però non riuscivo a pensare ad altro che a Rosemary, al fatto che Jessica le fosse stata così vicino, che due donne così importanti per me avevano dormito sotto lo stesso tetto.

-Che storia incredibile- sussurrai.

-Già... comunque Abby non si è limitata a parlare di Jessi-

Il cuore cominciò ad aumentare i battiti. –Davvero?- chiesi, sforzandomi di sembrare indifferente.

-Si tratta di Rosemary, ha deciso che andrà in vacanza qualche giorno-

-Dove?-

-Miami, dice che c'è una spiaggia particolare, aspetta, ho scritto il nome- e me lo disse.

-Sei sicuro?- domandai, rendendomi improvvisamente conto che stavo trattenendo il respiro. Era la spiaggia in cui l'avevo portata, in cui io e lei ci eravamo amati.

-Sì, Abigail mi ha ripetuto ben tre volte il nome- stava ridacchiando –secondo me l'ha fatto apposta-

-Pensi che le abbia detto Rosemy di dirtelo?- e non riuscii a nascondere la speranza.

-Questo non lo so, forse è stata una sua idea, ma sono sicuro che Abby sia certa che Rosemary voglia vederti-

-Dovrei andare?-

-Sì-

Non lo sapevo.

-Comunque Pamela è furiosa, Rosemary le ha dato un bello schiaffo-

-Uno schiaffo?- chiesi, sorpreso e divertito.

-Esatto, puoi quasi dire che due donne si sono picchiate per te-

-Lo sai cosa diceva Properzio: se la tengano gli altri una donna che non scende in campo- mormorai, ma il mio pensiero era lontano. Improvvisamente mi rendevo conto di dover fare una cosa.

Il padre di Jessica aveva pagato la cauzione e ora lei si trovava nella sua casa delle vacanze. Per il momento non si era ritenuto necessario tenerla in prigione, ma ci sarebbe stato un processo. Jessi era accusata di essere sparita volontariamente per far ricadere la colpa su Sam di cui si voleva vendicare. Non sapevo come sarebbe terminato il processo anche se mio padre sosteneva che un bravo avvocato è davvero capace di fare miracoli.

Suonai il campanello. Una parte di me sperava che non avrebbe aperto, non ero infatti certo di volerla vedere. Invece il cancello si aprì con un cigolio e io entrai. Jessi mi attendeva sulla soglia. Era pallidissima e potei notare che aveva i capelli scuri. Indossava un vestito sgualcito e non sorrideva.

-Ciao- dissi solo.

-Ciao- mormorò lei –come stai?- aggiunse dopo una breve esitazione.

-Bene, tu?- le scrutai il viso. Era magra, le guance incavate, e aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto.

-Non c'è male, potrebbe andare peggio, non credi?- si sforzò di sorridere, ma le sue labbra più che in un sorriso si piegarono in un ghigno infelice.

-Scusa se sono passato senza avvisarti, ho sentito il notiziario e ho saputo che eri qua- restai in silenzio.

-Hai fatto bene, entriamo- mi precedette e mi condusse nel salottino. Notai che tutte le sue foto erano state tolte. –Siediti dove preferisci-

Il salottino era più piccolo di quanto ricordassi, con un paio di divani blu scuro, un tappeto dello stesso colore e un tavolino di vetro nel mezzo. Mi sedetti su uno dei divani e lei si accomodò di fronte a me. Dalla finestra filtrava una tenue luce che le dava un aspetto spettrale.

-Sai tutto?- mi chiese in un sussurro.

-Sì, proprio tutto-

Jessi restò in silenzio, poi fece una cosa che non mi aspettavo. Scoppiò a piangere. La osservai nascondersi il viso dietro le mani e singhiozzare senza sapere cosa fare. –Scusa- mormorò infine –non faccio altro che piangere-

-Mi dispiace che tu stia male- mormorai. Non aggiunsi che era solo colpa sua. Ma cosa era venuto in mente di scomparire in quel modo?

-Sei la prima persona che me lo dice- tirò su con il naso –finirò in prigione, ne sono sicura... sarebbe il minimo per quello che ho fatto-

-Nessuno sa di Valery, non credo che ti accuseranno- mormorai –è stato solo un incidente-

Jessi non parlò. Restammo in silenzio per moltissimo tempo, tanto che mi chiesi se ci saremmo detti ancora qualcosa, poi lei sospirò. –Ti ho amato tanto, sai? Forse ti amo ancora un po', avrei dovuto scegliere te e non Sam, tu almeno avresti compreso-

-Cosa?- chiesi.

-Quello che ho fatto, la trasformazione da ragazzina insignificante a reginetta del campus- si lasciò cadere contro lo schienale –tu avresti compreso, anche tu hai fatto la stessa cosa-

-Non ci ho messo così tanto impegno però- mi ritrovai a ribattere, sarcastico.

Quella frase strappò un sorriso a Jessi. –Hai ragione- poi scosse debolmente la testa –Sam non avrebbe capito, tu però mi capisci... credo di amarti ancora-

Restai in silenzio. Avrei dovuto dirle che amavo un'altra, ma non volevo spezzarle il cuore. Non potevo neppure stare in silenzio. -Io... - iniziai.

-Ho visto la tua ragazza- m'interruppe Jessi in un sussurro.

Sentii un colpo al cuore. –Te l'ha detto lei che è la mia ragazza?-

-No, ma ho riconosciuto la sua voce, l'ho sentita più volte mentre ero nascosta nella mansarda- singhiozzò -e si capiva da come parlava, quella ragazza è davvero innamorata-

Non riuscivo a crederci.

-Meriti di essere felice- disse con un filo di voce, poi mi sorrise -I veri fantasmi non si trovano nei tetri castelli, ma nei nostri cuori infelici. Tu hai la possibilità di mandare via i fantasmi-

Mi sfuggì un sorriso. Jessi era stato il mio fantasma per molto tempo.

-Credo che seguirò il tuo consiglio-

-Fallo, prima che sia troppo tardi- e quelle parole mi misero i brividi -fallo prima di ritrovarti come me, non lasciare che i tuoi fantasmi ti divorino-

Aveva ragione e io sapevo dove dovevo andare: dov'era il mio cuore, da Rosemary.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Siamo quasi alla fine di questo lungo viaggio. Giovedì pubblicherò l'ultimo capitolo e forse già venerdì concluderò con l'epilogo.

Sto già lavorando a un seguito, vi darò qualche anticipazione nei prossimi giorni ❤

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