L'ECOGRAFIA

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TYLER

Morirei per un tuo solo sguardo, un tuo sospiro che profumi d'amore ed una carezza che riscaldi il mio cuore. Non assomigli più a nessuna da quando ti amo.

(Pablo Neruda) 

Il suo diario. Lo guardai sorpreso. Lo avevo già visto, ma avevo sempre pensato che si trattasse di un quaderno per gli appunti. Rosemy lo prese in mano con delicatezza, quasi temesse di romperlo.

-È sempre stato nascosto qua- mormorò.

Sembrava quasi impossibile che... un leggero colpo mi strappò ai miei pensieri. Forse era solo una finestra lasciata aperta che sbatteva, ma era meglio non rischiare.

-Credo che sia meglio uscire di qua- mormorai –non vorrei che arrivasse qualcuno-

-Hai ragione- e se lo mise in borsa. Mi attraversò il pensiero che quel diario a forma di panda fosse perfetto per Rosemy. Forse era proprio quella nota di dolcezza, di infantilità che mi attirava sia verso di lei, sia verso Jessi. Era la cosa che le accomunava.

Un rumore di passi ci fece sobbalzare. Qualcuno era rientrato.

-Sbrighiamoci- la presi per il gomito e la spinsi gentilmente verso la finestra.

Rosemy salì, quindi si lasciò cadere dall'altra parte. La raggiunsi. Notai che stava leggermente tremando. Le cinsi le spalle con un braccio e rapido la condussi lontana dalla consorellanza, da quella casetta che Jessi aveva fatto dipingere di viola perché fosse più in sintonia con i suoi gusti.

Ci fermammo solo quando fummo molto distanti. Mi voltai ancora un attimo. Da dove eravamo si riusciva a vedere, tra gli altri alberi, la consorellanza che si ergeva su due piani.

-Ho avuto davvero paura- esclamò Rosemy, lasciandosi cadere su un muretto. Eravamo circondati dalla vegetazione e avvolti da un dolciastro profumo di fiori. Mi sedetti accanto a lei. Improvvisamente mi sentivo stanco

-Sì, devo dire che questa volta abbiamo rischiato- ammisi, con un sorriso.

-Come fai a sorridere sempre- sospirò Rosemy. Era un po' pallida. Probabilmente si era spaventata.

-Però non dirmi che non è stato anche un po' eccitante- esclamai, avvicinandomi un po' di più a lei.

Rosemy abbassò lo sguardo. –Forse un po'- ammise.

L'attirai a me e la baciai sensualmente. Rosemy chiuse gli occhi e si abbandonò tra le mie braccia. Quel suo abbandonarsi, reclinare languidamente la testa... l'avrei mangiata di baci!

-Ora direi che possiamo guardare il diario- sussurrò lei quando ci staccammo.

-Sei curiosa?- le chiesi.

-Non solo curiosa- sospirò –sono un po' spaventata- si tirò indietro una ciocca di capelli che le ricadde nuovamente davanti agli occhi come se non l'avesse sistemata -chissà cosa c'è scritto in questo diario-

Le sistemai la ciocca ribelle. –Ci sono io qua con te- e le accarezzai delicatamente la guancia.

-Grazie- mi baciò sulla punta del naso –facciamolo- estrasse il diario dalla borsa e se lo mise sulle ginocchia. Qualcosa uscì dalle pagine e cadde per terra, nell'erba verde. Rosemy mi guardò un attimo, poi si chinò a raccoglierlo. Prese quello che sembrava un piccolo foglietto quadrato tra le mani, quindi si risollevò. Un attimo dopo ci ritrovammo a fissare un'ecografia. Si vedeva chiaramente un piccolo esserino. –Il figlio di Jessi- sussurrò Rosemy, lo sguardo velato di lacrime.

-Non è possibile, lei ha detto che avrebbe abortito- sussurrai, ma mentre lo dicevo mi rendevo conto di quanto fossi stato sciocco. Jessi aveva mentito, lo aveva fatto molte volte in fondo. E poi Pamela come fonte non era affidabile. –Sembra grande- mi ritrovai a dire. Il silenzio era diventato quasi soffocante.

Rosemy voltò la foto. Jessi, avrei riconosciuto ovunque la sua calligrafia, aveva scritto qualcosa con una penna nera. –Cinque mesi- disse –era incinta di cinque mesi-

-Quindi non ha rinunciato al bambino- constatai.

-A quanto pare no-

-Questo sì che è un problema- mormorai –che fine ha fatto il bambino?-

-A quanti mesi di gravidanza avrebbe dovuto essere quando è scomparsa?-

-Non lo so- sospirai, confuso –forse il sesto- e se era al sesto forse Jessi e il bambino erano... no, mi rifiutavo di pensarlo.

-Sam certamente sapeva che lei era incinta-

-A questo punto credo di sì- sussurrò Rosemy, lo sguardo agganciato all'ecografia.

-Credo che dovremmo leggere il diario- dissi, accarezzandole i capelli.

-Sì- disse in un soffio, senza muoversi.

Ci fu un lungo momento di silenzio, quindi Rosemy aprì il diario. Riconobbi subito la scrittura di Jessi, allungata e curata, piena di ghirigori. Ai bordi erano stati disegnati dei cuori e altre forme.

-Credo che dovremmo andare agli ultimi giorni- sussurrò.

-Ottima idea-

Osservai le lunghe e agili dita di Rosemy che voltavano le pagine. Il suo smalto rosso brillava. Si fermò sull'ultima pagina e iniziò a leggere a voce bassa.

"Sam sa tutto. Sa del bambino, sa che mi sto vedendo con un'altra persona. Tyler non mi vuole aiutare. Sono disperata e sola. Sento questa piccola creatura che continua a crescere dentro di me. Non so cosa farò. Non voglio lasciare questo bambino, è mio, è solo mio. Non posso neppure tenerlo, vorrebbe dire perdere tutto ciò per cui ho tanto lottato. La consorellanza, l'università, la mia vita finalmente perfetta. Non ce la faccio, non posso farcela. Sono sola, il mondo non mi capisce. Tutti mi hanno abbandonata. Tyler mi ha abbandonata. Ero certa che mi amasse e invece no, non mi ama, forse non mi ha mai amato. Probabilmente non sa neppure cos'è l'amore. Non so cosa farò, non c'è soluzione."

-Questa è la data della sua scomparsa- sussurrai. L'accusa di Jessi pesava come un macigno.

-A questo punto potrebbe essersi suicidata- mormorò Rosemy.

Non potevo crederci, non Jessi. Chiusi gli occhi, sentendomi tremendamente in colpa. Se solo l'avessi aiutata, se solo gli fossi stato più vicino. Ma come potevo aiutarla? Sentii Rosemy stringersi a me.

-Non è colpa tua, non è colpa di nessuno- mi sussurrò all'orecchio, le labbra premute contro il mio lobo.

La circondai con un braccio. Avevo bisogno di Rosemy, del suo appoggio, dei suoi baci, delle sue parole.

-Tu non hai colpa, qualsiasi cosa sia successa tu non hai colpa- mi ripeté, stringendomi a sè in un gesto tenero e protettivo.

Sì invece, ero colpevole. Era colpa mia ciò che era successo. Io avrei dovuto aiutare Jessi. Questo pensiero non mi avrebbe mai più dato pace.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate di questo colpo di scena?

A giovedì ❤

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