PSI BETA PHI

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ROSEMARY

È verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie. (Orgoglio e pregiudizio) 

Spinsi con forza il cancelletto di ferro battuto che si aprì con un forte cigolio. Rabbrividendo, quel cigolio mi metteva sempre i brividi, entrai nel cortile della consorellanza tirandomi dietro il mio grosso trolley. Le scarpette affondarono nell'erba e i manici della borsetta, modello Birkin, premevano nell'incavo del gomito facendomi male. Alzai la testa e guardai la bellissima villetta in stile vittoriano, che s'innalzava su tre piani più una mansarda, sede della mia consorellanza. La leggenda voleva che fosse stata fatta costruire dalla fondatrice, la mitica Mary Jane Graven, ma la realtà era un po' diversa, infatti lei si era limitata a ristrutturare la villetta che si ergeva lì da tempo immemore. C'erano strane voci in giro, si parlava di misteriose figure che ogni tanto passavano per i corridoi bui o in giardino. Una consorella era addirittura svenuta alla vista di una di queste creature. Ovviamente nessuna affermava di crederci, ma la notte quando si sentivano strani scricchiolii nel buio... beh, qualche dubbio sorgeva. E poi c'era quella finestrella nella mansarda, quella che se si chiudeva la si ritrovava sempre aperta. Inquietante.

Una volta mi era successo un fatto strano. Cercavo di scacciare quel ricordo ogni volta che mi tornava in mente, di relegare l'evento alla fantasia o al sogno. Era una sera tardi d'inverno e io me ne stavo seduta sulla poltrona, vicino alla finestra, all'ingresso della consorellanza. Un rumore aveva attirato la mia attenzione, così avevo girato la testa e guardato fuori. Due grandi occhi scuri mi avevano fissata in silenzio. Là fuori, in piedi in mezzo al giardino della consorellanza, c'era una ragazza dai boccoli biondi. Indossava un lungo abito nero e non aveva una giacca, nonostante il freddo. Non ero riuscita a vederle bene il viso perché poco dopo era corsa via.

Cercai di non pensarci, mentre la malinconia mi premeva il petto, iniziava già a mancarmi casa, nonostante ciò che era successo durante la mia vacanza. Scossi la testa per scacciare l'immagine di mio fratello e mio padre che litigavano furiosamente. Volevo bene a Robert, ma odiavo il modo in cui provocava nostro padre e soprattutto come si rivolgeva a me quando cercavo di farli riappacificare.

-Sei la cocchina di casa, lo sappiamo tutti-

Con fatica sollevai il trolley e salii le scale che portavano sotto il portico, quindi mi misi a cercare le chiavi nella borsa. Ma dov'erano finite? Come potevo perdere sempre tutto all'interno della mia borsa?

La porta si aprì di colpo, facendomi sobbalzare e vidi Abigail, la mia migliore amica dai tempi del liceo.

-Sei uno schianto!- mi urlò, venendomi incontro, con quel suo passo leggiadro, pareva quasi che volasse e le piccole ali finte che aveva sulla schiena non facevano che sottolineare questa impressione. La  verità era che Abigail era sempre stata un'originale, fin da ragazzina. Era stata una dark, una punk, una gotica e infine una kawaii lolita. Di tutte le mode che aveva seguito ora le restavano solamente quelle ali finte a sottolineare la sua eccentricità. Un bel cambiamento.

-Abby!- le gridai io di rimando. Ci abbracciammo sulla porta. Le vacanze di primavera erano appena terminate e io facevo ritorno all'università e alla consorellanza. 

-Mi stavi aspettando?-

-Oh, assolutamente no... spiavo semplicemente dalla finestra- esclamò, allegra, facendosi da parte per farmi entrare.

L'ingresso della casa era ampio, pieno di finestre e con un bellissimo parquet. Alla mia destra si trovavano solo un paio di poltrone color panna e un tavolino con sopra una lampada. Di giorno era un ambiente bello, arioso, luminoso, ma non appena il sole iniziava a calare, beh, era illuminato solo da una piccola lampadina che gli dava un aspetto un po' spettrale. A una delle pareti era appeso un ritratto di Mary Jane, la fondatrice della consorellanza, in cui appariva come una ragazza dall'aspetto serio, con lunghi capelli biondi, grandi occhi verdi e un lungo abito bianco.

–Come vanno le cose qui?- chiesi.

-Procede tutto bene... lo sai qual è il motto della Psi Beta Phi, no?-

-Ovvio... Sorelle per sempre- e mostrai il nastro della consorellanza, avvolto intorno al mio braccio.

-Sorelle Bennet- aggiunse la mia amica, un chiaro riferimento a Orgoglio e Pregiudizio, uno dei miei romanzi preferiti.

Abigail saltellò. Indossava un abitino viola, singolarmente simile al mio. Cercai di non mostrare il mio disappunto, va bene sorelle, ma gemelline con gli stessi vestiti anche no. Non che io e Abby fossimo fisicamente simili. Lei era più robusta, con capelli biondi e occhi azzurri. Io invece ero molto esile, con i capelli castani e gli occhi scuri.

-Come vanno le cose a casa?- chiese.

-Tutto bene- mentii. Non volevo raccontarle delle litigate.

-Mi sei mancata alla festa della consorellanza- mormorò dopo qualche secondo.

-Davvero?-

Era stata un'idea di Abigail entrare nella Psi Beta Phi.

-Se sei una studentessa universitaria devi avere qualcuno a cui appoggiarti e poi mia sorella ne fa già parte, vedrai che ci accetteranno- e aveva lasciato intendere che non potevamo ripetere gli errori del liceo, che non potevamo essere di nuovo le escluse, prese in giro da tutti. E ogni volta che pensavo al liceo sentivo la cicatrice sulla schiena bruciarmi. Questa volta dovevamo entrare in un gruppo di vincenti.

E così era stato. Abigail era sempre stata una ragazza estremamente determinata e non si era tirata indietro neppure un attimo quando le avevano detto cos'avremmo dovuto fare per entrarne a far parte, il rito d'iniziazione. Il Bacio Oscuro. Per convincere me ci era voluta una settimana.

-Si tratta solo di uno sciocco bacio-

-A uno sconosciuto, in una stanza buia-

-Oh, su, non fare la bigotta, è solo un bacio! Lo sai cosa vuol dire far parte di una consorellanza, di questa in particolare, sono le migliori... se non ci fosse mia sorella non ci avrebbero neppure permesso di avvicinarci-

Aveva ragione Abigail. Io non ero sicuramente la tipa che poteva ambire a tanto... e così avevo ceduto.

Ricordavo la sala scura, le risate delle compagne, la benda che mi avevano messo sugli occhi e poi il bacio.

-Non l'ho mai fatto prima- avevo confidato al mio cavaliere.

-Davvero?-

Ero arrossita. –Non intendo il bacio, dico baciare uno sconosciuto- ed evitai di raccontargli la volta in cui Jordan White aveva fatto cozzare la sua lingua contro i miei denti nel vano tentativo di baciarmi durante la festa per il suo diciottesimo compleanno.

-Sinceramente sono ben felice di baciarti- e lo sconosciuto mi aveva stretta a sé. Era stata come una scossa elettrica, come ricevere un pizzicotto all'improvviso, come mangiare una torta al cioccolato e scoprire che dentro c'è il peperoncino. Lui, chiunque fosse, mi aveva presa, sollevata di peso e baciata, un po' come nei film. La sua lingua mi aveva accarezzata teneramente, le sue dita si erano infilate nei miei capelli, nella mia pelle, nella mia carne, il suo profumo mi aveva fatta rabbrividire, i nostri respiri si erano uniti, il mio cuore aveva battuto selvaggiamente. E poi tutto era finito.

-Addio, mia bella colombella- mi aveva sussurrato lui.

-Sparirai così?-

-Meglio così, credimi, non sono il tipo giusto per una brava ragazza come te-

Non avevo mai saputo chi fosse lui... e la cosa mi dispiaceva un po'.

-Rosemary- mi chiamò Abigail –sei sempre persa nelle tue fantasticherie!-

Sospirai stancamente. –Scusa, sono soltanto un po' stanca-

-Certo, è stato un bel viaggio, vuoi che ti porti la valigia?-

Scossi la testa. –Non preoccuparti- afferrai il trolley (rigorosamente fucsia) e me lo trascinai dietro mentre andavo verso la mia stanza.

-Hai acquistato qualche nuovo orsacchiotto?- chiese ridacchiando. Sapevo cosa pensava della mia passione, che era infantile e tutto il resto, ma non m'importava.

Mi sfuggì una risatina. -Certo, sai la mia passione per gli orsacchiotti-

-Come potrei non conoscerla?- sorrise -Qualche ispirazione per quel racconto?-

-Orgoglio, Pregiudizio e Sangue? Oh, no, purtroppo non riesco proprio a proseguire, sono arrivata a un punto morto-

-Il Darcy vampiro è carino- borbottò, mentre il tic che aveva all'occhio la tradiva. Abby non riusciva a mentire senza quel leggero tic.

-Non piace neppure a te-

-A me non piacciono i romanzi dell'ottocento, anzi, non mi piacciono i romanzi in generale-

Mi sfuggì un sorriso. –Lo so che non ti piacciono, ora però dimmi le novità-

Abigail si strinse nelle spalle ridacchiando. Sapevo bene che aveva delle novità. Si poteva ben dire che Abigail fosse il suo nome e il pettegolezzo la sua vocazione. –Niente di particolare... a parte una cosa, sai che Tyler von Heller si è lasciato?-

-Quello sbruffone?- chiesi ridendo. Tutti al campus conoscevano Tyler, bello, affascinante, ricchissimo, con una pessima fama. Quando passava le ragazze si lanciavano in mille acrobazie per essere notate, mentre i ragazzi si mostravano ossequiosi, nascondendo l'invidia. Tyler trasudava sicurezza... e pericolosità, sì, il classico bad boy. Non che fisicamente fosse particolarmente temibile, ma in giro c'erano delle storie su di lui, su come fosse molto bravo a fare a pugni e a distruggere la vita di chi gli si metteva contro. Personalmente mi aveva sempre ricordato i bei tenebrosi protagonisti dei romanzi gotici, chissà perché quando pensavo a lui me lo immaginavo nei panni di un vampiro. E mi pareva quasi che fosse avvolto da una strana aurea, qualcosa di fascinoso, pericoloso e magnetico. Le voci su di lui erano a dir poco inquietanti: figlio di un ricco avvocato, pareva che vivesse in una villa in cui c'era stato un cruento omicidio. E poi c'era chi diceva che la madre fosse impazzita quando lui era ancora un bambino, ultima di generazioni di folli. Ovviamente potevano essere solo voci, messe in giro da chi lo vedeva come un nemico ma non aveva il coraggio di affrontarlo direttamente.

-Oh sì, usciva con una della Gamma Alpha Omega... orrendo, lei lo ha rincorso per il campus e ha cercato di colpirlo con una scarpa con i tacchi a spillo... un vero spettacolo-

Scoppiai a ridere. –Esilarante, non so come facciano a cascarci tutte quelle ragazze, non hanno capito com'è fatto?-

-E dai! È praticamente irresistibile-

-Sei sempre la solita-

-E domani sera siamo invitati a una sua festa-

-Cosa?- mi bloccai e la fissai. Tutti nel campus conoscevano le feste di Tyler, si beveva, si ballava, ci si dedicava a cose di cui nessuna persona con un po' di giudizio avrebbe parlato durante un pranzo di famiglia. –Da quando andiamo alle sue feste?-

-Immaginavo che l'avresti presa così, ma non puoi lasciarmi andare da sola. siamo sorelle- e mi mostrò il nastro rosso che aveva al polso, il simbolo di appartenenza alla consorellanza.

-La risposta è comunque no-

-Ti prego, ti prego- unì le mani e si mise in ginocchio davanti a me, i lunghi capelli biondo platino che le ricadevano sul volto, impedendomi di procedere.

-Non cambia nulla-

-Ci divertiremo- insisté.

-Vacci da sola-

-Lo sai che non posso... e poi ho conosciuto un ragazzo- e di nuovo il tic... sì, lo faceva anche quando era agitata.

-Non Tyler, spero-

-No, non è lui... è ancora più carino- esclamò, con un sorriso sornione.

-Tu che dici che qualcuno è più carino di Tyler? Incredibile! Domani nevicherà o i cavalieri dell'apocalisse invaderanno il campus- e la superai, stufa di sentire quei discorsi.

-Si vede che non hai mai visto Sam... credo di essermi davvero innamorata... ti prego... accompagnami alla festa- e, bloccandomi la strada, sbatté le ciglia con un'espressione da cucciolo in difficoltà –lo sai quello che diceva la zia Claire? Che da qualche parte nel mondo c'è una persona che ha scritto in fronte il nostro nome? Beh, Sam ha scritto il mio-

Sospirai. Certo che la zia Claire forse non era la migliore consigliera in amore visto che erano ben quarant'anni che cercava la persona con il suo nome scritto in fronte.

C'erano certe voci su Tyler e i suoi amici. Nessuna di queste voci era particolarmente rassicurante. Abby era sempre stata fragile quando si parlava di ragazzi. Quando s'innamorava non vedere altro che l'amore, tutto il resto spariva davanti a lei. E poi aveva la tendenza di innamorarsi dei ragazzi sbagliati. Come quel Jan Rubert con cui era fuggita di casa quando aveva sedici anni. Era tornata dopo una settimana sola e in lacrime.

-Non amerò più nessuno- aveva giurato.

Solo una settimana dopo aveva iniziato a uscire con un altro ragazzo. Abby sembrava dimenticare tutte le brutte esperienze. Se si fosse messa con un amico di Tyler probabilmente le cose non sarebbero andate bene.

-Ti prego, Rosemy, ti prego- Abby unì le mani come in preghiera.

Avevo perso, come sempre quando si trattava di Abigail –Oh, lo sai che mi dovrai un enorme favore, vero?-

-Va bene, sorelle per sempre-

-Sorelle per sempre- urlò Abigail, abbracciandomi.



NOTE DELL'AUTRICE:

Grazie a tutti per aver letto fin qui la mia storia :) Cosa ne pensate? I personaggi vi incuriosiscono? Fatemi sapere ;)

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