STARBUCKS (PRIMA PARTE)

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ROSEMARY

Un amore felice. È normale?

È serio? È utile?

Che se ne fa il mondo di due esseri

che non vedono il mondo?

(Wisława Szymborska) 


Il mal di testa mi tormentava. Eravamo tornate in camera alle tre del mattino. Sam ci aveva accompagnate per restare ad amoreggiare con Abigail fuori dalla porta, sotto il portico, mentre io mi ero diretta subito in stanza mia. Percorrendo il corridoio, al buio, sperando di non inciampare, mi era parso anche di vedere un'ombra, cosa che mi aveva fatto ripensare alle leggende sui fantasmi che infestavano la consorellanza. Insomma, non era stata una gran bella serata. Ero di pessimo umore.

E poi avevo di nuovo fatto quel sogno, quello che mi tormentava dall'Incidente. Le risate, le urla, le mani che mi tenevano ferma e poi il dolore alla spalla, il sangue che mi scorreva lungo la schiena, le lacrime. Mi ero svegliata di soprassalto, con il cuore che mi batteva all'impazzata. In momenti come quelli credevo davvero che il dolore non sarebbe mai finito. Ci avevo messo parecchio tempo a riaddormentarmi.

-Sveglia, dormigliona- mi urlò Abigail nelle orecchie. Normalmente non si svegliava mai prima delle undici dopo una serata passata a festeggiare.

-Che ore sono?- chiesi, nascondendo la testa sotto il cuscino.

-Le otto- annunciò -il mattino ha l'oro in bocca e Sam mi ha invitata a fare un'escursione stamattina, posso prendere il tuo ombretto fucsia glitterato?-

-Prendi pure- tirai fuori la testa da sotto il cuscino.

Abigail era davanti allo specchio a piedi nudi, con indosso un vestito color panna, che non era per nulla adatto a un'escursione. La vidi infilare le mani nel mio beauty e afferrare la mia palette d'ombretti, edizione limitatissima, quindi iniziò a truccarsi, cantando a gran voce. Condividevamo una stanza al terzo piano, il mio letto e la scrivania erano rosa, mentre nella sua parte c'erano un letto a baldacchino, una poltrona e un vecchio televisore con una console di videogiochi attaccata, Abby andava matta per i videogiochi. La stanza era ben illuminata da grandi finestroni che davano sul cancelletto, così da lì si poteva tenere d'occhio chi andava e chi veniva. Avevamo anche un bagno tutto per noi, non enorme, ma abbastanza spazioso.

-Non ti ho mai vista così felice... e così mattiniera, sicura che vada tutto bene?- mi stiracchiai. La mia collezione di orsacchiotti mi fissava un po' ovunque. Abigail lasciava che occupassi anche la sua parte e ogni tanto era lei stessa che me ne prendeva uno.

-Certo... oh, non mi sono mai sentita così- si voltò verso di me e corse a sedersi ai piedi del mio letto –non sarò di ritorno prima di stasera, forse neppure stasera con un po' di fortuna- e notai il suo tic all'occhio, quello che le veniva quando era nervosa o molto emozionata. Erano proprio guai.

-La sai la regola della consorellanza, vero?-

-Oh, sì, niente notti fuori, è ipocrita, di giorno si può fare ciò che si vuole, ma la notte bisogna passarla sotto questo tetto- sospirò –comunque tu mi coprirai... vero, sorella?-

Mi misi seduta sul letto. –Certo- mormorai. Non sarebbe stata la prima volta e poi nessuno veniva davvero a controllare chi fosse o no rientrato.

-Ottimo, ottimo... ti voglio benissimissimo- balzò in piedi e riprese a truccarsi.

La fissai. La mia migliore amica... allora perché mi sentivo così? Perché speravo che quella giornata le andasse male? Che si lasciassero? Mi morsi le labbra. E fu in quel momento che il mio cellulare suonò: un messaggio.

-Chi è che ti cerca così presto?- chiese subito Abigail, voltandosi un attimo verso di me.

-Saranno i miei- mi allungai fino al comodino e lo presi, sperando che non ci fossero problemi con mio fratello. Un messaggio su Whatsapp da un numero che non conoscevo. Lo aprii.

Ci vediamo oggi pomeriggio alle diciassette da Starbucks. Abbiamo un problema in comune.

T.

Aprii la foto di profilo e riconobbi Tyler, i Ray-Ban blu e l'espressione da duro, mentre sorrideva appena all'obbiettivo. Come aveva fatto ad avere il mio numero? Meglio non farsi certe domande.

-Chi è?- mi chiese Abigail.

-Mia madre- mentii.

-Chi altro poteva essere a quest'ora?- fece un giro su se stessa –Come sto?-

-Perfetta- le sorrisi.

-Non ti dispiace se non passiamo la giornata insieme, vero?-

-Oh, non ti preoccuparti, credo che oggi mi dedicherò al relax...e magari andrò a prendere un caffè da Starbucks-

-Ottima idea- disse Abby e continuò a prepararsi.

Io entrai su Facebook e aprii il profilo di Tyler. Avevo imparato che è meglio conoscere il proprio nemico. Mi misi a farlo scorrere. Notai subito un video che era segnato tra i preferiti. Potevo vedere un fotogramma con Tyler, una camicia blu scuro e un paio di pantaloni dello stesso colore, che ballava stretto a una ragazza dai lunghi capelli biondi. Dopo un attimo di esitazione aprii il video, togliendo subito il sonoro. Stavano ballando in mezzo a una pista da ballo vuota. La ragazza volteggiava nel suo lungo abito bianco. Restai a fissarli quasi incantata dal modo in cui ballavano. Sembravano nati per quel momento, parevano quasi i ballerini di un carillon. Erano come avvolti da uno strano luccichio, come delle statue d'oro. Probabilmente era l'effetto delle luci della sala, ma riusciva comunque a dare loro un aspetto inconsueto, quasi fossero due divinità pagane. Venere e Marte, Eros e Psiche, Bacco e Arianna. Erano perfetti insieme.

Mi ritrovai a fissare quel video con una stretta allo stomaco. Tyler e la ragazza ballavano abbracciati, splendenti come divinità pagane. Sembravano due innamorati. Lei pareva quasi una sposa. Per un attimo mi mancò il respiro. Uscii dal profilo. Perché mi sentivo così confusa? Sapevo che Tyler non era un bravo ragazzo, eppure ciò che avevo visto mi aveva tremendamente infastidita. Era solo una delle tante. Eppure il modo in cui si guardavano sembrava raccontare un'altra storia. Oh, ma non m'importava, non aveva nessuna importanza. Posai il cellulare sul comodino e mi alzai. Dovevo scegliere un vestito per andare da Starbucks.

Tyler era seduto ad un tavolino accanto alla vetrina. Lo potei vedere già passando davanti alla caffetteria: lo sguardo cupo, gli occhiali sulla testa, una camicia di un rosso più pallido rispetto alla sera prima con le maniche arrotolate. Una ragazza con la divisa di Starbucks stava parlando con lui. Un'altra corteggiatrice? Entrai. Il bar era pieno e riconobbi anche alcuni studenti del campus. Beh, probabilmente prima di sera tutti avrebbero saputo che mi ero vista con Tyler, o meglio che Tyler si era visto con una ragazza. Chissà perché sentivo il cuore aumentare i battiti... com'ero sciocca.

Non appena mi vide, Tyler mi salutò con una mano, l'anello della confraternita che brillava. La cameriera mi fulminò con lo sguardo, quindi si voltò e se ne andò. Mi sedetti di fronte a lui.

-Ciao- dissi, un po' imbarazzata, sedendomi.

-Ehi, mi sono permesso di ordinarti un caffè, va bene?-

Annuii. –Grazie, ma non bisogna andare a prenderlo al bancone?- perché all'improvviso mi sentivo così sciocca?

-Grazie a te per essere venuta e no, Alexandra ha un affetto particolare per me e ce lo porterà al tavolo- mi sorrise, mostrandomi i denti bianchissimi e leggermente accavallati sul davanti. Quel difetto non abbruttiva il suo viso, anzi, pareva dargli qualcosa di più, l'imperfezione che rende reale l'irreale. Oh, non dovevo dimenticare che era uno sbruffone!

-Immagino che con quel messaggio tu ti riferisca a quello che ci siamo detti ieri sera- mormorai, leggermente a disagio, decisa ad affrontare subito il problema.

-Esatto... e alla piccola escursione di Sam e Abigail... senti, non dico che la tua amica non sia davvero innamorata di lui, ma Sam non è ancora pronto a fermarsi con una donna sola, la tradirà e la ferirà presto, noi potremmo evitare tanto dolore- lo disse abbassando la voce, come se fosse un segreto tra noi due, come se io fossi speciale... chissà quante ragazze ci cascavano.

-Oh, piantala con queste sciocchezze, parliamoci chiaro, quei due stanno togliendo tempo a noi, è egoistico, certo, ma io per Abigail ci sono sempre stata... e ora io vorrei che lei ci fosse per me- non so cosa mi prendeva per parlare così. Quelle parole mi erano uscite dalle labbra senza che riuscissi a controllarle. Un'amica non dovrebbe parlare in questo modo, ma mi sentivo così triste in quel periodo, continuavo a pensare a mio fratello, ai guai che avrebbe potuto combinare... insomma, avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino. E poi Sam non andava bene per lei.

Tyler mi fissò un attimo sorpreso, poi annuì. –Bene, parlerò anch'io chiaramente allora, io rivoglio indietro Sam e sono disposto a tutto pur di raggiungere il mio obiettivo, ma con il tuo aiuto sarebbe più facile e più veloce-

-E cosa mi proponi?-

Le labbra carnose di Tyler si allargarono in un sorriso sensuale e crudele. Quelle erano labbra da baciare, tentatrici... ma che sciocchezze stavo pensando? –Un piccolo scherzo, in pratica io sistemerò qualcosa nella camera di Sam e tu dovrai convincere Abigail a fargli una sorpresa facendosi trovare nella sua stanza... lei troverà la sorpresa e la coppia scoppierà... boom- allargò le braccia.

-E cosa le farai trovare?-

-Pensavo un reggiseno, la potrebbe far arrabbiare?-

Proprio un'idea di classe. -Penso proprio di sì... come la convinco a venire?- ma cosa stavo facendo? Ero impazzita?

-Oh, questo è semplice- estrasse un paio di chiavi dalla tasca –queste sono della nostra sede, te ne ho fatta una copia, tu dille che le hai trovate... non so, inventati qualcosa... oppure dì che te le ho date io, non saresti la prima a cui le do per incontri notturni- e sorrise.

Sospirai. –Divertente-

-Poco importa, lei sa bene dove rimane la stanza di Sam, per il resto ci penserò io-

-Non so...- presi le chiavi e me le misi sul palmo della mano. Gelide e pesanti, come la mia colpa, le soppesai.

In quel momento arrivò la cameriera. Posò il caffè davanti a Tyler, quindi buttò il mio sul tavolino tanto bruscamente che si capovolse. Fortunatamente riuscii a sollevare la tazza d'asporto prima che il liquido caldo mi macchiasse il vestito.

-Ops- esclamò la cameriera e se ne andò senza scusarsi, un leggero ghigno sul volto.

-Ma quella è normale?- sbottai, furiosa, controllando nuovamente il vestito in cerca di macchie.

Tyler scoppiò a ridere.

-Non dirmi che tu c'entri qualcosa-

-Potrei averle detto che sei la mia ragazza, diciamo che è un po' troppo possessiva con me- disse ridacchiando.

Stava scherzando? Perché se era una battuta poteva anche essere divertente, ma se era la verità... no, nemmeno come battuta era divertente -Mi ha buttato il caffè addosso!-

-Questo è l'effetto che faccio alle donne- disse, evidentemente soddisfatto di se stesso.

-Sei proprio uno sbruffone- e la frase mi sfuggì prima che potessi trattenerla.

Tyler restò un attimo immobile, tanto che credetti che si fosse offeso... e forse un po' lo temetti, perché se era vero che quel ragazzo non mi piaceva allo stesso tempo, chissà perché, non volevo offenderlo... che sciocca! E poi lui semplicemente scoppiò a ridere.


NOTE DELL'AUTRICE:
Grazie a tutti! Cosa ne pensate di questo incontro tra Rosemary e Tyler?

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